54 - Grata (Parte 2)

Dopo che Yoongi pronunciò quelle parole, cadde nuovamente il silenzio all'interno della vettura del grigio.

Il ragazzo non se la sentì di aggiungere altro; ma almeno il suo stato d'animo, dapprima pesante e oppresso a causa di quel massiccio macigno che teneva dentro di sé, adesso era divenuto più leggero, essendosi liberato di tale peso.
Yoongi ora riusciva a respirare, gli era sembrato di aver percorso quel lungo tratto di strada con il fiato trattenuto, trovandosi in una dolorosa situazione d'apnea.
Il maggiore continuò a guidare immerso in quell'atmosfera pregna di disagio; anche se si sentiva più libero, non negava che il nervosismo per aver rivelato il vero motivo di quel viaggio, si percepisse enormemente nell'aria.

Ogni tanto Yoongi lanciava qualche rapida occhiata alla ragazza; Minhee non aveva detto più nulla, e il grigio soffriva nel vedere la fidanzata fare scena muta di fronte ad una situazione simile.
Desiderava ardentemente conoscere i suoi pensieri, le sue riflessioni; avrebbe voluto tanto entrare nella mente della più bassa, per carpire qualche informazione in più.

Non sapeva che all'interno della testa di Minhee, si stava creando una confusione immensa, causata dalle tante sensazioni e dai numerosi ricordi che stavano soffocando la più piccola.

La bruna non sapeva cosa pensare; odiava sua madre, l'aveva sempre odiata per ciò che l'aveva costretta a sopportare durante gli anni in cui aveva frequentato quell'uomo, ma non poteva dimenticare tutti i momenti che Minhee aveva passato assieme a lei, prima che suo padre morisse e andasse tutto in malora.

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"Mamma mamma! Guarda com'è bello!!!!"

La piccola indicò l'elefante rosa di peluche; gli elefanti non erano i suoi animali preferiti, eppure appena i suoi occhi si erano posati su quel pupazzo, Minhee si era innamorata all'istante.

"Un elefante? Ti sei già dimenticata dei tuoi adorati pinguini?" Ridacchiò la madre.

"Io amo tutti gli animali!" Esclamò la bambina.

Minhee era fortemente ossessionata dalle famosissime creature ricoperte dal particolare piumaggio bianco e nero, ma adorava quasi tutti gli animali che avevano la fortuna di possedere un musetto carino.

"E poi... non c'è il pinguino." Borbottò imbronciata.

"Lo possiamo prendere?" Domandò subito dopo, il minuscolo dito continuava a indicare quell'elefante rosa più grande di lei.

"Minhee... la tua stanza è già piena di peluche." Sospirò la mamma.

Ma la piccola furbetta fece i suoi irresistibili occhioni dolci, mettendo a dura prova la resistenza della donna.
Quest'ultima non voleva comprare l'ennesimo peluche a Minhee, poiché sapeva già che dopo averci giocato per le prime settimane, lo avrebbe abbandonato come aveva fatto con tutti gli altri, e sostituito con un altro giocattolo, più bello e nuovo.
Non voleva che sua figlia diventasse una bambina viziata, aveva solo sette anni, se lei e suo marito avessero continuato ad assecondare ogni sua richiesta, la piccola Minhee non avrebbe mai imparato il significato della parola valore.

"Minhee-"

"Mi manca l'elefante! Ho tutti gli animali, ma l'elefante non ce l'ho!"

La bambina continuò a insistere, e dopo un lungo e tortuoso scambio di sguardi, la mamma non resistette più e cedette.

"Okay... ma non lo dire a papà."

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"Papà papà!!! Guarda cosa mi ha preso la mamma oggi!"

Appena l'uomo rientrò a casa dopo un'intensa giornata di lavoro, venne subito travolto dall'esuberanza della sua piccola.
La mamma si sbatté una mano sulla fronte, ricordandosi dentro di sé il momento in cui aveva chiesto a Minhee di non dire nulla del nuovo peluche al padre.
In fondo sapeva che la bambina non avrebbe resistito a lungo, ma in questo caso Minhee non aveva resistito proprio per niente.

"Un nuovo peluche? Minhee, tra poco dovrai venire a dormire con noi, la tua cameretta si sta sovraffollando!" Esclamò il padre ridendo.

"Non è vero papà! C'è posto anche per me!" Rispose la piccola, ridendo assieme a lui.

La bambina dopo aver fatto vedere il signor Pinkies a suo padre, così aveva rinominato l'elefante rosa, salì di corsa le scale per poter prendere un altro peluche, il signor Pingu, e poter farli giocare tra loro.
Quando Minhee scese le scale, reggendo l'elefante di peluche con un braccio e il pinguino con l'altro, si bloccò non appena udì i suoi conversare.

"La stai viziando troppo." Commentò il padre.

L'uomo amava vedere il sorriso stampato sul visetto della sua adorabile bimba, ma ricordava benissimo di averle comprato un altro peluche solo due settimane prima.
E si stava chiedendo che fine avesse fatto.
Non voleva che la sua principessa potesse diventare una di quelle bambine viziate, che appena chiedevano una cosa, questa le veniva immediatamente concessa.

"Hai ragione caro, ma non riesco a dirle di no, è più forte di me!" Si lamentò la donna, consapevole che avrebbe dovuto iniziare ad essere un po' più severa con la piccola.

"Tesoro, non posso essere io il genitore cattivo, e tu il genitore buono. Altrimenti in futuro si appoggerà sempre a te per ogni minima cosa."

"Che dici? Non sono il genitore buono!"

"Tu sei sempre il genitore buono."

-

"Il genitore buono..." Mormorò Minhee con un filo di voce.

Lo sguardo era fisso sulla strada, la mente immersa del tutto nei ricordi.
Una piccola lacrima riuscì a scappare dall'angolo dell'occhio, ma Minhee con la mano la spazzò via all'istante, evitandole di fare il suo percorso lungo la guancia.

"Hai detto qualcosa?" Borbottò Yoongi, che non aveva compreso per bene le parole che la minore aveva appena sussurrato.

Minhee deglutì nervosamente; continuò ad osservare le auto vicine a loro che superavano a tutta velocità il veicolo del fidanzato, cercando di fuggire dallo sguardo indagatorio di quest'ultimo.
Ma la castana sussultò, non appena percepì la mano di Yoongi posarsi delicatamente sulla sua coscia.
La ragazza si voltò verso di lui, e il grigio notò immediatamente gli occhi lucidi e un pochino arrossati; ma Minhee qualche secondo dopo si rigirò nuovamente.

Provava vergogna nel far vedere quanto quell'argomento riuscisse a renderla ancora così debole e fragile; sapeva che non doveva porsi problemi con Yoongi, eppure la ragazza se li poneva comunque, a causa della sua forte insicurezza e sfiducia in sé stessa.

"Mia madre era il genitore buono."

Yoongi inarcò un sopracciglio, confuso sul significato delle parole appena udite.

"Mio padre non era severo... ma tra i due era quello che mi diceva spesso no. Quando ero piccola non riuscivo a capire, volevo solo giocare, quindi quando volevo qualcosa mi rivolgevo ogni volta a mia madre, perché sapevo che non era capace di dirmi no come invece faceva mio padre. Ad oggi, ho capito che mio padre non era severo, era giusto. Mi viziava, ma senza esagerare."

"Quindi... tua madre ti viziava molto?" Domandò il maggiore con tono parecchio incerto.

Un amaro sorriso prese vita sulle labbra di Minhee.

"Troppo. Yoongi, lei era... perfetta. Una madre tanto premurosa, affettuosa, dolce e gentile. Mi coccolava, non mi faceva mai mancare niente, e mi riempiva sempre di tanti abbracci e frasi colme d'amore." Sussurrò la bruna.

Una morsa strinse il cuore della ragazza, mentre lei pronunciava quelle determinate parole.
E quella dolorosa stretta aumentò, a causa di quel che avrebbe detto in seguito.

"Poi mio padre è morto. E lei è cambiata totalmente." Disse con un'agghiacciante freddezza.

Yoongi adesso aveva la certezza che la madre di Minhee volesse molto bene alla figlia, ma purtroppo la morte del marito, padre della sua fidanzata, aveva innescato un qualcosa nella donna, che la spinse a mutare totalmente il suo carattere.
E questo, implicava anche il rapporto che aveva con Minhee.

Il grigio comprese la lotta interiore che stava avvenendo dentro la testa della ragazza; Minhee era combattuta sui sentimenti che provava per la donna che l'aveva messa al mondo.
Provava odio e rancore per tutti quegli anni che aveva dovuto sopportare in silenzio, a causa dell'uomo che sua madre aveva erroneamente fatto entrare nelle loro vite, ma allo stesso tempo non riusciva a ignorare i bei momenti che aveva passato insieme a lei quando suo padre era ancora in vita.

Minhee pensò che forse, all'interno di quella persona che aveva tanto odiato nell'ultimo periodo che aveva vissuto, ci fosse ancora la donna che invece aveva amato incondizionatamente.

"Non lasciare che quei brutti ricordi, oscurino i momenti belli e felici che avete vissuto quando eravate ancora una famiglia unita. Certi ricordi legati alla persone che più amiamo sono preziosi, e personalmente penso che vadano conservati."

Vedendo che Minhee non pronunciò alcuna parola, Yoongi si affrettò a mettere le mani avanti, per paura che la castana potesse fraintendere.

"Non fraintendermi, non sto dicendo cosa devi fare. Il mio è un consiglio, poi ovviamente la scelta spetta solo e unicamente a te. Io non sono nessuno per dirti cosa devi fare o dire, e come devi reagire quando si parla di lei, e quando la incontrerai. Non ho passato quel che hai passato tu, non posso comprendere appieno ciò che stai provando in questo momento, l'unica cosa che posso fare è quella di starti vicino e sostenerti. Ti appoggerò sempre Minhee, in qualsiasi cosa deciderai di fare o dire. Hai il mio completo supporto."

Quelle parole arrivarono dritte al cuore della minore facendolo vibrare, scuotendo in modo evidente la castana che sorrise, sentendosi grata per aver trovato un ragazzo così speciale e meraviglioso.

"Grazie Yoongi."

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La coppia finalmente arrivò a Busan; vista l'ora si fermarono per mangiare qualcosa, ma Minhee non aveva granché fame, il pensiero che a breve avrebbe rivisto sua madre dopo ben due anni, la stava internamente consumando.

"Non hai fame?" Sussurrò con tono premuroso il maggiore, e la più bassa scosse la testa in segno negativo.

"Devi mangiare qualcosa Minhee, non ti fa bene stare a stomaco vuoto."

"Ho mangiato prima."

"Quello non era cibo." Yoongi arricciò il naso, ripensando ai disgustosi crackers che avevano decorato i tappetini della sua auto.

"Scusa, non ho fame." Disse la bruna con un filo di voce.

Il grigio non insistette, comprendeva che adesso la fidanzata fosse un confuso insieme di sentimenti, e sicuramente il mangiare era l'ultimo dei suoi pensieri in quel momento.

Quando i due si avviarono lentamente verso il carcere che risiedeva poco fuori città, Minhee era totalmente sopraffatta dall'agitazione.
I nervi e l'ansia le provocarono una forte stretta al petto; più il veicolo si avvicinava alla destinazione, più il battito cardiaco della ragazza accelerava, fino a palpitare in maniera frenetica e convulsa.
Lo stomaco di Minhee era ripetutamente colpito da violente contrazioni e gli arti, sia inferiori che superiori, erano percossi da molteplici tremori e brividi.

Minhee continuava a deglutire; improvvisamente sentì la gola molto secca, e negli ultimi tratti di strada non fece altro che inumidirla prendendo piccoli sorsi d'acqua.
Yoongi notò lo stato terribilmente agitato e nervoso della sua dolce metà; iniziò a sentirsi in colpa per aver messo la sua piccola in una situazione del genere, ma sapeva bene che non si doveva scappare dai problemi, bensì affrontarli a testa alta.

Era certo che quella sera, Minhee si sarebbe sentita sollevata, liberata, decisamente più leggera dopo aver rivisto e parlato con sua madre, e come stava facendo la fanciulla, anche lui si ritrovò a sperare di poter arrivare il prima possibile alla fine di quella lunga e difficile giornata.

Yoongi parcheggiò la propria auto nell'apposito spazio indicato; sospirò, e prima di scendere dal veicolo lanciò una veloce sbirciata al suo scricciolo.
Gli angoli delle labbra del ragazzo si incurvarono verso il basso, dispiaciuto nel vedere quanto stesse tremando la più piccola.
Allungò la mano verso il braccio tremante di Minhee, e lo accarezzò con dolcezza, richiamando l'attenzione di quest'ultima.

"Sta a te decidere." Disse, lasciando alla ragazza la piena scelta.

Non voleva di certo costringere Minhee a fare una cosa che non voleva, e che non era pronta a compiere; il suo lo aveva fatto, l'aveva portata fin lì, ma adesso la decisione doveva prenderla lei.
Sgranò gli occhi sorpreso, quando udì le parole soffuse della più bassa.

"Non sono per niente pronta... ma andiamo."

Un leggero sorriso svolazzò sulle labbra del grigio; guardò il suo scricciolo con occhi pieni di ammirazione.

"Andrà bene piccola, ci sono io con te. Non ti lascerò sola." Sussurrò Yoongi con premura.

Successivamente la mano del più grande si posò sul dorso di quella di Minhee, e la castana accennò un minuscolo sorriso che però scaldò immediatamente il cuore del più grande.
Si ordinò dentro di sé di darsi una calmata, e di fare respiri grossi e profondi, ma nonostante la vicinanza di Yoongi la ragazza non riuscì a calmarsi.
Con estrema lentezza la giovane scese dalla vettura, e con passo incerto seguì Yoongi verso l'ingresso di quell'edificio dall'aspetto tetro e infelice.

Una volta entrati, il grigio si avviò verso lo sportello che si occupava delle visite, ma si fermò non appena notò che la figura di Minhee, si era totalmente pietrificata vicina all'entrata.
La raggiunse rapidamente, e si piegò sulle ginocchia per arrivare al suo livello e poterla vedere bene negli occhi.

"Okay, respira."

Minhee annuì; chiuse gli occhi, e respirò a fondo, seguendo ciò che le aveva appena detto Yoongi.

"Brava così... cerca di calmarti scricciolo. Prima facciamo questa cosa, prima questa cosa finirà." Disse il più alto, e Minhee annuì una seconda volta, concordando con le parole del maschio.

Yoongi attese che fosse la ragazza a fare la prima mossa; appena vide Minhee compiere qualche passo, sorrise orgoglioso e fiero del coraggio della piccola.
Minhee si fermò di fronte allo sportello; osservò spaventata sia l'uomo di fronte a sé, sia l'ambiente che la stava circondando.

Un gran viavai di persone si ripeteva in quel piccolo e angusto spazio; la ragazza pensò che fossero tutti poliziotti, o comunque forze dell'ordine che lavoravano all'interno di quella struttura.

"Siete qua per le visite?" Domandò il signore, non appena notò la giovane coppia ferma davanti ai suoi occhi.

Yoongi annuì, e a quel punto l'uomo chiese il nome del detenuto a cui avrebbero voluto fare visita.
Entrambi i maschi attesero che Minhee rivelasse il nome di sua madre; la bruna sospirò ansiosamente, sentiva il mal di testa emergere e tormentarla a causa del troppo nervosismo.

"Lee Minhee."

L'uomo si mise subito a digitare al computer; la castana evitò di guardare Yoongi, ma sentiva che il grigio la stesse perforando con il suo sguardo pungente.

"Ti.... ti ha dato il suo nome?" Chiese con un filo di voce il maggiore, il tono completamente incredulo.

Minhee annuì e Yoongi non commentò, ma dentro di sé penso che la donna volesse davvero bene a sua figlia, per metterle addirittura lo stesso nominativo.

"Lei sarebbe la figlia?" Domandò l'uomo, e Minhee per l'ennesima volta annuì.

Yoongi agrottò le sopracciglia dubbioso, quando vide nascere sul viso dell'uomo una smorfia poco convincente.
Aveva l'impressione che qualcosa non andasse.
L'impiegato continuò a digitare silenziosamente al computer; quell'attesa si stava rivelando snervante per la povera Minhee, adesso ridotta ad un fascio di nervi e ansietà.

Yoongi osservò attentamente le mosse di quell'uomo; inarcò un sopracciglio quando questo alzò la cornetta del telefono.
Capì che stava avvertendo qualcuno del loro arrivo, ma non riusciva a comprenderne il motivo dato che la loro era una semplice visita.
Il grigio accostò con fare protettivo il proprio corpo a quello della fidanzata, le mani si posarono con decisione sui fianchi di lei, e il busto di lui aderì perfettamente alla schiena della giovane femmina.

"I documenti ragazzi." Domandò l'uomo appena abbassò la cornetta.

Yoongi si morse l'interno della guancia, scocciato di non essere riuscito a sentire la breve conversazione telefonica appena avvenuta davanti ai loro occhi.
Entrambi mostrarono i documenti e dopo un accurato controllo, l'uomo li restituì ai rispettivi proprietari.

"Okay, ora dovete firmare questi fogli."

"Aspetta." Sussurrò Yoongi all'orecchio della ragazza.

Egli volle prima controllare il contenuto dei fogli per precauzione; non appena constatò che essi erano le regolari trattative che ogni persona proveniente da fuori avrebbe dovuto firmare per visitare un detenuto, tirò un sospiro di sollievo e afferrò una penna.

'Mi devo calmare cavolo.' Rifletté il maggiore.

Non sapeva il perché, ma quel posto, quella situazione e quella pesante atmosfera, ebbero il potere di sottoporre anche lui ad una forte pressione emotiva.
Dopo aver firmato le carte, l'uomo indicò il signore che si trovava alle spalle della coppia.

"Il mio capo vi vuole parlare un attimo, prima di farvi incontrare il detenuto."

Yoongi deglutì; cominciò a pensare di aver avuto una pessima idea, ma cercò con tutte le forze di mantenere il controllo, per sé stesso e per Minhee.
Quest'ultima invece non stava capendo più nulla, la sua mente si trovava in tutt'altra dimensione, il suo cuore era letteralmente affondato nello stomaco, facendole sentire un vuoto raggelante e gelido.

"Seguitemi ragazzi." Ordinò con voce autoritaria l'anziano.

Ma quando l'uomo vide il viso completamente segnato dal timore di Minhee, e l'espressione sospettosa stampata sul volto di Yoongi, tentò di rassicurarli immediatamente.

"Ragazzi non dovete aver paura. Le condizioni salutari della signora Lee sono gravi, e il medico vi vuole parlare." Disse, e Yoongi si ritrovò nuovamente a sospirare per il sollievo.

"Tu sei il ragazzo con cui ho parlato al telefono qualche settimana fa?" Domandò poi, rivolgendosi a Yoongi.

"Sì, sono io."

"Purtroppo queste informazioni non possono essere divulgate telefonicamente, avete fatto bene a venire qua. La situazione si è aggravata parecchio."

Entrarono tutti e tre in una stanza; l'uomo seduto dietro una scrivania si alzò e strinse la mano a entrambi, essi dedussero dall'abbigliamento e dal cartellino posto sopra il camice che fosse il medico che si stava occupando della salute dei detenuti.

"Lei è la figlia di Lee Minhee, siamo lieti di poter finalmente parlare con lei."

Ma Minhee non fiatò.
La minore era in preda al panico totale, non sapeva come comportarsi, cosa dire, e con sguardo intimorito si voltò verso Yoongi, gli occhi stavano esprimendo una richiesta di maggior aiuto.
Il ragazzo accarezzò la schiena della più giovane per cercare di tranquillizzarla il più possibile.

"La ascoltiamo." Pronunciò deciso.

"Lei è il fidanzato?" Chiese il medico, e Yoongi scosse il capo in segno affermativo.

"Queste informazioni dovrebbero essere date solo ai parenti ma..."

L'uomo lanciò una rapida occhiata a Minhee; notò quanto la castana fosse a disagio e solo per quella volta scelse di chiudere un occhio.

"Ma questa volta farò un'eccezione."

Il medico cominciò a parlare; ad ogni frase che pronunciava, il volto di Minhee mutava sempre di più, fino ad assumere un'espressione pregna di preoccupazione.
Il suo cuore sussultò, quando le sue orecchie udirono la parola cancro.

"Scusi non capisco... ve ne siete accorti solo ora?" Domandò Yoongi con tono sprezzante.

Il grigio non comprendeva come potesse essere accaduta una cosa del genere, anche se la donna si trovava in carcere, gli sembrava strano che solo adesso avessero trovato questo grave problema che se non veniva curato subito, poteva risultare letale.

"Veramente la signora Lee è a conoscenza delle sue condizioni da mesi. Il problema è che... non accetta le cure."

Sia gli occhi di Minhee, che quelli di Yoongi si spalancarono.
Entrambi non capirono perché la donna avesse sempre rifiutato le giuste cure, il cancro al seno se trattato subito poteva essere curato, ma se lasciato andare purtroppo poteva raggiungere uno stadio di livello troppo avanzato, e a quel punto sarebbe stato difficile operare e poter riportare la salute fisica al suo normale stato iniziale.

"In che senso non accetta le cure?"

Minhee finalmente era riuscita a dire qualcosa.
Il medico guardò con apprensione la ragazza, le rivolse uno sguardo compassionevole per la brutta situazione che la stava pienamente coinvolgendo.

"Sta a lei scoprirlo, signorina Kang."

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"Lei dovrebbe aspettare qui." L'uomo indicò a Yoongi una delle tante sedie situate fuori dalla stanza dei ricevimenti.

Minhee sgranò gli occhi; corrucciò le sopracciglia, e il labbro inferiore iniziò a tremolare.
Per il grigio fu un'enorme sofferenza vederla così.

"Non posso-"

"Solo una persona per volta. Mi spiace." Disse l'anziano bloccando subito la voce di Yoongi, ma guardando la giovane coppia con occhi colmi di comprensione.

Il maggiore sospirò, dopodiché si rivolse alla fidanzata.

"Stai tranquilla okay? Io sono qua fuori. Ricorda che anche se non sarò accanto a te fisicamente, questo, è collegato al tuo." Disse, mettendo il palmo della mano all'altezza del cuore.

Minhee sorrise, gli occhi divennero lucidi a causa delle parole di Yoongi.
La castana entrò nella stanza; quando sentì la porta chiudersi con uno scatto, ritornò di nuovo a procurarle tormento quell'insieme di sensazioni negative che l'avevano accompagnata per quasi tutto il giorno.
Lentamente si sedette, perlustrò con attenzione le quattro pareti attorno a lei, notando all'istante le telecamere che avrebbero ripreso l'incontro.
La deprimente e sconfortante freddezza di quella sala la stava desolando sempre di più; da una parte non vedeva l'ora di parlare con sua madre per mettere un punto a tutto questo, ma dall'altra era terribilmente intimorita al pensiero di confrontarsi con la donna.

La porta di fronte a lei si aprì, e gli occhi di Minhee si allargarono alla vista della donna che tanto aveva odiato, ma anche amato.
La madre di Minhee non riuscì a credere a ciò che stava vedendo; un'ondata di felicità e contentezza la inondò, quando i suoi occhi incontrarono quelli spalancati di sua figlia.

"Minhee? Sei proprio tu?" Domandò con le lacrime che già stavano facendo il percorso lungo le gote.

La più piccola annuì debolmente, e la madre avrebbe voluto correre verso di lei e abbracciarla, ma non poté compiere tale azione.
I detenuti non potevano toccare le persone che andavano a far loro visita, senza contare la difficoltà che la donna riscontrava nel muoversi, a causa della malattia che l'aveva colpita.
Minhee difatti notò subito che la madre non riusciva a camminare normalmente; le sembrò affaticata, il viso era pallido, gli occhi erano spenti e segnati dalle borse violacee.
La femmina più anziana era visibilmente malata, e la minore ancora si stava chiedendo dentro di sé perché avesse rifiutato le cure sin dall'inizio, dato che quest'ultima avrebbe dovuto scontare solo quattro anni di carcere, poi sarebbe tornata ad essere libera.

Con un po' di sforzo la più grande si sedette di fronte a Minhee; il volto era interamente bagnato dalle lacrime, la gioia che stava provando in quel momento era immensa.
Non avrebbe mai pensato di rivedere la sua piccola principessa, dato che quest'ultima aveva sempre rifiutato le sue chiamate.
La signora Lee sapeva che Minhee la odiava; era consapevole di quel che aveva fatto passare alla figlia, dell'errore che aveva fatto facendo entrare quell'uomo nelle loro vite.
Sapeva di aver sbagliato, sapeva di non essere stata una buona madre per Minhee, e comprendeva appieno l'odio che la più piccola provava per lei.
Aveva fatto il grosso sbaglio di fidarsi di un uomo che aveva rovinato le vite di entrambe; la mamma di Minhee non se lo sarebbe mai perdonato, ed era fermamente convinta che la malattia che l'aveva colpita, fosse la giusta punizione che le spettava.

"Co-come stai?" Balbettò insicura la donna.

Anch'essa si trovava a disagio, non vedeva Minhee da due anni, non sapeva come approcciarsi a lei, come parlarle.
Ma era desiderosa di sapere cosa stesse facendo, come stesse procedendo la vita di sua figlia; le premeva sapere se Minhee adesso era felice, perché così avrebbe potuto trascorrere gli ultimi mesi che le erano rimasti con sollievo, essendo consapevole che sua figlia stesse vivendo la vita con spensieratezza e felicità, come aveva ardentemente sperato e voluto.

"Sto bene." Rispose Minhee con un filo di voce.

Aveva cercato di rimanere indifferente di fronte a sua madre, eppure le lacrime stavano chiedendo disperatamente di poter essere liberate.
Nonostante il rancore e l'odio per la donna fossero forti, immensi, tutto quel che voleva fare Minhee in questo momento era alzarsi da quella sedia, fare il giro del tavolo e abbracciare la mamma che l'aveva sempre viziata e coccolata quando si trovava in tenera età.

"Davvero? Dai, parlami un po' di te... cosa stai facendo?"

Minhee fissò scrupolosamente la figura della madre; non riuscì a far finta di niente, e raccontare alla donna cosa stesse combinando nella sua vita, e che aveva incontrato delle persone che davano un senso alle sue giornate riempiendole, e standole al suo fianco.

"Hai un aspetto orribile." Commentò freddamente.

La madre si immobilizzò; il gelo le entrò nelle vene, prendendo il posto del sangue e ghiacciandola così sulla sedia.
Essa era a conoscenza di non dare una bella impressione di sé, sapeva che stava male, ma dopo ben due anni, parlare con sua figlia della sua malattia onestamente era l'ultima cosa che voleva fare.
Però sapeva perché Minhee fosse così fredda con lei; lo sapeva e lo comprendeva, e dentro di sé rifletté che avrebbe dovuto fare una cosa, prima di provare a fare conversazione con la giovane.

"So che mi odi. E me lo merito. Merito il tuo odio Minhee... sono stata una madre pessima. Anzi, non mi sono comportata per nulla come avrebbe dovuto comportarsi una mamma."

La donna scoppiò a piangere; tanta era la vergogna che stava provando in quell'istante, e tanti erano i sensi di colpa che la stavano dolorosamente asfissiando.
Sapeva che le sue scuse erano inutili, sapeva che Minhee non l'avrebbe mai perdonata, anzi lei stessa era del parere di non meritare il perdono della sua bambina, ma non poteva non chiederle scusa, non dopo tutti quegli anni passati a mettere al primo posto il compagno violento e manipolatore, invece del suo piccolo e prezioso fiore.

"Non ti odio mamma..." Pronunciò Minhee con la voce rotta dal pianto.

Le lacrime che tentavano dapprima di scappare dagli occhi della più bassa ci riuscirono, e cominciarono a scendere lungo il viso colmo di tristezza e dispiacere.

"Cioè in realtà ti ho odiata ma-"

La voce di Minhee si bloccò all'interno della gola.
La castana non riuscì a continuare, troppo scossa dai singhiozzi e dai tremori che stavano violentemente percuotendo lei, il suo cuore e il resto del corpo.

La donna si asciugò le lacrime; le poche parole che la figlia aveva pronunciato le erano saltate all'orecchio.
Minhee aveva detto che non la stava odiando, e l'aveva chiamata mamma.
Quest'ultima pensava che il sentimento d'odio fosse così forte nei suoi confronti, che non avrebbe nemmeno avuto più la forza di chiamarla in quel modo; la donna si aspettava che Minhee la chiamasse per nome, come si fa con un semplice conoscente.

La minore sfilò un fazzoletto dalla tasca per asciugare anche lei le proprie lacrime; tentò di calmarsi, immaginando dentro la sua mente la figura di Yoongi, la voce rassicurante e calma di lui che le chiedeva di respirare.
Allungò un fazzoletto a sua madre, che accettò più che volentieri.

"Sarò sincera. Ti ho odiata. Sei protagonista dei ricordi più dolorosi del mio passato." Mormorò, gli occhi sempre allegri di Minhee adesso erano lucidi, arrossati e terribilmente seri.

"Ma sei anche la protagonista dei ricordi più belli." Aggiunse subito dopo.

Il cuore della donna batté vorticosamente appena udì tali parole.

"Una persona per me molto importante, mi ha consigliato di non lasciare che i brutti ricordi cancellino quelli belli. Perché i bei ricordi, quelli più preziosi, quelli che non si possono ripetere e che si possono vivere una volta sola, devono essere conservati. E io concordo con lui."

Minhee sorrise dolcemente.
Yoongi aveva dimostrato ancora una volta, di essere il giusto tipo di zucchero che ci voleva per rendere la sua vita meno amara, e più serena.

La signora Lee sorrise, fortemente commossa dalle frasi della sua bambina; cercò di non scoppiare ancora in lacrime, nonostante il desiderio fosse alto.

"È un lui quindi?" Domandò un po' incuriosita.

Con le guance lievemente arrossite, Minhee annuì.

"Sono felice di sapere che stai andando avanti con la tua vita. Sono davvero felice Minhee. Sono contenta che tu abbia trovato un ragazzo in grado di darti tutto l'amore che io non ti ho potuto dare."

"So che non riceverò mai il tuo perdono, e a me va bene così. Ma sappi che ti voglio bene. So che non sembra per quel che hai dovuto sopportare per colpa mia, ma credimi... te ne voglio così tanto, che potrei morire per te."

"Non è così." Disse Minhee con tono serio, e la donna corrugò le sopracciglia confusa.

"L'amore che può dare una madre e l'amore che può dare un ragazzo non si possono mettere a paragone; sono due tipi di amori differenti, e sono lieta di aver avuto l'onore di provarli entrambi."

"Ma Minhee-"

"Mamma. Come ho detto prima, ti ho odiata. Ti ho... odiata davvero tanto in questi anni. Ma non riesco a dimenticare i bellissimi momenti che abbiamo vissuto assieme, prima che papà ci lasciasse."

La donna non resistendo più cedette, scoppiando a piangere per la commozione e per l'intensità delle tante sensazioni in cui stava annegando il suo stato d'animo.
E le parole seguenti, pronunciate dalla voce tremolante e scossa di Minhee, aumentarono il battito del suo cuore ormai spento da mesi.

"Ti perdono mamma."

















~ Angolo Autrice ~

La conversazione non finisce qua, ci sarà una terza parte.
Spero che questo capitolo vi abbia emozionato un pochino, io ammetto di essermi un po' emozionata mentre lo scrivevo. ^^"

Un ringraziamento speciale va alla mia RoseLisitsa che mi ha consigliata in un momento in cui mi sono trovata un po' in difficoltà.
Siamo state ore al telefono parlando di medicina, i diversi livelli degli stadi del cancro al seno, quando può essere grave, quando invece non lo è, insomma... grazie amour, ti voglio tanto bene.❤
Sì, lei è la persona da cui ho preso ispirazione per creare il personaggio di Rose. ^^"

Comunque ho cercato, come per il capitolo precedente, di informarmi al meglio riguardo questo complicato argomento.
Alla fine in realtà è passato in secondo piano, sarà più presente nella seconda parte della conversazione, cioè nel prossimo capitolo.

Ringrazio chi continua a seguire con passione Smile, in particolare chi vota e commenta.⭐
Al prossimo aggiornamento.✨

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