Cαριƚσʅσ 31
«È noto a tutti che il numero di persone in Corea del Sud che soffre di problemi del sonno è in crescita. Infatti secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel 2020 i coreani hanno dormito in media 469 minuti al giorno, 40 minuti in meno della media mondiale, e la media più bassa tra i paesi dell'Organizzazione.
Non a caso secondo il Servizio Sanitario Nazionale, i coreani con problemi del sonno erano circa 721.000 nel 2022, rispetto ai 325.000 del 2018.
Ecco quindi l'importanza di Ipno, un farmaco che è molto più di un semplice sonnifero, grazie alle sue ottime proprietà descritte in precedenza.
Ringrazio tutti per l'attenzione», terminò Jisoo, voltandosi di nuovo verso gli uditori e dando le spalle al monitor in cui era stata proiettata la sua presentazione.
Passò un secondo, o forse meno, in cui ebbe giusto il tempo di riprendere a respirare, prima che tutti i presenti, seduti di fronte al grande tavolo in legno scuro della sala riunioni, esplodessero in un sentito applauso.
Jisoo piegò il busto in segno di rispetto, sentendosi finalmente sollevata, mentre nella sua testa riusciva solo a pensare:
"È finita"
«Grazie dottoressa Kim per la sua esauriente spiegazione.
Come avete potuto constatare Ipno è un farmaco all'avanguardia che offre immense possibilità ad un costo di produzione ridotto, vista la sua formulazione completamente naturale», intervenne Jun.
In quel momento Jisoo non poté fare a meno di incrociare lo sguardo del cugino, che invece sedeva al lato opposto del tavolo e la stava guardando.
Il suo volto era indecifrabile, la fissava senza far trapelare alcuna emozione, spingendola a domandarsi se fosse soddisfatto della sua esposizione o fosse stata un disastro.
«Se non ci sono domande possiamo passare al coffee break», disse Jun, spingendo i presenti a rompere le righe e alzarsi.
Jisoo rimase impalata in piedi, le mani giunte l'una all'altra, sorridendo a coloro che le passavano davanti.
Per l'occasione aveva deciso di indossare un completo grigio oversize giacca e pantaloni e una semplice camicetta bianca. I capelli erano ordinatamente raccolti in uno chignon, che le donava un'aria sofisticata e professionale.
Lentamente, una figura sorretta da un paio di stampelle le si avvicinò barcollante:
«Complimenti. Per essere la prima volta te la sei cavata», le disse Seohyung, con un ghigno tutt'altro che amichevole.
Jisoo la trovó cambiata: l'impeccabile caschetto non era più così ordinato e l'immancabile tailleur era stato sostituito da una sobria tuta nera.
«Grazie! Come va la gamba?», chiese Jisoo, fissando l'ampia ingessatura della sua supervisor.
«In ripresa. Conto di tornare al lavoro tra una ventina di giorni», fece lei, fissandola con aria di sfida, nel tentativo di mettere le cose in chiaro.
«Non vedo l'ora», mentì a denti stretti Jisoo.
«Dottoressa Kim!», esclamò una voce alle loro spalle, costringendo entrambe a girarsi.
«Finalmente posso stringerle la mano! Ottima presentazione, complimenti!», disse un uomo sulla sessantina, calvo e tarchiato, avvicinandosi a Jisoo.
«Signor Lim, buonasera, è un piacere rivederla!», si intromise subito Seohyung, riuscendo a sembrare impettita anche su quel paio di stampelle.
«Oh salve! Brutto infortunio», fece l'uomo, fissandole la gamba.
«Purtroppo ho avuto un incidente che non mi ha permesso di essere in azienda in questo periodo... »
«Vedo, vedo. Per fortuna, questa giovane recluta ha preso le redini del suo lavoro!», disse il dottor Lim, fissando Jisoo con entusiasmo.
Entusiasmo che invece sembrava essere scomparso dalla faccia di Seohyung, il cui sguardo d'un tratto si era incupito.
«La ringrazio è fin troppo gentile», rispose Jisoo in evidente imbarazzo.
«Un lavoro ben fatto va sempre riconosciuto», fece ad un tratto la voce di Haein, una volta avvicinatosi al trio.
La guardava con occhi sorridenti, nonostante le labbra fossero strette e seriose.
Indossava un completo giacca e pantalone blu scuro a doppio petto e riusciva ad essere ancora più elegante di quanto già non fosse tutti i giorni.
«Ben detto, ben detto, mio caro!
Il successo di un'azienda florida è quello di puntare sulle giuste risorse e saperle valorizzare!», aggiunse il dottor Lim, che sembrava avere una certa propensione a ripetere le stesse parole.
«Se permettete io mi avvio verso il rinfresco. Faccio ancora fatica a stare ferma in piedi», fece Seohyung, usando quella scusa per levarsi dall'imbarazzo di quel momento che, per una volta, non la voleva sotto i riflettori.
Si appoggiò nuovamente su entrambe le stampelle e cominciò ad allontanarsi lentamente, simulando un' impropria eleganza.
L'ometto invece era rimasto impalato tra di loro, fissando sornione entrambi.
«Dottor Lim, sarebbe così gentile da accompagnare la dottoressa Kim? Vorrei essere certo che arrivi sana e salva», chiese Haein e Jisoo ebbe la netta sensazione che volesse levarselo dai piedi.
«Certo, certo!», sì affrettò a dire l'altro prima di uscire dalla sala riunioni.
Jisoo diede uno sguardo oltre la spalla di Haein e si accorse che la stanza era vuota. Erano rimasti soli.
«Quindi...Ipno?», le domandò lui.
«Il Dio del sonno per la mitologia greca», rispose Jisoo.
«Lo so. Ho seguito un corso di cultura classica occidentale all'Università.
È un nome potente e non così scontato qui in Corea. Brava!
E devo aggiungere: ottima presentazione», le disse.
Sembrava del tutto sincero, Jisoo non avvertì nessuna critica celata o ironia.
«Lo pensi davvero?», chiese lei, a conferma delle sue solite insicurezze.
«Non dico mai quello che non penso. Devi essere soddisfatta di te stessa e del tuo lavoro in questo momento. Senza crogiolarti, perché questo è solo un piccolo, microscopico successo. Ora tutti si aspettano molto da te, me compreso», aggiunse serio e professionale.
«Me ne rendo conto e anzi cercherò di migliorare e di essere più propositiva, e... », iniziò Jisoo spinta dal fervore.
«Hai fame?», la interruppe lui di colpo.
«No», rispose Jisoo confusa.
«Beh, io sì»
«Credo ci siano varie cose al coffee break... », propose Jisoo.
«Per carità. Solite mini porzioni "healthy" e spremute di arancia annacquate.
Ho bisogno di qualcosa di più sostanzioso e poi non ho voglia di fare public relation con quel gruppo di cariatidi »
«Ma sei il CEO di questa azienda!», ribatté Jisoo.
«Esiste un vicepresidente proprio per questo. Dai andiamo!», la esortò Haein.
«Dove?»
«A mangiare del cibo vero!»
Jisoo lo vide sporgersi dalla porta della sala riunioni guardingo per accertarsi che nessuno stesse passando per il corridoio, poi con un rapido gesto della mano le fece segno che il campo era libero.
In quel momento non seppe il perché, ma decise di seguirlo senza farsi troppe domande, tanto avrebbero solo saltato il coffee break, niente di così importante.
Era convinta che avrebbero preso l'ascensore, quando invece Haein andò nella direzione delle scale di emergenza.
«Allora questa è proprio una fuga. Addirittura niente ascensore?», gli chiese Jisoo, intenta a percorrere ogni scalino alle sue spalle.
«La hall al piano terra è sempre troppo affollata. Questa è la mia via di salvezza ogni volta che voglio allontanarmi senza dare nell'occhio»
«Te ne vai spesso?»
«Ogni volta che ho bisogno di respirare», rispose in tutta sincerità Haein.
Jisoo continuava a non capire se quel ruolo di enorme responsabilità e quei riflettori puntati continuamente su di lui, fossero ció che aveva da sempre voluto ottenere o nient'altro che una gabbia dorata da cui il CEO della PharmaJ cercava spesso di fuggire.
Haein spinse una porta d'emergenza e si ritrovarono in una strada secondaria al lato dell'entrata principale dell'azienda.
Un vento freddo misto a nevischio sferzò il viso di Jisoo, facendole maledire la stagione invernale.
«Conosco un posto al caldo a due passi da qui!», fece Haein, imboccando il marciapiede.
Dopo poco arrivarono alla loro destinazione, caratterizzata ad un" inconfondibile "M" gialla e lampeggiante.
«McDonald?», gli chiese Jisoo sorpresa di trovarsi lì.
«Credimi, qui ho fatto anche impensabili riunioni di lavoro con clienti degli States. Mangi bene, a poco e con un'ottima wifi»
Appena entrarono li travolse un pungente odore di fritto che Jisoo non sentiva da tempo. L'ultima volta che era entrata in un locale della nota catena era stato almeno un anno prima con Taehyung, una sera in cui nessuno dei due aveva voglia di cucinare.
Avevano trascorso più di mezz'ora a spulciare l'intero menù, per poi prendere due semplici McChicken e una doppia dose di patatine a testa, che Taehyung si era divertito a lanciarle addosso per il resto della serata. Poteva ancora percepire il loro rimbalzo sul capo, seguito dal fragore della sua risata e il luccichio di quegli occhi che la guardavano impertinenti.
La scia di quel ricordo per nulla sbiadito dal tempo venne interrotta dalla voce di Haein che le chiedeva:
«Che prendi?»
«Niente, ho lo stomaco un po' chiuso. Forse un caffè»
«Sicura? Io vado con un doppio cheese burger»
Jisoo al solo pensiero di quel panino sentì inspiegabilmente un conato di vomito raggiungerle la gola.
Non volle farci troppo caso e, una volta fatto l'ordine, si sedettero ad un tavolo interno, lontano dalle ampie finestre del locale.
«Tra quanto dobbiamo tornare?», chiese Jisoo, sfilandosi il cappotto.
«Mmm considerando le ottime doti da intrattenitore di Jun, direi tra una ventina di minuti. Gli faranno tutte le domande che non sono riusciti a chiedere a te sul farmaco»
«Sarei dovuta rimanere», rispose Jisoo guardandosi i piedi dispiaciuta.
«E se non avessi saputo rispondere?», la provocò lui.
«È il mio progetto, credo che ne sarei stata in grado», rispose Jisoo con una sicurezza inaspettata.
«Dieci punti a Grifondoro! Ottima risposta!», esclamò Haein compiaciuto.
«Non ti preoccupare comunque, se vuoi metterti alla prova con le domande potrai sicuramente farlo più tardi. Gli azionisti saranno in azienda per tutto il pomeriggio, ahimè», aggiunse con una smorfia.
«Allora, come si sente dottoressa dopo questo primo successo?», le chiese, incrociando le braccia sopra il tavolo e guardandola con sguardo divertito.
Jisoo arrossì spiazzata da quella domanda e ammise:
«Sincera? Non lo so! È successo tutto così velocemente che non riesco ancora a capirlo...»
Continuava a sentire un fastidioso peso sullo stomaco che sembrava non darle tregua. Probabilmente l'ansia e i troppi caffè di quei giorni si stavano facendo sentire.
«Goditi la sensazione di avercela fatta, non capita tutti i giorni!», le disse bonario.
Aveva un modo di fare che riusciva a infonderle coraggio e che la spingeva a credere maggiormente nelle sue potenzialità.
«Ecco a voi», disse un cameriere, porgendo loro il panino e il caffè.
Jisoo allungò la mano per prendere il suo brick in cartone mentre Haein era intento a scartare la carta del suo cheese burger con sguardo famelico.
Bastò la visione del panino, che Jisoo si portò le mani alla bocca.
Non riuscì nemmeno a dire qualcosa per scusarsi, ma balzó in piedi e si mise a correre verso il bagno.
Trattenne disperatamente il conato, fino a quando raggiunse il primo wc per rimettere.
Lo stomaco sembrò accartocciarsi su se stesso, mentre l'acido le aveva riempito la bocca.
Scivolò esausta sul pavimento sporco del bagno, in attesa di riprendere le forze.
Poi qualcuno bussò alla porta:
«Jisoo, tutto bene?», chiese la voce di Haein.
«No... anzi sì tutto ok... è passato», riuscì a rispondere lei.
«Sicura?»
«Oddio scusa!», urlò scossa da un nuovo conato.
Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili riuscì a far capolino fuori dal bagno, pallida come un cencio.
«Come stai?», le chiese Haein preoccupato.
«Non bene direi», rispose Jisoo prima di andarsi a lavare il volto con dell'acqua fredda.
«Si vede! Sei uno straccio!»
«Grazie, che gentile!», ribatté ironica.
«Vuoi dell'acqua?», fece lui, porgendole una bottiglietta.
«No!», rispose Jisoo, scrollando il capo.
Il senso di nausea continuava ad opprimerla, sentiva le gambe molli e un tremendo mal di testa.
Percepì di nuovo l'esigenza di rimettere e si fiondò sul wc appena lasciato.
Questa volta però, sentì la presa salda di Haein sulla fronte per sorreggerla.
Il pensiero di quanto quella scena fosse pietosa e schifosa, le balenò per la mente, ma non riuscì a porvi la giusta attenzione per quanto stesse male in quel momento.
«Va meglio?», le chiese Haein una volta finito.
Jisoo riuscì solo a guardarlo e ad annuire, scossa ancora dagli spasmi allo stomaco.
«Hai la fronte bollente. Credo tu abbia la febbre! Ti porto a casa... », disse lui, afferrando il cellulare dalla tasca dei pantaloni.
«No! La riunione...io... tu devi andare... », farfugliò lei dolente.
«Non ti lascio sola in queste condizioni.
Jun? Senti la dottoressa Kim non si è sentita bene, l'accompagno a casa. Devo rimandare la riunione.
Domani alle 8:00, grazie.
Ci sentiamo dopo»
«Non dovevi, era importante!», piagnucolò Jisoo.
«L'ho solo spostata, non annullata», disse prima di effettuare una nuova chiamata.
«Gihun, potresti venirmi a prendere davanti al McDonald vicino all'azienda? Il prima possibile, grazie»
«Te la senti di uscire dal bagno?», le chiese.
Jisoo lo seguì barcollante verso la sala.
Si sentiva accartocciata e sfinita.
Il tempo di pagare il conto e riprendere i cappotti che l'elegante macchina nera di Gihun era in sosta davanti al locale ad attenderli.
«Prendi questo nel caso ti risentissi male in auto», le disse Haein prima di uscire, porgendole una busta di carta del fast food.
Le aprì uno degli sportelli posteriori e Jisoo scivolò per la seconda nei sedili in pelle di quel mezzo lussuoso.
«Grazie Gihun. La signorina Kim è indisposta bisogna riportarla a casa. Ricordi l'indirizzo?», disse il suo capo dopo essersi sistemato accanto a lei.
«Certamente. Cerco il tragitto più breve», rispose l'autista, rimettendo in moto.
I sobbalzi e le curve non furono un toccasana per la nausea incessante di Jisoo, che dovette ricorrere anche all'uso della busta di carta almeno due volte, prima di riconoscere con sollievo la strada di casa.
«Arrivati», annunciò Gihun posteggiando.
«Grazie. Riparti pure, io mi fermo finché la signorina non si sente meglio. Ah ...questo... te ne puoi occupare tu?», chiese Haein, indicando la busta di carta usata da Jisoo.
L'autista con una certa aria disgustata si limitò ad un gesto di assenso del
capo.
«Non era necessario», bisbigliò Jisoo davanti al portone del palazzo.
Haein non disse nulla e la seguì in silenzio sulle scale.
«Vivi con qualcuno?», le chiese una volta aperta la porta di casa.
«Con il mio migliore amico.
Jimin, ci sei?», chiese Jisoo a voce alta senza ottenere alcuna risposta.
In quel momento notò un post it giallo attaccato sullo specchio dell'ingresso:
"Dopo il lavoro vado ad un corso di pilates. Ci vediamo stasera! Jimin"
Quella notizia le fece fare un sospiro di sollievo: sarebbe stato fin troppo complicato giustificare la presenza del suo capo in casa in quel momento.
«Grazie, sei stato fin troppo gentile, ora me la cavo da sola, puoi andare», disse a Haein.
«Non prima che ti sia misurata la febbre!», ribatté lui impassibile.
«Va bene, vado a prendere il termometro. Tu accomodati! Fai come se fosti a casa tua... Beh mi rendo conto che da te sarà sicuramente tutto più ordinato... scusami è un disastro!», si affrettò a dire Jisoo, cercando di afferrare e nascondere tutto ciò che vedeva fuori posto.
«Pensa al termometro!», la redarguì Haein.
Jisoo obbedì, stanca e febbricitante, sperando che quella strana situazione passasse più in fretta possibile.
Pochi secondi dopo il verdetto era più che evidente: 39,4 gradi.
«Mettiti subito a letto!», le ordinò Haein con fermezza.
Lei si distese rassegnata, lasciandosi rimboccare le coperte. Era talmente sfinita da non aver più la forza di ribattere.
«Dove posso trovare delle pasticche per farti abbassare la febbre?», le chiese.
«In bagno. Armadietto in alto a sinistra. Ultima mensola»
Haein scomparve per poi tornare un attimo dopo con i farmaci e un bicchiere di acqua.
«Bevi e riposati, tra poco starai meglio. Io resto qui accanto a te», furono le ultime parole che Jisoo percepì prima di cadere in un sonno profondo.
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Si svegliò lentamente, sentendosi completamente sudata.
Aprì gli occhi e vide Haein seduto a gambe incrociate ai piedi del letto, intento a guardare lo schermo del cellulare.
«Ciao... », disse lei in un filo di voce.
«Ehi! Come stai? Va meglio?»
«Credo che la febbre sia scesa.
Ho ancora un po' di nausea però...
Ma che ore sono?», chiese, accorgendosi che stava per farsi buio.
«Le quattro»
«Ho dormito tantissimo! E tu sei rimasto qui... devi andare!»
«Non torno in azienda vado direttamente a casa»
«A casa ti starà aspettando la tua ragazza!»
«Quale ragazza?», chiese Haein divertito.
«Quella che ti ha accompagnato alla cena di Natale...», spiegò Jisoo.
«Ah...è solo un'amica e non la rivedo da allora. Non mi sta aspettando nessuno a casa, tranquilla», la rassicurò.
«Sì ma io sto meglio, sto molto meglio! Non devi certo farmi da badante. Avrai sicuramente qualcosa di meglio da fare che stare con me malata a letto...»
«Beh avrei voluto festeggiare la tua presentazione diversamente, ma è andata così», fece lui, con un tono di voce più profondo, per poi aggiungere:
«Magari avremmo potuto fare una passeggiata più tardi in qualche parco... avremmo parlato di noi, ti avrei chiesto di raccontarmi del tuo weekend a Daegu, di come è stato tornare a casa e se ti trovi bene a Seoul.
Poi chissà, spinto da un'insolita audacia, ti avrei invitata a cena in uno dei miei ristoranti preferiti.
Avremmo bevuto del buon vino, riso tanto e a fine serata ti avrei confessato che mi piacerebbe conoscerti meglio, perché ti trovo estremamente interessante Kim Jisoo»
Silenzio.
Tentò di analizzare meglio quelle parole nella sua testa per essere sicura di averle comprese e di non aver interpretato male.
La febbre doveva averle dato delle allucinazioni, non c'era altra spiegazione.
«Ti andrebbe di conoscerci fuori dal lavoro?», le ripetè Haein, in attesa di una risposta.
In quel momento Jisoo sentì uno strattonamento al cuore e pensò immediatamente a lui, a Taehyung.
Nonostante avessero concluso definitivamente tutto ciò che poteva ancora esserci tra loro, sentiva ancora di non essere pronta per una nuova conoscenza.
Voleva solo star sola, avere il tempo per capire, lenire, ricostruire.
«Io... ti ringrazio. Di tutto...ma vengo fuori da una relazione molto importante e...»
«...e non te la senti», terminò la frase Haein.
«È per questo che ho chiesto, prima di fare qualsiasi passo, proprio per evitare spiacevoli fraintendimenti.
Grazie per la sincerità», disse prima di alzarsi da terra e indossare nuovamente la giacca.
Jisoo si sentiva frastornata e tremendamente in colpa verso quel ragazzo che era stato fin troppo disponibile con lei e che stava ripagando così.
«Mi dispiace. Davvero... », sussurrò.
«Non devi dispiacerti e anzi, questo non cambierà il nostro rapporto lavorativo.
Comportiamoci come se questa conversazione non sia mai avvenuta. Sei sicura di sentirti meglio?»
Jisoo annuì per poi dire:
«Grazie...»
«Buona serata Jisoo.
Prenditi qualche giorno di riposo», fece Haein, guardandola con un'espressione che lei non seppe interpretare.
Lo vide allontanarsi in silenzio, fino a sentire il tonfo della porta di casa chiudersi alle sue spalle.
Jisoo fece un profondo respiro e decise di risprofondare tre le coperte per annullare tutti i pensieri.
[Dovrebbe esserci un GIF o un video qui. Aggiorna l'app ora per scoprirlo.]
Devo ancora scusarmi con voi per i miei lunghissimi tempi dì pubblicazione, ma vi giuro che non posso fare diversamente.
Ho anche paura di essermi arrugginita e di non essere più in grado di scrivere come vorrei. Spero non sia così e che il capitolo vi piaccia.
Grazie a voi che continuate a leggere la mia storia❣️
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