Ritorno a casa
PoV Raiden:
In qualche modo, io e Viria siamo riusciti a chiarire, non dava l'impressione di voler mentire, perciò le ho dato il beneficio del dubbio.
La mattina seguente, Jupiter è arrivato con la sua navetta, probabilmente l'aveva accompagnata qui seguendo la mia posizione, altrimenti non mi spiego di come abbia fatto a trovarmi. Mentre lo abbiamo aspettato, volevo fumarmi una sigaretta, ma Viria ha pensato bene di tornare ad essere lei, rompendomi le scatole sulla questione de "il fumo fa male" e bla, bla, bla... posso smettere quando mi pare!
L'uomo ci posa una mano sulle nostre teste, sembra felice di rivederci.
Jupiter: Lieto che abbiate risolto le vostre questioni, sembrate anche più affiatati di prima, devo forse sospettare qualcosa, ragazzi miei?
Oh cazzo, conosco quel sorrisetto sotto i folti baffi. Anche se Viria è attraente, non è il mio tipo, e credo che lei sia del mio stesso avviso.
Viria: Ma no, signor Jupiter! Cosa va a pensare?!
Dice sventolando la mani davanti a sé e l'uomo risponde con una sonora risata.
Jupiter: Tranquilli, stavo solo scherzando!
La sua espressione giocosa torna ad essere seria quando poi si rivolge a me. Mi invita a seguirlo, chiedendo a Viria di aspettarci lì, penso di sapere di cosa vuole parlarmi. Dopo esserci allontanati di qualche metro, prende la parola restando a braccia conserte.
Jupiter: Ragazzo, ti sono molto debitore per il tuo contributo, ma devo chiederti di fermarti. Questa faccenda sta diventando troppo pericolosa per te, ora che ho la pista giusta, lascia che pensi io al resto.
Quella notizia mi lascia perplesso, le mie indagini sono iniziate solo da qualche giorno e già dovrei smettere? Sono confuso, per questo chiedo spiegazioni all'uomo.
-Perché? Dovrei gettare la spugna proprio adesso?-
Lui con fare serio chiude gli occhi, riprendendo a parlare.
Jupiter: Comprendo benissimo il tuo dubbio, ma la pista che dobbiamo percorrere è qualcosa che va al di là delle tue capacità. Se non erro, in questi mesi non ti sei allenato, perciò la tua forza è notevolmente diminuita.
Non posso più coinvolgerti in qualcosa di così grande, è stato sciocco da parte mia farlo.
Non credo che le sue parole siano rivolte all'offendermi, in effetti ha ragione, non mi sono più allenato in questi sei mesi, ero troppo furioso e triste anche solo per fare qualche flessione. Ed è proprio questo che mi fa rabbia, se solo mi fossi impegnato sin da subito, forse avrei potuto essergli ancora d'aiuto. Questo significa che non potrò mai vendicarmi di Cinder...
Lui però poggia le mani sulle mie spalle, guardandomi con un sorriso sotto ai baffi, un sorriso che mi trasmette sicurezza.
Jupiter: Ragazzo mio, sappi che l'avermi aiutato fino ad ora ti rende un grande eroe, però... ho paura.
Da quel giorno ho il terrore di commettere lo stesso errore, lasciare che qualcun altro muoia a causa mia, perdere Arya è stato il mio più grande sbaglio... Ma ora non voglio più sbagliare, per questo motivo devo garantire la vostra sicurezza. Riporterò Xander a casa quando mi sarò assicurato che voi siate al sicuro.
Dopodiché avvolge le braccia intorno al me, stringendomi in un caldo abbraccio. Nonostante la sua massa, ha una presa così delicata. Non ha finito di parlare...
Jupiter: Perché in fondo, tu e Viria, per me siete come dei figli...
Quella frase mi lasciò senza parole, anche se in fondo pensavo la medesima cosa di lui. Tuttavia, sentirlo pronunciare dalle sue labbra fa uno strano effetto. Sento i miei occhi riempirsi di lacrime e non capisco il perché, è istintivo...
Solo qualche istante dopo si staccò da me per spiegarmi nel dettaglio la situazione, una situazione che col senno di poi, è più complicata del previsto.
Jupiter: Cinder Fall è sicuramente la mente dietro l'attacco di Beacon, un piano che nemmeno io mi sarei immaginato.
Ma a giudicare dalle testimonianze che hai raccolto, non c'è dubbio sulla vera causa dell'attacco di Beacon. È opera di qualcuno che Ozpin sta combattendo da anni, è la ragione per la quale ha fondato le scuole per Cacciatori... ed è stata anche la causa della morte di una mia conoscenza.
Guarda verso il cielo, con un'espressione strana, quasi triste, probabilmente ha ricordato qualcosa che non voleva ricordare. Anche se a giudicare dall'ultima frase, deduco che anche lui, come me, abbia perso qualcuno di importante.
Jupiter: Ed è anche colei che ha generato tutti i Grimm, il suo nome è Salem.
Una dea con poteri incredibili, non sono esistiti cacciatori nella storia capaci di sconfiggerla, neanche lei.
Probabilmente Cinder Fall è solo la pedina del suo piano, distruggendo le scuole, nessuno può ostacolarla.
E dopo quel che ho visto, non posso più stare a guardare. Ho preso la mia decisione: devo fermare Salem, e lo farò con le mie stesse mani! Non servirà a redimere i miei peccati, ma forse potrò vendicare tutti coloro che sono caduti per questa guerra silenziosa.
Ora capisco... la situazione è più delicata del previsto. Mi chiedo perché Ozpin non abbia mai rivelato l'esistenza di questa al mondo, l'umanità potrebbe sempre prepararsi.
La sua espressione ha un che di strano, pare essere sofferente, ha lo sguardo perso nel vuoto. Anche nel modo in cui parla sembra parecchio sofferente, soprattutto quando ha pronunciato quella "lei". A chi si riferisse, non mi è dato saperlo e non credo me lo dirà nemmeno se glielo chiedessi. Sospiro e incrocio le braccia al petto. Facendogli l'unica domanda che mi viene in mente...
-Cosa dovrei fare allora?-
Lui a braccia conserte mi guarda negli occhi, non levandosi quell'espressione di sofferenza.
Jupiter: La scelta sta a te, puoi tornare a casa, oppure puoi proseguire per la tua strada. Ti chiedo soltanto una cosa, non fare nulla di pericoloso, Raiden...
Sono frustrato, arrabbiato, non so cosa fare. L'unica cosa che mi viene in mente è seguire Viria, non ho più un obiettivo. Volevo trovare Cinder per vendicare la morte di Pyrrha, ma forse era solo un mio capriccio. Non posso nemmeno mantenere la promessa fatta a Jaune, che cosa dovrei fare...?
-E va bene, resterò con Viria, almeno eviterò di farti preoccupare.-
Lui in quel momento sorride, pare che la mia risposta lo abbia soddisfatto, ma non ho finito di parlare.
-Però... voglio che tu mi trasmetta ogni informazione nuova che riceverai, così come ho fatto con te in questi giorni.-
Annuisce con la testa, dopodiché mi invita a seguirlo fuori dal vicolo. Ha accettato la mia richiesta abbastanza facilmente, anche se non sarò io a scoprire le informazioni, penso che a Jaune interessi sapere soltanto come va l'investigazione. La corvina è accanto alla navetta di Jupiter, dopo averci accolti, l'uomo ci invita a salire. Mi chiedo dove voglia portarci. Solo quando rivolge quella domanda a Viria, comprendo che la meta è sconosciuta persino a lui.
Jupiter: Abbiamo recuperato Raiden. Dimmi ragazza mia, dove devo portarti?
L'espressione di lei sembra pensierosa, ma subito dopo aver sentito quella domanda, sul suo viso si forma un sorriso, rispondendo al Re dei cacciatori.
PoV Viria:
La risposta è più semplice di quel he sembra, è un luogo dove non sono mai tornata dopo il disastro di Beacon, ma non potevo farlo. Dovevo aiutare le persone che mi avevano salvato prima di tutto, ora che il signor Jupiter pare essersi ripreso, direi che è arrivato il momento di tornare lì e scusarmi per essere mancata.
-A casa mia, ad Atlas!-
L'uomo rimase stupito per un'istante, anche se credo di aver capito il perché, dovermi riportare lì, implicherà il rivedere mio padre. E da quanto mi ha raccontato, non sono rimasti in buoni rapporti, ma non penso che papà sia il tipo da cacciare di casa qualcuno.
Anche se un viaggio lungo, ha acconsentito comunque, e Raiden sembra stupito di sapere del mio luogo d'origine. Effettivamente l'avevo raccontato solo a Xander ed Arya il primo giorno di scuola.
Non abito esattamente nella città di Atlas, sotto la protezione dell'esercito; ma nella zona innevata lontana da essa e Mentle, isolata dalla civiltà. La nostra è una casetta modesta, nonostante siamo in cinque e con poco spazio per tutti, ma almeno non soffriamo il freddo glaciale.
Il viaggio è lungo, ma quando c'è qualcosa da fare le cose cambiano e il tempo vola via velocemente. Il signor Jupiter ha una passione "segreta": i videogiochi, ed è strano, non ho mai visto una console nella camera dei fratelli. Raiden ed io abbiamo passato il tempo a giocare ad un picchiaduro, devo dire che il Semblance si rivela utile anche in questo caso, ma ho preferito non usarlo tantissimo, mi sembra di barare. Anche senza, l'ho battuto tutte le volte, potrei iniziare prenderci gusto, quando avrò un lavoro ci penserò! Improvvisamente vedo il sole schiarirsi sempre di più, fino a diventare poco visibile, non è buio, sono le bufere di neve che rendono difficile il passaggio dei raggi solari. Ci siamo quasi ormai, mi avvicino al finestrino per osservare meglio il paesaggio fuori: un'enorme distesa innevata, vi è solo qualche animale invernale in giro e mi sembra di scorgere qualche Grimm di montagna, troppo lontani per rappresentare un vero pericolo.
Prima stavamo sorvolando i cieli di Vale, così chiari e sereni, ma adesso lo scenario è cambiato improvvisamente, e dire che questa strada, mamma e papà la percorrevano sempre per fare provviste in città.
Finalmente scorgo la mia abitazione, così chiedo di abbassarci di quota, ormai siamo arrivati! Mi sembra di scorgere qualcuno fuori da casa, quella figura così minuta è inconfondibile: non è nient'altro che la mia sorellina più giovane, Sapphire Bearclock.
Sembra essersi accorta della navetta che sorvola la zona, infatti rientra in casa. Vedo chiaramente mia madre uscire nel cortile anteriore alla casa. È lì che atterriamo, dopo pochi istanti lo sportellone si apre e la mia sorellina mi corre incontro, abbracciandomi forte.
Sapphire è una ragazzina piuttosto minuta, dai capelli corvini come i miei e gli occhi azzurri, veste di abito nero lungo, usato parecchio da queste parti, visto il clima così freddo. È bello portela rabbracciare dopo tanto tempo... Venne il turno di Gwen, poco più grande di Sapphire, ma lei in confronto, è più alta e sviluppata fisicamente.
Sento il loro calore e il loro pianto di gioia, non nego di provare anch'io quel tipo di gioia nel rivedere le mie amate sorelle.
Anche Gloria, mia madre, mi abbraccia forte: una donna alta, dal vestito casalingo lungo e un grembiule legato intorno alla vita; è la classica mamma tuttofare, cucina, fa la spesa e lavora per aiutare papà. Per questo lavoro spesso in casa, quando lei è stanca, penso io a tenere tutto in ordine. Il calore materno mi mancava... le sue strette, i suoi baci e l'affetto che si provava in casa propria. Mamma e le mie sorelle sembrano stupite di vedere come sono arrivata, e soprattutto di vedere che ho portato degli ospiti. Il signor Jupiter e mia madre si guardano negli occhi, come due vecchi amici rimasti lontano l'uno dall'altro per molto tempo. Sospiro e osservo la scena con una nota di sollievo.
-È bello essere a casa, mamma.-
Gloria: Bentornata, tesoro...
Mi dice lei con un sorriso pieno di gioia, nemmeno io provavo da così da tanto una tale felicità. Anche se non l'ho mai ammesso, ho sempre sentito la nostalgia di casa.
Manca solo una persona all'appello, questa esce subito dalla porta, indossa anche lui un abito lungo come quello di Sapphire: una figura alta, dai lunghi capelli corvini e gli occhi azzurri, un pizzetto e delle lunghe basette; mio padre, Diluc. Si guarda attorno preoccupato e notando la mia figura, vedo un sorriso colmo di speranza e felicità.
Diluc: Principessa!
Ha sempre usato quel soprannome affettivo sin da quando ero bambina, non che mi dispiaccia, ma ora che sono adulta, sentirmelo dire è un po' imbarazzante...
La sua attenzione si sposta poi sulla figura alle mie spalle, e ne sembra sorpreso.
Diluc: ... Jupiter?
I due si guardano negli occhi per interminabili minuti, nei loro sguardi noto quel senso di nostalgia perduto da tempo, non vi è dialogo tra i due, soltanto uno scambio di espressioni confuse.
Tutto sembra cambiare nel momento in cui entriamo dentro casa; papà con fare allegro porta una bottiglia di spumante dalla cantina, fino alla cucina, versandone un bicchiere agli adulti presenti per brindare, è sempre stato un festaiolo nell'animo.
Gwen e mamma paiono essere interessate a Raiden dal modo in cui lo guardano, soprattutto la mia amata sorellina. Papà ad un certo punto si alza in piedi, schiarendosi la voce.
Diluc: Che ci crediate o meno, questo è uno dei giorni più felici della mia vita! Dopo lunghi mesi di attesa la mia amata bambina è finalmente tornata a casa!
La situazione da prima serena, si ribalta nel momento in cui inizia a guardare storto Raiden. Oh no... spero non ricominci con quella storia! Si regge una gamba sulla sedia, puntando l'indice contro il mio compagno.
Diluc: Tuttavia! Il fatto che tu porti un ragazzo qui in casa, mi puzza parecchio!
Afferma ad alta voce. Noto come il rosso stia guardando nella mia direzione con fare confuso, ed io porto la mia mano destra davanti al viso. Papà è sempre il solito...
PoV Raiden:
Okay, la famiglia di Viria è alquanto... particolare, sono in questa casa da appena cinque minuti e ho già gli occhi puntati su di me, probabilmente staranno pensando che io sia il suo ragazzo o qualcosa di simile, roba da pazzi...
Oltre al suo amorevole padre, osservo il resto dei membri della famiglia: la madre pare essere particolarmente interessata a me, la prima cosa che mi ha detto appena entrato in casa... è che sono un bel giovanotto, e ha ragione, però mi inquieta parecchio; poi vi è una ragazza dai capelli corvini raccolti in una coda, lei mi osserva ancora più incuriosita della madre, tenendosi una mano davanti alla bocca come a coprirsi; l'ultima pare essere la più normale, la piccoletta dai capelli corti, non sta guardando verso di me, ma verso la sorella più grande con espressione sconsolata. Quello sguardo lo riconoscerei fra mille, perché è la stessa faccia che tengo pure io di tanto in tanto: sofferente.
Prima di concentrarmi su di lei, meglio risolvere col papà geloso, così dico l'unica cosa più sensata che mi viene in mente. Per un attimo il mio sguardo cade su Viria e lei mi fa cenno di negare ogni suo presentimento.
-Sono solo... un amico di sua figlia.-
A giudicare dalla sua espressione, non sembra essersela bevuta, evidentemente non gli piaccio proprio.
Diluc: "Amico"? L'ultimo "amico" che la mia principessa ha avuto, ha cercato di ucciderla, per tua informazione!
Viria: Papà, smettila di chiamarmi in quel modo...
Forse ho capito da dove arriva la sua diffidenza, la causa di tutti i problemi di Viria rimane sempre quell'ossessivo figlio di puttana. Incrocio le braccia al petto e accavallo le gambe rispondendo all'uomo.
-Ah, quell'idiota, è stato fortunato a non combattere contro di me.-
Chiudo gli occhi per un'istante, riaprendone solo uno e guardando proprio Viria, e lei in risposta mi sorride.
Il pranzo passa in fretta, e la scenata fatta dal padre di lei sembrava soltanto una farsa, forse per testare il mio legame con la figlia? Non ne ho idea. L'uomo ci fece fare un tour della casa, e nonostante all'esterno sembri piuttosto minuta, all'interno è parecchio spaziosa e accogliente.
Vi è una stanza unica per tutte e tre le figlie, un bagno, una camera per i genitori e infine una palestra sotterranea; piena di strumenti da sollevamento pesi, sacchi da boxe e addirittura un ring. Così sporgendomi sussurro alla mia compagna.
-Ecco da dove deriva la tua passione per la lotta.-
MI riferisco al padre, all'apparenza è una montagna di muscoli. Lei in risposta, sogghigna quasi divertita.
Viria: Non ho preso da papà, se te lo stessi chiedendo.
-Come sarebbe a dire?-
All'improvviso, da una porta che pare essere dello spogliatoio, esce la signora Gloria in top e pantaloncini da ginnastica neri. Sembra pronta per allenarsi, infatti si dirige sul ring con passo lento, appoggiandosi poi alle corde. Il suo sguardo pare quello di una bestia pronta ad azzannare la sua preda, ma il suo tono e i suoi modi sono quelli gentili usati poco fa quando mi ha accolto in casa sua.
Gloria: Jupiter! Ti andrebbe di combattere con me?
Con Jupiter? È forse impazzita? Eppure sembra abbastanza sicura di sé, guardo successivamente verso l'uomo enorme e noto nel suo sguardo qualcosa che non avevo mai visto: paura, possibile che abbia paura di quella donna? Persino le figlie sono sorprese di questa scelta, mentre il padre di Viria pare aver capito tutto e sembra anche molto divertito dalla cosa.
Diluc: Vedete ragazzi, quando Jupiter ed io andavamo a Beacon, lui era considerato uno degli studenti più forti. Solo due persone riuscivano a batterlo in uno scontro diretto: una di esse era proprio la mia Gloria!
Disse ad alta voce scoppiando poi in una grassa risata e incitando Jupiter a farsi avanti con una pacca sulla spalla. Il mondo è davvero piccolo se lui andava a scuola col Re dei cacciatori, forse era un suo compagno, o qualcosa del genere.
Possibile che la madre di Viria sia così forte da spaventarlo in quel modo? L'uomo pare essersi rassegnato e salendo sul ring si mette in guardia.
E subito inizia lo scambio di colpi, lei pare essere una leonessa contro un'innocua gazzella, il Re dei cacciatori non sta ancora attaccando, sembra volersi difendere e basta. Il suo stile di lotta è uguale identico a quello di Viria, questo significa... che è stata quella donna ad insegnarle a lottare?!
Ora che ci penso... tempo addietro ci raccontò di discendere da un clan di combattenti che cacciavano i Grimm a mani nude. Quanto diavolo può essere forte?!
Nel mentre lo scontro prosegue, osservo la mia compagna parlare con la sorella di nome Gwen, mentre la più piccola è alla mia destra, con sguardo basso rimane in silenzio, ogni tanto pare osservare la sorella più grande con la coda dell'occhio.
Siccome sono un tipo abbastanza sfacciato e non so farmi gli affari miei, andrò a parlarle.
-Ehi piccoletta, perché quel muso lungo? Non sei felice di rivedere la tua sorellona?-
Lei, quasi spaventata si allontana di qualche centimetro da me, ma poi si riavvicina lentamente, alzando la voce per il soprannome che le ho affibbiato.
Sapphire: Il mio nome è Sapphire! E comunque... io sono felice, ma ancora una volta mi sento oppressa dalla sua presenza.
Capendo che forse potevano sentirci, le faccio cenno di andare a sederci su una panchina lì vicino. Una volta seduti, continua il discorso.
Sapphire: Viria è sempre stata la sorella perfetta: premurosa, educata, attenta, forte. Tutte qualità che l'hanno resa non solo la sorella perfetta, ma anche la ragazza perfetta.
Ha tutte le carte in regola per diventare una cacciatrice fortissima, è forse il meglio della famiglia. Io invece che cosa sono? Una normalissima ragazzina senza talento, senza forza... ma nonostante mi senta così oppressa, non cambierei la mia sorellona per nulla al mondo, è la persona che amo di più al mondo. Voglio diventare come lei...
Da un certo punto di vista, questa ragazzina ricorda un po' il vecchio me stesso, forse per questo provo molta pena per lei. Sono forse la persona meno adatta per dare consigli, ma voglio comunque dirle come la penso al riguardo.
-Siamo sulla stessa barca, ma ormai sminuirsi così tanto è diventato inutile. Vuoi diventare come Viria, no? Allora sfrutta questo desiderio per darti forza, di certo non diventerai come lei restandola ad osservare da lontano con l'invidia che ti divora. L'unica cosa che puoi fare è prendere la situazione di petto e darti da fare per raggiungere quest'obiettivo. E forse un giorno, sarà lei a dover stare al tuo passo.-
I suoi occhi sono divenuti lucidi al sentire la mia ultima frase.
Sapphire: Tu... lo credi davvero?
Io faccio le spallucce, sorridendo con sincerità. La situazione mi diverte parecchio, ma allo stesso tempo ritrovo molto di me.
-Chi lo sa? Sono un qualcuno come tanti, entrato nella tua vita con l'unico scopo di darti una spinta in più. Di una cosa sono certo: non mento mai, quindi sì, lo credo davvero.-
Lei si asciuga le lacrime e subito dopo compare un sorriso sul suo volto, in fondo è ancora una ragazzina, immagino voglia solo essere compatita e rassicurata. Adesso ha l'espressione di chi si è tolto un peso, forse voleva soltanto essere ascoltata.
La mia attenzione si sposta nuovamente sull'incontro, avevo sentito durante la nostra chiacchierata rumori di lotta, ma non mi sarei mai aspettato una vittoria da parte della signora Gloria. Ha atterrato Jupiter con una tecnica di arti marziali, mettendolo letteralmente a testa in giù e con le gambe all'aria. Sono sconvolto... quel mostro sarebbe la madre di Viria? La donna alza le braccia vincente, come una vera wrestler, mentre il marito scoppia in una grassa risata, urlando...
Diluc: Quella è mia moglie!
La donna poi, assume un'espressione assolutamente terrificante.
Gloria: Il prossimo sei tu.
E l'uomo, capendo di essere fottuto, cerca di allontanarsi con una scusa, portandosi dietro Jupiter.
La sorellina di Viria va verso la mia compagna, non prima di girarsi verso di me, sorridendomi.
Sapphire: Grazie...
Ed io ricambio il suo sorriso.
La ragazzina chiede alla sorella più grande di seguirla, ed entrambe vanno sul ring. A quanto pare vogliono sfidare la madre in un tag team due contro uno. E fanno bene, quella donna è abbastanza forte da tenere testa ad entrambe.
Mi è bastato stare qualche ora con questa famiglia, ed ho finalmente compreso la situazione: Viria e Sapphire hanno seguito le orme della madre, l'altra ragazza di nome Gwen pare molto poco interessata alla lotta; mentre il padre mi è ancora sconosciuto, una cosa che ho imparato da questa giornata, è che le apparenze ingannano.
Sapphire volta lo sguardo verso di me prima che inizi l'incontro, ed io annuisco cercando di infonderle coraggio. È ancora piccola, ma nei suoi occhi vedo determinazione. Molto interessante...
PoV Jupiter:
Non è assolutamente per vantarmi, io non ho mai avuto paura di nessuno da quando sono diventato cacciatore. Tuttavia... solo due cose mi mettono una sensazione di paura e impotenza: Summer, perché era l'unica cacciatrice che non riuscivo a sconfiggere in un combattimento amichevole, e la moglie di Diluc.
Quella donna è sempre stata una forza della natura, ed ha sempre usato quella potenza per umiliarmi in un certo senso. Nonostante la mia stazza, in un confronto fisico non posso sconfiggerla.
Diluc pare aver capito che tirava una brutta aria anche per lui, così mi ha proposto di allontanarci.
Prende una cassa di birre dal frigorifero e ci dirigiamo fuori nel cortile.
C'è un bel tramonto nei cieli di Atlas, nonostante il sole non riscaldi per nulla, vista l'atmosfera gelida del posto. Anche se io non lo sento affatto, e nemmeno lui.
Dopo esserci stappati le birre, facciamo un brindisi alla nostra salute, iniziando a bere. Non vi è ancora nessun dialogo tra noi, e non saprei nemmeno come rompere il ghiaccio... così ci pensa lui.
Diluc: Che sensazione meravigliosa! Bere in compagnia mi riporta alla mente bei momenti! Ricordi quando fregammo dalla sala professori il liquore di Port e andammo a berlo insieme a Sayer sul tetto dei dormitori?
Nonostante i miei pensieri siano concentrati su ben altro, ricordo benissimo quella vicenda. Siamo stati messi in punizione per tutto il fine settimana, al tempo eravamo dei veri teppisti.
-Già...-
Riprendo poi a bere in silenzio. Lui però, non ha finito di parlare.
Diluc: Delle volte vorrei tornare indietro per rivivere quei momenti, ma non hanno inventato la macchina del tempo, eheh...
Posa la sua lattina a terra, volgendo lo sguardo verso di me e questa volta mi sembra di scorgere un sorriso sul suo volto.
Diluc: Ascoltami, Jupiter... sono molto felice che tu sia qui, soprattutto perché posso ringraziarti personalmente.
-Di cosa vuoi ringraziarmi?-
Diluc: Come 'Cosa'? Hai salvato la mia bambina e l'hai riportata a casa!
Sai... quando Viria ci disse dove era andata a rifugiarsi, Gloria non era d'accordo, ma io sapevo che si trovasse in buone mani.
Perciò dal profondo del cuore... ti ringrazio!
Dopodiché volse i suoi occhi verso il tramonto, incrociando le braccia al petto.
Diluc: Anche se a dirti la verità, non me la sentivo ancora di perdonarti.
Poi però, Viria mi raccontò cosa ti era successo... ed improvvisamente ho sentito una strana sensazione di vuoto.
Ho guardato le mie mani e mi sono sentito un vero idiota. La mia paura più grande in quelle ore angoscianti, era che potesse succedere qualcosa alla mia principessa, qualcosa che me l'avrebbe portata via per sempre... Invece tu l'hai salvata!
Io... io non so cosa dire, mi dispiace per quello che è accaduto a tua figlia.
Questa situazione è ironica da un certo punto di vista, ma un'ironia crudele.
Stringo i pugni ripensando a quella maledetta notte, ripenso al sorriso di Arya, ripenso alla sua spensieratezza e poi... tutto sparisce davanti ai miei occhi.
Figlia mia... perdonami.
-Più di cinquemila civili erano presenti a quel torneo, gli studenti erano un centinaio lì presenti e altri trecento a Beacon.
Siamo riusciti ad evacuare tutti, minimizzando i danni a qualche ferito. Vi sono state solo quattro vittime: Ozpin, Pyrrha Nikos, Raphael Waveforce e... mia figlia.
La loro scomparsa mi pesa parecchio...-
Poggia una mano sulla mia spalla, battendo piano su di essa.
Diluc: Jupiter, tu non hai alcuna colpa di quanto è accaduto. Hai fatto del tuo meglio e hai cercato di pensare al bene di tutti e ci sei riuscito! Lo hai sempre fatto, sin da quando eravamo studenti!
-Che senso ha pensare agli altri?! Se non riesco a salvare nemmeno mia figlia, con che coraggio mi definisco un cacciatore o un buon padre?!
Ogni notte è sempre peggio, sogno ogni volta quelle fiamme... quella distruzione e poi il suo cadavere consumato dal fuoco...
Avevi ragione tu, Diluc... Sayer è morto per colpa mia, e la storia si è ripetuta!-
Urlo con tutto il fiato che ho in corpo, colpendo una roccia lì vicino e distruggendola.
Diluc: Io non ho mai pensato che Sayer fosse morto per causa tua!
Ho soltanto voluto cercare un colpevole dove non c'era! Ma nel profondo del mio cuore... sapevo che tu non c'entravi nulla...
Però questo non dev'essere un punto fermo, devi continuare a lottare!
-E per cosa?! Si sono presi tutto ciò che avevo! Il mio spirito di combattente, la mia voglia di andare avanti, mia figlia... non mi resta più niente.-
Mi porto le mani tra i capelli, stringendoli con tutta la forza che ho. Il sentimento di tristezza si sta trasformando in rabbia...
Diluc: Questo non è vero! Ti resta ancora qualcuno: tua moglie e tuo figlio.
Ormai quello che hai perso non lo riavrai... è doloroso, lo so, ma puoi sempre combattere per ciò che possiedi ancora!
Devi diventare più forte, perché non torni nel luogo dove ti sei addestrato?
Il santuario del maestro Lee...
Mi sono bastati cinque anni di addestramento per diventare il cacciatore più forte, quell'uomo è un genio. Probabilmente se lo affrontassi quando era nei suoi anni migliori, non riuscirei a batterlo neanche adesso. Non sarò mai al suo livello.
Ma ormai dubito che possa insegnarmi qualcosa...
Un momento... forse a me non può insegnare nulla, ma a qualcun altro, sì.
Rimango lì a riflettere per qualche istante, poi Diluc si porta avanti a me, poggiandomi una mano sulla spalla.
Diluc: Ascoltami Jupiter, io ormai ci ho messo una pietra sopra a quella storia. Anche perché sono in debito con te, puoi chiedermi qualunque cosa.
Ho appena avuto un'idea, e forse con un po' di fortuna, potrei riuscire a sconfiggere tutti i nostri nemici e salvare il mondo intero.
-Sì, in effetti c'è qualcosa che potresti fare. Ascoltami attentamente.-
Stringo il pugno ed espongo la mia idea.
La mattina dopo...
Intendo portare con me Raiden e Viria dal maestro Lee, sono dei ragazzi molto promettenti e se imparassero qualcosa potrebbero dare una grossa mano in futuro. Inoltre è il maestro ad avermi insegnato il colpo che frantuma l'aura, Viria ne sarà molto felice.
Diluc fu subito d'accordo e mi permise di portare in quel luogo sua figlia. Dovrà essere lei a decidere se combattere o meno, perché a giudicare dalla sua espressione, non voleva lasciare nuovamente la sua famiglia, e in fondo la capisco.
Ai ragazzi non ho ancora raccontato nulla su dove stiamo andando, forse è immorale, ma penso che se glielo avessi raccontato prima, non mi avrebbero seguito.
Nel mentre loro si addestreranno, io penserò a cercare Alexander, e magari potrei convincere anche lui ad allenarsi qui. Le forze oscure di Salem stanno avanzando e presto ci sarà una battaglia che coinvolgerà tutti, dobbiamo tenerci pronti, e da solo non posso fare moltissimo.
Il santuario del maestro è tra le montagne, abita in una zona non presente sulle mappa, geograficamente è ad Atlas, anche se al confine, ma nessuno a parte me e pochi altri sappiamo della sua esistenza.
Non dimenticherei mai la strada, da giovane ho dovuto percorrerla a piedi. Vedo delle montagne non innevate in lontananza, ci siamo.
Ecco l'enorme tetto in tegole blu ergersi, parte dell'enorme tempio; il cortile è immenso, grande quanto la struttura della Vytal Tower. Ricordo ancora quando mi allenavo in quell'enorme spazio, una valanga di ricordi mi assale e subito rivedo il me stesso passato alle prese coi manichini d'allenamento.
Trovo uno spiazzo per poter atterrare e finalmente usciamo dalla navetta. Vi è una scalinata che porta verso l'enorme portone, così ne approfitto per raccontare le mie intenzioni ai due giovani in mia compagnia.
-Perdonatemi se vi ho portati via senza preavviso, sappiate che quello che sto per fare, è unicamente per il vostro bene. Questo è il luogo dove io mi sono addestrato per diventare Re dei cacciatori.-
Raiden: Quindi... seguiremo le tue orme?
Annuisco al ragazzo senza girarmi.
-Esattamente.-
Dopo altri gradini, arriviamo finalmente in cima, il portone per qualche strana ragione si apre da solo. Dopo quel rumore cigolante, l'atmosfera diviene nuovamente tetra e silenziosa, non vi è alcun rumore, anche perché difficile da percepire vista grandezza del luogo. Oltre al cortile, vi è un'altra scalinata che porta fino alle porte del palazzo.
Queste si aprono e da esse ne esce una figura anziana, ingobbita, che tiene le braccia dietro alla schiena. All'improvviso questa sparisce nel nulla, volgo lo sguardo in basso e noto l'anziano davanti a me con sguardo sorridente, il tutto mentre passo la sua mano guantata sulla sua barbetta bianca.
???: Era da molto tempo che non ci vedevamo, mio vecchio discepolo.
In segno di rispetto, mi inchino verso di lui, tenendo anche la testa bassa.
-Sono lieto di rivederla, maestro Lee.-
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