Cαριƚσʅσ 4

Era sabato, il che voleva dire per Jisoo solo una parola: libertà.
Quello era il giorno della settimana che amava di più: lo svegliarsi tardi la mattina senza impegni, con la possibilità di dedicarsi a quello che i ritmi incessanti della vita frenetica di tutti i giorni non le consentivano di fare.
Il poter pianificare la giornata con calma, poter uscire, o rimanere a casa a poltrire pigra sul divano.
Amava soprattutto l'idea di avere a disposizione un altro giorno di ozio, la domenica, altre ventiquattr'ore lontana da quel posto malsano che chiamava ufficio.

Spesso si soffermava a pensare a quanto la repulsione che aveva per il suo lavoro fosse triste: non era quello che aveva immaginato nei suoi progetti da neolaureata.
Aveva amato i suoi studi, ci si era dedicata anima e corpo, con la consapevolezza che era sempre stata quella la strada giusta per lei.
Farmacia le si era cucita addosso come un abito su mi misura, mentre il suo attuale lavoro sembrava starle aderente, l'opprimeva, come se fosse di almeno tre taglie in meno.
No, non era di certo questo il futuro a cui aveva sempre aspirato.
Si sarebbe voluta svegliare ogni mattina con entusiasmo, intraprendenza, carica di progetti e voglia di fare.
Avrebbe voluto spendere le sue giornate sapendo che quello non era il suo lavoro, ma la sua passione divenuta realtà, il frutto di anni e anni di studio che si era concretizzato in qualcosa di solido e soddisfacente.
Ma la vita di tutti i giorni era ben diversa, e ora, il solo pensiero di varcare la porta del suo ufficio, le faceva salire la nausea.

Era ancora stesa a letto e automaticamente allungò il braccio sinistro alla ricerca della sagoma di Taehyung, ma riuscì a tastare solo il materasso.
Era già partito. Il locale lo aveva rivendicato.
Sbuffò nella penombra della loro camera da letto.
Avrebbe voluto un risveglio diverso, uno di quelli che solo lui sapeva donarle.
Le sue braccia forti che le cingevano delicatamente la vita, fino a stringerla a sé, a contatto con il suo corpo caldo.
La scia di baci che cominciava ogni volta a lasciarle tra la spalla e l'orecchio, in silenzio, senza aggiungere una parola.
E la sensazione di sentirsi piccola, protetta, amata... in una semplice parola: felice.
In mancanza di Taehyung, abbracciò sconsolata il cuscino, affondandoci il viso.

In un attimo, il gracchiare della vibrazione del suo telefono sul comodino, l'allontanò dal profumo di Taehyung impresso nella federa.
Jisoo afferrò il cellulare e notò una notifica sul gruppo delle sue amiche.

JENNIE: «Buongiorno donne! Colazione insieme che ne dite? Io metto casa, voi portate voi stesse!»

Jisoo non poté fare a meno di sorridere e cominciò a digitare:

«Che bella idea! Sono ancora a letto, ma arrivo presto!»

LISA: «Muoviti bella addormentata! Dieci minuti e sono da te!»

«Da chi?», rispose Jisoo confusa.

LISA: «Passo a prenderti se ti sbrighi!»

CHAE: «Jisoo che si muove= Utopia»

LISA: «È già passato un minuto! Te ne restano nove!»

Jisoo allontanò di scatto il caldo piumone che la stava avvolgendo e poggiò rapidamente i piedi a terra.
Doveva prepararsi per la sua tripla fonte di felicità: le sue migliori amiche.

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«E allo scoccare dei quindici minuti ce la fa! Niente, era impossibile che riuscissi ad arrivare in orario. Ma sono una persona magnanima e ti ho aspettata», fece Lisa, intenta a osservare l'orologio al polso, seduta al volante della sua Hyundai bianca.

«Grazie! Troppo buona!», rispose Jisoo sarcastica, salendo di corsa in auto.

«Let's go!», esclamò Lisa, mettendo in moto.

«Come stai? Sei in ferie oggi?», le chiese Jisoo, allacciandosi la cintura.

«Sì cara, per una settimana voglio stare in assoluto relax!
Anzi, sai che ti dico? Quasi quasi spengo il cellulare, esco da tutti i radar, mi do per dispersa!»

Jisoo sorrise tra sé, pensando che dopotutto non era la sola a essere sotto stress.
Lisa in pochi anni, da responsabile della boutique in cui lavorava, ne era diventata la direttrice.
Il brand era talmente soddisfatto della sua scalata lavorativa, da tenerla particolarmente in considerazione, e ciò aveva portato l'amica ad avere grandi soddisfazioni, ma anche molte responsabilità e incombenze.

«Come ti invidio. L'ultima volta che sono riuscita a prendere qualche giorno di ferie è stato più di tre mesi fa. Non posso proprio permettermelo in questo momento», rispose Jisoo, sospirando.

«Sei sprecata lì dentro. Tu sgobbi e loro se ne approfittano! Devi cambiare aria... », commentò Lisa, scostando dagli occhi la frangetta scura che le incorniciava il viso.

Jisoo decise di restare in silenzio e di non commentare, visto che era troppo difficile ammettere a sé stessa che l'amica aveva assolutamente ragione.

«Vuoi evitare di vedere anche noi in questi giorni, oppure sei rintracciabile per uscire una sera fuori a cena, solo noi quattro?», le chiese, cercando di deviare il discorso dal suo lavoro.

«Per voi e per il cibo ci sono sempre!», rispose Lisa, facendole l'occhiolino.

Le strade di Daegu quella mattina soleggiata erano libere e poco trafficate e in pochi minuti raggiunsero casa di Jennie.

Suonarono al campanello e vennero subito accolte dalla padrona di casa, avvolta in un ampio cardigan grigio, ma che comunque non riusciva a coprire il suo enorme pancione.

«Buongiorno!», disse, guardandole raggiante.

«Ciao amore della zia!», fece Lisa, accarezzandole la pancia.

Per poi aggiungere prima di scoccare un bacio sulla guancia di Jennie:
«E ciao mia incubatrice preferita!»

«Ciao tesoro, come stai?», si limitò a chiedere Jisoo, abbracciandola e scontrandosi con il suo ventre.

«Lievito a vista d'occhio ma tutto bene! Venite! Chae è già in cucina a preparare le uova strapazzate!», fece Jennie, facendole entrare in casa.

Lo sfrigolio delle uova sulla pentola e il loro inconfondibile odore le investì appena varcarono la soglia.
Chae era in tuta, struccata, i capelli biondi raccolti in una coda alta.
Quel cambio di look era stata una pazzia che si era concessa appena compiuti trent'anni: diceva che da allora sarebbe iniziata la sua nuova vita e questo voleva dire anche una nuova sé.
Fortunatamente quel colore le donava davvero, rendendola ancora più bella di quanto già non fosse.

«Buongiorno! Due minuti e la colazione è servita!», le salutò Chae, spargendo baci nell'aria, impegnata come era ai fornelli.

«Io ho portato un po' di tisane particolari, spero che vi piacciano», fece Jisoo, porgendo a Jennie una scatola in legno piena di infusi diversi.

«Sì, una bella tisana è quello che ci vuole! La preparo per tutte?», chiese Jennie, massaggiandosi in pancione.

«Facciamo noi, tu non ti affaticare!», esclamò Jisoo, cercando di fermarla.

«Sono incinta, non invalida! Ce la faccio benissimo!», la redarguì in un attimo Jennie.

«Ok... », rispose Jisoo, sistemandosi seduta sulla poltrona.

«Kai? Dove lo hai lasciato?», chiese Lisa.

«È andato a fare una corsetta nei dintorni. Ho insistito io, altrimenti non mi molla un minuto!», rispose Jennie, una volta messa l'acqua a bollire.

«Povero, è iperprotettivo!», disse Chae, spegnendo i fornelli.

«È asfissiante! Ok che sono incinta, pesante e ingombrante, ma sono ancora capace di intendere e di volere. Se fosse per lui dovrei stare tutto il giorno a letto.
È per questo che non si allontana mai!»

«Che maritino dolce che hai, Jen!», esclamò Lisa.

«Sì è davvero bravo, lo devo ammettere», fece Jennie, sedendosi sul divano accanto alle amiche.

«Ci sono anche questi!», esclamò Chae, poggiando sul tavolino di fronte a loro una scatola di cartone.

«Cupcake! Ma è un sogno!», disse Jisoo, fissando i dolci con gli occhi sgranati.

«No, è realtà!», rispose Lisa a bocca piena, avendone subito afferrato uno.

Iniziarono a mangiare, a ridere e a scherzare come sempre, e il tempo in loro compagnia sembrava essersi fermato.
Era come se le lancette dell'orologio non esistessero, immerse come erano nelle loro conversazioni e nella voglia di passare quella mattinata a non fare nulla di speciale, se non a stare insieme.
Jisoo ascoltava, rideva, annuiva e, per un attimo, riuscì a staccare il cervello, a mettertelo in stand bye e a non pensare a tutto ciò che in quel momento della sua vita non la faceva essere totalmente serena.
Ma quella sensazione scomparve presto quando Jennie le chiese:

«E Tae? Che fa di bello?»

Bastò quella semplice domanda a farle percepire di nuovo l'assenza di lui.
A quanto quel periodo purtroppo fossero lontani e a quanto spesso si sentiva sola nella loro relazione.

«È molto impegnato in questi giorni. Sapete, per l'apertura del "K"...»

«Sì! Infatti vedo spesso lui e Hyunjin lì, visto che il mio ufficio è proprio di fronte!
Non vedo l'ora che aprano per fare tanti aperitivi insieme!», esclamò Chae entusiasta.

Jisoo abbozzò un sorriso tirato, sperando di essere abbastanza convincente.
Lei, invece, cercava di allontanare dalla mente il più possibile il momento dell' apertura del nuovo locale.
Ne aveva quasi timore, perché sapeva che Taehyung sarebbe stato ancora più impegnato, sempre più stanco, sempre più lontano da lei.

«Beh, andremo a festeggiare lì la nascita di questo fagiolo appena sarà possibile!», fece Jennie, sorseggiando la sua tisana.

«O fagiola!», la riprese Chae.

«Come suona male!», esclamò Lisa, suscitando le risate di tutte.

Jennie e Kai non avevano voluto sapere il sesso del bambino che aspettavano. Il giorno del parto sarebbe stata una sorpresa per tutti, genitori compresi.
In quel momento scattò la serratura della porta di casa e comparve un Kai affannato, in felpa grigia e pantaloncini sportivi.

«Riunione della setta a quanto pare!», disse, accorgendosi della presenza delle amiche.

«E tu non sei ammesso!», ribatté Jennie con un sorrisino impertinente stampato in faccia.

«Ah sì? Allora baci sudati per tutte!», fece Kai, avventandosi prima su Lisa, poi su Chae, Jisoo, e infine sulla moglie.

«Che schifo! Vatti subito a fare una doccia!», fece Jennie dimenandosi, mentre Kai le accarezzava teneramente il pancione.

Jisoo rimase immobile a fissarli, a osservare quel bellissimo quadretto familiare: erano la rappresentazione della felicità più pura, di ciò che anche lei desiderava nel profondo, ma che sembrava ancora lontano dal potersi realizzare.
Afferrò distrattamente il telefono, accorgendosi che non c'era nessuna notifica.
Taehyung non le aveva scritto neppure per augurarle il buongiorno.

Lontano. Tremendamente lontano.

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