𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟼

❝𝐻𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑎 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑡𝑖.
𝐼𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑒 𝑙𝑒 𝑡𝑢𝑎 𝑏𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎 𝑒 𝑖𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑠𝑜𝑟𝑟𝑖𝑠𝑜 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑖𝑛 𝑢𝑛 𝑙𝑢𝑜𝑔𝑜 𝑑𝑖 𝑚𝑒 𝑐𝘩𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒𝑣𝑜.
𝐸' 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑒 𝑑𝑖 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑛𝑑𝑎 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑎.
𝑂𝑔𝑛𝑖 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑑𝑖 𝑡𝑒 𝑣𝑎 𝑎 𝑓𝑖𝑛𝑖𝑟𝑒 𝑙𝑎̀ 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎 𝑠𝑢𝑏𝑖𝑡𝑜 𝑙𝑢𝑚𝑖𝑛𝑜𝑠𝑎.
𝐶𝑟𝑒𝑑𝑜 𝑐𝘩𝑒 𝑠𝑖𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑙'𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒. ❞

||𝐹𝑎𝑏𝑟𝑖𝑧𝑖𝑜 𝐶𝑎𝑟𝑎𝑚𝑎𝑔𝑛𝑎||

Le strade di notte sono deserte, eccezion fatta per quei ragazzi che lo vedono come momento migliore per uscire e divertirsi, oppure per coloro che passano l'intera serata in un bar, ritrovandosi poi completamente ubriachi.

Si sentivano così al sicuro, così protetti dagli eroi che non si ponevano il minimo problema nemmeno a percorrere vicoli isolati e bui.

Tanto se fosse successo qualcosa qualcuno sarebbe andato a salvarli, no?

«Che pensiero stupido» bifonchiò Yusuke, seduto su un muretto, con il gomito sul ginocchio e la guancia poggiata sul palmo della mano.

Non potevano veramente credere che un eroe sarebbe stato così veloce da poterli raggiungere in tempo se fossero stati attaccati.

Era alquanto sicuro che anche i due uomini, che si trovavano nel vicolo sotto il muretto dove era lui, la pensassero così.

Fortunatamente per loro il ragazzo non aveva intenzione di uscire allo scoperto, c'era qualcos'altro che lo interessava in quel momento.

Li stava osservando da un po', non era così lontano da evitare di sentire il loro discorso.

Discorso che era poi sfociato in una vera e propria discussione.

Aveva atteso ad intervenire, curioso di constatare fino a dove si sarebbero spinti da soli, però poi allungò di poco la mano libera, portandola di fronte a sé.

Sul suo viso si formò un ghigno, che si estese fino al suo sguardo.

Improvvisamente la lite dei due divenne molto più violenta, tanto che sfociò in una vera e propria rissa.

«È fin troppo facile manipolare la vostra oscurità» commentò sottovoce e con una leggera risatina.

Perché attaccarli direttamente se poteva far fare tutto a loro?

Tutti hanno un briciolo di oscurità nell'animo, nessuno ne è libero, anche la persona che viene considerata la più pura e immacolata del mondo ha un lato controllato dalle tenebre.

Yusuke si compiaceva nel farla uscire fuori, amava la sensazione di potere che gli dava.

Alzò gli occhi verso il cielo, ignaro del fatto che anche Ryoko aveva fatto la stessa e identica cosa in quell'istante.

Secondo il suo pensiero lei era l'unica in grado di capirlo, alla fine l'oscurità che entrambi si portano dentro non è tanto diversa.
Quello che la frenava dall'utilizzarla a dovere erano tutte le persone che gli giravano attorno, asfissianti fino all'inverosimile con i loro discorsi sul fare sempre del bene.

La sua esperienza gli aveva insegnato che qualcuno con poteri del genere non ha altre strade da seguire se non quella che aveva intrapreso lui.

Così l'aveva pensata la sua famiglia e così l'avevano pensata anche tutti coloro che aveva incontrato.

Ed era esattamente in quel modo che era finita, ma non se ne lamentava, sentirsi forte e in grado di controllare gli altri lo appaga e lo tiene lontani da chiunque volesse giudicarlo a causa del potere che ha.

«Aspettare che sia tu a cercarmi è complicato» brontolò tra se e se, considerandosi fortunato ad avere una pazienza tale da permettergli di attendere con calma quanto aveva programmato.

Era sicuro sarebbe successo.
Sarebbe stata Ryoko ad andare da lui, indipendentemente dalla motivazione, sarebbe stata lei a raggiungerlo.

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«Sicura di aver preso tutto?» Domandò Aizawa a Ryoko mentre camminavano per raggiungere il dormitorio.

La corvina sorrise mentre accarezzava il gattino che teneva in braccio, entrambi sarebbero andati a vivere lì, quindi non potevano lasciare Ryûji a casa da solo, chi se ne sarebbe occupato altrimenti?

«Si, tranquillo, e poi anche se mi fossi dimenticata qualcosa sarebbe tardi per metterlo nella valigia» rispose facendo riferimento al fatto che i bagagli dei ragazzi erano già stati mandati a destinazione.

Aizawa la guardò per qualche secondo, non voleva metterle troppe pressioni addosso, però in quel momento non stava agendo solo come professore, ma anche come genitore, ed è del tutto normale essere preoccupati quando un figlio, o una figlia, inizia a tenere nascosti i suoi problemi, senza parlarne in alcun modo.

«Al dormitorio sarai al sicuro» cominciò a dire lui, dopo dei minuti passati in silenzio.
«Lo sarete tutti, nessun villain si avvicinerà a voi.»

Ryoko girò la testa verso Aizawa.
«Lo so.» Fece una breve pausa.
«È per questo che stiamo andando tutti lì, abbiamo ricevuto fin troppi attacchi per permettercene un altro.»

«Già.» Un leggero sospiro uscì dalla sua bocca.
«A tal proposito, volevo consigliarti di non usare la magia nera, almeno per un po'.»

La ragazza lo guardò confusa.
«Perché?»
«Ho notato che dormi a malapena a causa degli incubi che hai. Puoi anche coprire i segni sotto i tuoi occhi, ma non basta per ingannare me.»

Non sapeva come rispondere, non aveva niente da dire sull'argomento.

In fin dei conti era consapevole di non poterlo fregare.
Lui l'aveva vista nei suoi momenti migliori come l'aveva vista in quelli peggiori, e in tutti quegli anni non gli aveva mai nascosto niente, gli aveva sempre detto come stava e i problemi che si portava dietro.

Quella era la prima volta che evitava l'argomento.

«In questo stato sei più soggetta a perdere il controllo della magia nera se solo ti sbilanci una volta di troppo. Devi prenderti una pausa e concentrarti su come utilizzare solo la classica magia in battaglia, per ora lascia stare la padronanza che vuoi ottenere anche per l'altra parte del tuo potere» continuò lui.

Ryoko non aveva niente da ridire, sarebbe stato pericoloso per lei e per chi le sta attorno continuare ad utilizzarla per come stava in quel periodo.

«Va bene, non la utilizzerò» disse la ragazza con serietà, forse l'avrebbe aiutata a stare un po' meglio, forse il problema principale era proprio quello.

Arrivati al dormitorio la giovane si fece trasportare dall'esaltazione che tutti tirarono fuori non appena varcarono l'entrata della loro nuova casa.

«Aaah! Che bello! È così emozionante l'idea di vivere tutti insieme!» Esclamò Ryoko stendendo le braccia verso l'alto, per poi farle penzolare dietro al collo.

«Mi chiedo come sarà stare qui tutti insieme per un periodo più lungo di un ritiro» disse Todoroki di fianco alla giovane.
«È proprio per questo che è emozionante! Come classe ci siamo sempre riuniti al completo per progetti scolastici, quindi non abbiamo avuto modo di passare veramente del tempo insieme.»

I due stavano parlando tranquillamente di come sarebbe stato vivere con la classe al completo, ma il pensiero principale di entrambi era rivolto al fatto che loro, in primo luogo, stavano per iniziare a vivere sotto lo stesso tetto per un periodo indefinito.

In un certo senso era strano.

Avevano passato molto tempo insieme, tra la scuola e gli appuntamenti che si davano, ma trovavano comunque misteriosa la sensazione che provavano all'idea di vivere nella stessa abitazione.

Misteriosa e affascinante.
Una sensazione particolare mista a della gioia crescente.

Per una coppia come loro l'opportunità di trascorrere le giornate l'uno accanto all'altra in quel modo era qualcosa che li rendeva felici, ma anche un po' imbarazzati.

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La classe passò il pomeriggio a sistemare le loro camere, così da non doverlo fare in un altro momento.

Le ragazze, dopo aver finito, tirarono fuori l'idea di fare una gara a chi avesse la stanza più bella, per occupare la prima serata.

Idea che inizialmente venne accolta con una leggera agitazione, soprattutto da parte di Midoriya, che era diventato rosso come un peperone quando gli altri videro la camera tappezzata di poster e modellini di All Might.

«Woah! Sei proprio il suo fan numero uno!» Esclamò Takeshi correndo da una parte all'altra della stanza, con gli occhi che brillavano come due stelle.

«Mi era passato di mente quanto anche lui sia un fan sfegatato degli eroi» commentò Momo con una leggera risata, contagiando anche Ryoko.
«Non lo mostra sempre, ma li ammira da morire» disse la sorella mentre osservava il ragazzo impazzire per ogni cosa che vedeva.

Yaoyorozu continuò a guardarlo con un dolce sorriso sul volto, incapace di togliergli gli occhi di dosso, era contenta di vederlo nuovamente così sorridente e spensierato.
Con tutto quello che avevano passato non era stato facile rimanere in piedi.

«Che vergogna... Che vergogna!» Stava continuando a dire Midoriya, ancora rosso in viso.
«Non hai niente di cui vergognarti, tutti abbiamo almeno un idolo» gli disse Ryoko con un sorriso, cercando di tranquillizzarlo.

Successivamente dovettero spingere via Tokoyami dalla porta.
Vennero quasi accecati da come Aoyama aveva decorato la sua.
Evitarono, saggiamente, la camera di Mineta, fino ad arrivare a quella di Todoroki.

Prima di entrare le ragazze presero sottobraccio Ryoko, avvicinandosi a lei e cominciando a parlare in gran segreto.

«Scommetto che tu l'hai già vista, vero?» Chiese Mina con entusiasmo e un leggero sorrisetto sul viso.
«Dopotutto sei la sua ragazza.» A quelle parole la faccia della corvina diventò come quella che aveva avuto Midoriya all'inizio della gara.

«Sicuramente conosci il suo stile, immagino tu sia andata a casa sua, no?» Domandò invece Hakagure.
«Cosa dobbiamo aspettarci?»

Ryoko aveva alzato le mani davanti a se, per proteggersi dalla furia delle due compagne di classe, poco lontano le sue amiche ridacchiavano di fronte alla scena.

«I-Io, beh-» Cominciò a dire in imbarazzo.
«Certo che sono andata a casa sua, ma sono stata impegnata anche io oggi e ancora non l'ho vista.»

In realtà aveva un'idea su come potesse averla arredata, ma non voleva anticipare nulla alle ragazze.

Si portò una mano sul petto e fece un leggero sospiro, chiudendo per un secondo gli occhi, quando si allontanarono da lei per andare verso la porta che era stata appena aperta.

«Ancora ti imbarazzi facilmente con questi argomenti, eh?» Le disse Momo con un sorriso mentre si dirigeva verso la stanza insieme alla corvina.
«Si, non credo mi ci abituerò mai» rispose ridacchiando.

Le urla di sorpresa di alcuni compagni la fecero definitivamente affacciare, scoprendo che la sua intuizione era corretta, la camera era in un bellissimo e classico stile giapponese, esattamente com'è casa sua.

«Come sei riuscito a ristrutturare l'intera stanza in un giorno?» Domandò Mineta sull'orlo di una crisi, non riusciva a capacitarsi che una cosa del genere fosse stata fatta in così poco tempo.

Todoroki li fissò per qualche secondo.
«Mi sono dato da fare» rispose solamente, sconvolgendolo ancora di più non solo lui, ma anche gli altri.

Ryoko si portò una mano davanti alla bocca e rise lievemente per la reazione avuta dalla classe.
«È accogliente» affermò poco dopo.
La sua voce era soffice mentre faceva vagare lo sguardo in giro, esaminando l'arredamento.

«Ei.» La chiamò Mineta.
«Siamo sicuri che il tuo voto sarà imparziale?» Assottigliò gli occhi e la guardò con sospetto.

La corvina assunse un'espressione innocente.
«Non è imparziale se penso sul serio che la sua sia la più bella» disse con tranquillità, non dando possibilità al compagno di classe di replicare in alcun modo.

«In effetti, il tuo ragionamento non fa una piega» disse Todoroki, appoggiando la ragazza.

«Anche tu non sei imparziale!» Esclamò Mineta indicando il bicolore.

«È un'ingiustizia!» Nel vedere la sua espressione tutti iniziarono a ridere, era veramente preso da quel dettaglio, sembrava che qualcuno gli avesse fatto un torto.
Ma forse questo era dovuto anche al fatto che non era riuscito a far vedere la sua stanza alle sue compagne di classe.

La serata passò velocemente tra risate e divertimento.

La presenza di dolci all'interno della camera di Sato lo portò dritto alla vittoria, era l'ultima cosa che si aspettava, ma visto come le ragazze si erano divorate i suoi dolci non c'era di che sorprendersi.

Ryoko ovviamente aveva votato per quella del suo ragazzo, non solo perché si trattava di lui o perché era veramente una bella camera.
Lo aveva fatto principalmente per ciò che le trasmetteva: tranquillità, calma, sicurezza.
Era esattamente quello che voleva sentire e il solo stare lì glie lo trasmetteva.

Però non rifiutò i dolci di Sato, infatti in quell'istante, mentre tutti parlavano del più e del meno, la ragazza stava stuzzicando una leccornia preparata da lui.
Il tutto mentre era seduta sul divano, appoggiata contro la spalla di Todoroki, che a sua volta le aveva circondato la spalle con un braccio.

Staccò un pezzo di torta e alzò di poco la testa per guardarlo.

«L'hai assaggiato?» Chiese lei.
«Ancora no, voi ragazze vi siete letteralmente fiondate sul cibo non appena lo avete adocchiato» rispose, scatenando nella corvina una risata.

«Tieni allora, è buonissimo, sarebbe un peccato non assaggiarlo» avvicinò la mano, con il dolce, verso le sue labbra.

Il bicolore si chinò appena per dargli un morso e assaporare quello che aveva fatto impazzire le compagne della sua classe.

Ryoko lo guardò, osservando attentamente ogni dettaglio del suo viso, non se ne sarebbe mai stancata.

«È molto buono» disse lui.
«Ora capisco il motivo che vi ha portare a divorare tutto.»

La ragazza ridacchiò, prendendo, subito dopo di lui, un altro morso del dolce.
«Credo che ne vedremo molti in giro, soprattutto a colazione.»

«Sempre se non li finite prima» accennò ad un sorriso.
«Tipo dopo essere stati preparati.»

Gli diede una leggera spinta con la spalla per scherzare.
«Sappiamo cos'è l'autocontrollo.» Lui la fissò, mettendo palesemente in dubbio quelle sue parole.

«Okay, va bene, quando si tratta di queste cose non sappiamo cosa sia.» Si morse appena il labbro inferiore per poi tirare fuori un lieve sorriso.
«Però possiamo provare a trattenerci.»

L'agitazione e la pressione provata per quello che era successo si era affievolita grazie alla sua compagnia.

Nessun pensiero negativo li sfiorò durante quei momenti, erano semplicemente dei ragazzi che stavano sfruttando il tempo da passare insieme.
Senza preoccupazioni ad invadere la loro mente, erano completamente rilassati.

Era proprio ciò di cui tutti avevano bisogno, soprattutto Ryoko, che cominciava a pensare che l'unico modo per non cadere in quel vortice di pensieri asfissianti era stare in compagnia di qualcuno.

Questa considerazione la sollevò, almeno durante la giornata sarebbe stata libera dai suoi problemi.

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