𝑪𝒂𝒑 25

𝑱𝑬𝑭𝑭𝑬𝑹𝑺𝑶𝑵 𝑱𝑨𝑪𝑲𝑺𝑶𝑵
Come sperimentato in passato, i Thanagariani non erano da sottovalutare, erano forti, potenti e ti sopraffacevano velocemente.
Con le loro ali possenti, avevano la capacità di piombarti addosso quando meno ce lo si poteva aspettare.
E

rano mostruosi, più dei Dominatori, più aggressivi ma meno intelligenti.

Tutto ciò mi riportò alla disavventura ad Harmony Falls del '58, quando rapito da Savage, mi trasformò in uno di quegli alieni.
Ero senza cuore, non mi sarei fatto scrupoli nell'uccidere tutti.
Fu come se tutto il mio vissuto fosse stato spazzato via, rendendo i miei amici dei perfetti sconosciuti.
Ero diventato un mostro, ed il mio unico scopo era soddisfare i miei bisogni primordiali, divertendomi a sbranare malcapitati umani.

Rabbrividii nel riprovare quelle sensazioni vissute.

Dovermi confrontare con loro, non mi allettava, ma se era fondamentale, per salvare per l'ennesima volta il mondo in cui vivevo, ero deciso a farlo.
Ed ero disposto a fare del mio meglio per vincere contro il pazzoide il quale aveva scatenato tutto ciò, avrei fatto di tutto per Caty.

Era vero che la conoscevo da poco, tuttavia fu vittima di una gran ingiustizia, non lo accettavo e, ancora meno, accettavo il nuocere un individuo innocente.

Terminato il discorso tenuto da Rip e dal Dottore, per metterci al corrente dello svolgimento della battaglia, mi sentii carico, più del solito.

Mentre Nate e Mick si recarono a prendere gli armamenti, Grigio, ovvero Martin Stein, ed io ci avviammo verso l'uscita della Waverider.
Essendo Firestorm, non era una nostra esigenza adoperare armi o armature potenziate, come quella di Ray.

Con noi vennero anche Nate e Amaya, il primo aveva la caratteristica di trasformarsi in uomo d'acciaio e l'altra aveva il Totem Anansi, con la quale evocava l'energia degli animali.

"Forza muoviamoci!"

"Scusa. Devo andare a fare una cosa, ti raggiungo immediatamente!"

"Jefferson, so alla perfezione che hai in mente di fare e te lo sconsiglio vivamente. Noi abbiamo un'unione psichica e so quello che provi per la sorella del signor Hunter. Se vuoi rendere le cose semplici, il posto più sicuro per lei è dove si trova, se venisse fuori per contrastare l'avanzata nemica, correrebbe dei grossi pericoli." mi mise in guardia l'uomo più anziano dell'equipaggio, prendendomi per un braccio, con l'intento di farmi desistere.

"Non ho intenzione di liberarla. Voglio metterla al corrente di quanto sta per accadere."

"E cosa ti frutterebbe?"

"Vederla nuovamente."

"Sei incorreggibile! Okay, ti do cinque minuti, poi avviserò il Capitano."

Annuii.

Poco prima di raggiungere le celle, notai una nube uscire da quell'area, affrettai il passo finché non mi scontrai con la ragazza in questione.

"Caty, cavoli. Come ci sei riuscita?"

"Non mi è stato difficile. Poi Miranda mi ha portato sulla strada giusta, snocciolando, una dietro l'altra, parole a vanvera. È proprio una grande Time Master, ragiona come loro. Comunque, dove siamo diretti?"

"Perché, che hai in mente di fare?"

"Non è ovvio? Aiutarvi!"

"Mi sembra una pessima idea. Tutti loro sono qui per te!" la illuminai, se ancora non ne era consapevole.

"E allora? Non vedo il problema! Io sono una Time Lady e con me ho una squadra di supereroi. Non potrei chiedere di meglio!"

"Ehi Marmocchia, sei fuggita? Fuori si sta per scatenare la guerra, sei dei nostri? Se la risposta è sì, allora ho per te questa. Abbine cura! Apparteneva al mio partner e ci tengo molto, vedi, di conseguenza di trattarla come se fosse oro. Mal che vada, mi rivarrò di te. Non sarà divertente! E ora fuori, l'Inglese ci sta per raggiungere."

"La trovo un'idea stupida!" lo contraddissi.

"Perché mai! Ho con me due supereroi, non ho nulla da temere."

"Ti guarderò le spalle. Ora muoviamo il culo. Voglio mangiare del pollo arrosto, quando la nostra guerra finirà!"

Sbuffai, non avevo voce in capitolo, e sapevo che Rip si sarebbe adirato non poco.

"E Miranda?"

"Suppongo sia ancora lì. Ha attivato un comando e la stanza si è riempita di fumo, credo non si sia mossa. Meglio così, starà al riparo."

"E tu dovresti essere con lei." rincalzai.

"Ho abbandonato Anthony quando più ne neccessitava e ha vissuto le pene dell'inferno a causa mia, è tempo che paghi pegno. Andiamo ad arrostire qualche pollo volante."

"Così mi piaci, batti il cinque." esclamò il piromane.

A malincuore accettai, ero in minoranza ed ero assolutamente convinto che non sarei stato in grado di farle cambiare idea.
Non ci sarei mai riuscito, il fatto riguardava suo fratello, lui era il suo punto debole.

Sperai che ciò non la guidasse alla disfatta.

L'amore portava al compimento di azioni estreme: ci faceva diventare vulnerabili e avremmo sempre protetto le persone nel nostro cuore.
Anche al costo di doverne pagare le spese, nonostante questo, era proprio ciò che ci rendeva umani.
Dopo tutto, amare era fantastico, era la cosa più bella sulla faccia della Terra.

Percorsi gli ultimi metri a capo chino, psicologicamente ero già preparato per la ramanzina la quale Grigio mi avrebbe riservato.
Lui, e il suo fare diligente, non era uno che disubbidiva alle regole, anzi, era la Legge fatta persona.
Non approvava quando qualcuno di noi non le rispettava, assumeva quell'aria grave e non si tratteneva nel dirci qualche parolina di dissenso.

Non osai pensare alla reazione, che avrebbe avuto per quell'evenienza, avevo superato ogni limite.
Prima l'avevo trasportata lì, disubbidendo all'ordine del capitano.
Infine, l'avevo condotta in campo a combattere contro quell'ingiustizia, scoppiata per lei.

Come il conflitto tra spartani e troiani, avvenuta per l'amore di una donna, la bellissima Elena, cui ebbi l'onore di conoscerla personalmente.

C'era in ballo la vita di un essere umano, noi combattevamo per il bene, per la salvaguardia della ragazza.
Loro per divenire esseri immortali, grazie alle rigenerazioni appartenenti alla mia nuova amica.

La osservai mentre metteva piede nella distesa erbosa, ove atterrammo.
Aveva un'espressione calma e orgogliosa, in quanto riuscì ad ottenere il risultato desiderato.
La vidi determinata, voleva a tutti i costi porre fine a quella battaglia ed evitare uno spargimento di sangue.

Quanto avrei voluto sentirmi come lei, io non ero affatto sicuro della sua scelta, e temevo per la sua incolumità.

Come previsto, Grigio ci rimproverò e tentò di contattare Rip, purtroppo l'uomo pelato non glielo permise.

"Allora non ci rimane altro che proteggere a tutti i costi miss Pond."

"Marmocchia, stammi sempre vicino, potrò difenderti meglio."

Lei non protestò e prese a fissare lo spazio sovrastante, dove alleggiavano un numero inestimabile di navicelle del Bureau, cui mano a mano sparirono.
Avevano attivato la modalità invisibile, così facendo l'attacco a sorpresa ai Thanagariani sarebbe riuscita benissimo.

Più i minuti passavano, più si percepiva il loro urlo iracondo. Quando il cielo si oscurò, capimmo che centinaia e centinaia degli extraterrestri avevano raggiunto il nostro pianeta.

Lo scontro sarebbe stato imminente e disastroso.

In un batter d'occhio, gli esseri si trovarono a pochi metri dal suolo, le loro ampie ali, gli donavano una velocità inimmaginabile.
Le aprivano e le chiudevano in base all'esigenza, per prendere velocità o per rallentare un po'.
Loro erano inquietanti, la pelle era celurea, gli occhi neri come la pece, denti molto aguzzi e artigli lunghissimi e affilati.
La loro potenza era sovrumana, avevano la capacità di scagliarti a molti metri di distanza, poi erano esseri molto somiglianti alla razza umana, la grandezza era quella, possedevano inoltre braccia e gambe, con esse potevano spostarsi sia via area sia sul terreno.

Più si avvicinavano più l'aria divenne irrespirabile, era come trovarsi in un pollaio.

Mi chiesi come potesse essere il loro pianeta, ero certo che Mick avrebbe risposto che la loro casa era un grandissimo pollaio, in quanto, il posto adatto per i volatili erano i pollai o le voliere.
Inutile dire che lui era così, era superficiale, egoista, con un appetito di un elefante, però, in fondo, aveva un animo benevolo e, rimanendo con noi, di tanto in tanto il suo lato sensibile si palesava, e noi lo apprezzavamo così com'era.
Anche per la circostanza attuale si era dimostrato all'altezza, si era prefissato di difendere la ramata e sapevo che lo avrebbe fatto.

Quindi, quando giunse il momento opportuno per il professore e me di fonderci e divenire un'unica cosa, Firestorm, riuscii ad essere meno angosciato, era in buone mani.

"Pronto?"

Annuii.

Tesi l'arto destro, il professore fece la medesima cosa con la sua, ed energicamente ce la stringemmo, nell'istante in cui avvenne il contatto, ci trasformammo.

Ogni volta che accadeva non potevo fare a meno di pensare a Ronnie, il primo ad essersi fuso per formare Firestorm.
Purtroppo perse la vita troppo presto per salvare la Terra da una minaccia.
Per il mio mentore significava lo stesso.
Lo sapevo perché condividevamo un legame psichico e, quello che pensava uno, all'altro arrivava come una specie di suggestione.
Un esempio della nostra connessione, si verificava ogni mattina: lui mangiava i pompelmi e a me veniva voglia di mangiarli.

"Caty, mi dispiace ma ora devo compiere il mio dovere e spedire gli invasori da dove sono venuti."

"Non temere per me, Jax. Sono in grado di badare a me stessa. Poi, ci stanno raggiungendo mio padre, lui è conosciuto come l'Ultimo Centurione e c'è River. Ho te... e Martin e Mick. Ho la squadra migliore di sempre. Ora va, fagli vedere di che pasta sei!" replicò con spavalderia.

"Vale lo stesso per te!" replicai prima di spiccare il volo.

Mi librai in aria e fu liberatorio.

Ero pronto!

Ero pronto a difendere la libertà della mia gente, del mondo e della mia amica.
Non l'avrei persa di vista un secondo e, semmai qualche essere ignobile le si sarebbe avvicinato, gli avrei sparato all'istante.

"Il tuo è un atto nobile. Io mi comporterei come te se mia moglie Clarissa fosse coinvolta. Hai per caso bisogno di una spinta con la signorina Williams?" proferì la mia metà.

"No, assolutamente no! Nell'ultima occasione, cui hai tentato di aiutarmi, hai spinto la ragazza, per cui nutrivo interesse, dritta nelle braccia di qualcun'altro." gli ricordai.

Percepii l'uomo sospirare e alla fine mi invitò a prestare attenzione.
Io non gli davo una colpa per il fattaccio avvenuto con questo membro del nostro vecchio equipaggio.
Quello che provai per lei, fu una cotta passeggera, durata da Natale a Santo Stefano, la mia delusione amorosa passò alla svelta.
Lei non era destinata a stare né con me, né con il mio rivale in amore, Ray.
Lei era destinata, e lo era da sempre, sin dall'Antico Egitto, a condividere la sua esistenza e il suo sentimento solo con il principe Khufu, meglio conosciuto come Carter Hall.
I due individui in questione erano Kendra e Carter, e quello, il quale provavano l'uno per l'altra, era qualcosa di indissolubile, era intenso e durava da ben quattromila anni. Sarebbe durato fino alla fine dei loro giorni.

All'evocazione dei due, sorrisi al pensiero che finalmente loro avrebbero potuto vivere indisturbati la loro esistenza insieme.
Senza il timore di venire perseguitati da Savage, senza più paura che lui li potesse uccidere. Perché il tiranno immortale, profondamente innamorato della nostra amica e fedele alleata, era stato sconfitto per sempre.

Poco prima dell'inizio dell'attacco, vidi una macchina sfrecciare velocemente verso la nostra direzione, da essa fecero capolino proprio loro.

"Kendra, Carter, che ci fate qui?" volli sapere, quando furono vicino a noi.

"Siamo qui per aiutarvi, sappiamo come trattare questi alieni." ci rassicurarono.

Su questo ero totalmente certo, erano venuti a contatto con un meteorite proveniente da Thanagarian, il quale donò loro sia le caratteristiche di questi marziani, le ali, il loro vigore, sia alla possibilità di reincarnarsi.

"Io e Grigio siamo felici di vedervi."

"Anche noi lo siamo! Comunque prepariamoci, hanno iniziato ad attaccarci."

𝑹𝑰𝑷 𝑯𝑼𝑵𝑻𝑬𝑹
Ero appena decollato ed ero ignaro del fatto che la mia consanguinea era riuscita ad eludere i protocolli della Waverider e, di conseguenza, avesse lasciato la sua cella per mettere piede sul solido terreno terrestre.
Me ne resi conto quando mi trovai dinanzi alla mia congiunta, era evasa.
Era arrabbiata con me, riuscii a leggerglielo benissimo in volto e, quando mi fu vicina, non esitò a schiaffeggiarmi.

"Oh, che avete tutti contro la mia faccia? Questo è il terzo che mi prendo! Poi, fammi capire una cosa, come sei riuscita a uscire dal luogo di detenzione dove ti avevo locata?"

"Non mi rinchiudere mai più in un posto contro la mia volontà, chiaro?"

"Ho solo cercato di svolgere il mio lavoro da bravo coniuge."

"Tu mi devi anche sostenere, sono una risorsa utile e indispensabile, e hai bisogno del mio appoggio." sentenziò, il suo tono non permetteva un no come replica, "Ce lo siamo promessi, amore, rimarrò al tuo fianco sempre e non ti lascerò."

Le accarezzai con tenerezza una guancia, aveva vinto.

Non avevo altri assi nella manica da potermi giocare: l'avevo allontanata e lei aveva trovato un modo per tornare da me per togliermi dai guai.
L'avevo narcotizzata e rinchiusa nella prigione per tenerla lontana dai pericoli e lei aveva trovato il metodo per liberarsi.

Quindi non mi rimaneva altro, sennonché pregare per la sua incolumità.

"Hai ragione, scusa! È solo che ti amo troppo e ho paura di perderti!"

"Lo so!" esclamò, baciandomi.

Era come essere ai vecchi tempi, quel bel vecchio periodo...

Eravamo giovani di almeno undici anni, ci piacevamo e trascorrevamo tutti i pomeriggi a studiare nella biblioteca, questo era il nostro sistema per ritagliarci uno spazietto per noi.
Passavamo tutte le ore con lo scambio di languidi sguardi, calorosi baci e tante altre effusioni.
Aver passato un anno intero a studiare con lei, mi giovò, riuscii a superare tutti gli esami da Time Master e dovevo tutto a lei e al suo aiuto.
Avevo appreso molto da lei, soprattutto, la cosa più importante al mondo: avevo imparato ad amare.

Il potere dell'amore era in grado di cambiare una persona in meglio.

Il decennio passato assieme fu meraviglioso, l'amavo tantissimo.
Il mio sentimento accresceva ogni giorno di più, e la nascita di Jonas, fu l'evento più bello di tutta la mia esistenza.

Perderli fu straziante e, ora che mi fu regalata una seconda possibilità, avrei fatto qualsiasi cosa per loro e la loro salvaguardia.

"Ma non vi stancate mai di sbaciucchiarvi? Dopo un po' non diventa noioso?" ci interruppe l'uomo con il papillon.

"Non lo è affatto, lo dovresti sapere, Dolcezza!" lo contraddì con un pizzico di malizia River, facendogli l'occhiolino.

"Su, signor Dottore, non fare il timido! Perché non dichiari quello che provi? Vedo che non lo fai spesso, questa è l'evenienza adatta."

"Dai, fallo!" lo incitarono i suoi amici con euforia.

"D'accordo... bè... io... io... volevo dirti che... che..." la sua bocca non emise nient'altro, le sue guance divennero paonazze e il sudore gli colò dalla fronte.

Conoscevo le sue doti da oratore e mi stupii nel vederlo annaspare, era in serie difficoltà.
Alla fine, si protese verso le labbra della sua consorte e, la baciò con estrema passione.

"Ciao Dolcezza!" esclamò lui, quando l'effusione terminò, sorridendo maliziosamente.

Quindi "Dolcezza" era la loro modalità di dirsi "Ti amo"?

"Che bello essere in famiglia!"

"Già, peccato manchi solo Caty. Per fortuna è imprigionata e non può mettersi nei guai." sentenziai.

"Negativo, Capitano! Miss Pond non è più a bordo, si trova assieme al signore Martin Stein, Jefferson Jackson e Mick Rory."

"COSA?" domandammo increduli e con gli occhi fuori dalle orbite.

L'I.A. ci mostrò l'attimo in cui i nostri tre componenti della squadra lasciarono l'abitacolo, pronti nella lotta attuale.

"Com'è possibile? Non hai controllato quando sei uscita?"

"Non mi è stato possibile, purtroppo ho involontariamente attivato il protocollo Arcade e l'area si è riempita di fumo." mi mise al corrente.

"Sono perso, ora come faccio? Gideon... atterra..." tentai di ordinarle di fare dietrofront, per recuperare la ribelle e tenerla sotto la mia più scrupolosa tutelata, tuttavia la mia ritrovata famiglia, mi fece intendere che non era la mossa adatta.

Dovevo lasciarla lì dov'era.
Riportarla in un ambiente contro la sua volontà, non sarebbe fruttuoso.
Di conseguenza, mio padre e la sua primogenita, decisero di raggiungere la ragazza e spalleggiarla, non sarebbe stata sola.
Li avrebbe accompagnati mio cognato con il suo TARDIS, e aveva in mente un'idea, e neccessitava dell'assistenza di Amy.
Quando loro partirono, rimanemmo io e Miranda.

"Ed eccoci qui, noi due soli, come nei vecchi tempi. Mi mancava questa sensazione: essere all'interno di un'astronave e in procinto di un combattimento. Sono esaltata!"

"Questa non è una simulazione, non è come essere al Punto Zero e superare le prove cui ci davano. C'è poco da essere come ti senti tu adesso." la rimproverai.

"Oh, non fare il brontolone. Cacceremo tutti gli invasori, puoi starne certo!"

"Di una cosa sono sicuro: tu mi manderai fuori di testa."

"Eccolo, il solito!" mi diede un amorevole buffetto e, avvinghiati l'uno all'altra, ci recammo nelle postazioni di pilotaggio.
Ordinai a Gideon di spostare un sedile vicino al mio, successivamente di renderci invisibili, i nemici non potevano vederci, quindi attaccarci.

Osservai la mora, mentre a sua volta guardava lo spazio attorno a sé.
Aveva uno sguardo di un bambino in un negozio di giocattoli, adorava stare lì e, ancora di più, le era mancato andare in azione e al medesimo era mancato averla come partner lavorativa.
Mentivo a me stesso nel dire che non neccessitavo del suo aiuto.
Lei era fondamentale, averla accanto, in una fase delicata come quella, mi infondeva coraggio.

La presi per mano, invitandola a sedersi nella postazione da capitano, se lo meritava, anche più del sottoscritto.
Prima di farlo però le lasciai un tenero e dolce bacio su quella pelle morbida e setosa, per ringraziarla per tutto il supporto datomi ogni giorno della nostra vita insieme.

"Grazie! È come essere tornati sull'Antares. Che ne hai fatto della nostra navicella? L'hai nascosta da qualche parte?"

"Non so di cosa tu stia parlando, amore."

"Ti prego, dimmelo, sono sempre tua moglie. Ho diritto di saperlo e, se ben ricordi, era destinata a me. L'hai lasciata sul Punto Zero? È esplosa? Oppure è in tuo possesso?"

"Spoiler!"

"Comunque dovresti cambiare il protocollo per uscire dalla prigione, è troppo scontata, però ho apprezzato!"

Sorrisi alla condivisione di quella semplice parola.

Per tutti L'Antares è la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione, per noi la promessa di una vita insieme.

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