𝐑𝐈𝐂𝐎𝐑𝐃𝐎 𝐃𝐈 𝐔𝐍' 𝐄𝐒𝐓𝐀𝐓𝐄
Versilia ( Lucca) 1980
All' inizio di quella estate, ero un diciassettenne con parecchi sogni da realizzare, uno di questi era diventare un medico.
A quel tempo vivevo a Milano con la mia famiglia composta dai miei genitori e mia sorella Federica. Una ragazza di quindici anni, con i capelli lunghi, biondi e occhi verdi.
In quell'anno frequentavo ancora il quarto liceo, mi mancava solo un anno per finirlo e poi sarei passato
all' Università Bocconi della mia città. Contavo di iscrivermi alla Facoltà di Medicina, per poter aiutare chi ne avesse bisogno.
Ma questo sarebbe successo più avanti, intanto nelle vacanze, volevo solo divertirmi.
Come di consuetudine, io e la mia famiglia avevamo l' abitudine di trascorrere i mesi della bella stagione,
a Lucca in Versilia, negli stabilimenti balneari.
Una palla, passare le vacanze sempre nello stesso posto, il luogo era bellissimo indubbiamente, e mi fa piacere rivedere i ragazzi residenti qui, con i quali ho fatto amicizia nelle trascorse vacanze.
Luogo dove ritrovo anche, alcuni dei miei compagni e con loro il mio migliore amico Alberto.
Ma a lungo andare la cosa non mi entusiasmava più come quando ero bambino; anzi divenne come una sorta di routine.
Il solito bar - dove ci gustiamo le granite al mattino, prima di recarci in spiaggia- e dove ci riuniamo. Seduti su scomode sedie, a bere un analcolico o un cocktail alla frutta (che se ci rimani troppo a lungo ti si appiattisce il sedere - intorno a dei tavolini rotondi in acciaio, che accolgono solo due persone, tre al massimo se stringi un pò.
Però quello era il programma "estate della famiglia Orsini" (la mia per intenderci).
Sono le cinque del pomeriggio e i miei genitori - mio padre Paolo e mia madre Giulia - stanno seduti sul divano in pelle verde muschio del salotto, discutendo sull' organizzazione e l' itinerario per il viaggio.
Lo stabilimento balneare della Versilia, la medesima tappa.
Si prevedono giorni di divertimento e spensieratezza per tutti.
Io e Federica, che siamo ancora minorenni, non possiamo fare altro che seguirli.
Mia madre, termina di conversare con mio padre.
« Massimo, Federica! Ricordatevi di portare tutto quello che vi serve, che indietro non si torna! » ci avvisa.
Io e Fede, all' unisono rispondiamo:
« Certo mamma! »
Arriva la sera, dopo cena i miei rimangono in salotto accomodati sul divano a guardare la televisione.
Frattanto io e mia sorella, ci assicuriamo di aver messo il necessario all' interno del trolley.
Intento a sistemare tutti i miei bagagli uno vicino all'altro, davanti la porta della mia camera.
Improvvisamente, odo il trillo del citofono e subito dopo la voce di mia madre esclamare a voce alta:
« Massimo, è Alberto! Dice che ti aspetta giù! »
«Digli che scendo subito per favore! »
Quando esco dal portone, lo vedo in sella al suo inseparabile "Ciao" di colore bianco, (un motorino della Piaggio, molto in voga in quegli anni.
Con Alberto ci conosciamo dalla scuola elementare e siamo subito diventati amici. ( Ma lui ha scelto di diventare, professore di fisica)
È il classico secchione, con gli occhiali, capelli biondi e ciuffo riccio sulla fronte.
Il suo modo di vestire un po' strampalato... lascia molto a desiderare. Decisamente io non indosserei mai, una camicia a quadri, dalle tinte verde, giallo e rosso; abbottonata fino al collo, o un jeans blu scuro.
Ma nell'insieme, è divertente e simpatico.
Molto apprezzato nel gruppo, perché nessuno sa raccontare le barzellette meglio di lui. È sempre di buon umore.
Questa sera, io e Alberto dobbiamo incontrarci con gli altri della comitiva, al "Bubble Gums" ( un piccolo chiosco aperto solo d' estate, dove trovi la migliore limonata artigianale) ma stavolta non posso attardarmi troppo perché domattina presto si parte per Lucca.
Federica, vorrebbe venire con noi, ma i miei non glielo permettono.
Io e il mio amico giungiamo al luogo designato, dove gli altri nostri amici ci attendono.
L' ambiente che circonda il chioschetto, è gremita da una folla di ragazzi, i motorini di vari colori, sbucano fuori da qualsiasi vicolo.
Si ode un gran frastuono giungere alle mie orecchie, voci e clacson di fiammanti fuoriserie con alla guida i cosiddetti "figli di papà" della Milano Bene".
Nel contempo che li avvistiamo, ci approssimiamo ai tavolini e sedute,dove i nostri amici ci attendono.
Con loro mi diverto sempre un sacco.
La serata prosegue all'insegna del divertimento, risate e chiacchiere, bevendo Coca-Cola e altri tipi di analcolici.
Quando arriva il momento di separarci, li saluto, con la promessa di rivederci fra tre mesi a scuola e con alcuni in spiaggia in Versilia. Perché qualcuno di loro come me, passa le vacanze in quel posto.
Alberto mi riaccompagna, ci salutiamo ed entro in casa.
Immediatamente, noto la luce accesa in camera da letto, comprendo che mia madre non è andata a dormire se non fossi rientrato.
Subitaneamente, udendo il rumore della porta d' ingresso, mi chiede:
« Massimo sei tu?»
« Sì mamma, sono io»
Quando sente la mia voce, si tranquillizza e si mette a dormire.
L' orologio batte le cinque di mattina, giunge l'ora di partire.
Praticamente, noi tirati giù dal letto, ancora assonnati io e mia sorella dopo aver sistemato le valigie in macchina, ci infiliamo dentro e partiamo immediatamente.
Stringendoci le giacche addosso, ci addormentiamo cullati dal movimento della strada.
Dopo due ore di viaggio finalmente raggiungiamo la nostra destinazione.
Come è loro abitudine, i miei prenotano sempre lo stesso appartamento, nel medesimo posto, una villetta della zona periferica, adiacente alla spiaggia.
In pochi minuti conduce al mare.
La casa è singola, recinzione murale tutt'intorno e al centro un cancello automatico.
La villa ha due piani, intorno aiuole, fiori e maestosi alberi, che albergano l'ambiente circostante.
L'interno è molto accogliente.
L'andro si presenta non molto ampio.
Il corridoio - è un po' più corto di quello che possediamo nella casa di Milano.
Addentrandomi avvisto la cucina e tre camere da letto.
Negli anni il proprietario ha ritenuto opportuno cambiare i mobili vecchi, con un arredamento in stile moderno.
Dopo aver preso possesso della mia camera, anch'essa rinnovata, nuova scrivania in legno di noce che luccica sotto gli insistenti raggi solari che entrano facendosi largo dall'ampia finestra coperta da una leggera tenda bianca e azzurra, che svolazza all'interno mossa dalla delicata brezza di vento.
Sistemo le valigie e mi preparo per scendere in spiaggia, mi rivolgo a Federica chiedendole:
« Vieni anche tu con me? »
« Più tardi, adesso aiuto mamma a disfare i bagagli! »
« Ok, allora io vado»
Comunico a mia madre e lei dichiara:
« Massimo, vedi che all'una pranziamo. Non attardarti come al tuo solito»
« Sta tranquilla mamma, sarò puntuale»
Mi precipito ad aprire la porta, infilo gli occhiali da sole e mi dirigo verso il mare.
Avanzando, già sento la brezza marina accarezzarmi e l'odore del mare passare su per le narici.
Attraverso la strada e mi ritrovo con i piedi sulla calda, anzi bollente sabbia, per fortuna che non sono scalzo; altrimenti mi scotterei.
La spiaggia è super affollata di persone di qualsiasi età e altrettante riverse in acqua.
Con questo caldo, lo stesso farò io tra non molto, quando avrò trovato un posto libero, per allargare il mio telo e sistemarmi.
Scruto con gli occhi intorno a me per vedere di avvistare un buco e finalmente lo trovo vicino alla riva, stendo il telo, tolgo i sandali, gli occhiali e mi tuffo.
In quel momento, una grande goduria di freschezza, pervade tutto il mio corpo.
Dopo essermi rinfrescato a sufficienza esco dall'acqua e mi vado a distendere sotto il sole.
Chiudo gli occhi e un gran vociare di gente, per lo più bambini; mi entra nelle orecchie. Ma mi rendo conto che non mi infastidisce, anzi il suono delle onde insieme alle voci, il tepore dei raggi solari e la dolce brezza marina che sferza il mio corpo, mi concilia il sonno.
Infatti, senza accorgermene mi addormento.
Quando mi sveglio noto che in spiaggia non c'è quai più nessuno, penso:
" Sono andati via per andare a pranzare".
Mi alzo e mi accingo ad afferrare un lembo del telo per scuoterlo, quando mi accorgo della presenza di una ragazza, poco distante da me.
Che se ne sta tutta sola con lo sguardo fisso sull'orizzonte.
Ha un corpo esile, i lunghi capelli biondo scuro, mossi dal vento, le accarezzano i fianchi; mentre se ne sta tranquillamente seduta sulla battigia.
Dico tra me e me; " Quella ragazza, devo assolutamente conoscerla. " Mi spiace mamma, ma credo proprio che tarderò per pranzo".
Lascio ricadere il telo sulla sabbia e con un espediente le rivolgo la parola.
« Ciao, non è che avresti da accendere?»
Mi rendo conto adesso, dopo aver pronunciato l'ultima frase, di aver scelto la scusa più stupida - visto che non fumo e non ho neanche una sigaretta in mano - ma ormai è fatta.
La ragazza volge il capo verso di me e in quel momento mi perdo in due meravigliosi occhi azzurri, come fossi inghiottito dall'oceano stesso.
Poi dichiara:
« Le abbordi sempre con queste banali scuse le ragazze, tu?
Un po' scontata come scusa per approcciarsi, non trovi? E poi anche poco organizzata, visto che non ti vedo neanche la sigaretta tra le dita! »
Alle sue parole mi ammutolisco arrossendo.
Ma poi mi faccio coraggio e le affermo tutto d'un fiato:
« Sì, è vero, fa schifo come scusa, ma volevo assolutamente conoscerti»
Lei mi guarda seria, con un accenno di espressione intenerita.
Mi allunga la mano affermando:
« Sono Chiara, lieta di fare la tua conoscenza! »
Mi guarda alzando le sopracciglia, in attesa che le dica il mio nome, ma io per un attimo rimango incantato dalla sua bellezza. Mi riprendo dichiarando:
« Ah sì scusa, io sono Massimo! »
Di colpo esclama:
« Vediamo se riesci a superarmi, chi arriva per primo a quello scoglio laggiù, la posta in palio è una pizza. Se mi batti offro io e se ti batto io, viceversa.
Le affermo:
« Ti darò due minuti di vantaggio! »
« Davvero ?!» Chiede con smacco.
Dopo aver dato il via partiamo, lei è velocissima e non mi pare che abbia bisogno dei minuti di vantaggio.
Difatti Chiara è arrivata prima di me. Mentre ansanti appoggiamo una mano allo scoglio e ridiamo, i suoi occhi sprofondano nei miei e l'istinto di un irrefrenabile voglia di baciarla mi prende, ma non posso farlo, ho paura che si allontani e sparisca per sempre e io non voglio perderla. Assorto dai miei pensieri vengo riportato" sulla terra " dalla sua voce che mi afferma:
« Come vedi ho vinto io!»
« Sei velocissima! Sei una velocista? »
« Di atletica leggera!» afferma con un sorriso.
Ci vediamo stasera alle otto nella pizzeria, 'Albarosa' a Forte dei Marmi. Ciao! »
Mi lascia un bacio sulla guancia e si distanzia correndo.
Rimango immobile a osservare la sua esile figura allontanarsi, con una mano appoggiata allo scoglio e l' altra che accarezza la guancia che lei ha appena baciato.
Ritorno a prendere il telo da mare dove lo avevo lasciato, notando che ancora la spiaggia è deserta, penso: - " Sembra come se questo angolo di Paradiso, fosse staro allestito per noi".
Poi mi dirigo verso casa.
Percorrendo la strada di ritorno, ripenso a Chiara e alla sua esuberanza.
Non vedo l'ora che arrivi stasera per rivederla.
Arrivo nel cortile, salgo i sette gradini e prima di entrare in casa, lascio i sandali fuori nel pianerottolo, perché ricoperti di sabbia come il telo, che stendo sul muretto.
Immetto all' interno, dove mi attende mia madre, - piuttosto incazzata mentre è intenta a passare l'aspirapolvere sul tappeto del salotto.
Quando si accorge della mia presenza mi comunica, mentre mia sorella finisce di rassettare la cucina:
« Spero che tu abbia mangiato qualcosa fuori Massimo, perché non c'é nulla di pronto per te.
Visto che è più di mezz'ora che abbiamo terminato di pranzare»
« Hai ragione mamma e ti chiedo scusa, ma mi sono addormentato in spiaggia e quando mi sono svegliato la spiaggia era deserta. Ed è allora che ho compreso di essere in ritardo e sono subito risalito verso casa »
Mi accosto a lei abbracciandola e baciandola a lungo sulla guancia.
So come entrare nelle grazie di mia madre.
Le affermo dopo:
« Non preoccuparti per me, tanto non ho fame, con questo caldo è più la sete che mi viene, che la fame! »
Prendo una bottiglia di acqua dal frigo e la porto in camera.
Chiudo la porta gettandomi sul letto con le braccia spalancate.
Disteso, in quella posizione, mi torna in mente il dolce viso di Chiara e i suoi splendidi occhi azzurri.
Impaziente mi dico.
"Ma quando si fanno le otto!? Forse più tardi potrebbe ridiscendere in spiaggia, così posso vederla".
Assorto nei miei pensieri vengo riportato alla realtà da mia sorella che mi chiede: «Nel pomeriggio, rivai in spiaggia ?»
« Sì, perchè?»
« Ti comunico che io non potrò venire»
« E come mai? Che hai fatto?!»
«Mezz'ora fa, mentre riempivo il lavandino di acqua per lavare i piatti, mi ha chiamata al telefono Melissa, sai com'è, tra un discorso e l'altro mi sono scordata di avere lasciato la fontana aperta e come conseguenza, il lavandino ha strabordato. Come risultato, pavimento allagato.
Quindi adesso sono in punizione »
« Ma Fede, cavolo! Tu e la tua amica, non ci potevi stare più attenta.
Vedo se posso farti revocare la punizione da mamma! »
« Grazie fratellone, se ci riesci sono in debito con te»
« Mamma! Federica può scendere in spiaggia con me?»
«No, perché è in punizione»
« Sì, lo so!
È tanto dispiaciuta per quello che è successo; mi ha riferito che la prossima volta farà più attenzione. Per favore, può scendere in spiaggia ?»
Lei mi guarda e poi dichiara:
« Va bene, basta che torniate prima dell'ora di cena, siamo intesi ? »
« Certo mamma, contaci! »
Faccio cenno a mia sorella di sbrigarsi a indossare il costume, ma lei si porta fuori con il telo in spalla e il cappellino di paglia in testa, con pacatezza.
Allora capisco che è già pronta.
Quando siamo per strada le rivolgo la domanda:
« Come facevi a sapere che sarei riuscito a convincerla?»
« Conosco la sua debolezza nei tuoi confronti e quindi ero sicura che non ti avrebbe dato una risposta negativa»
Le sue parole mi lasciano esterrefatto:
« E brava la mia piccola sorellina! »
Le dico mentre le
passo una mano in testa strofinandola.
Verso la stradina che porta alla spiaggia incontriamo Alberto che nel frattempo mi comunica:
« Massimo, ciao! Ciao Federica!
Sono passato adesso da casa e tua madre mi ha comunicato che eravate usciti da poco. Così vi ho raggiunti»
« Ciao Alberto, quando sei arrivato»
« Mezz' ora fa»
Felice di avere la compagnia del mio migliore amico con me, gli comunico:
Allora vieni in spiaggia con noi»
« Certo! »
Sono felice di vederlo, ma spero che non mi chieda proprio stasera di riunirci con gli altri, altrimenti dovrò dargli una risposta negativa. E questo mi dispiacerebbe tanto.
Arriviamo al bar del lido, che già nel primo pomeriggio è gremito di gente, per lo più giovani della mia età.
Alcune ragazze in bikini, ballano davanti al juke-box, dopo aver inserito una moneta da cento lire e aver premuto il tasto che riporta il titolo della canzone preferita e chi gioca a 'calcio balilla', con la piccola pallina bianca che spesso è volentieri vola fuori dal campo, finendo sotto i piedi di qualche bella ragazza che sta ballando, scusa perfetta per conoscersi.
Ci sediamo e ordiniamo tre fresche granite al limone.
Nel frattempo che attendiamo, il mio amico mi asserisce:
« Allora Massimo stasera ci si vede tutti al solito bar !?»
" Ecco lo sapevo!"
Ciò che temevo non tarda ad arrivare.
« Proprio stasera, mannaggia, mio padre vuole andare a fare visita a certi parenti lontani. E vuole che io e Fede li seguiamo»
« Capisco! Fa niente, andrò da solo. Ma domani sera non ammetto scuse»
Sornione di rimando, alzando le mani in segno di arresa, aggrotto la fronte con lo sguardo basso:
« Certamente, niente scuse»
Distolgo lo sguardo sotto gli occhi attoniti di Federica, che ovviamente disconosce i motivi per i quali abbia mentito ad Alberto. Ma malgrado non avessi potuto mettere al corrente, lei mi regge il gioco.
Tergiverso tirando in ballo il ragazzo del bar. Dichiarando:
«Ma le nostre granite che fine hanno fatto ? È passato un quarto d'ora e ancora non arrivano. Il ragazzo, si è perso con la nostra ordinazione! »
A un certo punto, Alberto decide di andare a prenderle lui, le granite.
Mentre si allontana mia sorella mi domanda sottovoce e con la bocca di traverso per non farsi scorgere da lui:
« Perché gli hai mentito ? Cosa nascondi, perché è evidente che stai nascondendo qualcosa »
« Niente, cosa vuoi che sia, stasera non mi va di stare con gli amici preferisco passeggiare da solo, non si può ? »
« Certo, solo che conoscendoti e sapendo che ti piace fare "caciara" con il tuo gruppo di amici, mi sembra strano che tu non voglia vederli stasera; qui, c'è sotto qualcosa di mysterious! »
« Niente di misterioso, solo che non mi va oggi, tutto qua. Ora zitta che arriva»
« Ecco qua tre gustose e fresche granite al limone per noi, niente di meglio per rinfrescarci »
Gustiamo le nostre granite al tavolino bianco di un bar che si trova dirimpetto alla spiaggia, seduti comodamente su delle sedie bianche di plastica. Dopo aver consumato la fresca bevanda ci dirigiamo verso la spiaggia, quando arriviamo Federica si fionda subito in acqua, io e Alberto invece, ci sediamo sui teli dopo averli sistemati sulla sabbia:
« È un vero peccato che stasera tu non possa venire alla riunione del gruppo, ci saranno tutti e ci divertiremo un sacco » mi dice guardando davanti a sé.
« Sì lo so, ma ci vediamo domani sera te lo prometto » Di rimando.
« Ok ci conto»
" Questo pomeriggio non ho voglia di fare il bagno, quindi me ne starò seduto sulla battigia a rimirare l' orizzonte" .
Seduto con le ginocchia piegate sul petto, mi immergo in quello spettacolo di colori che danno dal rosa all'arancio, dal grigio all' azzurro tenue.
Un magnifico tramonto esplode in un cielo terso che sembra toccarsi con l'acqua azzurra, calma e limpida del mare.
Rimanendo in quella posizione, osservo mia sorella che nuota tranquilla, quando noto che un tipo che le si avvicina - non si tratta di un ragazzo della sua età - ma bensì di un uomo adulto.
Osservo la scena con attenzione, pronto a intervenire semmai ce ne fosse bisogno.
In spiaggia si è riversata parecchia gente come anche in acqua e l' uomo, approfittando della confusione crede di non essere visto.
Ma non sa quanto si sbaglia, io non le stacco gli occhi di dosso.
" Sei cascato male amico, l' adolescente che speravi fosse sola, è invece in compagnia di suo fratello"
Senza distogliere un attimo lo sguardo da lei, osservo l'individuo per capire meglio le sue intenzioni.
Notando che nonostante sappia di stare controllandi ogni sua mossa, non molla continuando ad infastidirla, ad un certo punto dico:
« Ma che vuole quello! »
Mi alzo di scatto, scrollandomi la sabbia dai bermuda bianchi che indosso e mi avvicino indifferente al bagnasciuga, con l' acqua che mi copre fino ai polpacci, comunicando a Federica:
« Esci dall'acqua che dobbiamo andare! »
Mia sorella capisce e mi raggiunge. Intanto il tipo continua a seguire ogni sua movenza e io seguito a fissare lui.
Alberto, che nel frattempo mi si è accostato osserva tutta la scena.
Mentre noi tre ci stiamo allontanando, mi lancia un'occhiata di sfida, allora dico a mia sorella per provocarlo e fargli intendere che non mi fa nessuna paura:
«Vai a distenderti! Restiamo ancora un po'! »
L'uomo si allontana da noi a nuoto continuando a fissarmi, mentre neanche io distolgo lo sguardo da lui.
Dopo quell' episodio, il resto del pomeriggio scorre tranquillo fino a sera, fra le risate, per le storielle divertenti, raccontate da Alberto, i giochi sulla battigia con il coloratissimo pallone da spiaggia e schizzi d' acqua fra noi tre.
Al tramonto, decidiamo di tornare a casa, raccogliamo i nostri teli da spiaggia e ci immettiamo sulla strada per raggiungere casa.
Mi rivolgo ad Alberto chiedendo:
« Sali con noi?»
« Se non ti spiace rimarrei ancora un po'. Ci vediamo domani ciao. »
Lo salutiamo e ci immettiamo verso la strada di casa, nel tragitto chiedo a mia sorella:
« Ti sei divertita? »
« Sì tanto, grazie fratellino se non fosse stato per te, che intervenivi facendo revocare la punizione... sarei ancora a marcire in casa » mi stampa un bacio su una guancia.
Stiamo quasi per arrivare a casa quando due sconosciuti, mi si parano davanti, uno di loro mi colpisce con un pugno allo stomaco, un secondo pugno mi prende in pieno viso, mentre Federica, urla tenuta dalle braccia dall' altro uomo;
« LASCIATELO! COSA VOLETE DA NOI... MASSIMO NO! AIUTO !» le sue grida attirano l' attenzione di alcuni villeggianti della zona e di mio padre che non appena sente urlare si affaccia dal balcone e si precipita giù, lasciando mia madre basita e con tanti interrogativi.
I tizi, vedendo correre verso di loro quelle persone, fuggono via, ma uno di loro prima di scappare; mi sferra un altro calcio allo stomaco lasciandomi esanime sull'asfalto.
Ricordo di aver aperto gli occhi per un secondo, ho visto mia sorella in lacrime e il viso preoccupato di mio padre che ripeteva il mio nome e dopo il buio, probabilmente sarò svenuto.
In seguito mi sveglio nella stanza dell'ospedale.
Sento le voci ovattate dei miei che pronunciano frasi incomprensibili. Gradualmente percepisco che si stanno informando attraverso un medico, sul mio stato di salute.
Federica, fa ingresso nella stanza e osservandomi si accorge che tengo gli occhi aperti.
Avvisa nell' immediato i nostri genitori e poi contenta mi chiede:
« Massimo, come ti senti? » rispondo faticosamente, ho male dappertutto. Non posso neanche parlare che sento un acuto dolore alle costole.
I miei genitori entrano in stanza, mia madre mi si accosta al letto, flette il busto, visibilmente preoccupata, mi accarezza come quando ero bambino e avevo la febbre, o mi sbucciavo il ginocchio chiedendo:
« Amore come ti senti ? »
« Bene... mamma, non... preoccuparti» le rispondo a stenti.
Mio padre prorompe:
« Ma chi erano, questi? Che cosa volevano da te ? »
« Non lo so, papà credimi... non so chi fossero e neppure cosa volessero! »
Per l' accaduto interviene la polizia, che comincia facendomi delle domande.
« Salve Massimo, siamo della polizia. Ci dispiace per quanto ti è successo, te la senti di rispondere a un paio di domande?»
« Sì»
« Grazie, hai nemici, qualcuno vuole fartela pagare per qualcosa? » .
« No, non credo... aspetti un momento»
D' improvviso mi torna in mente
quell' uomo.
« Questo pomeriggio, quando siamo scesi al mare, un uomo insisteva ad infastidire mia sorella Federica, quando sono intervenuto l'ho fatta uscire dall' acqua, questo deve averlo fatto arrabbiare molto, perché mi ha guardato male mentre si allontanava a nuoto, ho capito dal suo sguardo che me l' avrebbe fatta pagare. Deve averli mandati lui quei tizi»
« Sapresti riconoscerlo ? » mi chiedono.
« Certo, se dovessi vederlo !? »
Mi mostrano un volume, dalla copertina rigida rossa, contenenti alcune foto segnaletiche.
Dopo aver sfogliato le prime due pagine, riconosco in alcune foto i miei aggressori. Ma nessuno di quelli ha il volto del molestatore di Federica.
« Grazie Massimo, per il momento ci basta questo, se dovessimo avere novità ti faremo sapere »
Gli investigatori escono dalla porta e mio padre li segue fuori.
Mia madre nel contempo mi ripete continuamente apprensiva:
« Ti fa ancora male lo stomaco! »
Le rispondo di rimando:
« No mamma, sta tranquilla, non ho più tanto male, comunque sono le costole e non lo stomaco »
Tra parole, raccomandazioni e carezze... si sono fatte le sei di sera, l' ora di cena in ospedale, entra il portantino e porge dei piatti in plastica con al loro interno del cibo sigillato a mia madre, che subito toglie l' involucro da uno di essi e intende imboccarmi; ma io non ho nessuna intenzione di mangiare quella "brodaglia" e poi stasera devo cenare con Chiara.
Nonostante tutto quello che è successo non mi ha fatto dimenticare di avere un appuntamento con lei.
Penso: " Attenderò che i miei se ne vadano per mettere in atto il mio piano " uscire da qui".
Ma poi ricordo di essere sprovvisto di vestiti, visto che nel momento
dell' aggressione indossavo solo un paio di bermuda. Penso: - " Chiederò a Federica, di farmi avere dei vestiti! Ma devo pensare a un modo per non farmeli portare da lei. Quando se ne andranno, sarà tardi ma non buio, però dopo l' incontro con quell' uomo; preferisco che Fede, non esca da sola".
Sul mio viso traspare una nota di preoccupazione, che non passa inosservata a mia sorella.
« Massimo cos' hai, hai ancora male ?»
« Fede ho un problema » le enuncio sottovoce.
« Che problema ?»
« Ricordi la bugia che ho raccontato a Alberto. Ecco in realtà stasera devo uscire con una ragazza »
« Ma non ci puoi andare perché stai qua » mi ribatte ironicamente canticchiando.
Io insistente replico:
« Invece ti sbagli, ci andrò e tu mi aiuterai ! » rispondo con risolutezza.
« E come ? » chiede mia sorella.
« Intanto mi servono dei vestiti, non posso presentarmi all' appuntamento con i bermuda e senza camicia, non ti pare, al come ci penserò dopo »
« Per caso hai dimenticato di avere due costole incrinate»
« Tu non preoccuparti, piuttosto farai quello che ti ho chiesto ?»
Per mia fortuna arriva quella sera anche Alberto.
« Massimo, ma che mi combini? Che ti è successo? Non posso lasciarti solo un attimo che ti metti nei guai. Sono passato a casa tua e i vicini mi hanno spiegato perché non eravate a casa. E sono subito venuto da te »
« Grazie amico, comunque non sono stato io a volermi cacciare nei guai, ma quegli uomini sono sbucati fuori dal nulla e mi hanno battuto come un tappeto. Sono sicuro che li ha mandati quello »
« Quello chi? Il tipo della spiaggia?»
« Esattamente. Piuttosto, visto che sei qua mi faresti un favore? »
« Certo amico, lo sai che puoi contare su di me, spara ! »
« Mi servono i miei vestiti »
« I tuoi vestiti? Vuoi dire... che vuoi uscire di nascosto ?
Ma come farai, tuo padre prima mi ha detto che hai tre costole inclinate »
« Sì quattro! Sono solo due e poi non mi importa, devo assolutamente uscire stasera da questo posto! »
« Sembra essere una questione di vita o di morte? C'è di mezzo una ragazza vero? Ecco perché ti sei inventato la visita dai parenti e mi hai mentito! »
Afferma ironico.
« Mi dispiace, non volevo mentirti ma... »
Senza lasciarmi continuare mi afferma:
« Non preoccuparti, non sono arrabbiato. Conta pure su di me, stasera uscirai con questa 'fantastica' ragazza. Deduco che lo sia, per indurti a fare questa follia»
« Sì lo è! È bellissima»
« Qual'è il tuo piano, perché immagino che tu ne abbia uno!?»
« Sì, quando i miei andranno via, tu li seguirai con il motorino, Federica prenderà i miei vestiti e te li lancerà dalla finestra mentre tu starai ad attendere di sotto! »
« Non fa una grinza! »
Difatti, i miei genitori, - dopo aver parlato con il medico - entrano in stanza, mi salutano e vanno via insieme a Federica.
Alberto, parte subito dopo con il suo motorino.
Io intanto, quando rimango solo, provo ad alzarmi e fare dei movimenti per avere la certezza che le costole non mi facciano male.
Mi alzo dal letto e solo quel movimento porta sul mio viso una smorfia di dolore. In realtà fà male, ma tutto sommato sopportabile".
Passata una buona mezz'ora, Alberto ritorna con un pacco in mano.
Appena lo avvisto fremente lo interrogo:
« È andato tutto bene? Nessuno si è accorto di niente?»
« Sta tranquillo, è tutto ok! »
Lestamente mi consegna l' involucro di carta enunciando:
« Ok amico fa attenzione e divertiti»
mi saluta e va via.
Guardo l'orologio e mi accorgo che ancora sono le sette, ho mezz'ora per prepararmi e trovare il momento giusto per uscire.
Entro in bagno per darmi una rinfrescata, lavandomi a torso nudo, fortuna che non avevo fatto il bagno a mare altrimenti avrei avuto il sale dappertutto e poter fare una doccia sarebbe stato complicato.
Nel frattempo prendo il pacco, che avevo messo dentro l'armadietto - per celarlo. Dopo averlo tirato fuori, lo depongo sul letto.
Aprendolo, noto che contiene una camicia bianca a righine celesti, un pantalone blu notte, una cintura in cuoio marrone, mocassini testa di moro.
All' interno del pacco vi è anche la bottiglia del mio profumo ( Dolce & Gabbana).
Gel per capelli, un pettine, schiuma da barba e rasouo per radermi.
Sorrido compiaciuto pensando:
« Brava sorellina... per aver pensato a tutto!»
Finisco di prepararmi e sono pronto per andarmene, ma come posso fare senza essere visto?
Attraverso il corridoio con la speranza che nessuno faccia caso alla mia postura.
Raggiungo le porte automatiche a stento, a causa del dolore; ma una volta approssimate, mi conduco velocemente fuori.
Quasi le otto, avanzando fatico ad assumere una regolare posizione per camminare, ma le costole mi fanno malissimo, a denti stretti e non con poca fatica giungo alla pizzeria, il luogo dell' appuntamento.
Mentre aspetto Chiara, mi si accosta un venditore ambulante, un ragazzino di colore che vende dei boccioli di rosa rossa; scelgo di prenderne uno da donarle quando sarà qui.
Si sono fatte le otto in punto, io sempre davanti al locale con il fiore in mano, fantastico nella mia mente il momento che la rivedrò - " Appena arriverà, le donerò la rosa e lei per ringraziarmi del gesto galante che ho avuto bei suoi confronti, mi darà un bacio sulla guancia.
Dopo la pizza, una passeggiata in spiaggia al chiaro di luna.
E mentre lei parla raccontando un po' di sé, la prenderò dolcemente fra le mie braccia e le nostre labbra si incontreranno in un dolce bacio".
Finito il 'filmetto mentale' dò un occhiata all' orologio vedendo che sono passati cinque minuti dalle otto, poi dieci, quindici e che lei non arriva; penso per consolarmi e darmi una spiegazione al suo ritardo " Le donne ci mettono sempre molto tempo a prepararsi".
I minuti passano e io continuo a trovare scuse per ogni secondo di ritardo, che batte l'orologio.
A un certo punto riguardo l' oggetto al mio polso e noto che si sono fatte le nove, a quel punto contrariato e deluso, decido di andarmene.
Ancora non avevamo il cellulare ( uscirà in Italia tre anni dopo) e lei non mi aveva lasciato nessun recapito dove poterla rintracciare.
Non potendola chiamare per sentire che scusa si sarebbe inventata, l'unica spiegazione che mi viene in mente è quella che si sia presa gioco di me e che magari stia nascosta dietro a qualche cespuglio insieme ai suoi amici, ridendo a crepapelle.
Immagino le risate, si sarà piegata in due dal ridere, vedendo un povero imbecille che dopo un'ora di ritardo ancora aspetta con la rosa in mano.
Furioso e incazzato da questo pensiero getto il fiore nel cestino dei rifiuti e mi allontano tornando nel nosocomio.
Quando arrivo riesco ad entrare senza essere visto da nessuno, mi dirigo verso la mia stanza tolgo i vestiti, li ripongo nell' armadietto, mi rimetto a letto; ripensando alla serata di merda che mi ha fatto passare Chiara e al suo viso così angelico ma ingannevole... 'come le sirene di Ulisse'.
Non so per quale motivo abbia messo in piedi tutta sta sceneggiata per poi lasciarmi lì ad aspettarla come un allocco, inutilmente.
Incazzato e nervoso mi addormento.
Il mattino seguente verso le nove, entra nella mia stanza il medico che mi chiede:
« Come ti senti stamattina giovanotto ?» mi chiede il dottore.
« Molto meglio, volevo chiederle se posso uscire »
« Sì certo, ma devi osservare queste regole»
« Certamente, lo farò »
Rispondo tutto eccitato all' idea di uscirmene da quel posto.
«Non ti piace stare qui eh...non posso darti torto, a chi piacerebbe rimanere in ospedale soprattutto d'estate, ma a volte è necessario e per fortuna non è il tuo caso.
Va bene, puoi chiamare i tuoi genitori per farti venire a prendere»
« Grazie dottore! »
Discendo il letto sotto lo sguardo vigile del medico, che non è ancora andato via. Mi fissa insistentemente, per accertarsi che io stia veramente bene, frattanto che scrive sopra la cartellina che tiene in mano.
Contando su tutte le mie forze mi elevo disinvolto, emettendo qualche gemito di dolore.
Cerco i gettoni mi approssimo all'armadietto per prenderli, vado in corridoio e chiamo casa, risponde mia sorella:
« Pronto Fede, stamattina esco potete venire a prendermi?! »
« Certo Massimo, che bello... lo dirò a papà di venire. Mà, Massimo esce stamattina... puoi dire a papà di andarlo a prendere? »
Sento le sue urla ficcarsi nelle orecchie tanto che ho dovuto allontanare il ricevitore .
La saluto e chiudo, torno nella stanza ma il medico non c'è.
Mi vesto e aspetto mio padre seduto sul letto.
Quando lo avvisto, mi alzo lentamente e via a casa.
Altrimenti come potrei mettere in atto la mia vendetta contro Chiara, se rimango qui in ospedale.
Saluto tutti gli infermieri che mi hanno seguito in quei giorni.
Monto in macchina - dal lato del passeggero e via, lontano da quel posto.
Percorsi un paio di chilometri
- fortunatamente non tanto trafficata, perché a quell' ora le persone stanno in spiaggia - ci ritroviamo davanti il cancello automatico; mio padre tira fuori il comando a distanza dal porta oggetti, per aprirlo.
Entriamo e per fortuna che non c'è nessuno fuori nelle altre villette, altrimenti mi sarei dovuto sorbire le moine dei vicini.
Assalgo le scale un po' piegato per il dolore ma quando odo la porta dischiudersi, mi raddrizzo di colpo sopportando un dolore lancinante, che mi fa persino uscire le lacrime dagli occhi mia madre mi guarda e mi chiede:
« Tesoro, come stai? Senti ancora male? Siccome ti ho visto gli occhi lucidi? »
« No mamma, sto bene. È colpa del sole, siccome non porto gli occhiali mi ha fatto lacrimare gli occhi! »
« Va bene sdraiati sul divano vuoi guardare un po' di televisione? »
« Grazie mà, ma preferisco andare a riposare in camera mia »
« Come vuoi tesoro! » proclama mia madre.
Vado in camera e mi sdraio sul letto, pensando e ripensando a come potermi vendicare di Chiara... mi viene in mente Carlotta, una mia compagna di classe che non vede l'ora di poter uscire con me. Così la chiamo al telefono e quando risponde dopo due squilli; esclamo:
« Ciao Carlotta come stai? Sono Massimo, mi chiedevo se fossi già arrivata qui - in Versilia - e se ti andasse di uscire a mangiare una pizza con me! »
« Massimo ciao! Certo che mi va, grazie dell' invito... Arriverò in Versilia domattina.
Mio padre ha preso le ferie solo ora, ci vediamo presto. Ciao»
Carlotta, oltre ad essere una bella ragazza è anche molto spigliata e tiene l' argento vivo addosso.
Il suo carattere è aperto e si rapporta con gli altri facilmente 'un po' troppo" facilmente'.
Molto sicura di sé, perché sa di essere carina con quegli occhi da cerbiatto e quei suoi fluenti capelliI biondi e ricci.
E poi è innamorata di me dalla scuola media, quindi non mi rifiuterebbe un favore; farebbe qualsiasi cosa per me. Però io non posso servirmi di lei per provare a fare ingelosire Chiara. No! Meglio lasciare perdere. Anche se è molto bella, non provo interesse per lei.
Bene il mio piano può essere messo in atto, anche senza Carlotta.
Adesso non mi resta che scoprire dove Chiara ( la stronza ) frequenta e il gioco è fatto.
Telefono ad Alberto e gli dico:
«Albe, ti va di venirmi a prendere per un giro in motorino? »
« Massimo! Sei già a casa! Che bello. Arrivo subito» esclama gioioso.
Mia madre preoccupata ci raccomanda:
« Fate attenzione e tu Alberto non correre! Tornate presto! » latra apprensiva.
« Ok mamma, a dopo! »
Mi dirigo verso la porta d' ingresso, spintonando a brevi intervalli il mio amico per uscire velocemente prima che si pentano della decisione.
Ci immettiamo sulla strada per allontanarci dal cortile di casa mia e quando siamo abbastanza distanti Alberto ferma il ciclomotore e mi domanda:
« Che sta succedendo Massimo? Voglio dire, ci conosciamo da molti anni, ci siamo sempre detti tutto e adesso? Cosa mi nascondi Massimo?! »
A quel punto devo vuotare il sacco, così gli racconto la vicenda:
« Okay ti racconterò com'è andata.
Un pomeriggio che sono sceso in spiaggia da solo, ho conosciuto una ragazza, abbiamo legato quasi subito [...] anzi questo è quello che pensavo io.
Mi aveva dato appuntamento in pizzeria ieri sera, è per questo che ho chiesto i miei vestiti.
Solamente che la stronza non si è presentata... e mi ha piantato.
Dopo averla attesa per un ora esatta, me ne sono andato. Ma ho anche deciso di vendicarmi di quella presa per il culo e fargliela pagare! »
Alberto, il solito razionale afferma:
« Non puoi sapere come sono andate le cose! Che cosa può esserle capitato! Secondo me non dovresti pensare subito alla vendetta, ma sentire cosa ha da dirti. Ascoltare qual' è il motivo per il quale non è venuta al vostro appuntamento »
« Ma smettila, secondo te quale può essere, solo che mi ha preso in giro e che si è voluta divertire»
« Mah! Fà come vuoi! »
« Adesso l' unica cosa da fare è scoprire dove frequenta e poi metterò in atto il mio piano di vendetta »
« E cosa farai ? »
« Semplice, la farò ingelosire mi farò vedere in giro con un' altra ragazza»
« Aspetta...cosa ? Ma se dici che secondo il tuo parere, ti ha solo preso per il culo, significa che di te non gliene frega niente e di conseguenza non si ingelosisce. Ho torto forse ?»
« Sì, forse hai ragione tu, ma userò lo stesso questa tattica. Intanto dobbiamo sapere il locale che frequenta più assiduamente »
« E con quale ragazza intendi farti vedere? Però è crudele, ti stai servendo di una ragazza per vendicarti di un altra? Mah! Fà come vuoi, comunque andiamo a cercare questa...com'è che si chiama? »
« Chiara...si chiama Chiara! »
« Chiara come?» chiede Alberto, ma io titubante rispondo:
« Purtroppo non lo so... Capisco che non sarà facile ma ci dobbiamo provare»
Alberto, silente risale sul motorino e ripartiamo alla ricerca di Chiara.
Dopo tre ore che girovaghiamo in tondo, guardato dentro e fuori dei locali della zona, - senza alcun esito - e con il morale sotto i piedi; decidiamo di tornare a casa. Ma proprio mentre Alberto sta ripartendo, sopraggiunge un nostro amico, Luca ( che rispetto ad Alberto è un po' più estroverso e sfacciato, specialmente con le ragazze).
Luca, piace alle ragazze per il suo atteggiamento da bello e dannato.
I suoi occhi sono di un blu intenso e i capelli neri, li porta lunghi. Il suo aspetto lo rende molto sicuro di sé.
Ama la musica, infatti si è creato una sua band per suonare nei locali la sera, socievole con chi gli sta simpatico e scontroso con altri.
Ci propone di andare in un nuovo locale aperto da qualche mese, facendoci sapere che in quel luogo troveremo tutta la nostra comitiva ad aspettarci.
Io e il mio amico Alberto ci fissiamo dichiarando:
« Che ne dici ci andiamo? »
« Okay, facci strada Luca! » esclamo
Ci immettiamo sulla strada che ci porterà verso questo nuovo locale indicatoci da Luca.
Giunti sul posto, subito notiamo una folla di ragazzi davanti all'ingresso, avanzando veniamo investiti da raggi di luci colorate, musica dal volume altissimo e parecchi ragazzi e ragazze fuori, in attesa di entrare e scatenarsi sulla pista.
Mentre aspettiamo il nostro turno, noto due ragazze su uno scooter e in una delle due riconosco Chiara, lei non si accorge di me, ma io vedo lei.
Discendo dal ciclomotore di Alberto approssimandomi.
Quando mi scorge, rimane di sasso, le rivolgo la parola per primo, declamando:
« Ciao Chiara, come stai ?»
Lei imbarazzata afferma.
« Massimo, sicuramente avrai pensato che ti ho...»
La interrompo ironicamente:
« Cos' è ? Cerchi di chiedere scusa...inventandoti altri pretesti...non ti sei divertita abbastanza?! »
Biascica, cercando di darmi delle spiegazioni.
« Non è come credi tu...lascia che ti spieghi...»
« Non mi interessano le tue scuse...anzi,
sono curioso di ascoltare le motivazioni! »
« Inizierò col chiederti di perdonarmi e di non pensare che ti abbia dato buca di proposito, ma... non posso dirti il motivo, ti chiedo solo di fidarti di me! »
« Fidarmi di te? Dopo ciò che hai fatto, non credo e per di più non vuoi dirmi il vero motivo»
« Non posso, non è che non voglio... Massimo ti prego ascoltami! » implorandomi mette le sue mani sul mio braccio, le scosto via le mani bruscamente e mi allontano.
Frattanto, la sento invocare il mio nome da lontano.
Alberto, che intanto ha visto tutta la scena, frattanto che tiene la fila per entrare, mi chiede:
« È lei ? » indicando con un cenno del capo la direzione di dove sta Chiara.
Io con lo sguardo irato misto a delusione e tristezza rispondo:
« Sì, è lei »
« Bella ragazza, ti ha detto il motivo per il quale non è potuta venire all'appuntamento?»
« Mi ha detto che non può {...}sta stronza, ma di fidarmi di lei »
« E tu cosa le hai risposto? »
« Che non avrebbe avuto senso, visto che mi ha piantato e non vuole spiegarmi il perché. Avrà sicuramente un altro »
« Non necessariamente, perché non provi a fidarti di lei...magari potrebbe darti una spiegazione al suo comportamento »
Le parole del mio amico mi fanno riflettere e se avesse ragione Alberto, magari Chiara vuole conoscermi meglio...d' altronde ci conosciamo da pochi giorni, anzi non ci conosciamo affatto..." il mio cuore vorrebbe seguire il consiglio di Alberto, ma il mio orgoglio me lo impedisce" .
Dopo un ora e mezza, finalmente giunge anche il nostro turno per entrare, ci avviciniamo entrambi ad un tavolino dove ci sta seduta una ragazza che ci chiede la cifra di venti mila lire per poter entrare, dopo aver pagato ci marchiano la mano con un timbrino ad inchiostro luminescente al buio, tra il pollice e l' indice, una cosa un po' insolita di dimostrare il pagamento.
« Forse i proprietari non saranno italiani»
Dissi ad Alberto, lui mi guarda senza rispondere.
Una volta all' interno, ci dimentichiamo del quesito, mentre vengo avvolto dalla musica coinvolgente ad altissimi decibel e dalle luci psichedeliche ad intermittenza che ad ogni passo che fai, sembra che cammini a rallentatore come il primo uomo sulla luna.
Ci fiondiamo nella mischia, tra ragazzi che si muovono tentando di ballare nella grande pista avvolti dal fumo che odora di talco e alla luce che trasmettono alcuni faretti neri che con movimenti rotatori emettono luci colorate che accarezzano i visi e i corpi di chi stà già dentro il locale e di chi ci entra.
Io dopo aver ballato al ritmo di una o due canzoni mi sento una forte arsura e così mi allontano per andare al bancone del bar.
A stento posso chiedere una Coca-Cola con ghiaccio alla ragazza che sta dietro a servire da bere, fra la musica alta e la calca dei ragazzi che come a me, è venuta voglia di rinfrescarsi con una bibita.
Dopo vari tentativi di richiesta con il braccio teso e i soldi in mano "come fossi ad un ufficio borse di compra-vendita" ecco che fortunatamente arriva il mio turno dopo aver preso il grande bicchiere pieno fino all' orlo della mia bibita preferita e aver tirato due lunghi sorsi con la cannuccia, mi dirigo verso un sedile libero di pelle rossa accanto ad un tavolo per sedermi e dissetarmi in completo relax.
Sono seduto da cinque minuti quando sento che qualcuno che si è appena avvicinato mi saluta:
« Ciao Massimo, posso sedermi ?» si tratta di Chiara, che evidentemente quando l' ho lasciata fuori dal locale, poi sarà entrata anche lei, forse si trovava lì apposta.
Io alzando lo sguardo piano le faccio cenno con il capo " posso notare che è bellissima...anche sotto le luci soffuse e quelle colorate che la investono e la accarezzano in viso e su tutto il corpo.
Si siede accanto a me e sembra stia parlando, ma io non riesco a comprendere cosa sta dicendo, per lo stordimento dovuto a tutto il contesto della situazione ma specialmente dovuto alla sua vicinanza, al profumo di muschio bianco che emana e ad altri aromi misti a fiori e frutti.
Mi sento ubriaco di lei così tanto che la voglia di assaggiare le sue labbra è tanta e così la bacio. Lei si stacca da me di colpo guardandomi stupita ma non contrariata tanto è vero che subito ricambia il mio bacio fiondandosi sulle mie labbra e in quel momento ho capito che non avevo bisogno più di nessuna spiegazione.
In un attimo lentamente Chiara si leva dal divanetto, mi guarda, prende la mia mano e all' orecchio mi dice:
« Portami via! »
Mi trova d' accordo, così compiaciuto la seguo.
Di fronte la discoteca, a un paio di metri, un'immensa distesa di sabbia.
Sembra che il sogno che ho fatto ieri sera ad occhi aperti, si stia materializzando. Io, Chiara, la spiaggia e c'è anche la luna. Se questo è un sogno non svegliatemi.
Ci dirigiamo verso quel luogo camminando piano ancora tenendoci per mano.
A un certo punto lei si toglie le scarpe e corre verso la spiaggia a piedi nudi, incitandomi di fare lo stesso.
La raggiungo avvolgendola con le mie braccia e subitaneamente, facendola roteare.
Improvvisamente si stacca da me di colpo, dandomi le spalle, fa scivolare una spallina del vestito e poi l'altra, fino a farlo capitolare giù.
In intimo si dirige verso il mare, si tuffa nuotando come una sirena.
Invitandomi a entrare dichiara:
« Perché non entri, non avrai mica paura?»
« Io paura! Ti sbagli! »
Senza perdere un attimo, sfilo via camicia e pantaloni, raggiungendola in acqua.
In quel frangente la tengo stretta a me e la bacio con passione. Quel bacio è stato il più lungo e passionale che abbia mai dato a una ragazza.
Usciamo dall'acqua e ci dirigiamo verso alcune barche capovolte, silenti, mentre sono i nostri occhi a parlare, ci sediamo sulla sabbia fredda ma piacevole, visto il caldo che fà, e ci baciamo. Ci baciamo ancora.
Chiara, si stacca dolcemente da me e si sdraia invitandomi con gli occhi a fare lo stesso.
I suoi lunghi capelli sono sparsi sul pavimento sabbioso io sdraiato accanto a lei appoggio una mano sul suo fianco attirandola a me. Vorrei che questo momento non finisse...non vorrei staccarmi un solo attimo da quelle labbra.
Confuso e stordito da tutta l'empatia e la chimica che ci circonda, sgancio dolcemente il reggiseno che scivola sulla sua pelle mostrando il suo seno piccolo ma perfetto.
Bacio le sue labbra, il suo lungo collo, i suoi piccoli seni...geme, ansima e trema sotto il tocco delle mie mani su di lei. Bacio ogni centimetro della sua pelle, che sembra velluto e che profuma di muschio bianco.
Scendo fino all' intimità sollevo lo sguardo un attimo in attesa di un suo cenno, di consenso o rifiuto, ma nessun gesto da parte sua, allora continuo e sfilo via anche i suoi slip, le procuro il primo piacere con la lingua per prepararla, quando capisco che è pronta mi sollevo su di lei fino al viso i nostri occhi si tuffano all'unisono gli uni dentro gli altri e dolcemente entro dentro di lei, un brivido piacievole mi percorre la schiena e mentre facciamo l' amore non penso ad altro che a lei, a Chiara che adesso e con me e io dentro di lei in un turbinìo di sensazione una più forte dell'altra...il suo corpo, il suo profumo che mi inonda, mi stravolgono i sensi, in questo momento non riesco a distinguere la realtà dalla fantasia lei è magia.
Mi trasporta in un altra dimensione, non sento nemmeno più il frastuono e il rimbombo della musica dentro il locale adiacente alla spiaggia...ci siamo solo io e lei, avvolti da una dolce melodia
" l' amore".
Quando abbiamo raggiunto il massimo piacere io poggio la testa sul suo seno, mentre le sue mani accarezzano il mio viso, rimaniamo silenziosi, per non so quanto tempo.
Improvvisamente, prende il mio viso accostandolo al suo, enunciando:
« Devo andare adesso! »
« Devi proprio? Non puoi rimanere ancora un po'?»
« Non posso, il mio tempo è scaduto» mi dice con un dolce sorriso.
" Allora non capivo cosa volesse dire con quella frase. Credevo fosse una frase come un' altra. Non potevo immaginare neanche lontanamente cosa intendesse. E nemmeno che quella sarebbe stata la prima e l' ultima volta che avrei fatto l' amore con lei e che l' avrei vista".
Si riveste piano e sta per andare, ma io affermo:
« Aspetta, facciamo un po' di strada insieme, ti accompagno! » lei con un sorriso annuisce, mi elevo dal terreno, pulendo i pantaloni dalla sabbia, le passo un braccio intorno alle spalle e nel tragitto ogni tanto d'improvviso le rubavo un bacio.
Ero felice di quel momento, percependo esserlo anche lei; ma nei suoi occhi traspariva un velo di malinconia.
La tenevo stretta a me come se avessi la paura e la sensazione che qualcosa di terribile, avesse potuto portarmela via.
Camminava accanto a me portando le sue scarpe in una mano, il suo braccio mi cingeva i fianchi e la mano dentro una tasca posteriore dei miei jeans.
Dopo aver fatto qualche chilometro di strada, Chiara si arresta, infila le scarpe, posa le sue mani sul mio petto dicendo:
« Okay, noi ci salutiamo qui! »
« Perché non posso accompagnarti fino a casa?» chiesi.
« Meglio di no, sai mio padre è molto geloso e severo...e poi ci vediamo domani dai...» mi rassicura.
« Okay, allora buonanotte Chiara! A domani»
« Buonanotte anche a te» mi bacia appoggiandosi sul mio petto, sollevandosi sulle punte dei piedi e si allontana .
Io la osservavo correre, sembrava una farfalla che volteggiava al chiaro di luna, fino a che scomparve svoltando il muro di un palazzo.
Mentre tornavo al locale e vedere se avrei trovato Alberto per tornare a casa, ripensavo a tutta la serata trascorsa con lei, al fatto che si sia donata a me e che
l' avrei rivista il giorno dopo, ma invece di essere felice mi sentivo ansioso, pieno di incertezze...era misteriosa quella ragazza, ma era questo che mi attraeva di lei.
Giunto in prossimità del locale, trovo vicino al motorino il mio amico che mi sta aspettando e quando mi scorge mi dice con tono seccato:
« Ma dov'eri finito è più di mezz'ora che ti aspetto! »
« Scusa stavo con...»
« Okay và, infila il casco e torniamo a casa che sto morendo di sonno »
Per tutto il tragitto Alberto non dice una parola, ma so che domani vorrà sapere dove sono stato, forse adesso non lo sta facendo perché avrà troppo sonno.
Arrivati a casa, scendo dal motorino, sfilo il casco, saluto Alberto e rientro. Noto la luce accesa, come al solito, della camera da letto dei miei, che dopo essersi accertata che fossi io; mia madre spegne e si addormenta.
Vado in camera mia mi spoglio e in mutande mi dirigo in bagno per lavarmi i denti, stasera non farò la doccia, voglio sentire il suo odore ancora addosso a me per sentirla vicina tutta la notte fino al mattino che segue.
Vado a letto con il pensiero di Chiara che non mi abbandona " ti amo Chiara" e mi addormento.
Il mattino seguente mi sveglio di buon ora per scendere in spiaggia, sicuro di trovarci Chiara, dopo aver infilato il costume, il telo sulla spalla e gli occhiali da sole, mi dirigo verso il mare, la spiaggia è gremita di gente, dopo aver attraversato metà spiaggia alla sua ricerca; mi rassegno all' idea che lei stamattina non scenderà.
Mi consola il fatto che la rivedrò stasera, sistemo il telo sulla sabbia e mi ci sdraio sopra e tra la stanchezza e il caldo, mi addormento a pancia in giù.
Mi sveglia una voce che chiama il mio nome alzo la testa, ma i raggi del sole mi impediscono di distinguere bene la figura che mi sta davanti...mi alzo in piedi e a quel punto che posso vedere che non è Chiara ma il mio amico Alberto:
« Ah...sei tu ?»
«Chi credevi che fossi la 'fata turchina' o...Chiara? Avanti racconta cosa è successo ieri sera, perché sei sparito? »
« Sparito? No, mi sono solo allontanato per prendere qualcosa da bere che avevo sete! »
« Ma hai visto Chiara? Hai seguito il mio consiglio, vi siete chiariti?»
« Sì, ci siamo chiariti, è tutto okay adesso»
« L'importante che vi siete chiariti»
" Sono sempre stato un ragazzo riservato, non amo parlare delle mie cose private ( nemmeno al mio migliore amico)
Benché meno, adesso che di tratta della ragazza che amo".
Intanto che Alberto sistema il suo telo accanto al mio, mi guardo intorno sperando di vederla arrivare e nel contempo fantastico su di lei, che si incammina bellissima verso di me...che mi corre incontro e io la prendo dai fianchi sollevandola e volteggiando con lei.
O che si ponga dietro di me e mi metta le mani sugli occhi e io voltandomi dopo aver pronunciato il suo nome la bacio...nell' attesa di vederla penso al modo come potrebbe apparire davanti a me.
Passano le ore ma di Chiara neanche l'ombra, io e Alberto ci accingiamo a risalire per il pranzo, dandoci appuntamento a pomeriggio.
Lo saluto e risalgo, con la morte nel cuore, attraverso gli ombrelloni e le sdraio, ormai rimasti aperti in pochi; sconsolato cammino trascinando i sandali sulla sabbia, come se avessi scarpe di piombo ai piedi.
Quando rientro a casa, sento un magone che mi prende e dico a mia madre:
« Ti dispiace se oggi non mangio...non ho molta fame»
« Che hai Massimo, stai male? »
Mi dice mia madre toccandomi la fronte.
« No mamma sto bene è solo che ho più sonno che fame »
« Oppure sei innamorato» ribatte mia sorella .
« Innamorato ? Ma cosa pensi all'amore alla tua età, goditi la vita figliolo» replica mio padre.
«Ma quale innamorato...ho solo sonno. E tu fatti i fatti tuoi» rivolgendomi a mia sorella Federica.
Nel pomeriggio mi rivedo in spiaggia con il mio amico come d'accordo e mentre parla io gli rispondo molto distrattamente, continuando a guardare ogni persona che scende in spiaggia sperando sempre di vederla arrivare.
Ma niente, dopo aver passato buona parte del pomeriggio a parlare, nuotare e prendere il sole.
Decidiamo di tornare a casa. Anche nel tragitto di ritorno mi guardo in giro, ma niente non c'è, di Chiara neanche l'ombra, sembra si sia volatilizzata.
Nella mia mente dopo essere rientrato e sdraiato sul letto, rifletto sul fatto che se non è venuta in spiaggia, ci sarà sicuramente al locale stasera, se ha voglia di vedermi verrà.
Infilo gli auricolari e mi addormento ascoltando Eros Ramazzotti, il mio artista preferito, devo chiedere anche a lei
qual' è il suo e che musica ascolta.
Arriva la sera, faccio una doccia, mi vesto con una camicia a maniche corte di colore verde chiaro e righine blu, pantaloni bianchi e sono pronto per uscire:
« Mamma non preparare per me, mangerò qualcosa fuori con Alberto»
«Massimo, ti guasti lo stomaco con quelle schifezze che cucinano fuori»
«No mamma, sto facendo tardi, ciao»
Mi avvicino a mio padre:
« Papà mi daresti qualcosa di soldi che devo andare fuori in pizzeria con Alberto »
Mio padre mi guarda, prende il portafoglio, esce un foglio da cinquanta mila lire e me lo porge:
« Grazie pà, buona serata» saluto tutti e sto per aprire la porta e uscire, quando mio padre mi dice:
«Perché non porti anche tua sorella con te...stai andando a una sagra no e allora la puoi portare»
Ogni anno in Toscana nel mese di agosto organizzano una sagra sul folklore medievale enogastronomica.
Partecipano tutti e sicuramente ci andrà anche Chiara e che fà se c'è Federica...anzi meglio, così le presento la mia futura fidanzata.
« Okay, Fede sei pronta, andiamo»
Scendiamo sotto ad aspettare Alberto che verrà insieme a suo fratello Daniele il maggiore di tre figli, ci condurrà alla festa in macchina, visto che dobbiamo andare fino in Toscana .
Quando arrivano, Alberto è seduto davanti a lato passeggero e noi ci accomodiamo sul sedile posteriore...durante il viaggio si scambia qualche parola tra noi, anche con Daniele perché lo conosco e per non farlo annoiare.
Alberto, ci ha detto che una volta arrivati ci lascia liberi di girare da soli perché si deve vedere con la sua comitiva di amici dove tra loro c'è anche la sua ragazza.
Dico:
« Meglio, così non abbiamo la balia dietro» ridiamo per la battuta come anche Daniele .
Una volta arrivati si fa come si era detto, noi tre insieme e lui per fatti suoi, però prima ci siamo dati appuntamento di dove vederci e a che ora.
La strada che percorriamo a passo d'uomo e affollata di gente e bancarelle di ogni tipo di degustazione, che costeggiano i margini.
Alberto fa una battuta:
« Almeno mangiamo gratis»
Anche se rido alle sue battute, anche se parlo e mangio, la mia mente ha un pensiero fisso, lei... Chiara; non smetto di cercarla tra la folla e nei volti delle persone che mi vengono di fronte.
Per tutta la serata fino a mezzanotte l' ho cercata con gli occhi, sperando di poterla incontrare; ma niente da fare.
Dopo giorni passati ad aspettare di rivederla e a cercarla, mi sono fatto l'idea che quella ragazza oltre che misteriosa è pure strana!
Prima mi cerca, si concede a me regalandomi la sua prima volta e poi sparisce, se questa è una sua tattica per fare impazzire gli uomini... beh ci è riuscita; sono impazzito per lei.
Per una ragazza che probabilmente è abituata a trattare così i maschi per farli cadere ai suoi piedi.
Rassegnato e furioso decido di non aspettarla e di non cercarla più e il mio ragionamento è soltanto uno, " ho capito per l' ennesima volta che si è presa gioco di me. Ma questa volta, piangerò con un solo occhio, perché mi sono divertito!
Non è affatto questo... perché io l' amo!"
Trascorro gli ultimi giorni di vacanza senza pensare più a lei, spensierato e cercando di divertirmi al meglio.
Tra disco e pub insieme ad Alberto, Luca e altri amici, che a causa della mia ricerca di Chiara, ho trascurato.
Ma adesso tutto è tornato come prima, ci sono gli amici, gli incontri al nostro solito bar, i tuffi in mare, le scorribande con il ciclomotore e la solita "caccia al tesoro" anche se devo confessare; che speravo sempre in cuor mio di poterla rivedere.
Si avvicina il giorno della partenza, le vacanze sono finite e tra qualche giorno si ritorna in città, si tornerà a lavorare, a scuola e le mie uscite diminuiranno.
Alberto con la sua famiglia è già ripartito per tornare a casa sua e anche una buona parte dei nostri amici.
Sono a tavola per pranzo, quando ho finito vado in camera mia e mi sdraio sul letto, mia madre che passando da lì per andare a riporre le camicie di papà appena stirate in valigia, mi vede e mi consiglia:
« Massimo, non ti fa bene metterti a letto dopo aver mangiato... prima di ripartire, vai a farti una passeggiata in spiaggia; anche se non fai il bagno.
Fa bene al corpo e alla mente, fidati! »
« Va bene mamma»
"Dopotutto mia madre non ha tutti i torti...credo che seguirò il suo consiglio" . Infatti infilo la porta ed esco dirigendomi verso la spiaggia, quando mi ritrovo con i piedi sulla sabbia tolgo le scarpe per evitare di farle riempire di sabbia, i calzini, arrotolo la parte bassa dei pantaloni sopra le caviglie per non bagnarli e cammino sulla battigia...Ormai posso notare che gli ombrelloni sono quasi tutti chiusi come le sdraio che sono state capovolte e la spiaggia è libera senza la confusione dei primi giorni che sono arrivato, il clima è mite e piacevole...la fresca brezza di vento che mi accarezza il viso mi fa sentire in pace con me stesso e il mondo intero.
" La mamma aveva ragione, questa passeggiata mi ha giovato al corpo e alla mente" Dopo aver passeggiato a lungo sul bagnasciuga, mi siedo sulla sabbia un po' più sù per evitare di bagnarmi e mentre sto fissando l'orizzonte rivedo il suo viso che non ho mai dimenticato anche se ho finto a me stesso che fosse così...Chiara è un chiodo fisso e credo che non la dimenticherò mai... perché è stata l'unica a farmi impazzire...a farmi perdere la testa e a farmi innamorare.
Emettendo un "boh" mi alzo...pulisco i pantaloni dai residui di sabbia e mi immetto sulla strada di ritorno sulla battigia..." anche perché devo ritrovare le mie scarpe per tornare a casa.
Dopo vari metri di percorso, guardando la strada davanti a me...
improvvisamente scorgo una figura esile in lontananza...con un largo cappello di paglia bianco come quello che aveva lei la prima volta che l'ho incontrata, indossa un abito chiaro lungo fin sotto le ginocchia, con scollatura che le lascia scoperte le spalle...da questa distanza non distinguo bene chi possa essere, ma più avanzo e più la figura diventa nitida, metto a fuoco il suo viso e vedo che è lei... è proprio Chiara.
Il mio cuore batte all'impazzata e sento che stà quasi per esplodere dalla gioia di averla rivista, vorrei correrle incontro per abbracciarla forte, ma prima voglio sentire che ha da dire riguardo al fatto di essere sparita per quasi un mese.
Continuio ad avanzare guardando davanti a me e fissandola,
" È quasi vicina, ecco ci siamo, ancora pochi centimetri e mi dirà..." invece con mio stupore mi passa accanto senza degnarmi di uno sguardo...a quel punto penso che quel suo gesto sia la risposta a tutte le mie domande.
La testa mi dice "lasciala perdere" il cuore " deve darti una spiegazione" e allora io seguo lui, mi volto indietro verso di lei e velocemente la raggiungo la afferro per un braccio e le urlo:
« Non credi che meriti una spiegazione al tuo comportamento » sentendosi afferrare si impaurisce, si libera dalla mia stretta e corre veloce per allontanarsi da me.
Io rimango basito ancora una volta, sento che se va via stavolta la perderò per sempre, così grido il suo nome:
« CHIARA ! »
In quel momento si arresta di colpo, si volta piano rivolgendomi lo sguardo, ora viene verso di me e quando è abbastanza vicina mi spiega:
« Scusa, ma quando mi hai afferrata in quel modo urlando, ho avuto paura, credevo fossi un matto»
« Ma Chiara che ti prende...sono Massimo non mi riconosci... perché mi parli in questo modo come se fosse la prima volta che mi vedi»
« Infatti, questa è la prima volta che ti vedo...e...io non sono Chiara ma sua sorella...gemella, il mio nome è Manuela»
« Ma cosa dici...se non ti interessa più stare con me non hai che da dirmelo, ma non inventarti una sorella gemella per "darmi a bere" che non si tratta di te, ma ti chiedo prima di dirmi cosa è successo... perché non ti sei fatta più vedere »
« Massimo, vero? Purtroppo mia sorella non è che non ha voluto...non ha potuto lei è...morta di leucemia un mese fa...era malata da qualche anno e lei lo sapeva, i medici le avevano dato solo pochi mesi di vita e lei da quel giorno ha fatto tutto ciò che voleva fare senza pensare alle conseguenze» le sue parole mi fanno gelare il sangue:
« Chiara... è morta...no... non posso crederci ! »
Rimango scioccato per la notizia e mi vengono in mente tutte le immagini dei nostri fugaci incontri e il ricordo della sua ultima frase che mi ha detto " il mio tempo è scaduto" e per tranquillizzarmi mi ha lasciato con un " ci vediamo domani" .
« Allora era da te che stava venendo quando si è aggravata»
Calde lacrime rigano il mio volto...mentre il ricordo del suo dolcissimo viso non mi lascerà mai.
Sono passati diciassette anni da quel giorno ma il ricordo di Chiara non mi abbandona mai.
Dopo quella volta in cui Manuela mi ha comunicato la morte di Chiara e che lei fosse la sorella gemella, abbiamo continuato a vederci; per alleviare la sofferenza, le ho chiesto di parlarmi di lei.
E il tempo si sa - sana le ferite - Manuela è identica a Chiara esteticamente, certe volte mi perdevo dalla realtà; credendo di averla accanto a me.
Entrambi abbiamo condiviso lo stesso dolore e a parte questo, abbiamo frequentato la stessa Università, col trascorrere degli anni ci siamo accorti di avere tanto in comune; ci siamo frequentati, innamorati e oggi è mia moglie.
Abbiamo una figlia di quattro anni alla
quale abbiamo dato il nome di Chiara
***FINE***
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