48.Fine partita

"Vado a comunicare la decisione all'arbitro" Dylan esce dalla stanza.
Il problema è che la decisione deve essere dell'arbitro, non nostra.
"Eccomi" Jess entra, mostrandomi i pantaloncini.
"Grazie" li afferro e vado dalla parte dei bagni, dove nessuno mi può vedere intenta a cambiarmi.

"Ehi Kry" dice la voce del mio migliore amico.
"Ehi" inizio a cambiarmi
"Stavo pensando..."
"Se potevamo fare quelle 'mosse particolari'?" Completo la sua domanda, facendo le virgolette su 'mosse particolari'. Non abbiamo mai capito cosa fossero in realtà, ma ci sono sempre venute bene.
"Esatto"
"Va benissimo"
"Prima o poi dobbiamo dar loro il nome" ride.
"Poi" rispondo io ridacchiando.
Quelle azioni le abbiamo messe a punto durante le superiori a Londra, quando stavo imparando a giocare a basket, sono tutte mosse 'strategiche' e a parer mio invincibili.
"Quel tipo ha esagerato"
"Penso anch'io" mi dà ragione.

"L'arbitro non era molto contento, ma siccome é un'amichevole ha chiuso un occhio, con l'aiuto del preside" dice mio fratello, quando lo raggiungo alle panchine.
Vicino all'arbitro vedo il preside, infatti, che amichevolmente mi fa l'occhiolino.
"Questa faccenda dell'amichevole ci sta parando un po' troppo il fondoschiena" dico ridendo
"Che importa? Finchè ci aiuta sorridi e annuisci" risponde mio fratello sorridendo sarcastico, sono contenta di vederlo più sollevato e meno in ansia.

Velocemente vado dal preside.
"Buon pomeriggio" mi saluta.
"Salve"
"Ti stai chiedendo perchè vi ho aiutati?" Chiede previdente.
"In effetti sì..."
"Il tuo ragazzo ti ha parlato dell'enorme rivalità tra le due squadre?" Annuisco.
"Ti dirò... C'è tanta rivalità anche tra i due presidi delle due scuole" ride contagiandomi.
"Quindi è un tifoso del basket?"
"Lo adoro, e non ci sarà nessuno che potrà battere l'amata squadra della mia amata scuola"
"Capisco"
"Ne sono sicuro"
Suona il fischio di inizio dell'ultimo tempo.
"Non farmi pentire di aver convinto l'arbitro" dice poco prima che io entri in campo.

I ragazzi dell'altra squadra entrano con uno strano sorriso, come per dire 'questi ultimi minuti con lei saranno una passeggiata, abbiamo la vittoria in tasca', vorrei tanto rispondere 'no cari miei, saranno i dieci minuti più faticosi della vostra vita'.

Quanti film mentali che ti fai!

Sono pur sempre una ragazza!

Ci mettiamo in posizione e iniziamo a giocare, io e Liam ci guardiamo spesso, come ad accordarci su che fare.
Siamo sotto di poco, e mi fa tremendamente strano, non gioco una partita seria da tanto, e non ho mai perso per quel che ricordo.
Quando però gli avversari segnano un tiro da tre punti per una distrazione di Brandon, inizio ad irritarmi.

La palla capita in mano a Ryan, la passa a me, subito mi ritrovo due colossi della squadra avversaria sogghignanti che mi circondano.
Sono a filo della linea che segna i confini del campo, con la palla che ancora é in mano mia.
Noto Liam lì vicino, rischiando di perdere la palla la lancio a filo della linea di confine e Liam per fortuna la prende al volo e la ritira dentro, semina tutti e fa due punti.
Ma mancano pochi minuti e siamo ancora sotto.
Mike per fortuna riesce a rubare subito la palla e fare altri due punti, ora ne mancano solo altri due.

La palla va a Brandon, che a questo punto merita solo di bruciare, per quanto mi riguarda, dato che se la fa rubare di nuovo.
"Sei un deficiente, un incapace!" Gli urlo addosso, mentre tutti mi gaurdano strano, diciamo che quando sono in campo divento abbastanza competitiva.

Si ma giusto un po'...

Non è il momento.

Il ragazzo che ha preso la palla per fortuna viene bloccato all'ultimo da Ryan, che la lancia lontano.
Senza lasciare Brandon rispondere mi butto per riprendere la palla prima di perderne il possesso.
Ce la faccio e da metà campo noto che manca pochissimo tempo ormai.
Per quanto tempo ho sprecato ad allenarmi, non sono mai riuscita, dico davvero, a fare un tiro da tre punti, per quanto sia più o meno brava in questo tipo di sport, per me è difficoltoso.
Respiro profondo e lancio.

Non mi importa vincere perché sono stata brava o perdere perché questo tiro non andrà a canestro.
Quello che mi importa è far capire a tutti che se una persona è brava e ha la passione, può vincere anche senza barare, come invece ha fatto Justin.
Il tempo sembra andare a rallentatore, mentre invece il conto alla rovescia al tabellone sembra andare più veloce.
La palla tocca il cesto, sta li ferma per un po' e quando sembra star per cadere di lato, entra nel canestro e segna tre punti, facendo lasciare a tutti un respiro di sollievo, trattenuto per tutto il tempo.

La platea con i membri della nostra scuola inizia a urlare, così come me e tutti gli altri, del preside non parliamo...
Mentre l'altra squadra arrabbiata va subito negli spogliatoi.
Dylan corre da me e mi carica sulle spalle.
"No! Fammi scendere!" Urlo mentre lui continua a farmi fare la giravolta.
Urlo come un ossesso, ma nessuno mi sente perché anche tutti gli altri stanno urlando.
"Sto per vomitarti addossooooo" continuo ad urlare, questa volta stranamente sente e mi lascia giù.
"Grazie" dico col fiatone, reggendomi a lui, per non perdere l'equilibrio e cadere, mi gira tutto.

Tutti mi vengono a fare i complimenti, ma Austin é obbligato a stare seduto, così vado da lui.
"Ehi" il suo sguardo si accende.
"Sei stata bravissima" dice allungando le braccia e facendomi capire che mi vuole in braccio, così lo accontento.
"Grazie" dico, gli lascio un bacio.
"Prego, d'altronde, nessuno mi avrebbe mai potuto sostituire meglio" afferma con fare orgoglioso.
"Ma quante lusinghe, arrossisco" scherzo sarcastica.
"Ma no! Non fare la timida" iniziamo a ridere guardandoci negli occhi.
"Sono davvero contento che sia finita subito, tutta quella merda" dice Austin.
"Ma che linguaggio! Sono sconvolta!" Esclamo prendendolo un po' in giro e facendolo ridere.
"Seriamente, anch'io sono molto felice" affermo poi, guardandolo sorridente.
Tutti si ritirano in spogliatoio e gli altri tornano a casa, mentre io, Jess, Mad e Juan aspettiamo fuori.

"Cognatino! Come vanno le cose?"
"Meravigliosamente"
"Addirittura" ridacchio, contenta per lei e per Liam.
"Il lavoro?" Chiedo.
"Anche quello va bene, sia in palestra che al bar"
"Allora verremo a farti lavorare per bene qualche sera al bar"
"Ne sarei felice, di solito la sera ci sono tanti ragazzi che si ubriacano, ragazze che ci provano troppo e vecchi ubriaconi già dal mattino" un po' mi spiace per la situazione di Juan, fa dei turni massacranti, ma vivendo da solo e senza famigliari disposti ad aiutarmi è l'unica alternativa. Fortuna che Liam lo aiuta spesso coi soldi, anche se contro la volontà di Juan.

Quando i ragazzi escono dagli spogliatoi, lo fanno anche quelli dell'atra squadra.
"Andiamo?" Ma chiede Austin, prendendomi la mano.
"In che senso?" Chiedo confusa, teoricamente dovrei andare a casa con mio fratello.
"Volevo fare una passeggiata, ti va?"
"Certo" rispondo confusa.

"Kry!" Urla una vocetta stridula, non mi serve molto a capire a chi appartiene.
"Rose" dico a mo' di saluto
"Sei stata brava"
"Grazie"
"Io ringrazio te... Hai reso la mia ultima partita qui memorabile, non potrò che avere un bel ricordo di questa scuola, ora" dice sorridendo, nei suoi occhi vedo una luce diversa, più bella e splendente, che riflette la sua vera persona.
Mi sembra più composta e meno libertina delle altre volte, i suoi lineamenti si sono arrotondati di poco, ma sta benissimo.
"Di nulla, allora" annuisce e poi velocemente saluta tutti i membri della squadra e i restanti.
Poi annuncia: "Mio padre mi spetta fuori in macchina per partire, questa é l'ultima volta che ci vediamo!" Dice scuotendo la mano con foga mentre esce, questo non me l'aspettavo.
Quello che mi dispiace di più, è non avere il suo numero per sentirla qualche volta, e ricordare le nostre memorabili litigate insieme.

Poi noto una cosa, l'altra squadra é restata a guardare tutto e ora si avvicina.
"Complimenti, avete vinto" fa Justin con fare scocciato, ma dal suo tono non traspare nulla di buono.
"Ti aspettavi altro?" Chiede scontroso Mike.
"Comunque... Esistono i premi di consolazione, vorresti essere il mio?" Non posso credere che abbia avuto il coraggio di pronunciare queste parole, quando é palese che non sono nè interessata nè libera.
"Lei é la mia ragazza" esclama Austin con fare minaccioso verso Justin, é così strana l'assonanza tra i loro nomi! Fa rabbrividire quasi.

"E allora? Da quando te ne preoccupi? Non c'è una sola ragazza che non sia passata da entrambi in tutto l'edificio, nonostante le rivalità" dice con fare provocatorio.
E funziona perchè Austin gli tira un gancio abbastanza forte.
"Stalle lontano"
"Tu dici così, ma magari lei no" ricambia il pugno.
In poco sono già stati divisi.
"Mi fai solo schifo" decido di parlare e dire la mia, odio essere oggetto di conversazione senza farne parte.
"É il caso che mi aspetti fuori, prima che qualcuno di noi si arrabbi troppo" mi sussurra il mio ragazzo all'orecchio, e sono d'accordo con lui.
"Va bene, come se non fosse già successo" faccio per andare verso la porta ma un'altra frase mi blocca.

"Che uomo sei? Farti sostituire da una ragazza?"
"L'ha voluto lei"
"Ancora peggio, la tua ragazza ha più fegato di te e porta i pantaloni al posto tuo"
"Cos'hai contro le donne, scusa?" Chiedo abbastanza contrariata dalle sue parole, riavvicinandomi.
"Sei una ragazza, devi stare al tuo posto, e cioè tra le cheerleader o tra gli spettatori"
"Sai dove dovresti stare tu invece?"
"In campo a giocare, come i veri uomini"
"No, in ospedale, come i veri infortunati seri, senza offesa per loro"
"Piano con le parole carina, o te ne pentirai" Prima infortuna il mio ragazzo, poi ci prova anche con Ryan, poi provoca e nonostante la sconfitta continua a essere un idiota maschilista e borioso!
Molto semplicemente gli lascio un gancio dritto nello stomaco.
"Io dico che sei tu a pentirti delle parole che hai detto, ora" dico completamente spazientita.
Vedo già Dylan, Liam e Austin avvicinarsi, ma dopo un breve sguardo capiscono che non ho intenzione di continuare a picchiarlo.
"Sparite, ora" dico ai suoi compagni, che lo prendono e velocemente escono.
Avrei tanto voluto mandarlo veramente all'ospedale, stile Davon.
"Forse dovevo pensarci prima, a dirti di uscire" dice ridacchiando Austin.
"Quel che é fatto é fatto" dico alzando le spalle.

Sento una mano poggiarsi su un mio fianco da dietro, ancora sull'attenti la afferro e la blocco dietro la schiena dell'individuo, che puntualmente sbatto contro un muro.
"Vi avevo detto di sparire" dico arrabbiata, premendo il corpo del tipo contro la parete degli spalti.
"Che bello, sei sempre tu, nonostante più di un anno senza averti visto e a mala pena sentito" lo guardo bene in faccia.
"Ma cosa...?" Sono abbastanza confusa, lo lascio lentamente andare ancora un po' interdetta.
"Josh?" Chiede Liam, lo guardo e capisco che lui ne sa tanto quanto me.
"L'unico e solo" risponde massaggiandosi il braccio che avevo immobilizzato.
"In realtà di Josh ne esistono tanti al mondo"
"Ma non come me"
"Per fortuna" lo prendiamo in giro.

Flashback, qualche mese dopo l'incidente.

"Non dovresti essere qui" dico al mio migliore amico, seduto vicino a me su questa panca.
"Io sono dove sei tu, non ti lascerò mai sola" dice, mi guarda con sorriso sincero.
"Io credo che tu sia un angelo, il mio angelo sceso dal cielo" dico io, non so cosa mi aiuti a trattenermi certe volte dal saltargli addosso, forse il fatto che sia gay.
"E chi lo sa? Magari sì, magari sono qui per impedirti di fare troppe idiozie" dice cercando di tirare su l'atmosfera, ridotta a nulla in questo momento, non che il posto dove siamo ora possa generare chissà quanta felicità...
"Non ci sei riuscito questa volta" rispondo io, indicando dove siamo allargando le braccia.
"Nessuno é perfetto, la vita non é vita, se non la vivi" dice dando sfogo al suo lato filosofico.
"Che poeta!" Lo prendo un po' in giro.
"Grazie, gli autografi dopo" sta al gioco e solo lui, ora come ora, riesce a farmi ridere davvero.
"Sai... Se dovessi scegliere qualcuno con cui stare in un posto simile, ci saresti comunque tu" dico la verità.
"Ne sono onorato" mi bacia la fronte.
"Ci alziamo? Le schegge del legno iniziano a fare male" chiede poi con la voce a metà fra sarcasmo e verità, così ci alziamo e iniziamo a camminare per questi pochi metri cubi.

"Comunque non preoccuparti, prima di fare qualsiasi cosa devono chiamare i nostri genitori" dico io, so che lui in questo momento é completamente spaesato.
"Avanti, fecce, la macchina é arrivata, muovetevi" arriva una donna, decisamente mascolina, con la divisa non messa troppo bene e un mozzicone di sigaretta tra i denti.
"Teoricamente dovremmo telefonare, prima" risponde Liam.
"Teoricamente non mi interessa" risponde scorbutica la donna.
"Siamo minorenni, devono venire i nostri genitori" insisto.
"Appena arriverete nella struttura vedremo di farveli vedere, ora non risponde nessuno, quindi zitti e muovetevi!" Dice con tono di completa superiorità.
"Ma chi si crede di essere?!" Chiedo io avvicinandomi pericolosamente.
"Non é il caso, Kry" dice Liam, ricordandomi che prendermela con un agente sarebbe poco convenzionale.
"Di sicuro sono meglio di te, ragazzina, perciò attenta a ciò che dici" continua a provocarmi.
"Si calmi, per quanto mi riguarda potrei risponderle anche peggio" dico passandole di fianco, seguendo Liam.
Saliamo sull'auto e non posso credere che tutto questo stia succedendo, e non credo nemmeno debba succedere così!

"Tranquillo, abbiamo i telefoni, chiamiamo appena arriviamo" cerco di rassicurarlo.
"Mio padre ci farà uscire subito, ricorrerà ai milioni se necessario, per salvare la faccia" dico, con un pizzico di amarezza, ironia e rabbia nella voce.
"Non mi preoccupa questo, solo... Non sono abituato a così poca professionalità, tutto ciò é contro la legge! Devono chiamare i nostri genitori, chiederci almeno cos'è successo prima! Non possono sbatterci dentro e basta!" Dice Liam, sta perdendo la calma nella voce.
"É tutta colpa mia, come sempre" ed é vero, lui non merita di stare qui con me, per nulla.
"Ho deciso io di darti una mano, tu non c'entri, io sono qui perché me la sono cercata, non per colpa tua"
"Silenzio!" L'autista grida e noi subito ci zittiamo.

Quando nelle campagne di Londra, dove abitiamo noi nonostante la ricchezza delle nostre famiglie, succedono cose come una semplice rissa, che disturba i poliziotti dalla loro eterna pausa ciambella, ecco come trattano la gente.
"Potevate risparmiarvelo, di mandare quei ragazzi all'ospedale! Addirittura!" É così, é vero, abbiamo mandato dei ragazzi all'ospedale.

Non dei ragazzi qualsiasi, erano Davon e il suo gruppo di amici.
Stavo andando da James all'ospedale quando mi si sono parati davanti, nonostante tutto il tempo passato dalla nostra rottura a Davon non é mai scesa giù, come invece hanno fatto voti, condotta e reputazione senza di me al suo fianco.
Hanno iniziato a insultarmi, a insultare James, poi Liam, dicevano cose veramente cattive, tanto cattive che non sono riuscita a zittirli.
Quando hanno cercato di prendermi é arrivato Liam, con cui dovevo andare all'ospedale, con Dylan, e abbiamo leggermente esagerato, qualcuno se n'è accorto e ha chiamato polizia per noi e ambulanza per loro.

E ora eccoci qui, senza il diritto di una telefonata, senza nemmeno guardare alcun documento, ci stanno mandando in una delle strutture più famose al mondo in generale: il carcere minorile.
Mi sembra una cosa completamente inverosimile, esagerata e fuori di testa come potrebbe sembrare a chiunque.
Non voglio pensare alla reazione di nessuno ora, ma non posso farne a meno.
Mamma? Mamma forse sarà troppo impegnata per ascoltare tutto, ma lo farà e se capirà l'accaduto, mi perdonerà per la delusione.
Dylan? Dylan é come mamma, ma più severo.
Aly? Alyson mi farà la ramanzina più lunga della storia, già lo so.
Il signor Paul Matthews? Lui darà di matto e sarà quello a farci uscire nel giro di pochi giorni, il tempo di tornare dal suo viaggio a Bangkok per un importante affare, come abbiamo sentito ai telegiornali.
Mamma non ha soldi per farci uscire, e la famiglia di Liam é troppo basata sull'onore, per far uscire prima il figlio da una situazione così abominevole, sì! Ecco il termine adatto: abominevole.

Non so quanto passa, non so nemmeno dov'è situato l'edificio, non so se è così che effettivamente una persona dovrebbe raggiungere la cosiddetta struttura, per cui sto zitta, stringo la mano a Liam e aspetto.
-------
Qualcuno mi scuote pesantemente.
"Ehi stia attento! Faccio io" sento la voce di Liam, prima aggressiva e poi più dolce quando lo sento rivolgersi a me.
"Kry, siamo arrivati, svegliati prima che possa succedere qualsiasi cosa" Mi alzo e esco dall'auto.
"Siamo arrivati?" Chiedo
"Esatto" dice Liam con voce quasi impercettibile, so che non tollera di essere qui, non é il suo ambiente così come, d'altronde, non lo è per me.

"Buongiorno" un ragazzo ci viene incontro.
"Forse per te" dico io scontrosa.
"Avete ragione, non é il massimo essere qui, io lo so, ci sto da quando ho 14 anni" forse cerca di essere d'aiuto, ma non lo è.
"E quanti anni hai ora?" Chiede Liam.
"Quasi 20" sta scherzando?
"E non sei ancora uscito?" Chiedo io sconvolta.
"No, ogni tanto faccio qualcosa che non va fatto e per cui becco sempre qualche mesetto in più, e non imparo mai!" Esclama quasi divertito.
"Non é un carcere minorile questo?" Chiedo, infondo é palese che lui sia maggiorenne!
"Alla fine puoi starci anche oltre i 20" alza le spalle noncurante.
"E allora perché sei così felice?" Chiedo io.
"Qui non é male, quando ti abitui. Comunque, sono il preferito del gestore di questo posto, e perciò mi siete stati affidati per farvi vedere tutto, siete fortunati, di solito la gente la sbattono subito dentro.
Seguitemi" si gira di schiena e inizia a farci vedere quel poco che c'è da conoscere.

"Comunque io sono Josh Moore" dice quando ormai il nostro tour improvvisato é finito.
"Krystal Matthews"
"Liam Lopez" ci presentiamo velocemente
"Aspetta... Io li ho già sentiti i vostri cognomi..." Dice guardandoci intensamente.
"Siamo figli di imprenditori famosi qui a Londra" velocemente scocca le dita.
"Tuo padre é a Bangkok, e il tuo a Madrid! Ecco dove avevo già sentito i vostri nomi!" Ecco un altro che ha letto le notizie.
"Di solito i ricconi come voi neanche ci entrano qui" dice stranito.
"Infatti vorremmo chiamare così da poter uscire" dico, vorrei chiamare mio padre e dirgli che se vuole la sua azienda salva deve tirarci fuori, che figura ci farebbe se i media sapessero che sua figlia è in un carcere?
"Chiaro, seguitemi" dice, ci sorride e ci fa strada verso un ufficio, bussa e dopo un 'avanti' apre la porta.

"Buongiorno" ma sono fissati? Non é un buongiorno!
"Salve" non dirò mai buongiorno.
"Siete i nuovi arrivati?" Chiede l'uomo dietro la scrivania, un quarantenne con un accenno di barba e i capelli mori.
"Esatto, e vorremmo andarcene" dico, allo sguardo del signore davanti a noi, Liam interviene.
"Vorremmo solo telefonare, in realtà"
"Non ve l'hanno già fatto fare?"
"No!"
"Allora andate" indica un telefono alle sue spalle, poi si alza e esce dopo Josh.

"Chi chiamiamo?" Chiede Liam
"Pensavo direttamente mio padre"
"Hanno già chiamato tutti i nostri genitori, non rispondono, sarebbe inutile" ha ragione.
"Ho un'idea, conosco qualcuno che potrebbe aiutarci!" Dico contenta dell'essermelo ricordato.
Speriamo funzioni!
"Sicura che ci tirerà fuori?" Chiede Liam in ansia, ancora.
"Non sono sicura di nulla, ma proviamo"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top