1- ɴɪᴄᴇ ᴛᴏ ᴍᴇᴇᴛ ʏᴏᴜ ᴍᴀᴋᴏᴛᴏ ɴᴀᴇɢɪ
Mirai Kimura era sempre stata una ragazza paziente e riflessiva che difficilmente avrebbe fatto qualcosa di stupido solamente perché guidata dall'istinto.
Era perfezionista e molto ordinata e di certo l'irresponsabilità non era parte di lei.
Proprio per questo, quando quella mattina aprì gli occhi e si accorse di non trovarsi in camera sua, capì che qualcosa non andava.
Si alzò di scatto guardandosi intorno confusa e disorientata.
Era sdraiata su un letto matrimoniale e indossava ancora il pigiama che aveva messo la sera prima per andare a dormire.
Fece per passarsi una mano fra i capelli ancora sconvolta quando si accorse che qualcuno glieli aveva tagliati e che ora le arrivavano appena sotto il mento.
Avrebbe voluto urlare, più che altro per il nervosismo che sentiva in quel momento, ma si disse che non c'era tempo per essere infantili e che la cosa migliore da fare era analizzare la situazione e capire come risolvere il tutto.
Grazie al cielo accanto al letto vi era un comodino con sopra i suoi occhiali dalla montatura tonda, che indossò velocemente per poi guardarsi attorno con attenzione.
Cercò subito una via d'uscita ma con suo grande sconcerto si accorse che non ve ne erano. C'era però un'enorme vetrata che le permetteva di vedere l'esterno.
Perse un battito però quando si affacciò, difatti, solo in quel momento si accorse di essere ben lontana da terra e che dalla vetrata l'unica cosa che poteva vedere erano nuvole bianche ed il cielo limpido come in una giornata estiva.
Com'era possibile?
Quanto si trovava in alto?
Non riusciva nemmeno a vedere la terra.
<Gradisci un po' di tè?>
Mirai rimase come pietrificata sul posto.
Era sicurissima che a parte lei non ci fosse nessun altro in quella stanza.
Certo, aveva dato una controllata veloce prima di rivolgere la sua attenzione alla vetrata e a ciò che vi era fuori, ma se ci fosse stato qualcuno l'avrebbe di certo notato, e data la mancanza di porte e il suo essere a diversi metri da terra entrare nella stanza pareva un'impresa impossibile.
Si voltò lentamente con il cuore che batteva a mille temendo il peggio, ma l'unica cosa che vide fu un ragazzo dai capelli castani che indossava una felpa verde opaco con la cerniera contornata da una striscia rossa, una giacca nera aperta coi bottoni dorati, jeans neri e scarpe da ginnastica rosse.
<Non avere paura, non ti farò nulla di male>
<Chi sei tu? Cosa ci faccio io qui?>
Era solita cercare di essere il più educata e composta possibile ma disorientata com'era in quel momento non le veniva facile.
Il ragazzo poggiò la tazzina di porcellana sul tavolo bianco davanti al quale era seduto e si alzò camminando con tranquillità
<Purtroppo non sta a me dirti cosa ci fai qui, lo scoprirai più tardi quando sarà il momento>
Le sorrise
<Io comunque mi chiamo Makoto Naegi, piacere di conoscerti>
Nonostante il sorriso le paresse sincero, Mirai non si lasciò di certo abbindolare e continuò a mantenere una certa distanza fra lei ed il ragazzo.
Quest'ultimo era rimasto fermo ad osservare il panorama al di fuori della vetrata come incantato, e solo allora si accorse di un particolare che le era sfuggito: il ragazzo era circondato da quella che sembrava un'aurea di fievole luce dorata.
<Il mondo>
<Come prego>
<E' il tuo tarocco>
<Il mio che?>
La criminologa iniziava seriamente a impazientirsi, e si sentiva anche leggermente idiota a sostenere una conversazione che non aveva né capo né coda
<Ti spiacerebbe spiegarmi cosa intendi?>
Makoto le sorrise
<Mi spiace ma si è fatto tardi, è meglio se ti sbrighi a prendere l'ascensore.
Muna e Komo non saranno clementi con i ritardatari>
Le porse dei vestiti e prima ancora che Mirai potesse fargli una qualsiasi altra domanda era già scomparso.
Sentì un rumore di porte che si aprivano e quando si voltò vide un ascensore che era sicura prima non ci fosse.
Per quanto ne sapeva poteva trattarsi di una trappola, ma era anche la sua unica via di fuga da quella stanza.
Sapeva che prima o poi le porte dell'ascensore si sarebbero chiuse e allora lei sarebbe certamente rimasta bloccata dentro quella stanza.
Allo stesso tempo però era anche piuttosto diffidente, soprattutto a causa della situazione assurda nella quale si ritrovava.
Come predetto, le porte dell'ascensore iniziarono a chiudersi e la ragazza non ebbe altra scelta che correre riuscendo ad entrare per un pelo.
L'ascensore era in vetro e vi erano solamente due tasti: Piano Zero - Piano Mille.
Dedusse di trovarsi al millesimo piano e iniziò a vestirsi maledicendo mentalmente il ragazzo dai capelli castani.
Erano mille piani, e per arrivare al numero zero, Mirai dovette aspettare una ventina di minuti durante i quali ebbe tempo di riflettere con più tranquillità rispetto a prima.
Sebbene fastidioso, il ragazzo dai capelli castani non sembrava intenzionato a farle del male, o almeno per il momento.
Sicuramente entro il giorno dopo qualcuno si sarebbe sicuramente accorto della sua assenza e sarebbe stata questioni di pochi minuti prima che la polizia si mettesse sulle sue tracce.
In più Makoto aveva nominato altre due persone di nome Muna e Komo che molto probabilmente la stavano aspettando giù al piano di sotto.
A destarla dai suoi pensieri fu una voce metallica che annunciava l'arrivo al piano zero, poi le porte si spalancarono mostrandole un enorme salone dal pavimento color topazio e le pareti a strisce rosse e oro.
Mirai scese dall'ascensore e si guardò un attimo intorno
<Ben arrivata signorina Kimura>
La criminologa trattenne a stento un brivido quando si voltò a guardare la persona che aveva pronunciato quelle parole.
Davanti a lei si ergeva un ragazzo altro circa due metri ed estremamente magro.
La sua pelle era nera come la pece e al posto della bocca e degli occhi aveva delle fessure, pareva il volto di una maschera.
Indossava una divisa anch'essa rossa e dorata di quelle che erano soliti indossare i portieri negli alberghi.
Il ragazzo fece un inchino
<Il mio nome è Komo ed è un piacere fare la sua conoscenza.
Le do il benvenuto al Chie Hotel.
Per qualsiasi cosa la prego di rivolgersi a me>
Le indicò una porta di legno che aveva sopra una targhetta che diceva "Piano Superiore" .
<Per raggiungere la sua stanza basta che salga le scale fino al secondo piano, la sua è la numero quarantotto. Ecco a lei la chiave>
E senza aspettare una risposta aprì la porta e la spinse fuori dal salone.
Quando si voltò vide che la porta era sparita e che l'unica cosa che poteva fare era salire le scale.
Sospirò seccata dall'intera situazione mentre il labbro inferiore le tremava impercettibilmente a causa del nervosismo che provava in quel momento dovuto sia allo sconcerto di trovarsi in quella bizzarra situazione, sia all'inquietudine che le persone incontrate fino ad ora le avevano trasmesso.
Arrivò al secondo piano e si diresse verso la porta indicatale da Komo.
Prima di entrarci rimase immobile per qualche attimo con la chiave in mano senza il coraggio di aprire la porta.
Dall'interno sentiva provenire delle voci tutte femminili che chiacchieravano.
Prese un respiro profondo prima di entrare preparandosi al peggio trovandovi invece solamente un gruppo di tre ragazze che discutevano.
Una di loro si voltò a guardarla, una ragazza dai capelli candidi legati in una coda e gli occhi grigi con addosso una camicia e dei pantaloncini.
<Quindi è lei quella che mancava>
Un'altra dai capelli neri e la pelle nivea che si faceva aria con un ventaglio
<Eh quindi? Ora cosa dovremmo fare?>
La terza ragazza si mise in bocca una manciata di patatine tenendo un hamburger poggiato sul grembo.
<Possiamo chiedere altro cibo, quello che era dentro al mini-frigo è già finito>
La ragazza dai capelli neri si coprì tutto il viso con il ventaglio che teneva in mano con visibile disappunto
<Io non intendevo questo>
La castana si alzò scrollando le spalle e spazzolandosi le briciole che si erano posate sulla sua maglia con su scritto Hamburger's lover per poi salutare la criminologa con un cenno della mano.
Mirai dal canto suo decise di guardarsi attorno per trovare una via di fuga incappando così in una quarta figura della quale non si era accorta prima, per il semplice motivo che quest'ultima si trovava rannicchiata al suolo e teneva in mano un vasetto di fiori.
Purtroppo non riusciva ad osservare bene il suo viso visto che questo era coperto da una maschera antigas.
Questa una volta incrociato lo sguardo con quello della mora si alzò di scatto allontanandosi senza proferire parola.
Fece per massaggiarsi il collo ricordando solo in quel momento che per qualche strano motivo qualcuno glieli le aveva tagliato i capelli.
Sospirò e rimboccandosi le maniche si decise a fare un giro di perlustrazione per la stanza cercando una via di fuga.
C'era una finestra ma vi erano delle sbarre che impedivano di uscire.
Andò a guardare nel bagno e vide che c'era una finestra stavolta senza sbarre ma fin troppo stretta perché qualcuno ci potesse passare.
Rientrò nella stanza leggermente delusa sebbene non sorpresa, dopotutto cosa si aspettava, che avrebbe trovato subito il modo per andarsene da quel posto?
La ragazza dai capelli candidi alzò lo sguardo e la guardò non appena la vide uscire dal bagno
<Allora, hai finito la tua "perlustrazione"?>
Le chiese sarcastica mantenendo però un'espressione seria.
Mirai non si scompose
<A quanto pare>
<Beh, avrai capito che è totalmente inutile, ho già controllato io, ho guardato sia in questa stanza che nel corridoio e anche il terzo piano, certo che come criminologa non sei un po' un granché, non sei tu che dovresti capire la psiche dei criminali e tutto il resto? Non dovresti sapere come penserebbe un malvivente se chiudesse delle ragazze in una camera d'albergo?>
Si fece aria con un mano mentre con l'altra si sistemava la camicia
<Naturalmente vorrai sapere come faccio a conoscere il tuo talento, beh è semplice, nell'armadio c'erano cinque valigie, ognuna con dentro vestiti, libri e oggetti differenti a seconda del possessore. Io sono stata la quarta ad arrivare e quando ho guardato rimanevano solamente la mia e la tua sulla quale c'erano per l'appunto scritti il tuo nome ed il tuo talento>
Le spiegò la ragazza prima di alzarsi e avvicinarsi a lei
<Comunque io sono Memori Okamoto, Ultimate Super Memory>
La ragazza hamburger finì di masticare un tramezzino
<Io sono Yui Mori>
La ragazza con il kimono sospirò sconfortata
<Dove diamine hai preso tutto quel cibo? Non era finito quello nel mini-frigo?>
<Beh sì, però ne ho chiesto altro alla reception.
Ehy Himeko, guarda che se ne vuoi un po' puoi sempre chiedere anche tu, il tizio strano ha detto che è gratis>
<Il mio nome è Komo, signorina Mori>
Tutte e cinque le ragazze sobbalzarono trovandosi davanti il ragazzo dalla pelle nera
Himeko lo guardò di traverso
<Si può sapere come sei entrato! Ma soprattutto perché non hai bussato? Avremmo potuto essere nude>
Sebbene paresse impossibile le guance di Komo si tinsero di rosso, ed il ragazzo (era umano?) iniziò a gesticolare e indietreggiare allo stesso tempo
<Cos... ecco.. io non... il fatto è che... se foste state nude mi sarei coperto gli occhi>
Tossicchiò sotto lo sguardo allibito delle ragazze
<Beh, per fortuna eravate tutte vestite no? A proposito, dov'è l'altra signorina Mori?>
La ragazza dai capelli verdi si palesò da dietro la schiena di Yui
<Qui>
<Oh fantastico! Ero venuto a dirvi che è pronta la cena e che vi aspettiamo al piano di sotto>
E detto questo se ne andò dovendo però abbassare il capo per non sbattere la parere visto che a causa della sua altezza non riusciva a passare sotto la porta mentre la buongustaia lo seguiva saltellando.
<Si mangia? Magnifico!>
------
------
Una volta arrivata alla mensa faticò a trattenere un'esclamazione di sorpresa vedendo il numero di ragazzi che vi erano oltre loro cinque.
Non aveva fatto il conto preciso ma dovevano essere circa una ventina.
C'era chi si guardava intorno nervoso, chi era impassibile e chi invece si mostrava impaziente di mangiare.
Vi erano due tavoli, ognuno da undici posti, ma nessuno si era seduto, nemmeno Yui che sebbene mostrasse un certo appetito era restia a prendere posto.
<Ehm... Ehm... prova prova, mi sentite? Sì? Okay, allora iniziamo>
Tutti si voltarono a guardare il punto da quale proveniva la voce e videro una ragazza alta due metri e mezzo, la pelle bianca come la neve e lunghi capelli corvini.
Come quello di Komo, anche il suo volto pareva quello di una maschera.
Indossava un abito rosso fuoco che lasciava scoperta buona parte del corpo e ai piedi portava dei tacchi alti del medesimo colore.
<Perfetto, ora che ci siamo tutti possiamo finalmente iniziare>
Si passò una mano fra i capelli mentre con l'altra teneva il microfono
<Sono certa che tutti voi vi stiate chiedendo dove vi trovate e perché.
Beh, prima di rispondere a questa domanda lasciate che mi presenti, il mio nome è Muna e insieme a mio fratello Komo mi occuperò di voi durante tutti il tempo che passeremo assieme.
Per qualsiasi problema non esitate a chiamarci, saremo sempre vostra disposizione, oltre a questo provvederemo anche a farvi rispettare le regole del bellissimo gioco al quale state per partecipare!>
Un ragazzo dai capelli rosa e gli occhiali alzò la mano
<Gioco?>
Il sorriso di Muna si allargò
<Esatto, perché voi miei cari Ultimate state per partecipare ad un magnifico e fantasmagorico gioco d uccisioni! Le regole sono semplicissime, colui che riuscirà ad uccidere tre persone senza farsi scoprire sarà il vincitore!
Se nessuno dovesse riuscirci, a vincere sarà l'ultimo sopravvissuto>
Nella sala scoppiò il putiferio.
Una ragazza con una benda sull'occhio si voltò verso tutti i presenti
<... CHE SCALPORE! QUALE SCANDALO! Quale... hmmmm... beh, almeno avremo vitto e alloggio gratis!
E poi il Detective Conan-
intendevo io-
VI SALVERÒ TUTTI!>
Yui tenne stretto il suo Hamburger fra le braccia
<Ma che cosa orribile..! Io e il mio tesoruccio non siamo d'accordo con questa cosa! RIVOLUZIONE!>
Una ragazza con addosso una sciarpa sospirò
<... Sì, stavolta muoio per davvero>
Mirai era rimasta impassibile.
I due non erano esseri umani e questo l'aveva capito subito.
Strinse i denti arrivando alla conclusione in quel momento per lei più logica, ovvero che i due fossero dei robot.
Il suo istinto le diceva che non stavano mentendo ma nonostante questo lei ancora stentava a crederci, una cosa del genere era da folli.
Muna batté le mani per richiamare l'attenzione su di lei.
<Un'ultima cosa prima di lasciarvi andare, guardate nelle vostre tasche per favore>
Tutti, anche se riluttanti, fecero come richiesto, e Mirai strabuzzò gli occhi quando messa la mano nella tasca della giacca che indossava vi trovò dentro una carta dei tarocchi, Il Mondo.
Ma ancora di più si sorprese quando vide che raffigurata in quella carta vi era Makoto Naegi, il ragazzo che aveva incontrato prima.
<Questa carta vi conferirà... una specie di Jolly che scoprirete solamente più avanti, ma badate bene che se qualcuno dovesse venirlo a sapere morirete seduta stante.
Beh, ora che vi ho spiegato l'intera situazione possiamo iniziare a mangiare, questa sera lo chef consiglia spaghetti al nero di seppia come primo, stinco di maiale come secondo e gelato alla panna come dessert!>
Tutti i ragazzi la guardarono increduli mentre lei sorrideva come se nulla fosse, e dopo interminabili secondi di silenzio tutti andarono a sedersi con aria mogia per iniziare a mangiare.
La criminologa si era ritrovata seduta in mezzo a due ragazze dai capelli rosa, a destra la ragazza con la sciarpa che aveva scoperto chiamarsi Hiroko e la seconda invece con addosso una giacca dai bordi arcobaleno ed una gonna rosa di nome Mao.
Davanti a lei invece vi stava una ragazza dall'innegabile bellezza dai capelli biondi e gli occhi azzurri che si era presentata come Ama-Chan.
Mirai trovava piacevole conversare con lei, era una persona estroversa e carina oltre che carismatica, accanto a lei vi stava invece un ragazzo dai capelli castani con addosso un mantello con un cappuccio arancione con le orecchie da gatto che si rivolgeva a lei come Umana Silenziosa.
Mirai non era mai stata una ragazza alla quale piaceva chiacchierare solamente per dare aria ai denti.
Prese il coltello e iniziò a tagliare un pezzo dello stinco di maiale mentre Hiroko finiva di narrare una delle tragedia alla quale era sopravvissuta.
Mikako, una ragazza dai capelli lilla, l'ascoltava rapita insieme al pianista dai capelli azzurri che rispondeva al nome di Tetsuya.
Proprio in quel momento Komo si avvicinò al tavolo con in mano delle bottiglie, e la divisa da portiere sostituita con quella da cameriere.
<Gradite qualcosa da bere oltre all'acqua? Abbiamo sia bibite gassate che alcolici, ma solo per gli ospiti dai vent'anni in su>
Mikako incrociò le braccia al petto
<Quindi niente vino? Not Stonks>
Komo le sorrise a mo' di scusa
<Beh, finché non è alcolica posso servirle qualunque bevanda signorina Adozo.
Signorina Kimura, lei gradisce della Dr. Pepper?>
La criminologa rimase immobile per un attimo prima di annuire porgendo il bicchiere
<Sì, grazie mille>
La situazione le pareva surreale, e ancora faticava a credere a tutto ciò che era successo, eppure proprio in quel momento si trovava seduta ad un tavolo a parlare tranquillamente con altre persone come se quella fosse stata una cosa normale, e ad accettare della Dr. Pepper da colui che aveva organizzato il gioco di uccisioni al quale era stata costretta a prendere parte.
Ray, un giovane dai capelli rosa guardò Komo con viva curiosità
<Ti occupi sempre tu di queste faccende?>
<Già, Muna preferisce dare gli annunci e rilassarsi, ma a me non dispiace, mi diverte svolgere questi lavori>
Poi si voltò verso una ragazza dai capelli rossi che indossava un abito color pesca elegante anche se un po' attillato, ma mai quanto quello indossato da Muna che dopo l'annuncio si era come volatilizzata.
<Lei gradisce qualcosa signorina Fujiwara?>
<Per me va benissimo dell'acqua>
rispose questa sorridendo gentilmente
Al contrario della sorella maggiore che si era subito dimostrata come una ragazza sicura di se e dal carattere esuberante, Komo mostrava un atteggiamento più remissivo, mite, e trattava tutti loro con rispetto e riverenza.
Fece per portarsi il bicchiere alle labbra quando sentì una strana conversazione provenire dall'altro tavolo
<bize ne zaman dondurma getireceklerini düşünüyorsun?>
<Bilmiyorum, ama umarım acele ederler>
<Bir pasta istedim, dondurma değil>
<Gerçekten Türkçe konuşmamız gerekiyor mu?>
<Açıkçası, bu plebenler ne hakkında konuştuğumuzu asla anlamayacaklar>
<Korkuyla titriyorlar, muhtemelen zaten bir şeyler planladığımızı düşünüyorlar>
<Neden hep aptallarla çevriliyim?>
Tre ragazzi, due dai capelli bianchi che a causa della somiglianza Mirai sospettava essere fratelli, e un altro dai capelli neri scompigliati stavano discutendo animatamente fra di loro.
Il più basso guardava gli altri due con disapprovazione mentre una ragazza dai capelli bianchi e gli occhi viola li guardava di traverso borbottando frasi del tipo "parla come mangi" mentre un'altra con i capelli verdi guardava divertita la scena.
Sospirò massaggiandosi il ponte del naso con l'indice ed il pollice della mano destra mentre riprendeva ad ascoltare i racconti di Hiroko.
------
------
Guardò l'orologio della stanza accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse tardi.
Subito dopo cena, molte persone si erano dirette nelle loro stanze, mentre altre, Mirai compresa, si erano spostate nella stanza accanto, una specie di piccolo salottino con un mini bar, dei tavoli e dei giochi in scatola.
La criminologa aveva subito intrapreso una conversazione con Hitomi e Tsukiko su Edgar Alla Poe.
Come lei Hitomi, non era una persona loquace, mentre l'amante dell'horror risultava essere leggermente inquietante, ma nonostante questo la conversazione fu piacevole ed il tempo passò senza che lei se ne accorgesse.
Salutò le due ragazze dicendo loro che sarebbe tornata in camera a dormire, notando poi che tutte le sue compagne di stanza si trovavano ancora nella stanza.
Il suo occhio cadde subito su Memori che in quel momento era impegnata in una partita a scacchi con Tsutomu, purtroppo però non seppe dire che di loro fosse in vantaggio.
Tsukiko si alzò anche lei guardandosi intorno con fare distratto
<Mhh... qualcuno ha visto Misaki?>
A risponderle fu Hitomi che intanto veniva trascinata via da Mikako e Amaterasu per giocare a Monopoly
<Prima l'ho vista andarsene insieme a Komo, ma non so dove fossero diretti>
La ragazza dai capelli verdi sospirò e la ringraziò.
Raggiunse in fretta il secondo piano sperando di non incontrare Komo e Muna nel tragitto dal piano terra fino alla sua stanza.
Fu proprio mentre camminava che sentì una voce femminile chiamarla
<Ehy Mirai! Ehy! Ehy dico a te!>
La ragzza si guardò un attimo intorno prima di abbassare il capo e rimanere scioccata da ciò che vide.
Sul pavimento c'era la testa di Hiroko Satomi Isogai che la guardava sorridente
<Oh Grazie al cielo, temevo mi avresti ignorata.
Senti, visto che al momento non ho le mani ti dispiacerebbe grattarmi la guancia?
No perché mi prude da morire e non so davvero come fare, mentre Saigai e Mao mi smontavano la mia mano ed il mio piede sono rotolati giù dalle scale e loro sono andati a riprenderli>
Mirai rimase immobile, poverina capitela, doveva ancora metabolizzare il fatto di star parlando con una testa.
Dopo quel piccolo attimo di sconcerto si abbassò e le grattò la guancia come richiesto
<Oh grazie mille, molto gentile>
Proprio in quel momento, la pattinatrice ed il combina guai tornarono con le parti del corpo di Hiroko che mancavano.
Mao si avvicinò saltellando alla criminologa
<Vuoi smontarla anche tu con noi? E' persino meglio di un mobile dell'ikea>
Si sistemò gli occhiali
<Grazie per l'offerta ma no, preferisco tornare nella mia stanza>
E detto questo, finalmente poté entrare nella sua camera senza problemi.
O almeno così pensava.
Difatti una voce la colse di sorpresa
<Era buono il gelato alla panna?>
Sobbalzò presa alla sprovvista e si guardò intorno alla ricerca di colui che aveva parlato, mentre sentiva una strana sensazione, come se avesse già sentito quella voce.
<Allora, era buono sì o no?>
Alzò lo sguardo, e vide Makoto Naegi che fluttuava a testa in giù con le gambe incrociate.
<Tu!>
<Io>
rispose quello sorridendo mentre Mirai stringeva i pugni.
Quel ragazzo era l'unico che riusciva a farle perdere la calma in quel modo.
<Che ci fai qui?>
<Come cosa ci faccio qui. Io sono il tuo Jolly, sono la manifestazione del potere della carta Il Mondo. Non hai ascoltato Muna mentre spiegava?>
Lei incrociò le braccia al petto
<Certo che ho ascoltato, e ora dimmi, quale sarebbe questo "potere"?>
Il ragazzo dai capelli castani le sia avvicinò muovendosi come se stesse nuotando a rana
<Ogni volta che verrà commesso un omicidio, io ti farò conoscere l'identità di tre sospettati, fra i quali ci sarà anche l'assassino>
Lei spalancò gli occhi, di certo non era inutile, anzi, le avrebbe risparmiato il lavoro.
Makoto continuò
<Bada bene però che non è così facile come sembra, e che ci saranno anche i Jolly altrui ad ostacolarti. In più se qualcuno scoprisse in cosa consiste il tuo Jolly moriresti immediatamente.>
<Lo so, non sono stupida. Tu sai quali sono gli altri Jolly?>
<Sì, ma non credere che ti dirò a chi appartengono e in cosa consistono>
<Non mi aspettavo me lo dicessi.
Solo una curiosità, tutti i poteri si manifestano sotto forma di persona? E anche loro interagiscono con i loro possessori?>
<Esatto, tutti loro hanno conosciuto il loro Jolly non appena svegliati, ma a nessuno di noi era permesso svelare subito cosa fossimo, o comunque dovevamo mantenere un alone di mistero>
Si diede una spinta coi piedi ritornando a fluttuare
<Solo io posso vederti?>
<Esatto, solo tu. Comunque questa sarà l'unica volta nella quale verrò a parlarti senza che prima si compia un omicidio>
Mirai stentò a nascondere un sospiro di sollievo
<Quindi voi apparite solamente quando viene compiuto un omicidio>
Lui scosse la testa
<No, alcuni di noi devono apparire prima, altri ci sono costantemente e altri invece possono essere evocati quando lo si vuole.
Comunque ora devo andare, quindi se hai ancora qualche domanda...>
<Solo una. Perché mi sono stati tagliati i capelli?>
<Oh, Muna ti trovava più carina con i capelli a caschetto>
E detto questo svanì dalla sua vista.
Ebbe appena il tempo di riprendersi che qualcuno bussò alla porta.
Corse ad aprire e vide che erano Misaki e Komo.
La ragazza le sorrise.
<Io e Komo abbiamo pensato di preparare della camomilla per tutti per aiutarvi a dormire visto che sicuramente sarete tutti nervosi>
Komo le sorrise timidamente.
<Accetto volentieri>
Rispose la criminologa prendendone una tazza per poi rientrare nella sua stanza potendo finalmente rilassarsi dopo quella giornata estenuante.
Ed ecco a voi il primo capitolo!
Spero vivamente che vi sia piaciuto e anche di aver interpretato bene i vostri oc.
Se avete lamentele o richieste non esitate a dirmele, in modo cortese ovviamente.
Tutti i personaggi sono stati presentati, chi più chi meno ma tranquilli, avranno tutti il loro momento.
Comunque ecco a voi la traduzione della conversazione in Turco fra Tsutomu, Yomi e Eiji
<Quando credi che ci porteranno il gelato?
<Non lo ma spero si sbrighino>
<Io volevo una torta, non il gelato>
<C'è davvero bisogno di parlare in Turco>
<Ovviamente, questi plebei non capiranno mai di cosa stiamo parlando>
<Staranno tremando dalla paura, probabilmente pensando che stiamo già tramando qualcosa>
<Perché devo sempre essere circondato da idioti?>
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top