Cαριƚσʅσ 14
Jisoo era seduta sul divano, lo stesso di tanti pomeriggi di puro relax e serate film, sul quale spesso aveva schiacciato anche qualche pisolino, ma che quella sera sembrava essere particolarmente scomodo.
Forse perché si ritrovava seduta su un lato, da sola, con sei occhi che le puntavano addosso, fissandola dall'altra parte.
Si sentiva un imputato davanti ai suoi giudici.
A sinistra Chaeyoung con una tazza di tè bollente in mano, dall'altra Lisa con le ginocchia al petto e, in mezzo, la padrona di casa, Jennie, che si carezzava pensosa il pancione.
«Dite qualcosa per favore», le esortò Jisoo, stanca di quel lungo silenzio dopo la sua confessione.
Chaeyoung fece un profondo respiro, Jennie si limitò a una smorfia di disapprovazione, mentre Lisa intervenne:
«Sei nella merda!»
«Grazie, sei d'aiuto», commentò Jisoo, abbassando lo sguardo e portandosi una mano tra i capelli.
«Scusaci, siamo un po' turbate.
Forse sono troppe informazioni da digerire tutte insieme», fece Jennie.
«Vuoi veramente totale sincerità da parte nostra?», le chiese Chae, guardandola di sottecchi.
«Sì, ne ho bisogno»
«Devi dire la verità a Tae, anche se il colloquio si rivelasse solo un buco nell'acqua», continuò l'amica.
Jisoo guardò verso le altre due, che silenziosamente facevano sì con la testa.
«Ma cosa dovrei dirgli?», chiese con tono disperato.
«Che sei andata a fare un'esperienza per metterti alla prova», disse Jennie.
«In un'azienda a Seoul? Dove sono consapevole che lui non mi seguirebbe mai?»
«Fammi capire. Ipotizziamo che ti chiamino dalla PharmaJ: tu davvero riusciresti a rinunciare per Tae?», le chiese Lisa, scrutandola come se fosse una strana cavia.
«Lisa, so che per te è inconcepibile, ma amare qualcuno vuol dire anche mettere da parte sé stessi, ogni tanto», ribatté Jennie.
«Non sono d'accordo. Una relazione non vuol dire fare rinunce.
Se Tae l'ama veramente deve capirla e appoggiarla!», aggiunse Chae, polemica.
«Ok. Ma stiamo parlando di buttare al vento due anni di una storia importante, per cosa? Un posto di lavoro?», chiese Jennie.
«Non un posto di lavoro qualsiasi!
Il lavoro dei sogni di Jisoo!», disse Lisa.
«Lui dovrebbe seguirla, punto», aggiunse Chae.
«Non lo farà mai», esordì Jisoo affranta, interrompendo il botta e risposta delle altre tre.
«Non puoi saperlo. Non avete mai parlato della possibilità di trasferivi. Tae potrebbe sorprenderti!», cercò di incoraggiarla Jennie, sorridendole.
«Con un locale avviato e l'altro appena inaugurato a Daegu?
Sei seria?», le chiese Lisa, con un sopracciglio alzato.
Jisoo aveva sempre apprezzato la sincerità delle sue migliori amiche ed era per questo che aveva deciso di parlare proprio con loro.
Erano talmente diverse l'una dall'altra, da poterle dare punti di vista completamente agli antipodi.
Aveva bisogno di pareri, spunti di riflessione, qualunque cosa la potesse allontanare dal caos che aveva in testa.
Era passata solo una settimana dal suo viaggio nella capitale e ogni giorno trascorso da quel momento era stato tremendamente faticoso per lei.
Continuava ad arrovellarsi su quanto fosse giusto vuotare il sacco, essere onesta e raccontare tutto a Taehyung o quanto, invece, quella confessione non avrebbe portato altro che inutili discussioni.
Perché dover rischiare di rendere il loro rapporto ancora più teso se tanto quel colloquio di lavoro non avesse portato a nulla?
Poteva serbare quel piccolo segreto dentro di lei per sempre.
Eppure perché si sentiva così in difetto con lui?
Perché percepiva la voglia irresistibile di parlare con Taehyung, anche solo per esprimergli tutti i suoi dubbi e le sue paure?
Quanto avrebbe voluto sedersi una sera sul divano e dirgli che aveva solo tentato di mettersi alla prova, di cercare uno spiraglio di luce in quel periodo della sua vita così grigio.
Desiderava sapere cosa ne pensasse, quali consigli avesse da darle, quali erano le sue prospettive per il loro futuro.
Ma era talmente imbrigliata dalle sue paure, che riusciva a immaginare solo una sua reazione negativa.
«Jisoo ci sei?», le domandò la voce di Jennie, riportandola alla realtà e allontanandola dai suoi pensieri.
«Sì, scusate», fece, stringendosi nella sua felpa grigia.
«La vera domanda è: al di là del colloquio di lavoro, come stanno andando le cose tra voi?», chiese Chae diretta.
Jisoo fece una smorfia e le parole sembrarono fuoriuscirle dalle labbra senza che avesse il tempo di riacciuffarle: «Male», ammise in un sussurro.
«Non siamo più noi. O forse non sono più io, non lo so. Sento che mi manca qualcosa e che lui, in questo momento, non riesce a completarmi come vorrei»
«I periodi di stallo in una relazione sono più che normali. Però dovete riuscire a sbloccarvi... », aggiunse Jennie, sistemandosi sulla poltrona.
«Io non so nemmeno se lui comprenda, se è consapevole che qualcosa non vada. È come se ignorasse i problemi, pensando che siano qualcosa di passeggero»
«A giudicare dalla dichiarazione che ti ha fatto al K, direi proprio di no.
Ha detto che vuole un figlio con te, davanti a tutti», commentò Jennie, toccandosi il pancione.
«Scopate?», chiese Lisa, con il suo solito impeto, tanto che le altre due si girarono verso di lei, guardandola con aria sconvolta.
«No. Ormai da un po'», confessò Jisoo.
«Da quanto?», domandò Jennie con tono allarmato.
«Non lo so. Un mese. Un mese e mezzo. Non appunto i giorni in cui lo facciamo»
«È mai passato così tanto tempo?», fece Chaeyoung con una smorfia.
«No, mai»
«Ok. È evidente che ci sia un problema tra voi due ultimamente e che il lavoro di entrambi non abbia aiutato.
Dovete parlare, punto.
Lui deve aprire gli occhi e tu devi essere onesta, sotto tutti i punti di vista.
Ignorare i problemi vi porterà solo ad allontanarvi di più», disse Jennie, risoluta.
«La mia vita è un disastro!», fece Jisoo, portandosi entrambe le mani al volto.
Era così: tutto era cambiato in un soffio. Da un'esistenza serena con un lavoro sicuro e una relazione stabile e appagante, era passata a non avere certezze, né prospettive.
«Ehi, si aggiusterà tutto. Troverai di nuovo un lavoro e Tae rimarrà accanto a te. Passerà anche questo periodo e tornerà tutto alla normalità», tentò di rincuorarla Chae, sedendosi accanto a lei.
Lisa e Jennie fecero lo stesso, circondando Jisoo con il loro calore e la loro presenza incondizionata.
«Grazie ragazze, davvero», disse Jisoo sincera, godendosi la vicinanza delle sue migliori amiche.
In quell'istante percepì la vibrazione del cellulare a contatto con la tasca dei suoi pantaloni.
Afferrò il telefono e notò la notifica di un messaggio sulla sua posta elettronica.
«Mi è arrivata un'email», annunciò sgranando gli occhi ancora fissi sullo schermo del telefono.
«Che fai? Non l' apri?», le chiese Lisa impaziente.
«E se fosse la PharmaJ?», domandò Jennie.
Gli occhi di Jisoo saettarono nei volti delle amiche che la guardavano trattenendo il fiato.
La tachicardia cominciò a impossessarsi del suo corpo.
«Non ce la faccio ad aprirla», ammise in un filo di voce.
«Potrebbe essere anche una mail di spam, non puoi saperlo se non l'apri», commentò Chae.
Già, ma se invece non fosse stata una semplice mail, ma quella mail?
Quella che avrebbe potuto cambiarle la vita in un secondo, oppure far rimanere tutto immutato.
Per fortuna non era sola in quel momento e la vicinanza delle sue amiche le diede la forza di cliccare sulla casella di posta.
Mittente: [email protected]
Jisoo sentì un colpo al cuore, la mancanza di un battito, un fremito nel petto.
«Aprila! Subito!», la esortò Lisa in fibrillazione.
Poggiò il polpastrello sulla schermata come un'automa, trattenendo il respiro.
"Gentile Dottoressa Kim,
dopo un'attenta valutazione della sua domanda per la posizione di addetto ricerca e sviluppo, siamo lieti di informarla che è stata confermata nella nostra organizzazione.
Attendiamo un suo riscontro per la firma del contratto di lavoro.
Cordiali saluti
Risorse umane PharmaJ".
Jisoo muoveva freneticamente le pupille da una riga all'altra, cercando di decifrare quelle semplici parole, ma che in quel momento riuscivano a confonderla come se fossero antiche rune da decriptare.
«Oh mio Dio!», esclamò Chae, portandosi entrambe le mani alla bocca per soffocare un urlo.
«Jisoo, ma è meraviglioso!», fece Jennie, cingendole le spalle in un abbraccio.
«Sarebbero stati dei cretini a farsi sfuggire una come te!», aggiunse Lisa, scompigliandole i capelli.
Jisoo era come una statua di sale, fissa, immobile, sorda a qualsiasi parola.
«Ehi! Respira!», la scrollò Jennie.
"Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo", fu tutto quello che la sua mente riuscì a formulare.
Cosa avrebbe potuto dire a Taehyung?
Quali erano le parole giuste da usare?
E soprattutto: quale era la sua decisione?
Cercava di decifrare sé stessa, captando il suo stato d'animo: era felice? Elettrizzata? Soddisfatta?
Ma tutto ciò che riusciva a percepire era solo paura, una tremenda paura che l'aveva pietrificata su quel divano.
«È una cosa bella Jisoo! Bellissima!», le disse Chaeyoung.
«È un casino. Un fottuto casino», sussurrò lei, serrando gli occhi e gettando la testa all'indietro.
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