Cαριƚσʅσ 35

Passarono tre giorni da quella sera piovosa. La sera in cui lo aveva spiato da lontano, insinuandosi furtivamente nella sua vita.
Una vita che evidentemente stava andando a gonfie vele senza di lei.
Quell'amara consapevolezza non le dava tregua, un chiodo fisso che le tormentava le nottate e appesantiva le giornate.
Lei era bloccata, insoddisfatta di tutto ciò che stava combinando, continuamente spaventata e angosciata e...lui no.
Il senso di colpa che l'aveva attanagliata appena poche sere prima alla cena aziendale, accorgendosi di provare una certa attrazione per Haein, ora appariva paradossale.
Jisoo sentiva di tradirlo, di mancare di rispetto a tutto ciò che erano stati e che ora non erano più, mentre Taehyung l'aveva archiviata, dimenticata, sepolta nei meandri del suo passato.
Dopotutto glie l'aveva promesso la stessa mattina che si erano salutati per l'ultima volta: non ci sarebbe stato più per lei.
Il loro era stato un addio, al quale Jisoo, intimamente, non aveva voluto credere.

Se ne stava sdraiata a letto, nella sua cameretta da adolescente, stipata di poster, peluche e vecchie fotografie.
Fissava il soffitto nella semioscurità della stanza, sommersa dai suoi stessi pensieri.
In quei giorni non aveva fatto altro che rifugiarsi lì, in quelle quattro mura che l'avevano sempre protetta negli anni della sua giovinezza, ma che ora somigliavano più ad una prigione.
Sua mamma la guardava spesso con preoccupazione, senza però riuscirle a chiederle niente, tanto era alto il muro che che aveva eretto attorno a sé.
Domande senza risposta le logoravano la mente, affaticandola già di prima mattina.
Poi, una particolarmente subdola, risvegliò in lei qualcosa:

"E se avessi interpretato male?"

Quella remota possibilità le instilló un dubbio, una vana speranza a cui segretamente aggrapparsi.
Doveva sapere, avere certezze e non continuare a brancolare nel buio.
Le venne in mente l'unica persona che poteva chiarirle le idee e, d'istinto, afferrò il cellulare per mandare un messaggio:

"Sono a Daegu. Possiamo vederci da sole? "

Inviato.
                             ❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉

Jisoo era seduta al tavolino traballante di un piccolo bar di periferia scelto tra tanti, abbastanza vicino per entrambe.
Sentiva un peso allo stomaco che non le dava tregua, alternando la voglia di sapere, al terrore dell' amara scoperta.
Ma doveva capire: la verità dopotutto, per quanto dura, sarebbe stata una compagna benevola e non una perfida matrigna.
Chaeyoung fece il suo ingresso, schermata da un grande paio di occhiali da sole neri che le celavano lo sguardo.

«Ciaooo!», disse, fiondandosi tra le braccia di Jisoo per abbracciarla.

I suoi capelli o la sua pelle avevano un intenso odore di vaniglia.
Jisoo ricambio la stretta felice di vederla.

«Scusa il ritardo ma c'è un traffico tremendo», fece Chae, sfilandosi il cappotto per poi sedersi di fronte a lei.

«Tranquilla sono in ferie, non ho nessun impegno»

«Come stai?», le chiese l'amica, sfilandosi gli occhiali e agganciandoli allo scollo del maglione.

«Alti e bassi. Tu?», rispose Jisoo vaga.

«Bene, non mi lamento.
Allora, dimmi, cos'è tutta questa segretezza? Perché non ci hai avvisate che saresti tornata?»

«Avevo bisogno di un po' di tempo per stare sola, tutto qua... », confessò Jisoo un po' in imbarazzo.

«Cosa prendiamo?», chiese l'amica, forse nel tentativo di stemperare la situazione.

«Una Coca-Cola per me»

«Facciamo due! Le vado a prendere», fece Chae, prima di tornare al tavolo con le due lattine.

«Periodo stressante al lavoro?», continuò a chiederle, sondando il terreno.
Sicuramente si era resa conto di quanto Jisoo si fosse chiusa a riccio e non avesse così voglia di parlare.

«Già... Chae posso chiederti una cosa?», esordì a quel punto Jisoo, rompendo il ghiaccio.
Era inutile continuare ad andare avanti per futili convenevoli, doveva arrivare diretta al punto.

«Certo, dimmi pure», rispose Chae, sorseggiando tranquilla dalla lattina.

«Taehyung sta con qualcuno?», domandò, sentendo la gola stringersi come nel tentativo di trattenere ogni singola sillaba.

Chaeyoung venne presa talmente alla sprovvista che il sorso di Coca-Cola le andò di traverso e cominciò a tossire.

«Tutto ok? Vuoi un bicchiere d'acqua?», si affrettò a chiedere Jisoo.

«No, no, tutto bene. Perché mi fai questa domanda? »,rispose l'amica con gli occhi lucidi a causa dell'incidente.

«Devo sapere...ne ho bisogno per andare avanti », confessò Jisoo, abbassando lo sguardo.

«No, non che io sappia»

«Sicura? », la incalzò Jisoo, mettendola alle strette.

«Jisoo io... », iniziò titubante l'amica.

«Li ho visti, fuori dal K. Era con una ragazza bionda »

A quel punto notò il disagio stamparsi sul volto di Che: era in evidente imbarazzo e forse cercava le parole giuste per paura di farle del male.

«Hyunjin mi ha accennato qualcosa ma... »

«Chae, ti prego», insistette Jisoo, afferrandole la mano sinistra.

«È una ragazza francese, venuta qui a Daegu per imparare il coreano.
Fa la cameriera part time all'ON e.... hanno iniziato a frequentarsi da qualche settimana...», confessò Chaeyoung.

La vaga illusione a cui si era aggrappata, le si frantumò tra le mani, lasciandola sprofondare nell'abisso.
Non aveva visto male o frainteso: quella era la verità.
Si sentì esattamente come la sera in cui aveva visto Yoongi avvinghiato ad un altro. Anche lì la mente era riuscita a estrapolare la nuda e cruda realtà, ma il cuore le aveva suggerito che poteva sbagliarsi, che potevano esistere variegate interpretazioni.
Stupidi sentimenti che cercano di arginare dolori troppo grandi da affrontare.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, il tempo necessario affinché Jisoo elaborasse quelle informazioni, per poi sussurrare all'amica:

«Grazie. E scusa se ti ho messa in difficoltà »

«Come stai? », le chiese Chae preoccupata.

Impietrita, paralizzata, spogliata, vuota.
E invece rispose: «Da ora in poi so che andrà meglio. È giusto che io metta un punto a tutto questo»

Non sapeva se credere alle sue stesse parole, ma strinse forte le mani di Chae, per ricevere quella rassicurazione che forse nessuno poteva donarle in quel momento.

                              ❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉

Quella sera stessa.

Jisoo rientrò nel suo appartamento a Seoul facendo attenzione a non far scattare la porta, per evitare di fare rumore.
Non aveva avvisato Jimin del suo ritorno e, visto l'orario, avrebbe potuto rischiare di fargli prendere un colpo.
La casa sembrava deserta, proprio come l'aveva lasciata alla partenza.
Il salone era vuoto e tutte le luci spente.
Il post it giallo con la sua sua calligrafia che citava "Sono in ferie, torno qualche giorno a casa"  era ancora adeso alla lavagnetta appesa al muro.
L'attenzione di Jisoo venne però catturata da un particolare: i resti di una cena da asporto a base di cibo cinese erano sparsi sul tavolo della cucina e, a giudicare dalla quantità, non erano certo per una sola persona.

Ad un tratto percepì delle risate, dei fiochi risolini provenienti dalla zona notte.
Jimin non era solo e Jisoo desiderava soltanto tapparsi le orecchie, raggiungere la sua camera e mettersi a letto.
Essere costretta ad ascoltare le prodezze sessuali del suo migliore amico sarebbe stata la degna conclusione di quella giornata da dimenticare.
Così, piano piano, decise di incamminarsi verso la sua stanza, trattenendo il fiato per non emettere il minimo rumore.
Nonostante i suoi sforzi vani, non appena si trovò di fronte alla camera di Jimin, le risate si fecero più alte e percepì dei passi in avvicinamento verso di lei.
Un attimo e la porta le si spalancò di fronte.
Sembró che la regia avesse deciso di cristallizzare la scena: Jisoo si ritrovò davanti una figura a petto nudo e boxer che non era il suo migliore amico, ma che conosceva fin troppo bene: Yoongi.
Il sorriso che fino ad un secondo prima era stampato sul volto di lui, si smorzò all'istante, lasciandolo impalato di fronte a lei.

«Jisoo... »,fu tutto quello che riuscì a pronunciare.

«Yoon.... Che strano vederti qui », rispose lei in totale imbarazzo.

Alle spalle di Yoongi cominciò ad avanzare Jimin, intento a infilarsi in tutta fretta una vestaglia di seta blu.
Jisoo lo vide comparire dietro al suo ex compagno, tutto arruffato e con le guance ancora avvampate.
Di certo non erano stati impegnati
a parlare di geopolitica.

«Jisoo....che ci fai qui? Non ti aspettavo prima di domenica... », le disse impacciato.

«Ho deciso di tornare prima. Ma forse sarebbe stato meglio avvisare... », rispose lei, tentando di riprendersi dallo shock.
Tutto avrebbe pensato tranne di trovarsi in quella situazione imbarazzante.

«Continuate, io ero passata solo a posare i bagagli», mentì Jisoo, trascinandosi dietro il trolley verso la sua camera da letto.

«Vestiti!», ordinò Jimin a Yoongi, rimasto a petto nudo, prima di inseguire Jisoo.

«Non devi andartene! Noi abbiamo fatto...»

«Risparmiami i dettagli, grazie», puntualizzò Jisoo acida.

Gettò la valigia sul letto senza nemmeno aprirla, su quel letto in cui sarebbe voluta sprofondare e che invece doveva lasciare in tutta fretta.
Sentiva solo il desiderio di scappare via di lì, il più veloce possibile, così raggiunse nuovamente la porta della sua stanza, superando un Jimin che la osservava impotente mentre lei tentava di sfuggire all'ennesima scomoda situazione.

«Dove vai?», le chiese preoccupato.

«Da qualche parte. Ciao Yoon!», rispose lei sbrigativa, salutando Yoongi, che nel frattempo si era riverstito e la guardava con lo stesso sguardo sconvolto di Jimin.

Afferrò la maniglia della porta di casa e si precipitò sulle scale.

«Jisoo! Ma che ti prende? Ti prego, parliamo un attimo!», le urló dietro Jimin, chiudendosi la porta di casa alle spalle.

«Di cosa dovremmo parlare? Delle bugie che mi hai raccontato in tutto questo tempo? I compagni di pilates... certo, come no!», sbraitó Jisoo rancorosa.

«Ok, mi dispiace. Hai ragione, ci vedevamo di nascosto ma devi capirmi... non ero sicuro di quello che stavo facendo. Non me la sono sentita di raccontarti del fatto che ci stessimo riavvicinando... », si giustificò lui.

«E ora lo sei?», gli chiese lei dura e glaciale.

«Cosa?»

«Sei abbastanza sicuro?»

«Sì, credo di sì. Sto cercando di guardare avanti e di non pensare a quello che è successo»

«Buon per te. Ma ti avverto: quando ti spezzerà il cuore un'altra volta non chiamarmi», gli sputó in faccia lei sempre più risentita.

Lo vide con gli occhi lucidi, mentre si stringeva a disagio in quella vestaglia liscia che gli cadeva sui fianchi fino a sotto le ginocchia.

«Stupido io a credere che ci saresti sempre per me, a prescindere da qualsiasi scelta io voglia prendere nella vita... »

«Non quando sei tu a decidere di farti del male. Ti ha già tradito, lo farà di nuovo.
L'amore è una bella trappola , ma ti imprigiona come tutte le altre», fece Jisoo, pronunciando quelle parole dirette al suo migliore amico... o forse a sé stessa.

«Farò quello che sento di fare», rispose risoluto lui, incassando tutta quella cattiveria gratuita e ingiustificata.

«E fai bene. Buona serata!», disse Jisoo, prima di voltarsi e continuare a percorrere le scale fino al portone della palazzina.

Uscì in strada, sferzata dal vento gelido invernale. Fece un profondo respiro e sentì l'aria fredda toccarle i polmoni.
Doveva riprendersi da tutto ciò che era avvenuto in quella manciata di minuti.
Lo shock nel rivedere Yoongi, il senso di tradimento che aveva sentito per essere stata tenuta allo scuro di tutto, quella conversazione così dura con il suo migliore amico, che sicuramente rispecchiava più il disagio che provava per sé stessa e per la sua vita.
Le parole che gli aveva vomitato addosso erano dovute al senso di stordimento misto a dolore che provava per Taehyung.
Jimin e Yoongi erano state solo le vittime inconsapevoli del mostro che le squarciava il petto e che urlava dentro di lei, dilaniandole l'anima.
Da un lato avrebbe voluto tornare sui suoi passi, chiedere scusa ad entrambi e giustificarsi.
Ma dall'altro lato sapeva che le parole che aveva appena pronunciato celavano una parte di verità.
Jisoo non voleva assistere di nuovo all'implosione di Jimin, voleva salvarlo, aprirgli gli occhi una buona volta, proteggerlo dallo stesso dolore che sentiva lei e che la stava torturando.
Non poteva essere felice per lui, per loro, serbando dentro di sé la certezza che si sarebbero feriti ancora e ancora.
Ma dopotutto quante volte si erano fatti del male lei e Taehyung?
E chi li aveva salvati da quel continuo eccidio?
Nessuno. Fino a quando non erano stati loro a mettere un punto.
Anzi, Taehyung continuava a infliggerle tutta quella sofferenza senza neppure saperlo, proprio perché Jisoo non era ancora riuscita a schermarzi e a porre la parola "fine" alla loro storia.

Ora era al freddo, in strada ed era tardi.
Non poteva tornare a casa.
Ma allora dove andare?
Non seppe capire il perché ma nella mente le si parò davanti l'immagine di un'unica persona.
Sì ricordò di un particolare e cominciò a frugare nella borsetta alla ricerca di qualcosa.
Si rigirò il biglietto bianco tra le mani riflettendo sul da farsi, per poi afferrare il cellulare e digitare il numero. Due squilli e dall'altra parte della cornetta rispose la voce profonda di Gihun:

«Pronto»

«Buonasera, sono la dottoressa Kim,
avrei bisogno di un passaggio»

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