OC per SONS OF OLYMPUS
CAMP HALF-BLOOD - REGISTER
camper no. 0032
Scarlet Dahl
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NAZIONALITÀ E PROVENIENZA:
Danese.
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Mi sono sentita dire "Ah, sì, danese... il tuo bisnonno forse lo era, tu sei americana!". Mi dispiace deludervi, ma non ho la cittadinanza statunitense, anche se ormai vivo qui da tre anni.
Sono proprio danese, nata e cresciuta in Danimarca, da padre danese, di famiglia danese, di discendenza danese.
Ho vissuto la mia infanzia a Ribe, una cittadina sulla costa occidentale, fra l'altro il primo insediamento abitato del Paese!
È una meta turistica da non sottovalutare, se volete la mia opinione, e ho delle ottime ragioni per dimostrarlo: è un centro storico e culturale di enorme importanza. Era un porto di scambi commerciali fondamentale per il Nord-Europa, ci sono tantissimi musei riguardati il popolo dei Vichinghi, e abbiamo pure una cattedrale, innalzata con lo scopo di riportare il Cristianesimo in Scandinavia. Non ci sono riusciti, ma almeno la chiesa è molto carina.
La mia famiglia è originaria proprio della città e delle zone limitrofe, e siamo abbastanza conosciuti.
Ormai torno poche volte a casa: fra la scuola e il campo, a volte riusciamo a tornare solo per le vacanze, a volte nemmeno per quelle. Sono felice qui, eh, ma ogni volta che riabbraccio mia nonna, mi sembra di sentirmi completa.
Tuttavia, io e papà abbiamo trovato un modo nostro per annullare la nostalgia. Fra di noi parliamo solo in danese, e una volta alla settimana, quando non sono a scuola, cuciniamo un piatto tipico.
Celebriamo le feste e le ricorrenze paesane a distanza, e in una scatola, ben ripiegati, vi sono i nostri "costumi tradizionali", chiamiamoli così, che indossiamo nelle occasioni speciali.
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NOME:
Scarlet Dalia.
I'm your little Scarlet, Starlet, Queen of Coney Island
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Il mio nome è stato scelto dai miei genitori in comune accordo, ovvero papà stilava una lista di nomi e mamma arricciava il naso. Finché papà non nominò a mia madre la sua idea per il mio secondo nome, ovvero Dalia.
Dovete sapere che i miei nonni sono botanici, ed hanno dato ai loro figli dei nomi di fiori – mio padre, ad esempio, di secondo nome fa Tulipan, mentre sua sorella di primo nome Margrete.
Mamma amò l'idea del nome di un fiore, ma volle assicurarsi che non fosse troppo strano o particolare, tipo Crisantemo o simili; così, alla fine, vinse Dalia.
Come nome di persona, ha origini ebraiche, e significa "gentile", mentre nel linguaggio floreale vuol dire dignità e regalità; simbolicamente, donare una dalia vuol dire esprimere gratitudine e affetto verso qualcuno che è stato, anche per poco, importante.
(Sì, mia mamma era la sua Dalia).
Scarlet venne quasi di conseguenza. Scegliere Dalia aveva prosciugato quasi tutte le loro forze, quindi si abbandonarono a riviste e libri per decidere il mio primo nome.
Fu proposto da mia madre, anche se lei propose Scarlett, come la protagonista di "Via col vento", un mazzo tanto così di pagine di amore e guerra che spero nessuno lo legga mai perché è stata veramente pesante. Mio padre preferì Scarlet, con una "t" sola.
Non è un nome tipicamente danese, e me ne dispiaccio, perché mi sarebbe piaciuto avere un po' di Danimarca in me, ma non me ne lamento. Ha un significato un po' banale, visto che significa letteralmente "rosso scarlatto" in inglese, ma mi piace davvero tanto.
È vezzoso, classico, femminile, leggero, brioso.
L'unica pecca, non ci sono soprannomi carini per Scarlet. Scar ha un significato un po' sanguinario qui a New Tork, e Carla è tutta un'altra cosa. Per non parlare dei bambini che mi chiamavano Car! No, no. Chiamatemi sono Scarlet.
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COGNOME:
Dahl.
Elvis is my daddy, Marilyn's my mother
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Il mio cognome è una delle cose a cui tengo maggiormente.
Dahl è un cognome diffusissimo all'interno del popolo danese, e bilancia il mio nome tutto inglese.
Ha origini germaniche, ed è un appellativo toponimico: significa letteralmente "valle", ed indicava coloro che abitavano in una valle. Trasferendomi, ho scoperto che in inglese significa qualcosa come "legumi", ma ciò non toglie la magia di farmi sentire a casa.
Sono fiera di essere una Dahl, nello specifico, di questa famiglia Dahl.
Sono orgogliosa dei miei nonni, Dorothea e Frederick, che con il loro giardino botanico hanno vinto numerosi concorsi e altrettanti premi in campo floreale.
Sono orgogliosa di mia zia Margrete, che con la sua vita di semplice insegnante, mi ha insegnato cos'è la felicità, regalandomi due delle mie amiche più care, le gemelle Astrid e Ingrid.
E sono orgogliosa di mio papà, Johannes, che è partito dal nulla ed è arrivato ad avere tutto.
Papà ha cominciato come giornalista e reporter, principalmente di guerra, e poi la sua bravura e il suo ingegno l'ha portato ad una scalata sociale che l'ha ammesso fra i principali produttori, registi, sceneggiatori dell'industria cinematografica europea e statunitense.
Mi ha sempre detto che è grazie a mia madre se ora ha tutto questo, e mi ha sempre confuso il fatto che diceva quelle parole per poi baciare la mia matrigna. Per carità, Alexis è un angelo, mi accoglie sempre come se fossi sua figlia, ma è un po' contradditorio.
Loro due hanno avuto altre due figlie, Violette Rosie e Celeste Iris (la tradizione colore e fiore è continuata), che hanno rispettivamente dieci e dodici anni in meno di me. Sono delle bambine dolcissime, ma a volte mi sento di troppo nel loro quartetto felice.
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ETÀ:
16 anni.
Ah, but girl you're only a child
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Ho sedici anni e mezzo, vorrei precisarlo. Sono nata il 22 agosto 2012, a fine estate, quindi compio gli anni tardi.
Ciò nonostante, papà è riuscito ad organizzarsi, e non ho perso l'anno quando ci siamo trasferiti a New York, quindi, a settembre frequenterò il mio ultimo anno di liceo.
Secondo quello che mi è stato detto, dimostro molti più anni di quanti ne ho in realtà, ma non ascolto gli uomini in metro. E anche se fossi più grande, a loro mentirei.
Mi piace avere sedici anni. È un'età così... giovanile! Non sei più una ragazzina, hai ancora un paio di anni prima di dover mettere la testa sulle spalle. È sbarazzina, sa di libertà, ma profuma ancora di certezza. Esci, ti diverti, stai con i tuoi amici, vai a ballare, conosci nuove persone, ma alla fine torni sempre nella tu cameretta, fra mura familiari.
Non credo di essere troppo matura per la mia età, credo di star crescendo regolarmente, anche se non si può usare un termine medico per una situazione così vasta e soggettiva.
Diciamo che non posso ancora reputarmi indipendente, anche se sono perfettamente autosufficiente.
Non ho ben capito la faccenda dei segni zodiacali, ma mia cugina sì, e quando le dico qualsiasi cosa, mi dice sempre che è "colpa del mio qualcosa".
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ASPETTO E PRESTAVOLTO:
Never was there ever a girl so pretty
Am I glamorous, tell me am I glamorous?
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Non penso ci sia granché da dire su di me.
Sono una ragazza abbastanza alta, un metro e settantacinque, anche se a volte dico di essere quasi un metro e ottanta, per infastidire i ragazzi che mentono sulla loro altezza reale, sapete ;)
Ho una pelle chiara, ma mi abbronzo molto facilmente, per mia fortuna! Quando succede, a volte mi escono delle lentiggini, ma non mi importa molto di loro. Ho già due nei a decorare il mio faccino, non ho bisogno di altro.
I miei capelli sono forse il mio tratto distintivo. Sono biondi, come quelli della mia famiglia, ma sono ricci! Nessun altro in famiglia lo è, e se da un lato sono onorata, dall'altra mi sento abbandonata a me stessa. È difficile trattarli, e né nonna Dora né zia Gretel sanno darmi dei consigli. Alexis ha provato a portarmi in alcuni saloni, ma ancora devo trovare quello giusto.
Ho degli occhi verdi e delle labbra rosse, dal taglio medio, non particolarmente carnose, tagliate giuste per stampare baci su pezzi di carta, specchi, e guance.
Amo truccarmi, sperimentare ombretti, eyeliner e mascara. Non sono una grande fan del fondotinta e delle innumerevoli creme, ma in compenso, adoro la cipria.
In ogni caso, vi lascio il mio profilo se volete! così date un'occhiata voi stessi :) @/dorit_revelis
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GENITORE DIVINO E CABINA:
Cabina 10, Afrodite.
A freshmen generation (of degenerate beauty queens)
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Al campo alloggio nella Cabina 10, e sono capo-consigliere e capo-gruppo. Qualcuno potrebbe preoccuparsi della mia personalità, ma il mio unico abuso di potere è usare gli altri per testare dei trucchi – non in maniera chimica, assolutamente! non sono così tanto inumana! intendo dire testare in maniera artistica, estetica.
Essenzialmente, sono la responsabile della cabina. Mi occupo del controllo e della gestione delle nostre attività – ci chiamavano nullafacenti, dunque ho riempito le schede giornaliere! –, della pulizia e dell'ordine della nostra stanza – anche se non ce n'è bisogno –, nelle attività decisionali rappresento la voce dell'intera Cabina. Più personalmente, mi preoccupo di tutti i miei fratelli e sorelle semidivine.
Mia madre è Afrodite, letteralmente la dea della bellezza, dell'amore, e di tutti quei valori che ho reso caposaldi della mia esistenza.
Non sapevo che fosse lei. Cioè, visto che mio padre è umano, era scontato che sarebbe stata una dea, ma non pensavo proprio una DEA, capite? È stata una sorpresa, una di quelle belle però.
Ho sentito molte persone sostenere che fosse una delle genitrici peggiori, egocentrica e distante, ma, almeno per me, non è stato così.
Ha aspettato che fossi abbastanza grande prima di riconoscermi, e quando quell'estate sono tornata dal campo, mi ha persino visitata! Il che è un evento davvero raro, per i semidei.
Ma lasciate che vi spieghi più nel dettaglio la sua essenza ed il potere che io ed i miei fratelli semidivini abbiamo ereditato.
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ABILITÀ:
Manipolazione e controllo dei vestiti, del trucco, della bellezza e della fisionomia altrui e propria, dell'amore.
Just might have tapped into your mind and soul, you can't be sure
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Afrodite è la dea della bellezza, della lussuria e del piacere, dell'amore e della sessualità.
Alcuni la ritengono una divinità frivola, ma secondo me si vergognano e basta dei loro desideri più profondi; se è una delle divinità maggiori, ci sarà un motivo, no?
I suoi figli ereditano la bellezza della madre, che ad ognuno appare sotto fisionomie diverse, perché la bellezza è soggettiva e personale. Io credo che sia una cosa molto bella.
Solitamente veniamo riconosciuti entro i tredici anni di età. Quando succede, sulle nostre teste spunta una colomba, il suo animale sacro. Talvolta, il neo-fratello o la neo-sorella vengono avvolti da quella che si chiama "Benedizione di Afrodite": essenzialmente, mamma ci rende ancora più belli, valorizzando ognuno di noi nelle sue caratteristiche fisionomiche.
Solitamente dura pochi giorni, quindi non disperatevi, e soprattutto, NON SCOMBINATEVI IL TRUCCO: è comunque una specie di magia, e qualsiasi cosa fai, ritorna, tipo l'ex tossico. Lasciate stare.
Fino a tipo il decennio scorso c'era una specie di rito di iniziazione, esclusivamente per questa cabina, ma era qualcosa di veramente strano, tipo "spezzare il cuore a qualcuno".
Insomma, a me è successo accidentalmente di friendzonare un vecchio compagno durante il 6° livello, ma farlo di proposito è una cattiveria! Per fortuna è roba antiquata.
I nostri poteri potrebbero definirsi inutili, ma cosa si aspettavano esattamente? Rossetti-laser?
Siamo naturalmente predisposti alla moda, e possiamo maledire vestiti o trucchi, renderli permanenti, imbruttirli, rimpicciolirli, ingrandirli. Insomma, vincere una sfilata di moda.
Abbiamo maggiori capacità sociali, e stranamente riusciamo a parlare tutti il francese, che è un ottimo modo per passarsi messaggi nascosti.
Abbiamo il potere della manipolazione dell'amore, detta in termici specifici Amocinesi; possiamo controllare l'amore, il desiderio, la lussuria.
Siamo anche dei Mutaforma, nel senso che possiamo modificare il nostro aspetto fisico a nostro piacimento, tipo Tonks in Harry Potter. Avete presente Tonks di Harry Potter, giusto?
Essendo dei poteri molto sottili, non hanno delle limitazioni particolari. Non posso essere molto precisa a riguardo perché è tutto molto soggettivo nel campo delle abilità.
Ad esempio, io ho decisamente delle capacità sociali superiori alla norma! sono appassionata di trucco, e volendo posso desiderare di modificarlo o correggerlo, senza toccare pennello.
Sulla moda sono meno informata, ma ciò non mi impedisce di aiutare silenziosamente le persone, soprattutto le mie coetanee. Ti si è rovesciato un bicchiere sulla maglietta? La macchia è sparita. Ti si sono sporcati i pantaloni per motivi femminili? Eccone un paio nuovo. Ti si sono sciolte le scarpe e non te ne sei accorta? Te le allaccio a distanza. Piccoli gesti, che per me significano tanto, e non richiedono chissà che sforzo.
Ultimamente mi sono accorta anche di riuscire molto bene nell'Amocinesi. Potrei aver manipolato delle coppie della mia scuola a stare insieme, così come potrei essere riuscita ad evitare delle rotture di coppia particolarmente dolorose. È stato a fin di bene!
Probabilmente è il potere che temo di più di usare su di me stessa: il trucco è una cosa, l'amore è un'altra. Non voglio impasticciare troppo con i cuori delle persone.
La mia preferita, ma anche la meno durevole, è la Mutaforma. È faticoso assumere identità altrui, anche se, credetemi, durante certe interrogazioni avrei voluto farlo. Richiede molta concentrazione e molte energie, e non sono ancora in grado di superare i miei limiti iniziali.
D'altronde, non potrei nemmeno esercitarmi a casa, figuriamoci a scuola.
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ARMA:
Gladio e clunaculum.
Schiavona.
Guaranteed I can blow your mind
(mwah)
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Posso sembrare una persona esagerata, lo so, ma ho tre armi.
Cioè, due, una è un extra che mi è stata regalata.
La prima, è una spada di modello schiavona. I ragazzi che me la forgiarono in bronzo celeste, metallo magico per la maggior parte dei semidei, provarono a spiegarmi la storia della nascita e dell'uso del modello, ma mi ricordo molto poco. A me piaceva l'impugnatura. Comunque, è una spada che risale all'epoca rinascimentale, creata dal popolo slavo che viveva nei territori governati dalla Repubblica di Venezia.
È un'arma bianca, pesante, ideata per la cavalleria. Ha una peculiare gabbia metallica, detta guardia, che protegge l'impugnatura e permette di tirare pugni fa-vo-lo-si. Classicamente, dovrebbe arrivare al metro di lunghezza, ma la mia è un po' più corta, circa novanta centimetri.
Si trasforma in un anello composto da più fili d'argento, che simulano un intreccio simile a quello della gabbia. Basta che io voglia richiamare l'arma e stendere il braccio per trasformala.
È stato un regalo di mia madre per il mio dodicesimo compleanno, quando venne a visitarmi dopo il riconoscimento. La chiamai Mirta, il femminile di mirto, una delle piante sacre di Afrodite.
Vedete come ricorre la faccenda dei fiori? Deve proprio essere di famiglia.
Le armi che mi furono affidate al campo, invece, furono un gladio e un pugnale dal nome alquanto volgare, qualcosa come clunaculum?
Il gladio è una spada romana, un'arma semplice e secondo il mio parere alquanto monotona.
Realizzata anch'essa in bronzo celeste, supera appena i sessanta centimetri di lunghezza. È molto corta, e richiede enorme abilità, considerando il rapporto di vicinanza col nemico.
Inoltre, mi è stato dato questa sorta di pugnale, dalla lama larga e piatta. Si porta sulla parte posteriore della cintura, e viene usato per i combattimenti ancora più ravvicinati, stile corpo a corpo.
Mi sentivo in colpa a considerarle le mie "seconde armi", quindi ho dato dei nomi anche a loro, questa volta vichinghi. Il pugnale si chiama Einar, "guerriero solitario", mentre il gladio si chiama Gerd, che significa "forza".
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CARATTERE:
Socievole ed estroversa, vivace e vitale, sveglia, caritatevole, gentile.
La ragazza del futuro, è una stella
ubriaca
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Da piccola, io e i miei amici condividevamo una teoria: le persone potevano essere associate a delle cose, che potevano essere oggetti, animali, corpi celesti. Ci rimanevo male nel non essere associata a qualcosa di bello e poetico, come un fiore, una farfalla, la luna, il sole, un orecchino, ma crescendo penso di aver realizzato il motivo per cui tutti mi dicevano che avrei potuto essere una stella.
"Stella" è quello che noi chiamiamo un corpo celeste dotato di luce propria. Vengono chiamati stelle anche i corpi riconosciuti come pianeti o satelliti.
Mi dicevano che fossi nata per brillare, e che prima o poi tutti si sarebbero accorti di me, della mia luce. La cosa romantica è che questi corpi sono lontani anni luce dalla Terra, e quindi il riflesso della loro luce è ritardato: "brillano" dopo, quando tutto è già cominciato, e forse anche finito.
Sono apprezzate da lontano, senza avvicinarsi, perché altrimenti si spezza la magia, l'incanto. Un po' come me. Sembro tanto perfetta da lontano, che è difficile accorgersi se qualcosa non va.
A discolpa degli altri, non si può dire che io faccia qualcosa per farlo notare. Non perdo mai il mio incanto.
Club queen on the downtown scene, prowling around at night;
You're not mean, you just want to be seen, want to be wild;
A little party never hurt no one, that's why it's alright - you want in but you just can't win, so you hang in the likes
Sono sempre stata una ragazzina estroversa, estremamente socievole, tant'è che spesso mi ritrovavo, mio malgrado, a capitanare ed essere considerata un po' il traino, la guida del gruppo. Mi è sempre stato naturale parlare, conversare, conoscere, senza pudore e senza vergogna. Soprattutto, non avevo difficoltà a parlare con TUTTI.
Esiste un video-cassetta – si, sono così antica – di uno spettacolo che avevamo inscenato alla materna, ed io stavo diciamo forzatamente coinvolgendo ogni bambino e ogni insegnante, persino il bidello.
Sono molto loquace, forse troppo, e ben presto ho imparato a dover tenere la bocca chiusa. Il mio problema è che spesso dico la prima cosa che mi viene in mente, senza pensarci troppo, e questo mi ha causato non poche difficoltà. Non essere considerata seria, responsabile, essere rimproverata perché non ascoltavo, essere chiamata scema e quant'altro per l'immediatezza della mia risposta.
Mi ha infastidito, e non poco. Io sapevo benissimo di non essere particolarmente intelligente, ma non credevo di essere stupida. L'unica pecca, la mia ingenuità. Papà sostiene che persiste ancora oggi, e probabilmente ha ragione. So di non essere la persona più razionale, logica e pratica della terra, ma ehi! ci sto provando a crescere, e scendere coi piedi per terra, ma le stelle stanno in cielo.
E comunque, dall'alto, si vedono più cose di quello che sembra.
Alle accuse e alle chiacchiere di bambini e maestre, si sono aggiunte quelle dei genitori: "troppo vivace".
Ho sempre avuto molte energie, ho frequentato più sport e più attività. Può sembrare paradossale, ma mi davano la carica di continuare la giornata e non sdraiarmi rattristata e delusa sul lettone.
Sentirmi cadere nella routine è uno dei sintomi che odio di più, perché percepisco che, se non mi do da fare, è la fine. Non sono un'appassionata dell'imprevisto, ma della casualità. Vogliamo organizzarci per uscire due giorni prima? Va bene. Qualcuno ha trovato dei biglietti per il giorno dopo? Consideratemi invitata. Vi viene la pazza idea di fare una gita in macchina? Posso guidare.
È impossibile scamparmi: sono quasi ovunque. Quasi, perché comunque non sono una di quelle persone che maledicono i genitori tutti i giorni; a mio padre, lo ascolto, e ci parlo. Sapete, quella cosa che si chiama comunicazione?
Sixteen, but you act twenty-five now,
Knees weak, but you talk pretty proud, wow
Ripped jeans and a cup that you just downed
Take me where the music ain't too loud
Trade drinks, but you don't even know her
Save me 'till the party is over
Kiss me in the seat of your Rover
Real sweet, but I wish you were sober
Contrariamente al credo popolare, papà è sempre stato felice di questo estro sociale. Lui stesso è timido, ed è grato per le pene dell'inferno che gli davo restando a parlare con i bambini a scuola, costringendolo a parlare con gli altri genitori.
Una volta, durante il mio settimo anno, dopo aver spiegato di essere stata "adottata" da Johannes, un bambino, un po' scherzando, replicò "Ci credo che sei orfana, le hai prosciugato tutta la vita".
Credo il suo intento volesse farmi un complimento, e sebbene lì per lì avessi sorriso, ci ho ripensato tutta la settimana.
Eppure, non sono mai riuscita a replicare. Perché, sebbene dentro di me io tenga dibattiti per la pace e l'equità da premio Nobel, non riesco a rispondere alle persone.
In famiglia mi dicono che sono fin troppo gentile, troppo buona, e mia nonna ogni tanto si rimprovera, dicendo che è colpa dei dolcetti che mi faceva mangiare quando restavo da lei.
Non riesco a non perdonare nessun gesto. La mia teoria è che riesco a trovare sempre un modo per giustificare le persone, i loro atteggiamenti. L'altra teoria che affiora la mia mente da un po' è che semplicemente, sono debole. E che tutte quelle cose, in realtà, mi feriscono, ma rispondere vorrebbe dire esporle, e non voglio che gli altri possano ricalcarci sopra o metterci il sale.
Ma non voglio considerare quest'opzione in questo momento. Mi limiterò ai litigi interni, per essere in pace coi miei sensi.
C'è da dire che questa gentilezza, però, ha anche i suoi lati positivi. Il mio cuore buono sarà frantumato e tenuto assieme con delle bende, ma non smette mai di battere, né per me né per gli altri.
Che nonostante gli altri potessero criticarmi, io non li abbandonavo mai nelle necessità, che anche quando mio padre si è innamorato e sposato, io ho supportato la sua scelta, e che quando sono nate le mie sorellastre, io le ho curate e amate, nonostante non avessimo alcun legame, e anzi, mi sembravano la rottura del rapporto con mio padre.
Che sono compassionevole, altruista, sempre disposta ad aiutare e andare incontro a chi ha difficoltà, a chi sembra isolato, a chi si sente solo, a chi ha bisogno di una mano o di un consiglio.
Perché, per tornare al discorso delle stelle, attiro i loro desideri, i loro pensieri, le loro dediche e le loro preghiere, i loro sogni. Affascino le persone, calamito a me le loro attenzioni, coscientemente o meno, involontariamente la maggior parte delle volte. E forse è sempre stata quella la mia magia.
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DIFETTO FATALE:
Insicurezza e pienezza di cuore.
It sounds like settlin' down or givin' up, but it don't sound much like you, girl
La giovane si dimostra pienamente in grado di gestire la sua vita, e non c'è dubbio che lo sia, tuttavia, riscontriamo una profonda insicurezza nel suo essere.
La ragazza si dimostra socievole, estroversa, caritatevole, entusiasta, ma sospetto che sia una maschera per nascondere le insicurezze che ha di sé, riguardanti più aspetti del suo essere.
Potrebbe essere un caso eccezionale, per una figlia di Afrodite: non è la vanità il suo problema, ma il suo non sentirsi all'altezza, di non essere abbastanza, di non star facendo la cosa giusta e via dicendo. Credo sottovaluti il suo potere e le sue inerenti abilità, involontariamente.
*annotazione: incoraggiarla, provare a consolidare le sue forze.
Breaking up slowly is a hard thing to do, I love you only, but it's making me blue
Un'altra cosa che ho notato della sua personalità è che è fin troppo buona.
Non ci sono altre parole per dirlo, Scarlet è disposta a perdonare ogni gesto, ogni azione, ogni colpa delle persone vicine a lei. Considerando la sua situazione familiare, credo lo faccia per evitare di perdere gli affetti più cari, e piuttosto che affrontare certe cose, le lascia passare.
Temo che in futuro questo potrebbe darle problemi o causarle difficoltà, paranoie. Il suo cuore puro potrebbe sporcarsi, e potrebbe portarla a confondere il giusto con lo sbagliato.
*annotazione: spingerla a non pensare con la testa, ma col cuore.
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STORIA:
Arrivata al Campo Mezzosangue nell'estate 2019. Riconosciuta da Afrodite nell'estate 2024. Prima missione affrontata nell'estate 20##.
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Mio papà ha conosciuto mia mamma a lavoro. Lei si era incarnata in una sorta di attrice, donna di spettacolo, qualcuno di importante. Lui non ha dovuto fingerlo perché, modestamente, lo era già.
Sono stati insieme appena cinque mesi, ma gli sono serviti cinque anni per andare avanti. Credo che mamma volesse una cosa momentanea, e invece sono nata io.
Nessuno dei due ha preso alla leggera la faccenda "me". Mamma ha subito affrontato mio padre, che è rimasto abbastanza scosso. Beh, come darli torto.
La gravidanza è durata poco meno di tre mesi, durante i quali sono sempre usciti in pubblico, e per qualche magia divina, il pancione non si è mai visto. Prima di lasciarci, Afrodite aveva organizzato un piano per proteggere entrambi.
Avevano rilasciato delle interviste, durante le cerimonie e le premiazioni estive, secondo le quali avevano intenzione di adottare un bambino, soprattutto su volontà di mio padre.
La storia resse: essendo stato un reporter di guerra, la gente diede per scontato che quel desiderio era nato dall'esperienza sul campo.
Subito dopo la mia nascita, dovette abbandonarci. Si presentò quell'estate al festival di Venezia, senza mio padre al suo fianco, facendo subito rumoreggiare la rottura dei due.
Così, quando dopo un anno mio padre apparve allo stesso festival tenendo nel portafoglio una mia foto, nessuno dubitò che potessi essere la loro figlia.
Erano stati insieme troppo poco, lei era ricomparsa nelle scene insieme ad altri, e tutti credettero che, nonostante la rottura, Johannes Dahl aveva tenuto fede alla sua promessa.
Papà non disse a nessuno che ero figlia di una dea.
È una storia divertente da ascoltare.
You're killing me John
Praticamente, mi lasciarono in un orfanotrofio danese. Afrodite vegliava su di me, e assicurava mio padre che stessi bene.
Lui annunciò ai genitori che avrebbe comunque adottato un bambino nonostante il fidanzamento si fosse sciolto. E così, dopo due mesi, a fine ottobre, papà venne a prendermi.
But I love that man like nobody can
I nonni e la zia erano contrari alla sua paternità impulsiva. Pensavano che non sarebbe stato in grado di farcela da solo, ma non dovette dimostrare niente, perché nel secondo che posero lo sguardo su di me cambiarono idea. E vorrei anche vedere, con questo bel faccino.
Così sono cresciuta fra l'appartamento di papà, la casa di zia e i giardini di nonna e nonno.
Sebbene amassero la loro cultura, mio padre chiese a mia zia di aiutarlo a crescermi bilingue danese-inglese.
Lui sapeva che mi sarebbe servito per il campo, ma alla sorella disse che probabilmente quando sarei stata più grande si sarebbe trasferito negli Stati Uniti, e non voleva che riscontrassi difficoltà, visto che a scuola avrei imparato inglese molto tardi.
Ho vissuto in Danimarca per tredici anni; l'estate dei miei sei anni, mio padre approfittò di un'offerta di lavoro e mi portò con sé a New York. Ovviamente fu una scusa per presentarmi al Campo Mezzosangue.
Sono stata una delle campeggiatrici più giovani, non che ne vada fiera. Sarei dovuta restare solo due settimane, visto che non parlavo bene l'inglese, ma Chirone insistette affinché restassi almeno fino alla fine del mese; mi aveva portato a visitare il campo, mi aveva spiegato che c'erano dei ragazzi speciali, e che io ero una di loro, e in futuro, avrei capito meglio. Fu il mio carattere a farmi socializzare, visto che capivo il giusto ciò che mi veniva detto. Alla fine, quando papà venne a riprendermi, mi consegnò una collana, dicendomi di conservarla e riportarla l'anno dopo, quando sarei tornata.
Papà mi tormentò di domande tutto il viaggio di ritorno. Mi chiese se mi avevano detto qualcosa di strano, cosa avevo fatto. Poi notò che mi ero divertita abbastanza, e lasciò perdere.
Il giorno del mio settimo compleanno, mi disse tutto. Fece un discorso molto lungo, probabilmente perché non voleva spaventare troppo. Mi spiegò che le divinità greche erano reali, che lui ne aveva conosciuta una, che ero nata io. Mi ricordo che gli chiesi se fosse la mamma, e mi disse di sì. Aggiunse anche che aveva dovuto abbandonarci per proteggerci, visto che gli Dei hanno tanti nemici.
Mi informò che essendo semiumana e semidivina, avrei avuto anche io dei nemici, e che il campo a cui avevo preso parte serviva per proteggermi.
Allora chiesi perché non mi aveva fatta restare, e la sua risposta fu abbastanza scontata. Ero troppo piccola, e parlavo pochissimo inglese. I mostri non potevano rintracciarmi, visto che ancora non avevo dimostrato grandi poteri, e mamma non era una dea così "importante".
Mi promise che sarei tornata al campo, e che avrei fatto il liceo a New York: crescendo, i mostri avrebbero sentito il mio odore, e sarebbe stato più facile proteggermi.
Infine, mi fece promettere di non dire niente a nessuno, nemmeno a nonna o a Ingrid.
Era un segreto fra me, lui, e la mamma. "Sta facendo il possibile per proteggerti, e anche io. Non metterti a rischio".
Da lì partì un periodo molto vago della mia vita in cui credevo che tutti volessero uccidermi e facevo tre docce al giorno per non puzzare. Papà era via per lavoro, e i nonni non sapevano come fare. Pensarono di portarmi da uno psicologo, ma lui glielo impedì. Quando tornò, finì di chiarirmi le idee e mi rassicurò.
Non ricordo bene a che età iniziai a dimostrare i miei poteri. Non sapevo nemmeno come capire di averli ereditati, visto che non mi aveva detto chi era mia madre. Così, celebravo matrimoni e creavo coppie durante la ricreazione, mentre sognavo di svegliarmi e salvare qualcosa tipo una città o il mondo intero. Crescendo, cominciai ad appassionarmi ai vestiti, al trucco, ma per evitare che crescessi prima dl previsto, papà mi comprò delle riviste dove potevo disegnare e impiastricciare rossetti su labbra stampate e modellini. Le mie cugine dicevano che avevo talento.
La scuola mi finiva la prima settimana di giugno, e ricominciava la penultima di agosto.
Al posto di riporre i libri sullo scaffale, mi facevo lo zaino, preparavo la valigia con nonno e poi partivo per Long Island. Papà si inventò di un campo estivo per farmi imparare la lingua, e trovò sempre il modo di far coincidere il lavoro per accompagnarmi.
Tornai al campo mezzosangue piena di gioia. Quanto era cambiato in un anno!
Continuai a frequentarlo, e continuai ad alloggiare nella cabina 11, ovvero quella di Hermes, finché, nell'estate del mio dodicesimo compleanno, venni riconosciuta da mia madre.
Stavo uscendo dalla doccia, e confusi la foschia rosa con la nebbiolina di calore. Poi mi ritrovai vestita con un abito meraviglioso, e una colomba in testa. Ero appena truccata, i capelli acconciati in una maniera favolosa, che avrei voluto fare una foto e incorniciarla per provare a rifarla.
Ero stata riconosciuta da Afrodite. Mamma sapeva che ero sempre stata lì, ma aveva deciso di aspettare che familiarizzassi con l'ambiente, la lingua, l'interminabile viaggio di andata e ritorno, e che fossi abbastanza grande. Mi spostai quindi nella cabina 10, e passai lì il resto dell'estate. Tornai a casa a metà agosto, per prepararmi al ritorno a scuola.
Il giorno del mio dodicesimo compleanno, mia madre venne a farmi visita.
Mi rammarico di quel nostro unico incontro, perché ero abbastanza sorpresa e stupita dalla sua bellezza che improvvisamente mi intimorì. Forse per la prima volta in vita mia.
Mi abbracciò, tagliò la torta con me e mio padre, la mangiò con noi. Poi volle parlarci in privato ad entrambi. Non so cosa disse a mio padre, ma a me disse che ero bellissima.
Mi disse che mi aveva vegliato negli anni, era soddisfatta di me e delle mie abilità. Al mio "Ma non ho fatto nulla!" rise, e replicò "Lo farai, datti tempo".
Mi disse che avevo un futuro alquanto brillante dinnanzi a me. Mi disse che ero stata una brava bambina, e avrei dovuto continuare ad essere una brava ragazza. Avrei dovuto obbedire a mio padre, e avrei dovuto seguire il mio cuore. Lei mi avrebbe vegliata e consigliata.
E poi mi regalò un anello bellissimo, di fili di argento intrecciati. Mi mostrò che diventava una spada, per potermi difendere sempre. I gioielli mi sono sempre piaciuto, ed ho una scatolina piena, ma quello è l'unico che indosso sempre. Fuori dal campo, dico che è un semplice regalo di mio padre.
Quell'anno frequentai il mio ultimo anno di scuola in Danimarca. Papà e Alexis, dopo sei anni di relazione a distanza, due di matrimonio e due figlie, avevano deciso di andare a vivere insieme. Vorrei dire che è stato romantico da parte di mio padre trasferirsi dall'altra parte del mondo per lei, ma in realtà so che l'ha fatto per avvicinarmi a quello che sarebbe stato il mio mondo e il mio rifugio. Ripensandoci, non penso abbia mai fatto qualcosa di non calcolato. Non con me, per me.
L'estate dei miei tredici anni dissi addio ai nonni e alla zia che mi avevano cresciuto, al paesino in cui avevo passato degli anni felici e creato ricordi dimenticati dalla mente ma non dal cuore.
Passai la mia prima intera estate al campo da figlia di Afrodite, e il mio primo anno da studentessa in un liceo americano, che, constatai, fu in parte molto simile a quella dei film, in parte diversissima. Insomma, fu divertente abituarsi a qualcosa di nuovo. Mi integrai facilmente, trovai nuovi amici, conobbi nuove persone, soprattutto, fui inserita nella cerchia di papà.
Avevo quasi quattordici anni, e cominciò a portarmi con sé alle prime, alle interviste, alle cene fra colleghi. Conobbi i figli dell'élite, uscì con loro. Iniziai a diventare famosa, conosciuta.
In parte mi piaceva quel lusso, in parte detestavo che tutti sapessero i fatti miei, per essere gentile.
Lo riferì a mio padre e ad Alexis, che fecero del loro meglio per aiutarmi a mantenere un profilo basso.
Tornai al campo, ed ancora una volta, erano cambiate tante cose, ma realizzai che non erano cambiate lì, erano cambiate in me.
Quell'anno, partecipai alla mia prima missione.
// da scrivere, mi sto mettendo d'accordo con i roler degli altri personaggi coinvolti
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CURIOSITÀ:
Tennista, ballerina. Appassionata di golf e ciclismo.
Allergie primaverili, detesta insetti e scarafaggi. Ha paura del mare.
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Come sapete già, da piccola non riuscivo a stare ferma. Ero molto vivace, e i miei insegnanti convinsero mio padre a incanalare le mie energie in attività extrascolastiche, invece di attuirle.
Così, dapprima fui iscritta a danza, che penso sia lo sport di base per essere ritenute delle ragazze fighe. Cioè, chi non è stata portata ad almeno una lezione di ballo?
Mi iscrisse a danza classica, ovviamente, ma devi dire che mi piacque assai. Assai al punto che ancora ad oggi frequento lezioni di classico. C'è qualcosa di così... romantico nella danza. Tutto appare semplice, eppure è molto difficile.
Tutto è calcolato, preciso al millimetro. È concentrazione, è portarsi al massimo delle proprie capacità, è bellezza, grazia, è comunicare mille cose con un gesto solo. È anche estenuante, ma mettere le punte mi fa sentire viva.
Più o meno alla stessa età, papà cominciò a portarmi con sé i fine settimana che aveva liberi: andavamo a fare escursioni in bicicletta, oppure andavamo ai campi di gioco per fare golf.
Golf non è poi così male, ma è uno sport da adulti, e per quanto sia stato un passatempo della mia infanzia, ho deciso di non giocarci più finché non raggiungerò la mezza età.
Invece, mi sono appassionata al tennis. Non sono una professionista, e lo pratico solo quando ho tempo o quando viene proposta come attività. Di solito quando lo dico mi guardano tutti strano, come se non avessero mai visto un tennista in vita loro. Bah, non sanno cosa si perdono.
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Mi piace stare all'aria aperta. Trasferirmi a New York mi ha un po' destabilizzato, visto che è tutta macchine e grattacieli. Non si può certo comparare a Ribe, visto che non è comparabile nemmeno con un quartiere, ma si possono notare le differenze.
Da bambina ero abituata ad uscire ogni volta che potevo. Nelle belle giornate mia nonna mi faceva studiare sul balcone, così che dal giardino potesse tenermi d'occhio, ed io potessi prendere il sole.
Sono abituata a stare in contatto con la natura, anche se, devo ammetterlo, non andiamo propriamente d'accordo. È bellissima, non c'è dubbio, ma non siamo fatte per vivere insieme.
Detesto qualsiasi insetto e scarafaggio si possa trovare in un prato. Sono allergica ad alcune fioriture stagionali, e l'inizio della primavera è un inferno per me. Non ho affatto il pollice verde, tant'è che l'unica volta che mio nonno provò a farmi lavorare nella serra annegai una pianta.
Io proposi di fare un funerale, ma lui sembrò arrabbiarsi ancora di più. Probabilmente pensava che stessi scherzando, ma io ero seria.
Non sono portata per salire sugli alberi, perché per quanto io sia elastica e flessibile, non sono atletica, e finisco solo col graffiarmi le braccia. C'è da dire che soffro un po' pure di vertigini.
Non sono portata nemmeno per le scogliere e le spiagge, perché ho paura del mare.
Non lo spiegare bene nemmeno a me stessa, perché ho imparato a nuotare da piccola, e la piscina non mi da affatto problemi. Entrare in acqua e sentire la sabbia sotto ai miei piedi senza poter vedere niente mi mette un sacco di ansia. Ho avuto un attacco di panico la prima volta che sono entrata in acqua sulla costa newyorkese.
Beh, c'è da dire che sono due situazioni diverse, e magari mi devo solo abituare, ma penso che resterò molto volentieri a prendermi il sole sulla riva.
...
Non so bene cosa vorrei essere in futuro. Parte di me sa che potrei anche non fare niente e continuare ad essere mantenuta da mio padre, vivere una vita di lusso e gossip eccetera. Ma in parte lo sto già facendo, e non voglio restare la stessa per sempre. Magari ne approfitto ancora per un po', poi si vedrà.
Vorrei farmi una mia vita e un mio successo, personale, pubblico, non lo so. Vorrei continuare a fare ciò che mi piace, quindi ballare, uscire con la bici, giocare a tennis o a golf. Non so se voglio diventare una ballerina o una sportiva però.
Devo ancora capire cosa mi piacerebbe fare della mia esistenza una volta finito il liceo. Vorrei che fosse memorabile, ma per me, non per i giornalisti. Penso che comincerò cercandomi un lavoretto e iniziando a risparmiare e gestire i miei soldi.
Per quanto mi piaccia, non so se voglio diventare un'estetista. Mi diverte, ma tutto lì.
Di sicuro non sono portata per ricoprire un ruolo importante tipo politica o altro.
Non voglio assolutamente entrare nel mondo di Alexis e fare l'attrice o simili.
Mi piace stare con le persone, soprattutto con i bambini, ma non credo di essere adatta a fare l'insegnante o l'istruttrice.
Oh, insomma, troppi pensieri troppo ravvicinati. Con calma. Ho ancora tempo, no?
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Piccole curiosità su di me che non mi rendono affatto speciale ma è divertente dire: sono stata adottata, sono bilingue anglo-danese ma capisco anche qualche parola di tedesco e parlo il francese, sono allergica alle graminacee (ho passato UNO spring-break al Campo e da quel giorno ho delle difficoltà a passare accanto alla cabina di Demetra), ho due sorellastre più piccole di me, sono ambidestra, sono dislessica (ma ciò non mi ha mai causato grossi problemi).
Il mio colore preferito è il marrone, seguito dal bianco, il mio fiore preferito sono le peonie, il mio numero preferito il 17.
Se fossi una maga frequenterei Beauxbatons, se fossi una corrente artistica sarei l'impressionismo, se fossi un personaggio cinematografico sarei una femme fatale anni '50, se fossi un animale sarei banalmente un gatto.
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ORIENTAMENTO SESSUALE:
Non definito.
Let me love you like a woman
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Posso dire che è rivoltante che alla soglia del 2030 ci siano delle ragazze a cui piacciono ancora i maschi... sono io, io sono ragazze.
Ma, per citare la mia infanzia, I can still be a better boyfriend than him.
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RELAZIONI:
è una giovane estremamente socievole, e si farebbe prima a dire che non esiste persona al Campo che non abbia parlato almeno una volta con lei.
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Sono nata con la fortuna di avere un carattere un sacco estroverso, che mi ha aiutata in vari momenti della vita. Parlare con gli altri mi viene facile, e a volte, con i miei amici o con le persone più timide, mi prendo il carico di mettere a proprio agio le persone, o di fare domande in classe, di prenotare le pizze.
Fra la scuola, i figli dei colleghi di papà e di Alexis, il Campo e casa in Danimarca, conosco un sacco di persone, e per quanto possa sembrare complicato riesco a giostrarmi benissimo per mantenere vivi i nostri rapporti. Non sono il tipo di amica che ti abbandona, nemmeno se fra di noi c'è un oceano.
...
"Far, ho conosciuto un sacco di persone al Campo! Intanto, ci sono Valentino, Anais e Thavma, i miei fratellastri divini. Non preoccuparti, non c'è antipatia fra di noi.
Poi ci sono Iele e Gwyndolin, le ragazze con cui sono andata in missione. Iele mi assomiglia davvero tanto, e penso che potremmo diventare grandi amiche.
Anche Ophelia, che è figlia di Apollo. È un sacco talentuosa ed un sacco simpatica.
E poi c'è Kaya. Non ci assomigliamo affatto, anzi, credo di non avere nulla in comune con lei, ma ucciderei per lei.
No Far, davvero, siamo state tanti anni insieme nella stessa cabina. È come aver avuto una sorella.
Ragazzi? Ah sì, c'è anche qualche amico. Ho detto amico papà!
C'è Gioacchino, è italiano, ed è figlio di Ermes. Io e Kaya siamo cresciute con lui praticamente, era il capo cabina finché non siamo state riconosciute. È apposto.
Poi c'è Michelangelo, è un altro italiano. È taciturno, ma da quello che ho intuito ha passato tante cose. Io comunque provo sempre a coinvolgerlo.
Ho fatto amicizia con tante persone timide, sai? Penso di averle traumatizzate un pochino con tutte le mie chiacchiere.
Ci stanno Jun-myeon e CaiShen che sono un sacco tranquilli, pacati. Abbiamo più o meno la stessa età, e quando devo confidarmi o sdubbiarmi, vado da loro.
C'è anche Ash, che è figlio di Demetra. Se non fosse che in primavera è impossibile passare accanto alla sua cabina, sarebbe una frequentazione regolare.
E c'è Mason! Mason è un ragazzino, un sacco piccolo, e sebbene non abbiamo molto in comune, lo tengo d'occhio (affettuosamente).
E poi ci sono i miei due amici più estroversi e festosi. Sì far, quelli con cui "faccio casino". Si chiamano Adamo e Quilatera, sono un figlio di Atena e uno di Dolos. Ma come non te lo aspettavi?"
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E poi ci stanno tanti altri semidei e semidee! (con cui ancora non ho discusso delle relazioni, ma qui accanto vi taggo tuttə a prescindere, così potete leggere/conoscere Scarlet e proporre nuove relazioni, amicizie, odi, amori, crush ecc)
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Finalmente dopo credo quasi un mese ho completato (quasi tutta) la scheda di Scarlet! Ci ho messo tanto impegno, amore, e sono alquanto soddisfatta direi.
Spero vada bene! - e spero di non avervi fatto patire la lettura, ho scritto davvero, DAVVERO tanto.
Spero anche di avervi taggati tuttə ^^
M-Melvyn028
NoeBellamy05, greyshelby, mitsvmi, kjtsvnee, -lycxris, Black_Riddle, -sandprince, miheugood, ChocoDollGirl, DinFuckingDjarin, -fakesmjle, lumemio, -scylla, -_Hilla_-, ghost-_-head, MDCproduction, afrogdite, SHOOOOOYO, vibiees, Tessa_Dragneel_, -Biskj, Rue_des_fous, dangershindoulover, TAMVMO, whzw06, Spada_Bianca, -svffo, Green_wood04, -castgold, peculiarpeeps,
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