𝑪𝒂𝒑 24
𝑴𝑰𝑹𝑨𝑵𝑫𝑨 𝑪𝑶𝑩𝑼𝑹𝑵 𝑯𝑼𝑵𝑻𝑬𝑹
🝮 𝑪𝑬𝑵𝑻𝑹𝑶 𝑫'𝑨𝑫𝑫𝑬𝑺𝑻𝑹𝑨𝑴𝑬𝑵𝑻𝑶 𝑷𝑬𝑹 𝑻𝑰𝑴𝑬 𝑴𝑨𝑺𝑻𝑬𝑹 ~ 𝒂𝒏𝒏𝒐 2 156 ~ 𝑷𝑼𝑵𝑻𝑶 𝒁𝑬𝑹𝑶 🝮
Ed eccoci giunti all'esame finale.
Non era certo lecito dire di non essere in ansia, lo ero, tuttavia non per questo motivo particolare.
La mia inquietudine era dettata da ben altro.
Quel giorno, Anthony avrebbe deciso cosa gli fosse più caro: la sua aspirazione del divenire un Time Master a tutti gli effetti, oppure, scegliere me e formare un futuro insieme.
Io, senza indugio, avrei scelto lui.
Avevo capito di amarlo profondamente e di non poter vivere senza di lui.
Lui certamente provava qualcosa verso di me, eppure non ero certa potessi essere la sua prima preferenza.
Era disposto a rinunciare a tutto, al suo sogno, in nome dell'amore?
Per questa circostanza, passai tutta la notte antecedente, completamente in bianco, timorosa di sapere della sua scelta.
"Bene tenenti, se oggi siete qui è perché, durante il vostro lungo percorso, avete mostrato la vostra potenzialità! Spero siate preparati, l'esame è ben più complicato rispetto a quelli già superati in questi mesi. La vostra tappa è l'Antares, la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione..."
E così dicendo, il nostro esaminatore ci illuminò, spiegandoci passo per passo tutti i punti da seguire.
Essi consistevano nel dover circumnavigare l'astro e tornare alla partenza, senza che la navicella avesse subito ingenti danneggiamenti, causati da un'eventuale colluttazione con un corpo celeste.
Semmai ci fossero state collisioni, i nostri superiori avrebbero verificato quanto il mezzo era stato rovinato, come fosse avvenuto lo scontro, se si fosse fatto il possibile per evitarlo e, se fossero stati di lieve entità, gli esaminati avrebbero superato pienamente l'ultima prova.
Se i danni fossero stati moderati, allora avrebbero ripetuto il medesimo nel giro di qualche dì.
Se invece, l'impatto fosse stato causato dalla inettitudine dell'aspirante paladino, in questo caso, le persone in questione sarebbero state bocciate o espulse.
L'eloquio dell'esaminatore continuò e, come ultima cosa, non dovevamo perderci, perché, una delle tante abilità, cui avevamo accuito mediante le esercitazioni, era il sapersi orientare consultando le cartine cartacee e di pilotare i velivoli con i comandi manuali, senza l'ausilio dell'Intelligenza Artificiale.
Per l'occasione Gary, l'I.A., venne messa volontariamente fuori uso, tanto da avere la possibilità di valutare la nostra competenza.
"Detto questo, vi auguro buona fortuna! Ricordatevi di avere a disposizione cinque ore e di fare squadra. Se eseguirete tutto alla lettera, facendo vedere la vostra preparazione, potreste entrambi essere proclamati Time Master e non ripetere quanto intrapreso durante quest'anno."
Con queste parole, ci invitò a prendere posto.
La prima a mettere piede all'interno di essa fui io, camminai con indispezione e con fare imperterrito, stavo evitando il mio partner, nonostante questo, sapevo di non avere la possibilità di sfuggirgli a lungo.
Durante tutto il discorso, non fui in grado di gettargli un'occhiata, neppure una singola volta, non gli rivolsi una parola, non gli auguri "in bocca al lupo", neanche un sorriso gli regalai.
Avevo troppa paura di perderlo e che quella potesse essere l'ultima occasione cui mi sarebbe stato possibile vederlo e passare un po' di tempo con lui.
Dal canto suo, si comportò diversamente rispetto alla sottoscritta: mi aveva salutato con modo distinto, quando ci incontrammo nell'atrio, prima di entrare nell'ampia aula, io non lo feci.
Infine, mi aveva gettato diverse occhiate fugaci, le quali, divennero poi sospettose, quando non venne ricambiato.
Mi stavo comportando da stronza, ne ero consapevole.
Lo stavo ferendo, ma non potevo fare altrimenti, perché non sapevo come comportarmi e cosa avrei dovuto dirgli.
Ero spaesata e impaurita, in quel frangente, necessitavo solamente di conoscere la decisione presa.
Varcai la soglia, era un mezzo come tanti altri presenti nel Punto Zero: soffitto grigio topo, con pareti, pavimentazione, tablet, rivestimenti, macchinari di vario genere tutti del medesimo colore, tutte le altre astronavi erano fabbricate con lo stesso stampo.
Erano costruzioni fredde, era presente un bagno e poche altre stanze, quella più estesa era la sala di controllo, con postazioni in cui era possibile sedersi, una piccola console, un'ampia vetrata che rendeva visibile lo spazio da sorvolare, poi l'area motrice.
Comunque avrei riconosciuto la mia navicella fra ognuna di esse. Non aveva nulla di speciale, tuttavia lo era per me: aveva fatto sbocciare un sentimento così grande, la cosa più bella che l'uomo potesse inventare.
Il mio compagno di squadra mi seguì e rimase dietro di me di qualche passo, io mi accomodai su una delle due sedie, saldate al pavimento, poste dinnanzi alle altre, e lui si mise al mio fianco.
Finché ci trovavamo nella Zona Temporale, non avevamo bisogno di qualcuno che leggesse la carta planetaria.
Durante i primi minuti, nessuno di noi fiatò, stranamente non avevo argomenti da trattare.
Era così imbarazzante.
"Allora? Vedo che sei molto tesa, cerca di stare tranquilla, riusciremo a superarlo senza seccature." ruppe il silenzio.
Il mio stomaco si attorcigliò.
Non potevo crederci: lui aveva già scelto, era convinto che la cosa giusta da fare era dividerci e vivere le nostre esistenze separatamente.
Non esisteva un noi, non era mai esistito per lui e mai ci sarebbe stato.
I miei occhi si velarono di lacrime.
Quindi, tutto quell'anno passato insieme, per lui ha significato così poco?
Non ribattei, non volevo mostrare la mia vulnerabilità. Non per quella circostanza, tantomeno a causa sua.
"Sei strana, non hai pronunciato una parola. Stai bene?"
"Sì!"
"Ieri, sapendo che oggi avrebbero disattivato momentaneamente l'Intelligenza Artificiale, mi sono preso la briga di fare una cosa, guarda." e con ciò, inserì una chiavetta "invisibile", e irrintracciabile ad eventuali controlli, "Per piacere, non chiedermi dove me la sono procurata."
"Che fai?"
"Ah, ma allora non hai perso la lingua!" sentenziò, prendendomi in giro, "Ho attivato un comando, potremmo avere una funzionalità limitata."
"Ma così è barare!"
"Non credo proprio, saremmo noi a fare tutto, lui ci terrà solo compagnia, niente di più."
"E cosa hai fatto per l'esattezza?"
"Gli ho chiesto di eseguire '𝐀𝐦𝐛𝐢𝐯𝐚𝐥𝐞𝐧𝐭 𝐌𝐨𝐭𝐢𝐨𝐧'. Qualcuno mi ha insegnato dei favolosi trucchetti. È veramente in gamba e ho molto da imparare da questa fantastica persona." avvicinò la sua mano alla mia e giocherellò timidamente con le mie dita.
Mi strappò un sorriso.
"E' bello vederti sorridere. Dovrei farlo come mestiere, cosa ne dici della mia proposta?"
Non risposi, sentendomi nuovamente a disagio.
"Gary?"
"Sì, tenente Hunter?"
"Potresti riprodurre la playlist del device inserito?"
"Subito!"
Nell'attimo successivo, le dolci e melodiose note di "Kissing a Fool" di George Michael, risuonarono dalle casse dell'abitacolo.
"Spero che questo cantante ti piaccia. L'abbiamo già ascoltato diverse volte, ricordi?"
Annuii, piaceva molto anche a me, seppure lo avessi scoperto di recente solo tramite lui.
"A me le sue canzoni rilassano, creano atmosfera. Quando ero al rifugio di bambini di Mary, lei lo ascoltava sempre. Rappresenta un ricordo della mia adolescenza. Sai? Mi piacerebbe veramente molto fartela conoscere, vi piacereste sicuramente... tu e lei siete..." non terminò la frase, in quanto eravamo arrivati fuori dalla Zona Temporale.
Ora giungevano i veri e seri problemi ed il vero esame.
Ci guardammo per qualche secondo, per avere modo di coordinarci e decidere chi avrebbe dovuto fare cosa.
"Piloterò io, sarai tu a dirmi della direzione da prendere!" presi iniziativa.
"Certo! Ma non c'era un detto che le donne al volante sono un pericolo costante?" scherzò, alzandosi per recarsi a prendere le cartine da dover consultare.
Erano mappe vecchie e piuttosto consunte, eppure le scritte e le figure erano ben impresse.
"Questo perché non conoscono me."
"Perfetto!"
Anche la seconda parte del percorso proseguì nel migliore dei modi, nel corso di due ore, avevamo fatto già tre quarti del tragitto senza intoppi.
Il nostro duo era ben coeso, ognuno sapeva del ruolo da rivestire e nessuno invadeva la mansione dell'altro.
Funzionavamo molto bene insieme, sia come partner sul lavoro, sia come coppia nella vita e mi si spezzava il cuore sapere di non avere un avvenire.
Qualche minuto successivo, il bagliore attorno a noi si fece più intenso, ci stavamo avvicinando all'Antares.
La visione fu bellissima e terrorizzante.
Il difficile sarebbe giunto ora, non solo avremmo dovuto far fronte ai raggi solari, o al calore insopportabile, c'erano anche altri particolari e ne dovevamo uscire indenni.
Rip diede un altro comando all'I.A. e l'astronave si bloccò.
Pigiai ripetutamente i pulsanti della console, per fare avanzare la navicella, purtroppo non rispose.
I sistemi erano stati bloccati dal protocollo annunciato.
"Che hai fatto?" sbraitai.
"Dobbiamo parlare!" disse solennemente.
Eccole, le tanto famose parole.
Sentii il mio stomaco arrotolarsi un'ulteriore volta.
Avevo la sensazione di avere una lama infilata nel torace e che qualcuno si stesse divertendo a girarla, provocandomi un dolore atroce, tanto da farmi mancare il respiro.
Le lacrime erano nuovamente pronte a fare capolino e uscire dalle orbite, pronte a bagnare le mie guance, con uno sforzo sovrumano riuscii a ricacciarle indentro.
Mi schiarii la voce, a causa del mio dispiacere, si era incrinata.
Era giunto il momento, dunque...
"Che mi dici dell'esame, non muori dalla voglia di superarlo?"
"Non me ne importa nulla di questa stupida prova, Miranda! A parere mio è già stata superata, siamo vicini alla supergigante e siamo giunti alla meta con largo anticipo. Però, se tu reputi più importante la tua professione, come paladina della Terra, piuttosto a noi due, allora non sarò io a tarparti le ali. So quanto ci tieni e quanto tu vali, sei la più valorosa qui dentro, e ti meriti il posto più di chiunque altro, non ho mai conosciuto nessun'altra come te. Se tu mi dirai che, percorrere questa strada, è ciò che vorrai fare, allora, torneremo immediatamente al Punto Zero, pronti a superare il test e a battere il record delle quattro ore e venti minuti della Time Master Baxter."
"Cosa intendi dire con ciò?" cercai di fare chiarezza.
"Volevo aderire a questa organizzazione a tutti i costi, era la mia più grande ambizione. Ora che ti conosco, le mie priorità sono cambiate e non mi interessano più i miei vecchi propositi, i miei remoti desideri e speranze. Quello che più neccessito, è proprio davanti a me, io ti amo Miranda e senza di te non sono niente. Voglio avere un futuro con te... che il resto vada pure al diavolo."
"Quindi... abbandoneresti la tua vocazione... solo per me?"
"Sì, senza indugio!"
"Oh, Rip! Io ero convinta del contrario. Ero certa che tu stessi per lasciarmi, che avresti preferito prendere il titolo e rinunciare a noi!" gli confessai.
"Cosa? Questo mai, non potrei mai farlo. Anzi, pensavo che..." balbettò, mentre le sue gote si colorarono di un bel rosso acceso e si grattò il viso.
Non lo avevo mai visto così in difficoltà, era agitato per una questione non molto chiara.
I suoi occhi verdi erano così vivi e dolci, erano speranzosi, brillavano di una luce nuova... diversa
Chiese a Gary di trasmettere "Love Me Tender" di Elvis Presley.
Quando meno me lo aspettai, mi prese per mano e mi condusse verso il centro della stanza.
"Mi concede questo ballo, Tenente Coburn?" mi propose.
"Certamente, Tenente Hunter."
Mi strinse forte a sé, era una sensazione magnifica e, stretta tra le sue braccia protettive, tutte le mie paure e incertezze, svanirono in pochi attimi.
Non capivo perché i Time Master avessero imposto come regola di base il divieto di innamorarsi, di sposarsi e di crearsi una famiglia.
Forse, erano ritenute delle distrazioni?
Perché, un capitano avrebbe avuto a disposizione pochi momenti da dedicare ai suoi cari, dato che, sarebbe stato in continuo viaggio in un'epoca e in un'altra?
Magari, sarebbe stato rischioso per il o la consorte, visti i possibili e probabili nemici cui si sarebbe fatto?
Oppure, per la semplice ragione di ritenere il tutto superfluo e una perdita di tempo?
No, non li capivo e sicuramente mai li avrei compresi.
Stavano privando un numero sconsiderato di giovani di un sentimento così nobile, umano, così profondo, stupendo.
L'amore, era questo: il voler stare sempre con la persona amata, guardarla e sentire le farfalle nello stomaco, aver paura di perderla, condividere tanti momenti gioiosi e meravigliosi, avere un complice al tuo fianco e sapere di avere sempre una spalla su cui potersi affidare, avere una completa e cieca fiducia nell'altro.
Amarsi e venire corrisposti, amarsi incondizionatamente e per sempre.
"Guido io!" esclamò.
Danzammo in modo quasi sincronizzato, avevamo una gran unione ed era tangibile anche in tutto questo, seppure, in precedenza, non avemmo mai avuto l'occasione di concederci il lusso di un ballo.
"Balla egregiamente, glielo hanno mai riferito?"
"Anche lei è un'ottima ballerina. Sono immensamente onorato di tutto questo. Incontrarla è stata la manna dal cielo per il suddetto."
"Vale lo stesso per me! Dire che quando ci siamo conosciuti, non scorse buon sangue tra di noi. Eravamo annebbiati da quanto sentito dai nostri compari. Ora eccoci qui, avvinghiati l'uno all'altra. L'avresti mai detto?"
"No, per fortuna ho capito subito che persona magnifica sei. Devo ringraziare il mio mentore per aver insistito così tanto per il nostro duo. Non si sbagliava, siamo una grande coppia. Ti amo tanto Miranda, lo sai questo, vero?"
"Lo so!"
"Mi piace il 'lo so' come risposta, lo dovremmo adottare. E continuando con il discorso principale... ho imparato a conoscerti sempre meglio, ad apprezzarti sempre di più. Giorno dopo giorno, mi sono reso conto di provare qualcosa per te, questo qualcosa, andava oltre all'amicizia creatasi, o a quanta stima avessi nei tuoi confronti. Era di più, molto di più. Sei diventata una costante, sei la cosa più bella e importante che mi sia capitata. Non rinuncerò mai a te! Non lo dico tanto per fare o per emulare uno dei tanti film romantici in circolazione. Lo sto affermando con convinzione, perché, è la verità. Ti amo più di ogni altra cosa! Mi rendi belli, colorati, intensi e doni vitalità alle mie giornate, sei il mio raggio di sole. Sei come questa stella vicina, sei meravigliosa come l'Antares, anzi sei più incantevole di essa. E io ti amo per come sei! Amo il tuo splendido nasino a punta, i tuoi meravigliosi occhi, le tue lentiggini, passerei tutta la mia esistenza a baciarne una ad una. Amo il tuo meraviglioso sorriso e non potrei fare a meno di provarti a fare sorridere e ridere tutti i dì, fino al resto dei nostri giorni. Sei tutto per me! Sei l'amore della mia vita, la mia anima gemella, e non vivrei un attimo di più senza di te e senza dirti questo: Miranda Coburn, vuoi sposarmi?"
E, con quelle meravigliose parole, mi fece la proposta.
Si inginocchiò e, dalla tasca della divisa grigiastra, estrasse una scatolina di velluto rosso.
Rosso, il colore dell'amore.
Era emozionatissimo, ed era buffo e tremendamente dolce, ed era per questo che lo amavo. Sotto la sua corazza da uomo invulnerabile, il quale voleva apparire, si nascondeva invece un'animo d'oro.
Estrasse poi l'anello, una semplice fedina e rimase in attesa della mia risposta.
Mi sentii la persona più felice dell'universo.
Mi aveva dichiarato quanto da lui provato e desiderava passare il resto della sua vita con me.
Avevo stampato in volto un sorriso a trentadue denti e, mi sarebbe piaciuto fermare il tempo per vivere in eterno quel momento.
Come se fossimo stati dei prigionieri di un loop temporale, ma un loop temporale magnifico.
"Sì certo, lo voglio! Ti amo tanto!"
Ci baciammo con passione, con tanto ardore.
Fu stupendo!
Mentre il mio cuore scalpitava di emozione.
"Adesso, come la mettiamo con loro? Dopo oggi, il severo regolamento prevede la nostra separazione. Dovremmo tenere tutto ciò per noi, sarà il nostro segreto." volli avere delucidazioni.
Non ero certa di quanto avrebbe fatto il mio uomo, affinché il tutto potesse realizzarsi.
"Non ti preoccupare, ho già elaborato tutto. Domani saprai ogni cosa!" rimase vago, baciandomi la fronte.
"Devo preoccuparmi?"
"Assolutamente no! Pensiamo piuttosto alle nostre nozze. Sai che non potranno esserci invitati, purtroppo nessuno dovrà sapere di noi. Non sarebbe sicuro per nessuno, né per gli invitati né per noi stessi."
"Lo so amore, lo so! E io non ho affatto problemi. Ho te, ho tutto! Non chiedo altro e non neccessito di altro. Ti amo Rip Hunter!"
"Lo so!"
Mi strappò una risatina, rispondere con un "lo so" era simpatico.
Rimanemmo a fluttuare, in prossimità del corpo celeste, oltre il limite previsto.
Era bello avere avuto la possibilità di ritagliarsi quel piccolo spazietto solo per noi e, quando rientrammo nel sito di addestramento, la squadra di recupero era già pronta per prestarci assistenza.
A stento trattenemmo le risate, nessuno sapeva quanto accaduto, nessuno, tranne noi due, la mia navicella, che per l'evenienza battezzammo 𝑨𝒏𝒕𝒂𝒓𝒆𝒔.
Noi eravamo raggianti, gli esaminatori avevano in volto un'espressione tra il preoccupato e il deluso.
Seppure il velivolo non avesse riportato danni, l'esame non fu superato.
Non me ne importava, non me ne importava proprio.
Il dì successivo, quando scoprii che lui era in procinto di dimettersi, per aver modo di stare con me, lasciandomi lo spazio per divenire un capitano, lo fermai prima che compisse un gesto tale.
Quello non era il luogo per me, volevo altro e lasciai che lui prendesse la mia carica e raggiungesse il suo obbiettivo.
Quando tornai sulla Terra, il mio futuro marito si prese un mese, durante questo periodo, comprammo un'abitazione, la scegliemmo in periferia.
Una zona perfetta: si stava tranquilli, era ad una ventina di minuti dal centro e non erano presenti molti lavori di ristrutturazione da compiere e la rendemmo bella ed accogliente. Subito dopo mi cercai un lavoro, non mi fu difficile divenire un'insegnante di storia in una scuola elementare.
Nei sei mesi successivi, organizzai il nostro sposalizio, mentre lui era in missione, la sua prima mansione sulla Waverider, tenutasi a Calvert.
Quando partì, mi assicurò che sarebbe tornato da me entro una settimana, invece ci mise un semestre.
Quando tornò, realizzammo un bel viaggetto fino a Las Vegas, dove un'autorità ecclesiastica, con le sembianze di Elvis Presley, ufficializzò la nostra unione e cantò la nostra canzone.
Per luna di miele, ci concedemmo un viaggio attorno al mondo e l'ultima tappa, prima del gran ritorno nel nostro nido, fu un parchetto a Leadworth.
Non sapevo perché ci fermammo lì, nonostante questo, avevo come la sensazione che quella cittadina fosse collegata al mio coniuge.
"Ehi, a che pensi?" lo distolsi dai suoi pensieri, mentre presi posto nell'altalena accanto alla sua.
"Non so, ma qui mi sento come a casa. Non che la nostra non lo sia, però avverto di avere una connessione con questo ambiente. È simile a quello cui percepisco per la nostra abitazione e per il rifugio di Mary."
"Sei più stato da lei?"
"Sì, le ho fatto visita poco prima del mio rientro da Calvert. Cioè, quando sono partito da quella lontana epoca, sono andato a darle la notizia che mi sarei sposato con te. Le sarebbe piaciuto partecipare, ciononostante è stata molto comprensiva, ha detto di non vedere l'ora di conoscerti."
"Vale lo stesso per me! Comunque, me lo vuoi dire che è successo nel Far West?"
"Non ora, Miranda. Non è il momento adatto. Allora? Vogliamo andare? Il futuro ci aspetta!"
Annuii, si alzò, protese una mano verso di me, quando fummo uno di fianco all'altra, ci guardammo intensamente negli occhi e ci scambiammo un languido bacio.
In lontananza scorgemmo una coppietta con due pargoli, si stavano avvicinando a noi.
Capimmo di dover lasciare Leadworth, e ci precipitammo nel nostro nido d'amore.
Prima di salire a bordo, guardò nuovamente quella cittadella per un'ultima volta, prima di tornare nella nostra residenza.
E, proprio in quel mentre, mentre ero tenuta contro la mia volontà, all'interno di una cella della Waverider, mi domandai che fine avesse fatto L'Antares. Senza rendermene conto, pronunciai ad alta voce il suo nome e Gideon sembrò reagire a quella parola.
"Può ripetere l'ordine?" domandò.
"Il protocollo da attivare è 𝑨𝑵𝑻𝑨𝑹𝑬𝑺."
"Certo, come vuole, miss Coburn Hunter."
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