2.Un giorno movimentato ✔

REVISIONATO

Sento che mi divertirò, notando il suo sguardo da «ora ti faccio vedere io», ma la bionda è anticipata da mia sorella che ha inquadrato subito la scena, abituata alle mie avventure.
«Come mai la ragazza più temuta della scuola sta venendo qui? Ti sei già messa nei guai?» So che non vuole davvero la risposta.

«Più temuta della scuola? Siamo messi bene»
«A Londra lo eri tu, qua lo è lei»
«Ma va, è solo una figlia di papà dispotica. Abbiamo avuto un piccolo scontro oggi, vorrà fare una scenata da perfetta reginetta»
«Non cacciarti nei guai anche qui, è solo il tuo primo giorno» mi dice mia sorella già agitata
«Perché 'anche qui'?» si intromette Jessica, incuriosita.
«Questa testa calda è ancora famosa in tutta la scuola e forse anche tutta Londra. L'anno scorso ha mandato all'ospedale un ragazzo, e si è fatta espellere perchè ne ha picchiato uno nell'altra scuola».
Jess è completamente senza parole.

«Di' quello che vuoi, ma sai che se lo meritava» rispondo leggermente adirata ripensando a Davon che si divertiva a mettere il dito nella piaga, ed allo stesso Davon che si divertiva molto meno sotto la mia furia. L'altro, quello dell'espulsione, era solo un viscido amico di Davon che pensava di uscire dalla fogna raccontando in giro della mia vita a Londra. Ma il tempo dei ricordi è finito, infatti la bionda si pianta davanti a noi, nella mensa della sua scuola, attorniata dai suoi fan, protetta dai suoi amichetti, si sente più sicura.

«Ehi, sfigatella» si rivolge velenosa verso Jessica.
«Non ti rivolgere a lei così» non resisto, di nuovo. Mia sorella si mette una mano sulla fronte.
«Chi ti credi di essere per rivolgerti a me così?»
«Piacere, Krystal Matthews, quella da non infastidire» mi presento con falsa gentilezza, in modo provocatorio come piace a me. Quasi impallidisce al suono del mio cognome, ma si riprende subito «Non credo avresti il coraggio di farmi qualcosa, tu»

Basta crederci!

Tutta la mensa ci guarda, mi sto infastidendo. È come nella vecchia scuola, quando tutti mi guardavano mentre Anne se la prendeva con me. Mia sorella borbotta frasi sconnesse. È già nel panico perchè immagina cosa stia per succedere e sa che ho pochissima pazienza con tipe come questa, mi ricordano tutte la mia ex migliore amica e le sue cagnoline da borsa.

«Facciamo così, ora tu te ne vai e mi lasci mangiare in pace»
«Oppure?» insiste, incurante della tempesta che sta per arrivarle addosso.
«Oppure il secondo intervento di chirurgia plastica al naso lo dovrai fare per un motivo valido» e si avverte qualche respiro sforzato, in giro.
«Uuuh, tremo!»
Allora non ha capito, solo mia sorella ormai ha inteso l'epilogo di questa situazione, ma lei non basta per tranquillizzarmi, infatti l'unico che potrebbe farlo non c'è, è lontano, è a Londra.

«Cerchi guai» deduco con un sorrisetto strafottente.
«Se lo dici tu»
Adoro la sensazione che mi dà questo genere di scene da film nella realtà, mi fa sentire in grado di decidere la mia vita, sono potente.
«Meglio per difesa. Non voglio problemi anche qui, e poi ci sei già tu»
Subito carica un pugno indirizzato allo stomaco, ma lo scanso facile facile, le immobilizzo il braccio dietro la schiena in una rapida mossa di rotazione attorno al suo corpo, come stamattina. È abbastanza per mettere KO questa bambola, agile e pimpante come cheerleader, ma lontana anni luce dall'essere adatta ad un corpo a corpo.
«Ti avevo detto che ho una grande passione per la boxe?» dico mollandola e guardandola minacciosa. Ha un'espressione sofferente mentre si massaggia la spalla, adoro vederla così in difficoltà.

Mia sorella è sollevata dal fatto che non abbia esagerato, ma sono tutti a guardarmi come se avessi compiuto chissà quale impresa.
«Dovevo aspettarmelo da una come te. Appena qualcosa non va come vuoi si passa alle mani o a tutti i soldi di papino, vero Matthews?» straparla esattamente come con Jessica oggi. Il modo in cui sputa velenosa sul mio cognome marcandolo, mi urta.
Adesso tutta la scuola sa esattamente chi sono, o meglio, di chi sono figlia, ed è odioso.

Vola per terra, grazie a un sonoro schiaffo, ma non è merito mio purtroppo, bensì di mia sorella che commenta furiosa «Per la mia famiglia pretendo rispetto».
Sotto questo aspetto siamo molto simili, ma io ho meno autocontrollo. Nostro fratello è quello tranquillo dei tre, è difficile vederlo arrabbiato, come con Davon che mi ha aiutato a pestare, nemmeno Aly lo sa.

Senza dire una parola la barbie se ne va sconfitta e dolorante e io mi risiedo, ancora nervosa, sicura che tornerà alla carica come i bambini viziati che rivogliono il loro giocattolo.
Farà i capricci, vorrà dare una 'lezione'. Idiozie.
Mentre cammino per andare in aula Ryan mi raggiunge.
«Non ci credo!»
«Cosa?»
«Ma come? Tra te e tua sorella non si capiva chi avrebbe fatto scoppiare prima una rissa con Rose»
«Ah, quello. Lo ha voluto lei»
«Non ti renderà la vita facile in classe, d'ora in poi»
Lo so bene, grazie per l'ovv...
«In classe?»
«Sì, è in classe con noi, era in permesso questa mattina, per le esercitazioni della squadra di cheerleader»
«Me ne farò una ragione, ho avuto modo di affrontarne già a Londra, mi ci diverto e basta» sogghigno.

«Io sono tuo amico, vero?» chiede tra l'impaurito e il divertito.
«Chiunque riesca a farmi ridere già dal primo giorno è mio amico» ridacchio.
«Quindi ne hai molti».
«È davvero difficile farmi ridere» strano che parli così con un mezzo sconosciuto, lo lascio lì facendogli un mezzo sorriso e vedo con la coda dell'occhio che scuote la testa ridacchiando, poi velocizza il passo.
«Credo andremo d'accordo» parla una volta che ci siamo seduti ai nostri banchi.
«Lo spero, soprattutto per te».
«Sei divertente» ma cos'ha che ride sempre questo ragazzo?

Il resto delle lezioni passa fiacco. Sono quasi delusa. Sarà per domani, sono al mio primo giorno e mi annoio di già, dovrò pur divertirmi.

Ma questo tuo lato sadico?

Mi piace giocare con le Barbie.

Sì ma di solito sono bambole, inanimate, che non provano sentimenti o dolore!

E mi dici che divertimento ci sarebbe?

Mi arrendo.

Ecco, ciao.

Tornando a casa con la moto vedo Jess. L'ho cercata all'uscita per chiederle se volesse un passaggio ma si era già dileguata.
Non è sola, è accerchiata da un gruppo di ragazzi. Ma cos'ha questa poverina, che ha fatto di male? Inizia a farmi pena per il trattamento che subisce: o è completamente sola, o ha decisamente troppa gente intorno come ora, e sono sempre le persone sbagliate.

La via è vuota, isolata, stretta. Una perfetta scorciatoia per moto e motorini, così come per le persone costrette a camminare. Arrivo rombando e inchiodo a due passi da un tizio che cade per terra.

«Tu chi sei?» Mi tolgo il casco e vedendo che sono una ragazza rimangono quasi con la mascella cadente, Jess invece si rilassa visibilmente. Da una veloce occhiata alla situazione penso che non basterà un braccio stretto dietro la schiena questa volta.

«Lasciatela» dico con sicurezza e aria minacciosa.
«E cosa faresti tu? Ci vuoi tirare i capelli e graffiare con le unghie?» Mi chiede un altro con spavalderia, facendo ridere tutto il gruppo. Il primo è sempre il più semplice perchè ho l'arma della sorpresa: un pugno sul naso ben assestato che gli rompe il setto e lo stordisce. Il secondo è più difficile ma ho ancora un po' di effetto sorpresa con un calcio nelle parti basse che lo piega, il terzo scappa, da vero uomo.

Prendo la mano di Jess e la aiuto a salire sulla moto.
«Sei sicura che non mi succederà nulla su questa cosa?» mi chiede impaurita.
«Tu reggiti forte alla mia schiena e mettiti questo» le do il mio casco rimanendo senza, non mi importa. Quello che conta è che non si faccia male lei, non deve succedere più quello che è successo a Londra, non voglio che viva quello che ho vissuto io.

«Dove abiti?»
«Siamo vicini. Continua dritto»
Seguo tutte le sue istruzioni fino ad arrivare davanti a una villetta.
Allungo un po' la testa e attraverso i cancelli si può vedere un giardino splendidamente curato.
«Qui?»
«Sì, grazie. Sei la mia salvatrice»
«Figurati, ora vado»
«Sì. Ci vediamo domani a scuola, vero?» Che dolce.
«Certo» sorrido, uno di quei sorrisi veri fatti a mala pena una volta a settimana.

Arrivo a casa e trovo mia madre che mi aspetta a braccia conserte, prevedo guai, ma non doveva essere al lavoro?

A meno che non usi la tecnica del vago che inganna non ne uscirai indenne.

Ma stai bene?

Hai capito...

Ma cosa vuol dire?

Dai!

Devo andare da uno psicologo, per forza.

«Come mai questo ritardo di quasi un'ora?» mia madre interrompe i miei pensieri.
«Ho aiutato un'amica, poi la ho accompagnata a casa» rimango vaga.
«Ok« sospira.
Una cosa buona di mia madre è che non insiste.
«Divertita oggi?» mio fratello ride mentre scende le scale, sicuramente sa quel che è successo, grazie ad Alyson.
«Mi trovo bene, i professori sono bravi e i miei compagni simpatici» dico reggendo il suo gioco, tanto sa che gli racconterò tutto dopo nei minimi dettagli, «Ora vado a farmi una doccia e i compiti. Chiamatemi quando devo scendere per la cena» cerco di evitare altre domande.

Tanto te le faranno tutte a cena.

Uffa.

Tutti annuiscono, mio fratello se la ride, e mi dirigo in camera mia, ho bisogno di quella doccia per riflettere e rilassarmi un po'. Esco dal bagno e mi vesto, metto le cuffie e ascolto musica ad alto volume sul letto.
«Krystal, scendi! È pronta la cena!» urla mia madre superando di poco il volume della musica. A tavola poi chiede come è andata a scuola, inevitabilmente.
«Bene» rispondiamo in coro.

Ah sì?

E cosa dovrei dire secondo te? Che ho fatto a botte tre volte in otto ore? Che mi sono inimicata la più popolare della scuola? Mi vuoi morta?

Beh, sarebbe la verità

Dopo cena cerco di prendere sonno, ma non ci riesco: penso a quel ragazzo, cerco di immaginare i suoi occhi. Era bello, molto: capelli biondo scuro, dei bei lineamenti, un fisico scultoreo, deve allenarsi molto. Mi ha davvero colpito. Chissà chi è.

Solo il fatto che si stava facendo divorare la faccia dalla Barbie e che sta nella squadra dovrebbe renderlo odioso e insopportabile. Lo ha detto anche Jess.

Probabilmente hai ragione.

Io SONO la tua ragione. È ovvio.

Ma pensaci. Anche Ryan fa parte della squadra ed è un bravo ragazzo.

Ma almeno non stava a pomiciare con qualche tizia a caso con chissà quale malattia venerea.

Sì, ok. Ora sparisci, mi hai rotto.

Sempre gentile! Ho detto solo la mia.

E non farlo più se non è strettamente necessario.

Antipatica! In fondo anche tu sei solo una ragazzina che corre dietro al primo figo che capita...

Non è vero.

Ci cascherai ancora.

Cado nel sonno consapevole che farò un altro fantastico incubo. Chissà come sarà la giornata di domani?

Alyson ---> Grace Phipps

Rose ---> Dianna Agron

Grazie mille
Alla prossima😘
_IlMioNomeSG_

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