𝑪𝒂𝒑 2

Ero appena stato da Mary, la mia madre adottiva, e, sotto il suo consiglio mi misi alla ricerca delle Leggende nel corso della storia.
Per di più, un altro mio compito, adesso che ero un direttore del Time Bureau, era quello di sorvegliarli, in fondo le avevo fondate io con l'intento di fermare i piani malvagi di Vandal Savage e, ora che Savage era stato sconfitto definitivamente e io non facevo più parte della squadra, una delle mansioni che mi ero preposto di fare era quello di controllare il loro corretto operato.

Trovarli fu un gioco da ragazzi, erano soliti lasciarsi dietro un'infinità di errori che causavano di conseguenza anacronismi ancora più grandi e pericolosi.

Mi teletrasportai immediatamente lì da loro e cercai per quanto mi fu possibile di aiutarli senza mettere troppo in pericolo la gravità dell'anacronismo e dopo una dura "lotta" vincemmo.

"Rip grazie per l'aiuto!" mi salutò Jefferson Jackson.

"Dovere mister Jackson! Forza qui la situazione è stata sistemata, torniamo sulla Waverider." e così dicendo, mi feci accompagnare dal ragazzino e dal professore verso la navicella.

"Benvenuto Capitano Hunter!" mi accolse calorosamente Gideon non appena salii a bordo, quanto mi mancava la ragazza.

"Ciao a te mia cara Gideon." le risposi di rimando.

"Gideon! Sai bene che il capitano sono io ora." ci interruppe Sara venendoci incontro.

"Lo so bene questo, Capitano Lance. Ma mister Hunter, per me, rimarrà sempre una persona speciale e il mio primo capitano." le rispose l'I.A.

"Ah! Donne!" esclamò Mick rivolto a Gideon, dopo aver sentito la nostra conversazione ed essere salito dentro la Waverider.

"Salve Capitano Lance, vedo che oggi te la sei cavata bene...dopotutto. Anche se..." non feci in tempo a finire la frase che la donna bionda davanti a me mi interruppe, sapendo alla perfezione dove volessi andare a parare.

"Si. Lo so già Rip, abbiamo complicato ogni cosa prima di arrivare alla sua risoluzione, sei venuto qui per farmi la solita ramanzina?"

"Bene, a quanto pare non c'è alcun bisogno che aggiunga altro. In realtà, se non ti dispiace capitano Lance, sono qui per il dottor Palmer. È già a bordo?" domandai.

"Sì, è di là in laboratorio." mi rispose.

"Perfetto, ho proprio bisogno di lui. Professor Stein necessito anche di una tua mano. Forza andiamo in laboratorio." dissi con risolutezza mentre gli altri si guardarono perplessi non capendo il motivo di così tanta fretta.

"Rip! Che bello vederti. Come sta andando l'organizzazione che hai tirato su?" mi accolse Raymond a braccia aperte.

"Fa piacere anche a me vederti. Tutto bene come al solito! Sentite ho bisogno del vostro aiuto." risposi senza troppi giri di parole.

"Certo siamo a tua completa disposizione."

"Perfetto. Mi hanno consigliato di andare da un bravo psicanalista oppure di sottopormi a ipnosi, capite il fatto? Ma, io mi rifiuto categoricamente! I pazzi vanno da loro giusto? Be', io ancora non lo sono! Quindi, ora ho bisogno di voi prima che lo diventi."

"Certo Rip, capiamo tutto. Ma nel frattempo... cosa ne dici se ti mettessi qui sdraiato su questo lettino per calmarti un po'?" mi propose mister Palmer.

"Visto? Lo state facendo persino voi. Sto bene e voi mi state trattando come se fossi matto!" mi scostai incredulo per il comportamento dei miei amici.

"No tranquillo signor Hunter. Non lo stiamo affatto pensando. Ma è successo qualcosa? La tua famiglia come sta?" chiese Martin non capendo la mia irrequietezza.

"Oh, loro stanno benissimo, potete giurarci. No, sono io che ho un problema bello e grosso." risposi.

"Ce ne siamo accorti!" esclamò sarcastico Raymond, facendo poi il gesto di girarsi un dito in prossimità delle tempie, perfetto, proprio ciò che volevo evitare, ovvero, essere preso per uno uscito di senno.

"Raymond non ci sei d'aiuto se fai così. Rip in cosa possiamo esserti utili?" disse Stein riprendendo l'altro nostro amico.

"Ho bisogno di ricordare avvenimenti importanti che sono accaduti nel mio passato. Magari anche Gideon ci può aiutare." spiegai.

"Sono qui capitano." rispose l'appello l'Intelligenza Artificiale.

"Gideon io non sono più il vostro capitano! Porta più rispetto verso miss Lance." la misi nuovamente in riga, ovviamente mi lusingava il fatto di essere rimasto il capitano di almeno una "persona", ma, seppur bello non potevo accettarlo.

"Ho inteso mister Hunter e mi scuso."

"Brava Gideon, così mi piaci." esclamai.

"Torniamo a noi? Oppure volete rimanere da soli?" Palmer parve divertito.

"Certo torniamo a noi! Allora, vi ricordate quando siamo stati nella Biblioteca più grande dell'universo?"

"Sì, come poter dimenticare lo scherzetto che ci hai fatto Rip. Ci hai chiuso ermeticamente dentro la Waverider."

"Ho solo cercato di proteggervi. Io quel giorno ho avuto un flashback. Sapete che io sono cresciuto con Mary, la mia madre adottiva. Tuttavia, non sapete e io stesso, ancora non so che cosa mi sia successo prima del mio affidamento a lei e ora lo vorrei scoprire. Vorrei riavere i miei ricordi di quando ero un bambino, so che mi è capitato qualcosa in quel periodo. Da questo avvenimento ho saputo o capito che io non provengo dal 2˙166, ma bensì io provengo dal passato. Sicuramente vi starete chiedendo perché ho bisogno di voi. Be', voi mi dovreste aiutare a recuperare tutti i miei ricordi persi." così spiegai a loro del flashback avuto nella Biblioteca.

"Sarà difficile ma ci proveremo. Intanto dottor Palmer cosa ne dici se gli facessimo fare una scansione da Gideon?"

"È una bella idea Martin. Era ciò che mi era venuto in mente persino a me."

E così mi fecero accomodare sul lettino nella stanza medica, dove eravamo avvezzi curarci dopo ogni incidente durante le nostre missioni; mi misero uno strano casco in testa e attendemmo l'esito di Gideon.

"Ho scansionato mister Hunter e l'unica anomalia riscontrata è che i ricordi legati ai suoi primi anni di vita sono stati cancellati." ci informò la saggia Gideon.

"E conosci un modo per poterli recuperare?" domandai fremente, avevo un assoluto bisogno di scoprire la verità.

"Sì, mister Hunter. Esiste un siero vi indicherò io tutti i passaggi da eseguire per poterlo fabbricare." ci rispose.

"Perfetto!" parlammo all'unisono.

"Ciao ragazzi che cosa combinate qui?" lo storico del gruppo, il signor Heywood, spalancò la porta e si piazzò davanti a noi guardandoci con aria curiosa, "Oh! Ciao Rip!"

"Salve mister Heywood." risposi cordialmente.

"Stiamo aiutando Rip." dissero gli altri due.

"Come stai?" mi chiese il nuovo ragazzo.

"Bene come sempre." tagliai corto.

"Mi fa piacere, io pure. Avete bisogno di una mano?" ci domandò nuovamente.

"No!" esclamammo risoluti tutti e tre insieme.

"Uhm. Ok, allora vi lascio lavorare." E dicendo questo lasciò la stanza, forse un po' risentito per averlo trattato con diffidenza.

Una quindicina di minuti dopo, i due geni mi informarono che tutto era pronto, quindi, senza troppi indugi me lo iniettarono.

"Allora? I ricordi iniziano a riaffiorare?" mi domandò curioso Martin iniziando a studiarmi con attenzione.

"No, ancora nulla! Siete sicuri d'aver costruito il siero proprio come vi ha detto di fare Gideon?" chiesi sospettando un qualche loro eventuale errore.

"Alla lettera!"

"Magari dovremmo solo aspettare un po', avere un po' di pazienza. Non disperiamoci!"

"Io la penso come Martin. Comunque Rip dimmi un po' che ne hai fatto di quell'uomo invulnerabile e fermamente calmo che abbiamo conosciuto? Da quando ci hai lasciato sei cambiato completamente, ora sei intrattabile. Ti manchiamo per caso?" mi fece notare il dottor Palmer, effettivamente aveva ragione e soprattutto non era da me perdere le staffe.

Dopo tutto ciò attendemmo quindi dieci minuti, poi passò una mezz'ora, un'ora e infine ancora un'altra ora, ma nulla. Non accadde nulla. Nessun flashback e niente di niente.

"Ah! Al diavolo tutto questo. Sapevo che sarebbe stata un'idea stupida, probabilmente non scoprirò mai la verità su chi ero!" dissi affranto, togliendomi l'enorme casco che avevo in testa e ogni altro filo che mi collegava al computer di monitoraggio.

"Rip ci dispiace." mi dissero i miei amici.

"Non è colpa vostra. Ma ora devo proprio andare, torno dalla mia famiglia."

E senza nemmeno salutare la mia vecchia squadra me ne andai usando il corriere del tempo.

Il secondo successivo aver schiacciato il bottone di quest'ultimo mi ritrovai nel mio ufficio, mi sentivo leggermente frustrato, speravo seriamente che loro potessero aiutarmi e invece fu solo un enorme buco nell'acqua.

Raccattai su le mie cose e tornai a casa da Miranda e Jonas, il mio piccoletto mi venne incontro abbracciandomi non appena aprii la porta di casa; essa era esigua, tuttavia spaziosa il necessario per noi tre e anche per una quarta persona, nel caso avessimo voluto ospitare qualcuno, oppure nel qual caso avessimo voluto allargare la nostra famiglia.

"Papà. Mi sei mancato!" esclamò allegro mio figlio venendomi incontro.

"Anche tu Jonas." gli risposi prendendolo in braccio.

"Ciao amore. Allora com'è andata?" mi chiese Miranda dandomi un tenerissimo bacio.

"Male! Non ne siamo venuti a capo di niente." le risposi.

"Non temere, ritroverai presto ciò che cerchi. Guarda il lato positivo Anthony, adesso, conosci una parte di verità, l'altra metà verrà da sé. Scopriremo chi ti ha strappato dalla tua famiglia. Poi, una volta che scopriremo chi sia il responsabile di tutto ciò, cosa ne diresti se insieme lo prendessimo a calci nel sedere?"
mi abbracciò cercando di farmi visualizzare il bicchiere mezzo pieno.

"Hai ragione grazie amore, hai sempre le parole giuste da dirmi. Ma in ogni caso non sono pentito di essermi ritrovato in un'epoca futura rispetto a quella da cui provengo io, sai perché? Perché ho avuto l'occasione di conoscere e sposare questa splendida donna che mi sta davanti. Ti amo lo sai?" la strinsi forte a me e a quel punto mi guardò con i suoi occhi pieni d'amore.

"Lo so!" non ebbe alcun bisogno di rispondermi con un "ti amo pure io", conoscevo bene i suoi sentimenti e a quel punto avvicinò le sue labbra alle mie, sigillammo così il nostro amore con un dolce e tenero bacio.

"Mamma, papà.... io ho fame quando ceniamo?" ci richiamò Jonas dalla cucina.

"Subito tesoro!" e con un braccio attorno alle spalle di mia moglie lo raggiungemmo, mangiammo, infine dedicai il resto della serata a mio figlio e giocammo assieme finché non arrivò il momento di andare a dormire, gli diedi il bacio della buonanotte poi raggiunsi Miranda.

"Ehi!"

"Ciao a te dolcezza. Allora come l'hai trovata Mary?" le domandai mentre mi infilai sotto le coperte.

"Adoro quella donna. È così amorevole verso tutti. Sei stato fortunato ad avere una madre come lei."

"Veramente, non avrei potuto chiedere di meglio!"

"Allora non hai voglia di spiegarmi in modo più dettagliato che cos'è successo con i tuoi amici? Ti hanno usato come loro cavia?" mi chiese.

"A quanto pare sì. Ma non siamo riusciti a ottenere nessun risultato. Cioè, mi hanno iniettato qualcosa e abbiamo aspettato e aspetto ancora. Tuttavia non ho avuto nessun altro flashback." le spiegai.

"Prova ad avere pazienza. Non arrenderti mai e prima o poi scoprirai... anzi no, scopriremo tutta la verità, insieme. Oggi i tuoi amici hanno fatto il possibile, questo lo sai vero?"

"Certo, e io sono persino stato scortese con loro. Me ne sono andato via senza nemmeno ringraziarli e salutarli. Sono una persona orribile!" esclamai sentendomi leggermente in colpa, mi ero comportato in modo poco professionale.

"No, in realtà io vedo un uomo determinato e pronto a tutto pur di scoprire le sue origini e che si è sentito affranto dopo il fallito tentativo di oggi." mi rincuorò riempiendomi di carezze.

"Grazie, dovrebbero farti santa. Mi supporti, sopporti e mi dici sempre cose confortanti per farmi sentire bene. Tu mi fai per davvero sentire meglio!"

"Promettimi però una cosa: domani mattina torni dai tuoi amici e vai a chiedere a loro scusa." mi ordinò.

"Senza indugio!" risposi carezzandole una guancia e dandole un bacio sulla fronte, lei in tutta risposta mi sorrise.

"Ti amo Anthony!"

"Lo so!" esclamai.

Sorrise e avvicinandosi mi baciò, ci addormentammo abbracciati quella notte, anche se, il mio sonno non fu affatto tranquillo, anzi, mi agitai e rigirai nel letto per tutto quanto il tempo.

Era tutto buio attorno a me, avevo freddo e paura, il suono petulante della sirena e le luci rosse dell'allarme che si erano accesi di conseguenza dopo la mia fuga, non mi davano tregua e facevano accrescere in me tanta angoscia e sentivo questo macigno schiacciarmi il petto.

Ero in pericolo lo sapevo; ma in quel momento in cui mi sentii perso qualcun altro afferrò la mia mano, non ero da solo, ma al mio fianco si era materializzata LA RAGAZZA dai capelli rossi, ovvero, mia sorella.

Eravamo in preda al panico, stavamo scappando, questa volta io e lei c'eravamo messi in un guaio, un grandissimo guaio e dovevamo muoverci, cercare di correre sempre più veloce per non venir catturati da queste tenebrose persone vestite con camici da infermieri che avanzavano minacciosi verso di noi con i bisturi e siringhe in mano.

Mi girai e vidi che gli individui erano alle nostre calcagna, ormai eravamo circondati, eravamo quasi senza scampo.

Avevo il sangue che mi pulsava nelle tempie, il cuore a mille a causa del terrore che mi stava mangiando vivo e sentivo l'ansia, tanta, troppa e avevo questa domanda in testa che mi preoccupava ancor di più: che cosa ci farebbero se riuscissero a prenderci?

No, non potevo e non volevo immaginarlo.

"Gira a destra, entra in quella porta, c'è un altro corridio di là. Penso che quello sia il punto dove lo abbiamo lasciato. Sai che se riuscissimo a prendere l'oggetto che ci hanno perquisito saremmo poi in grado di seminarli definitivamente. Forza, coraggio Anthony ce la faremo." mi incoraggiò aumentando la velocità della corsa.

E così facemmo, ma dopo aver percorso il corridoio intravisto poco prima, finimmo in una trappola, perché ci trovammo in una stanza piena d'attrezzi senza più altre vie d'uscita.

Avevo le lacrime agli occhi, sapevo che tutto ciò che era appena accaduto era successo solo per colpa mia. Ero io il solo e unico responsabile e mi sentii in dovere di proteggere a tutti i costi la mia sorella.

"Anthony non avere paura, non ci accadrà nulla!" mi sostenne lei mentre ci nascondemmo dietro a una postazione di lavoro.

"Guarda. È quello che stavamo cercando... mettilo subito sul polso." sgattaiolai via dal nostro nascondiglio avendo trovato l'unica "arma" che ci avrebbe portato alla nostra salvezza e posto quindi fine alla nostra rocambolesca fuga.

Lei annuì e mi seguì, mentre sentimmo le voci e le spinte contro la porta della stanza farsi sempre più intense, infatti essa non avrebbe retto ancora più di tanto i colpi che stava ricevendo.

"Ecco. Anthony sei pronto?" mi domandò non appena lei inserì la data di destinazione.
Ora l'unica cosa che mancava era solo spingere il tasto di attivazione.

"Sì. Andiamocene via di qui! Subito!" le dissi con voce tremante.

Ma proprio in quel momento la porta alle mie spalle si aprì e le losche persone che ci stavano terrorizzando mi afferrarono per le spalle e mi trascinarono via.

"Caitlin il pulsante...mettiti in salvo almeno tu! Non farti prendere!" urlai più forte che potei affinché riuscisse a sentirmi, la vidi annuire mentre altri individui che avevano appena fatto capolino nella stanza si diressero verso di lei con l'intento di catturarla, ma per mia fortuna non fecero in tempo, riuscì a teletrasportarsi altrove.

Per quanto riguardò me... continuarono a trascinarmi via fino ad arrivare al piano inferiore. Mi fecero sedere in una strana sedia e mi infilarono un casco in testa.

"Ciao signor Anthony Williams. Hai tentato di fare il birichino? Adesso ti farò vedere io con chi ti sei messo contro!" rise un'ombra che man mano si stava facendo sempre più vicina, la sua risata mi fece accapponare la pelle, "Forza è arrivata l'ora di giocare un po' con il bambino!"

Quella era la fine!

Mi svegliai di soprassalto dal letto, ero completamente sudato e con il cuore che non voleva smettere di rallentare di battere. Addosso ancora avevo un tal terrore che mi smorzava il fiato, mi tastai terrorizzato la testa per vedere se addosso avessi avuto quel maledetto casco e cercai nella stanza della mia camera da letto l'ombra con la risata malefica.

"Amore. Tranquillo è stato solo un brutto sogno." mi tranquillizzò Miranda.

"Alla faccia del sogno, era fin troppo reale da poter esser falso. Sicuramente sarà stata un'allucinazione dovuta dal siero che mi hanno iniettato quei pazzi, domani sì che gli farò una bellissima ramanzina." dissi riprendendo man mano il fiato.

"Vuoi parlarmene?" mi chiese cordialmente.

"No, o almeno non ora amore, non voglio rischiare di svegliare Jonas!"

"Ok, allora amore calmati vuoi una camomilla? Vado a preparartela." cercò di tranquillizzarmi mia moglie.

"No, non scomodarti. Ho solo bisogno che tu mi stia vicino. Non ho bisogno d'altro!" le dissi.

"Non temere, io sono sempre stata con te e lo sarò per sempre amore mio!" mi rispose abbracciandomi e poggiando la sua testa contro il mio petto.

Ehilà :) come va? :)
Ecco qui il secondo capitolo... allora cosa ne pensate? Spero vi piaccia.
Comunque sia questa prima parte della storia sarà un po' così... diciamo strana, ma a me le cose normali non piacciono affatto, quindi il prossimo capitolo sarà ancora più strano di questo XD
La foto in alto è presa dal 16 episodio della 2 stagione di Legend of Tomorrow, dove c'è un Rip abbastanza in crisi, un po' come quello che ho descritto qui in questo capitolo; secondo voi ciò che ha sognato Rip è solo un allucinazione come sostiene lui oppure c'è sotto dell'altro?
Intanto vi saluto, ringrazio e se il capitolo vi è piaciuto non scordatevi di votarlo ♡

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