𝑪𝒂𝒑 23

𝑪𝑨𝑻𝒀 𝑷𝑶𝑵𝑫
Dopo aver accompagnato mio nonno Bryan e Jonas da Mary, Miranda ed io decidemmo di unirci alle Leggende e al Dottore, per batterci contro l'acerrimo nemico di quest'ultimo, il Maestro.

Sarebbe sicuramente stata una lotta dura e all'ultimo sangue, tuttavia, il rapitore del mio fratello, avrebbe pagato per tutto il male da lui commesso.

Purtroppo Anthony non fu felice di vederci tornare alla base, lui c'aveva condotti dalla sua madre adottiva per avere modo di proteggerci. Quindi, messo alle strette, ci rinchiuse in due celle separate, presenti nel suo velivolo, con il solo fine di tenerci al riparo, mentre lui si sarebbe occupato di tutto.

"Caty... Caty... dobbiamo andarcene da qui e ho un'idea!" mi richiamò la donna corvina, la quale si trovava nelle mie stesse condizioni.

"Sicura? Perché, conoscendolo, potrei affermare con convinzione che se provassimo a evadere, incapperemmo in un qualche tranello da lui inserito, vero Gideon?"

"Affermativo, miss Pond!"

"Ci scommettevo! Comunque, poteva almeno non dividerci, che gli costava?"

"È un'azione di prevenzione!"

"Quando la smetterai di difendere mio marito, Gideon? Si è comportato da stronzo, non ha scusanti!" si intromise la mora, "Allora, ci aiuterai?"

"Richiesta negata!"

"Bene, grazie! Che si fa?"

"Proviamo a dire parole a caso. Ero una Time Master, possedevo anche io una navicella, in quanto tale, conosco la loro funzionalità."

E dicendo ciò, lei iniziò con il suo "terno al lotto", senza però ottenere riscontro.

"Le consiglio di sfruttare il suo tempo, di momentanea permanenza nella prigione della Waverider, conversando con la sua compagna di cella, miss Coburn Hunter." suggerì l'I.A., sottintendendo che i tentativi per uscire da lì erano vani.

"La compagna di cella, a cui ti riferisci, ha un nome." sottolineai.

"Mi scuso, miss Pond!"

"Così va meglio."

Notai mia cognata farmi un cenno, mi esortò a continuare, lei avrebbe continuato pazientemente a cercare la formula corretta.

Per un certo frangente, sembrò che il suo piano non funzionasse, non ottenne alcun responso, finché dalle sue labbra non fuoriuscì: "𝑨𝒓𝒄𝒂𝒅".

"Come desidera!" fu la risposta secca dell'Intelligenza Artificiale.

Le tubature, presenti nel soffitto, emisero un rumore tetro, poi un fastidioso e continuo fischio, come quello di un bollitore sopra a un fornello.
La stanza si riempì di fumo, era privo di odore, quindi non era asfissiante, e allo stesso modo, gli occhi non bruciavano.
Non era gas tossico o stordente, piuttosto era atto per distrarre gli sventurati e malcapitati "ospiti".

Mi alzai dalla panca e presi a battere i pugni contro la vetrata, volevo buttarla giù, seppure sapessi che sarebbe stato del tutto inutile.
Non sarei mai stata capace di rompere il materiale, nemmeno se avessi usato tutta la mia forza, era vetro infrangibile di ottima fattura.
Sarebbe stato impossibile!
Questa volta il Piccolo Dalek l'aveva studiata bene.

Nel trambusto che creai, dalla tasca poco profonda del cardigan, cadde un oggetto.

Mi abbassai per raccoglierlo.

Dopo l'agguato teso dal Maestro, l'ansia e la preoccupazione per lo stato di salute del mio caro, a causa dell'avvelenamento, mi era proprio passato per la mente di renderglielo.

Ne accarezzai la superficie, grazie alla pressione esercitata dalle dita, era possibile sentire il rilievo presente.

Era formato da alcuni cerchi, posti sia uno accanto all'altro sia all'interno di essi, tanto da formare un disegno.

No, non lo era.

Era la lingua dei Signori del Tempo, era quindi una scritta.

La osservai meglio, essa tradotta riportava il mio nome: Caitlin P.W.

Avevo in mano il mio orologio da taschino, quello portato, da River ai miei nonni, prima del mio decimo compleanno.

Quello contenente la mia natura di Time Lady.

Ero a conoscenza di un certo fatto, ovvero: nel caso in cui un Signore del Tempo si fosse trovato in difficoltà e avesse avuto la necessità di trasferire la sua essenza, con il costo di divenire un semplice umano, poteva usufruire dell'orologio.

"Gideon sei in grado di mantenere un segreto?" domandai.

Lei assentì.

A quel punto, non mi rimase che agire indisturbata, nascosta dal fumo emesso dalla navicella.

𝑩𝑹𝑰𝑨𝑵 𝑾𝑰𝑳𝑳𝑰𝑨𝑴𝑺
"Mister Williams... si svegli!" sentii qualcuno scuotermi, l'azione continuò finché non rinvenni.

La voce, la quale mi stava chiamando con insistenza, non l'avevo mai udita prima di quel momento.

Solo quando fui in grado di mettere a fuoco, mi ritrovai dinanzi a me, una distinta signora, mai incontrata prima di quel frangente.

Era alta e molto magra, portava i capelli molto corti, erano biondi con riflessature grigiastre.
I suoi occhi erano di un azzurro chiarissimo ed erano molto amorevoli, le sue labbra erano tinte di un rosso acceso.
Si capiva perfettamente che da giovane fu una gran bella donna.

Lei mi sorrise comprensiva, mentre io assunsi un'aria disorientata, non avevo la minima idea di chi fosse e chi fossero i bambini che mi stavano circondando, questi ultimi, oltretutto, mi fissavano con curiosità.

Dove mi aveva condotto Caty? Perché si, l'ultima cosa di cui avevo ricordo, era aver ricevuto una sua visita, era accompagnata da un ragazzo, con molta probabilità un suo nuovo fidanzatino.

Con l'inganno mi avevano assicurato di portarmi da mio figlio Rory, mia nuora Amy, dal Dottore e dalla mia altra nipote, Melody, conosciuta soprattutto con l'appellativo di River Song.

Invece, finii con degli sconosciuti.

"Nonna Mary, quindi dovrò chiamare il signore nonno?" si intromise un bimbo di circa nove o dieci anni, il quale si avvicinò a me senza timori.

Era l'infante presente nella Jump Ship.

Non potei fare a meno di osservarlo meglio.

Nel farlo trasalii.

Era come fare un tuffo nel passato, dove io e la mia tanto adorata e amata moglie, accudimmo e crescemmo la nostra creatura, il frutto del nostro amore, Rory.

L'interessato aveva veramente molti tratti caratteristici della nostra famiglia: gli occhi verdi, folta chioma castana con riflessatura ramata, stessa corporatura...

Chi era il bambino in questione, il quale mi aveva chiamato nonno?

Chi era suo padre? Aveva una parentela con noi? E per quale motivo ne ero all'oscuro?

"Credo che al signore possa far piacere. Nel frattempo, perché non andate a giocare nel salotto o nelle vostre camere? Mister Williams sarà confuso, però vorrei fornirgli ogni spiegazione, riguardo questa situazione delicata." li liquidò la loro tutrice, "Se farete i bravi, vi preparerò la vostra torta preferita, con panna e fragole."

Loro esultarono felici e ripresero a giocare, se ne andarono tutti. Tutti, tranne Jonas.
I suoi occhioni, erano tristi ed ebbe ben poca voglia di staccarsi dalla mano della proprietaria del rifugio.

"Aspetta! E tu che hai fatto? Come mai sei così angustiato?" gli domandai.

"Sono in pensiero per mio babbo e mia mamma, sono andati a sconfiggere i cattivi. So che sono forti loro due, soprattutto se insieme, eppure ho paura di non poterli vedere più!" si confidò con voce tremante e lo sguardo lucido.

Lo abbracciai di slancio, aveva bisogno di essere confortato e, Mary ed io, eravamo lì apposta.
Lui, dal canto suo, si avvinghiò a me, e poggiò il suo tenero visino su una mia spalla, qui si lasciò sfuggire qualche lacrima.

"Su, non piangere, piccolo. Sono sicuro che i tuoi genitori torneranno presto a prenderti!" lo rassicurai, carezzandogli i capelli.

"Almeno così, quando lo faranno, potrai conoscere il mio papà. Ci sarai, vero?"

"Certo che sì, e mi farà molto piacere. Dimmi, loro come si chiamano?"

"Loro si chiamano Anthony e Miranda Hunter. Sai che zia Caty l'ho conosciuta proprio oggi? Mio padre, ha così tanto parlato di lei, sua sorella. E oggi, proprio oggi, quand'è apparsa in casa nostra, il mio cuore si è riempito di felicità, perché finalmente ho avuto la possibilità di fare la conoscenza della mia zietta."

Cosa?
Avevo sentito bene?
Caty aveva un fratello di nome Anthony?
Suo padre, tra l'altro portava il mio secondo nome, era una coincidenza?
Che scherzo era mai quello?
I novelli sposi non ebbero mai un figlio maschio, sono Mel e Caty...e...

Proprio in quell'istante, rammentai degli scorci di passato, cui credevo di non avere mai vissuto.
Erano stati sopiti, tra i profondi meandri della mia mente... li avevo cancellati, tanto da non essere più in grado di rimembrare, che, oltre alla bimba, Rory ed Amy, ebbero un maschietto, il gemello di Caitlin: Anthony.

Mi chiesi per quale motivo, non avessi memoria di lui, che dietro ci fosse lo zampino di una delle mie nipoti? Oppure, tutto ciò era opera del Signore del Tempo?

Strinsi il mio discendente ancora più forte e una lacrima mi solcò una guancia, mentre, pian piano, tutti i ricordi collegati al dimenticato, riaffiorarono.

Mi tornò in mente, il momento in cui i due neogenitori rincasarono con le due culle e uno strano uomo.
Quest'ultimo si presentò come Nardole, il babysitter, il quale, era spuntato da chissà dove.
Mi rassicurarono, dicendomi di trattarsi di un fidato amico di River e del Dottore.
Instaurammo un'ottima amicizia e ci divertimmo a crescere i due pargoli.
Passammo dei meravigliosi momenti insieme, finché... al decimo compleanno dei gemelli qualcosa mutò.
Da lì in poi, la mia vita girò sempre e solo attorno alla mia nipote, di Anthony, nemmeno più l'ombra, anzi, ne cancellai l'esistenza.

Mentre ora, stringendo quell'innocente infante, potevo finalmente chiarire ogni cosa, avevo una spiegazione a quel senso di vuoto addosso, il quale mi opprimeva da ben otto anni.
Ora mi era chiaro e possedevo una risposta allo sguardo spaesato e triste dei miei cari e a quello tormentato della loro ragazza.

"Dimmi solo che sta bene." interrogai la padrona della dimora.
Aveva lasciato che io e il mio pronipote interagissimo insieme.
Approvai la sua scelta, fu la mossa giusta.

"Sì, come al solito, è a combattere il male. Non temere per lui, è stato un Time Master, ha subito un duro allenamento, ciononostante, proprio per questo è un abile combattente. Al suo fianco ha una grande armata, c'è la sua attuale squadra, sono presenti le Leggende, in più il Dottore e i suoi amici." mi rassicurò.
Nella sua voce, era ben evidente la fiducia riposta verso il nostro giovincello, e mi aiutò, riuscii a trarne conforto.

Come sempre.
Quelle parole mi risuonarono familiari, perché lui era proprio cosí.
Me lo ricordavo impavido e pronto a ogni sfida, le accettava ben volentieri, senza paure.
Sin da piccolo, possedeva tutta questa grinta cui nemmeno io sapevo da dove provenisse.
Una spiccata curiosità, quest'ultima cosa l'aveva sempre spinto nel commettere grandi e grossi guai, però è sempre stato all'altezza di ogni evenienza.

"Jonas vieni a giocare con noi?" un suo coetaneo lo richiamò ed, esortato da Mary, lo raggiunse, non prima di avermi chiesto conferma se fosse stato possibile chiamarmi nonno.

"Certo, tesoro!" gli risposi emozionato.

Lui si gettò nuovamente tra le mie braccia, ringraziandomi di cuore e mostrandomi tutto il suo amore, poi andò dal suo amico.

"Vedo che si è ripreso bene!" ruppe il silenzio creatosi.

"Uhm, sì... credo! Sono ancora sotto shock... comunque raccontami del mio nipote Anthony, voglio sapere tutto di lui!"

E così, prendendo posto vicino a me, mi raccontò della storia del Piccolo Dalek, perché, quando era ancora con noi, lo chiamavamo così.
Mi spiegò che fu portato nel suo rifugio da uno sconosciuto, visse con lei, gli fu come una madre e venne trattato come se fosse stato veramente sangue del suo sangue.
Quando raggiunse la maggior età, si iscrisse al programma dei Time Master per divenire un prode paladino della Terra.
Si trasferì momentaneamente nel Punto Zero e quando era possibile tornava da lei.
Poco prima di giurare fedeltà all'organizzazione, cui aveva aderito, si confidò con lei, la mise al corrente di aver trovato l'amore della sua vita.
Quando ai due piccioncini fu possibile, si sposarono, un annetto dopo nacque la loro gioia più grande.
Per un certo periodo non ebbe notizie dei tre, poi scoprì che un tale, un certo Vandal Savage, aveva fatto del male a loro.
Il Piccolo Dalek aveva provato a salvarli in tutti i modi e, successivamente compose un gruppo d'élite, le "Leggende", con l'intenzione di salvare la sua famiglia.
Comunque, solo tramite l'intervento del Dottore, li riabbracciò nuovamente.

"È stato fortunato ad avere una madre amorevole come te. Si vede che sei una grande donna con un cuore immenso."

"È stato un onore crescerlo, è come se fosse mio figlio. Tutti i bambini che si trovano qui, sono come se fossero dei miei consanguinei. Voglio loro un bene dell'anima."

Con un gesto del tutto inatteso, presi la sua mano, gliela strinsi come segno di gratitudine, lei, in risposta, poggiò quella libera sopra la mia e sorrise.

𝑴𝑰𝑹𝑨𝑵𝑫𝑨 𝑪𝑶𝑩𝑼𝑹𝑵 𝑯𝑼𝑵𝑻𝑬𝑹
La parola giusta per attestare il mio umore in quel momento? Era il furore.

Ero rinchiusa nella prigione della Waverider, il mio consorte mi aveva chiuso all'interno di essa.
Non mi persi d'animo, conoscevo la funzionalità delle navicelle, ne possedevo una anch'io quando ero una tenente.
Esse funzionavano con delle parole chiavi, per meglio dire i protocolli, bastava solo indovinare la formula esatta.

"Caty... Caty... dobbiamo evadere e ho un'idea!" richiamai la mia compagna di cella.

"Sicura? Perché, conoscendolo, potrei affermare con convinzione che se provassimo a fuggire, incapperemmo in un qualche tranello da lui inserito, vero?"

"Affermativo, miss Pond!"

"Ci scommettevo! Comunque poteva almeno metterci nello stesso cubicolo, che gli costava?" sentenziò mia cognata, con fare annoiato.

"È stata un'azione di prevenzione!"

"Quando la smetterai di difendere mio marito, Gideon? Si è comportato da stronzo, non ha scusanti!" presi parte al loro discorso, "Allora Gideon, sei in grado di farci uscire da qui?"

L'I.A. rifiutò.

Be', io avevo tentato con le buone, non mi rimase che passare alle maniere forti.
Iniziai a sbiascicare parole a caso, senza alcun risultato, finché non pronunciai "𝑨𝒓𝒄𝒂𝒅".
Solo allora attivai un circolo di gas atossico, il quale mi nascose la visuale.

Attorno a me c'era solo nebbia, nebbia e altra nebbia.
Non avevo alcuna possibilità di vedere la mia compagna di sventura, e ciò mi preoccupò e non poco.
Sapevo quanto il mio coniuge tenesse a lei, perciò non si sarebbe mai perdonato se le fosse capitato qualcosa.

"Per piacere, falla finita! Il gioco è bello fin quando dura poco. Quindi voglio solo vedere e tenere sotto controllo Caty. Sai che se riuscirà a mettere un solo piede fuori da questo luogo, il tuo Capitano Hunter non ce lo perdonerà mai? Vuoi che questo accada?" rincalzai adirata, rivolta verso la voce guida.

"No! Tengo molto al Capitano!" mi rispose l'interessata.

Probabilmente la sua risposta doveva rendermi gelosa, cioè lui e l'Intelligenza Artificiale avevano passato insieme un'infinità di anni e lei conosceva ogni suo più piccolo segreto.
Eppure così non fu, non ero incline a quelle caratteristiche comportamentali.
Inoltre lei non era una persona in carne ed ossa, ma cosa più importante di altre, conoscevo i sentimenti di Anthony nei miei confronti, non avevo da temere nulla.
Era come se quest'ultimo fosse stato geloso di me e di Gary, l'I.A. dell'Antares, la mia navicella spaziale.

Era inconcepibile!

L'evocazione dell'Antares, mi portò indietro a vagliare un lontano ricordo, era accaduto poco più di dieci anni prima.

Lui ed io eravamo ancora dei tenenti, avevamo da poco scoperto di amarci, tuttavia dovevamo decidere.

O divenire dei Time Master veri e propri, appunto dopo le esercitazioni e le prove, una volta raggiunti tutti i risultati a pieni voti, avremmo proceduto con il giuramento verso l'organizzazione alla quale aderimmo.
Ciò significava privarci per sempre del nostro amore, provato l'uno per l'altra, e a tutto quello cui ci fu e a tutto quello che ci sarebbe stato.

L'altra opzione era congedarsi.

Prima dell'operazione finale, passai diverse notti insonni, rimuginavo su tutto, su di me, su quello che avevo costruito.

Il mio sogno, proprio come quello del mio futuro coniuge, era di presentarsi alla Grande Corte dei Time Master e presentare il nostro fedele e sincero giuramento.
Io ero una candidata molto promettente, ero una tra le prime della classe e il mio spirito di sopravvivenza era ben maggiore rispetto a chiunque altro degli aspiranti, e di Rip stesso.
Le mie intuizioni erano tutte esatte e grazie ad esse superammo egregiamente tutti gli esami svolti.

Ma era veramente ciò che volevo? Una vita triste, solitaria, senza un vero e reale scopo?
E raggiunto il mio obiettivo, quali sarebbero stati i piani e i programmi cui i miei superiori mi avrebbero riservato?
Sarei stata una loro agente, proprio come lo sarebbe stato il mio uomo, ovvero un paladino della Terra, atto per la salvaguardia del pianeta dalle minacce cui esso era esposto?

Tuttavia la giovane Miranda, cui ero a quell'epoca, aveva un dubbio: se gli scopi dei nostri maggiori fossero ben più oscuri?
Mi potevano plasmare, fare di me una delle loro armi più potenti.

Avevo una cara amica, si chiamava Jade, e prima del suo giuramento, eravamo molto unite, successivamente la nominarono la 𝑃𝑒𝑙𝑙𝑒𝑔𝑟𝑖𝑛𝑎.*
Quando si trasformò in lei, lei cambiò e prese le distanze da me e da tutti coloro che le volevano bene.

Capii che la sua bontà era svanita, cedendo il posto al suo lato oscuro, i componenti della Corte, le avevano fatto il lavaggio del cervello e trasformata in un essere ignobile, una killer, per l'esattezza.

Ed ero certa che i miei superiori avessero in riserbo lo stesso piano per me.

Non era questo il male, non era questa l'inquietudine contro cui combattevo disperatamente.

No, lottavo per fare chiarezza riguardo i miei sentimenti, sempre più forti verso il mio partner, io lo amavo, sì, lo amavo veramente molto.
E io volevo passare tutta la mia vita con lui?
Ero pronta a dimettermi in nome dell'amore?

In realtà io sì, ma lui lo avrebbe accettato? Era nei suoi piani formare un futuro con la sottoscritta?

No, questo non lo sapevo.
E se lui non avesse voluto lo stesso?
Cioè, lui mi amava tuttavia avevo paura che rinunciasse a me, a noi, a causa della sua ambizione per quel dannato titolo.

Quindi tutto si sarebbe deciso durante quella spedizione sull'Antares.


𝑨ntares, la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione.

La prova sarebbe stata la più difficile di tutte le precedenti, si era combattuto contro i finti Pirati del Tempo, la risoluzione di stupidi indovinelli per capire le anomalie temporali presentate dagli esaminatori e l'eventuale spiegazione del problema.

In quest'ultima, avremmo affrontato una vera missione.

Ci saremmo, dovuti spingere verso lo spazio più profondo, circumnavigare la stella con la navicella e fare ritorno senza che il mezzo riportasse danni.
Dovevamo fare i conti con tutto.
Non sarebbe stato facile, perché c'erano detriti, meteoriti e dovevamo prestare attenzione a qualunque cosa.
Con la tempistica a disposizione a remarci contro: avevamo solo poche ore per completare la tappa prescelta.
Come se non fosse abbastanza, era vietato usufruire della guida dell'Intelligenza Artificiale.
Per orientarsi, dovevamo consultare vecchie mappe cartacee.

Più il giorno dell'ultimo esame si avvicinava, maggiore era la mia agitazione... il giorno della scelta si avvicinava...

NDA: Ciau miei cari Piccoli Daleks.
Come state? Spero tutto bene!
Ecco qui il nuovo capitolo, spero vi piaccia 🙃
Allora, secondo voi che ha in mente di fare Caty?
E Gideon sarà capace di mantenere il segreto oppure lo rivelerà a qualcuno? 😏
Comunque volevo inserire un piccolo POV riguardante Bryan, quindi spero vi sia piaciuto.
Bè, il prossimo capitolo sarà interamente incentrato sulla TimeBurn, emozionati? 😁
Bene, detto questo, vi saluto.
Alla prossima ❣️

*La Pellegrina è un personaggio apparso nella prima stagione della serie di LoT. Comunque l'ho volutamente citare in quanto è un personaggio che sarà ben presente nell'altra FF, collegata a "Ricordi Frammentati", ovvero, a "𝐿𝑜𝑣𝑒 𝑀𝑒 𝑇𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟", se avete voglia di passare anche per quest'altra storia, mi farebbe veramente molto piacere 😘

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