OC per MARAUDERS'ERA/BEAUXBATONS
La scheda è uscita più lunga del previsto (11299 parole) e io non so in che lingua chiedervi scusa. Posso rassicurarvi (forse) che il motivo di tale lunghezza è che in realtà racchiude in sé due schede.
Vi consiglio, se ne avete la possibilità, di leggerla da un tablet/iPad o da un computer: lo schermo del telefono è piccolo e potrebbe darvi fastidio dopo un po'.
So che la voce della playlist è in fondo, ma vi metterò qui i link delle playlist, così che possiate ascoltare la musica nella lettura e magari capire meglio i personaggi, o semplicemente ✨ vibare ✨ along.
Spero la scheda sia comprensibile: noterete un pattern ricorrente che vi consentirà di distinguere le due risposte dei due fratelli in ogni singola voce.
Bando alle parole che ho scritto già fin troppo: vi presento
Spotify:
https://open.spotify.com/playlist/6iNZGK9nmHNIZBukn1VLuG?si=FAPcBglZSu211lXbR8d3aQ&utm_source=copy-link&pt=c67d2eb507a2c971203aa2c2ebb4b314
YouTube: https://youtube.com/playlist?list=PL6LbFp2NBymmffRuoxaKowBYLrtfvCHC6
Spotify:
https://open.spotify.com/playlist/4JQmD6cPp4BEe9fD3BiJrj?si=Vxe7zivVTIigZX7MmO0-Yg&utm_source=copy-link&pt=55bd4a1b4ed7ce030975baa2c014eb9c
YouTube:
https://youtube.com/playlist?listPL6LbFp2NBymmTN4w9mdgmqZoNngPChTfm
p.s. per aprire le playlist, visto che non so perché non mi fa fare il collegamento diretto, dovete riscrivere il link in un commento, copiarlo nella barra di ricerca di Google/Safari e fare invia.
dovrebbe funzionare.
sennò cercate, sia su YouTube che su Spotify, "being Florence Rookwood" e "being Augustus Rookwood".
___________________________________________
tags: _svnfl0wer_
Black_Riddle -Achille-09 Sam_write_stories AgentNightShadow NoeBellamy05 lumemio elix02 -iamlove
unjversvw Corvus_Lestrange27 AryaDuvelder -ammiraretutto -cobrakai
ilovesnarry _arabellx__ MaryclaireHoran
(sperando di aver taggato i profili giusti lol)
___________________________________________
NOME:
Florence Jacqueline.
Augustus Alexander.
Mi chiamo Florence. Il mio nome completo sarebbe Florence Jacqueline, ma solitamente mi presento solo come Florence.
Quando sono nata, mia madre ha chiesto di potermi mettere un nome della sua famiglia, di origini francesi. Con mio padre però avevano già scelto "Florence", quindi le disse che, se ne sentiva il piacere, poteva aggiungerlo come secondo, e così ha fatto.
Jacqueline era il nome di sua nonna, cioè della mia bisnonna. Non ho molti ricordi con lei, ma penso che sia una cosa molto dolce portarne il nome. Significante, ecco.
Florence è un nome androgino, derivante dal latino "Fiorenza", ovvero "florida, prosperosa".
Fiorenza è anche l'antico nome di Firenze, una delle città italiane più famose al mondo per l'arte, il cibo, la storia, e tutto quello che rende ogni singolo angolo del Paese magnifico.
Non è un nome molto comune, se non fra le generazioni delle nonne e delle bisnonne, ma a me piace. Ha una musicalità decisa ma delicata.
Jacqueline, invece, è la variante femminile del nome francese Jacques, che a sua volta risale al nome Jacob, di origini ebraiche. Significa "soppiantatore", che vuol dire "subentrare con l'inganno". Non molto dolce, non come sembrava almeno dall'ortografia. Anche questo, un nome da vecchietta, e se non fosse per il cattivo auspicio che porta, mi piacerebbe.
Una cosa che amo dei miei nomi è che, sebbene uno sia stato scelto da un inglese e l'altro da una francese, sono ugualmente diffusi sia nei Paesi anglosassoni che nei francofoni; un mix perfetto, oserei dire.
...
Mi chiamo Augustus Alexander. Già. I miei genitori avevano manie di grandezza, come potete notare, ma per loro somma fortuna, hanno riposto le speranze nella persona giusta.
Augustus è il mio primo nome. Ci ho messo anni ad apprezzarlo, da piccolo ne ero imbarazzato, e mentirei se dicessi che ora non lo sono più. È un nome ricercato, fin troppo, secondo i miei gusti.
Lo scelse mia madre. Sua nonna si chiamava Augustine, e pensò che sarebbe stato un bel pensiero usarlo per me che stavo nascendo. Mio padre sostenne la sua scelta, chiedendo di poter decidere però il mio secondo nome. La sua scelta ricadde su Alexander. Gli piaceva e basta.
Alexander è un nome forte, e mi piace, molto più di quanto mi sia mai piaciuto Augustus, ma ad essere onesto non penso che invertirei mai i due.
Alexander è troppo... normale. Però ha un bel significato. È un nome composto di origini greche: alexein "difensore", e aner "uomo". Presenta molte varianti nelle diverse lingue del mondo, e da esso si origina un numero indefinito di soprannomi, nomignoli, ed altro. È un nome di buon auspicio, e spero di poterlo indossare pienamente, un giorno.
Augustus, invece, ha un sapore più antico, nel senso che ti sembra di soffiare via la polvere da un qualsiasi oggetto riposto in soffitta, ma ha una simbologia dorata.
Dal latino, significa "magnifico, grande", e nacque come appellativo per l'imperatore romano Ottaviano.
Sono due nomi incredibilmente importanti e significativi, associati fra di loro, anche se temo che i miei genitori non si siano nemmeno accorti di aver generato il "grande difensore degli uomini". Ovvero, me.
_
__________________________________________
COGNOME:
Rookwood.
Il mio è un cognome toponimico, Rookwood. Significa che si origina dalla località geografica in cui risiedeva il primo nucleo familiare a cui è stato associato.
Nel caso di "Rookwood", esso si origina nella zona del Sussex e dell'Essex, ed è composto dalle parole "rock", roccia, e "wood", legno, indicando dunque un luogo boscoso e collinare.
Ha un suono duro, come i suoi familiari.
...
La famiglia Rookwood ha origini antiche. Non siamo iscritti nell'albo delle Famiglie Purosangue perché non vi è un albero genealogico definito, e dunque non vi è la certezza della purezza di sangue della discendenza.
Tuttavia, senza pretenziosità, io la reputo tale.
Siamo intrecciati da secoli con altre famiglie Purosangue, ma non tutte esclusivamente inglesi.
Suppongo che sia questo il motivo.
_
__________________________________________
SOPRANNOME:
Florrie (Floxie).
Alex (Rocketman).
Ho un miliardo di soprannomi. Non pensavo fosse possibile averne così tanti, eppure eccoli qua.
"Flo" è il più usato. Quasi tutti mi chiamano così, specialmente coloro con cui ho una conoscenza ancora superficiale. Subito dopo, "Florrie", con cui mi chiamano gli amici e l'amichevolissimo "Floxie". Se mi chiamate Floxie, vuol dire che siamo praticamente famiglia.
Per i sarcastici, avete a vostra disposizione "floor", pavimento, e "lorrie", camion. Usateli con parsimonia, al momento giusto. Ma per favore, vi supplico: non chiamatemi mai, mai, mai, Laurence.
...
Io detesto i soprannomi. Essenzialmente, perché il mio primo nome non ha un nomignolo decente, se non "Auggie", che è il modo in cui mi chiamava mia sorella quando avevamo cinque anni.
Vi chiedo di evitare di ripeterlo.
"Alex", invece, è un'opzione a vostra disposizione. L'ho preso dal mio secondo nome, quindi se siete in grado di usarlo, ritenetevi estremamente importanti, perché non tutti ne sono a conoscenza.
E se siete veramente miei amici, saprete che provo un odio amorevole nei confronti di "Rocketman", ripreso dall'omonima canzone di Elton John.
Stessa cosa per "Rocky boy".
_
__________________________________________
NAZIONALITÀ:
Inglese.
Sono nata a Bristol, in Inghilterra, quindi presumo di dover dire di essere inglese, ma, a mettere i puntini sulle "i", in realtà sono per metà francese, da parte di madre.
...
Mia madre è francese, ma io sono nato in Inghilterra, quindi mi definisco semplicemente inglese. Ho ereditato il cognome di mio padre e ho vissuto a Bristol. È sufficiente per rendermi tale.
_
__________________________________________
SANGUE:
Purosangue.
Non so con certezza quale sia il mio stato di sangue. La mia famiglia sostiene di essere Purosangue, ma dubito di poterlo affermare. Secondo me non lo siamo.
Dire di essere Mezzosangue forse è troppo riduttivo, ma non esiste una misura media fra le due, e non c'è qualcuno a cui io possa davvero confidare i miei dubbi.
Ma alla fine, che importanza ha?
...
Mi definirei un mago Purosangue. Non c'è indicazione che possa confermarlo, ma non ne ho bisogno.
Mio padre è un mago, mio nonno è un mago, suo padre lo era. Mia madre appartiene ad una famiglia Purosangue, seppur francese, e i suoi antenati sono state personalità importanti per la società magica locale.
Sono l'erede delle loro famiglie, e questo basta a rendermi tale.
_
_________________________________________
ETÀ:
16 anni.
Ho sedici anni. A febbraio ne farò diciassette, ma mi sembra un traguardo talmente irraggiungibile che non ci voglio nemmeno pensare.
Diventare maggiorenne mi spaventa. So che dovrebbe essere una cosa bella, ma non riesco a vederlo da questo punto di vista. Temo tutto quello che potrebbe succedere, forse perché temo di sapere quello che succederà.
Non mi sento abbastanza pronta ad assumermi le responsabilità di un'adulta, e sebbene da un lato io desideri non crescere mai, dall'altro mi affascina il buio dell'ignoto che si appresta ad accogliermi.
Mi illude il sogno di poter effettivamente decidere per me stessa, di non dover render niente a nessuno. Ma non voglio abbandonarmi, non voglio farmi aspettative, perché so già quanto ne soffrirei.
...
Ho sedici anni e mezzo. Fra pochi mesi ne faccio diciassette, il che vuol dire che diventerò maggiorenne.
Non vedo l'ora che arrivi il giorno; ho grandi progetti per il mio futuro, le mie idee sono chiare, e diventare un adulto significa che sarò un passo più vicino alla possibilità di avverarli ed eseguirli.
Mi sento preparato. I miei genitori sono molto più orgogliosi di me di quanto io stesso lo sia, ma non posso negare di essere un po' emozionato. È un traguardo molto importante, ma io lo vedo più come un punto di partenza, lo slancio per il futuro che mi aspetta e che forgerò sotto di me.
Ho grandi aspettative, mi sto impegnando, lavorando ed esercitandomi continuamente. Credo proprio che non mi deluderò. Spero solo di non deludere altri, ma si sa, a volte è necessario.
_
__________________________________________
PRESTAVOLTO:
Gracie Abrams.
Christopher Sturniolo.
___________________________________________
CASA:
Corvonero.
Serpeverde.
Ormai sei anni fa, fui smistata in Corvonero.
Ricordo male la cerimonia, perché fui una delle ultime ad essere stata chiamata, e perché fui chiamata dopo mio fratello. La mia attenzione era calata, ma quando sentì il suo nome, tornai sull'attenti. Quando fu il mio turno, provai a calmarmi, ma è sempre stato lui quello pacato.
Il mio smistamento, per me, fu caotico. Ho poca memoria di quegli istanti. Ricordo benissimo però che mi preoccupai quando il cappello chiamò "Corvonero". Per un attimo non ci credetti.
Io e Augustus separati?
E poi, il pensiero sopraggiunse: cosa avrebbero detto i miei familiari?
Ricordo che continuavo a cercare mio fratello nella folla, mentre mi dirigevo a un altro tavolo. Alzavo lo sguardo e lo abbassavo, nel tentativo di non scontrarmi con gli altri bambini ancora in piedi e non inciampare nei miei passi. Lui mi guardava, la bocca spalancata, ma non diceva nulla.
D'altronde, cosa avrebbe potuto fare? Quasi caddi sulla panca, mentre mi sedevo sull'unico posto libero, nel tentativo di afferrargli un sentimento, una parola.
...
Il primo anno stato smistato in Serpeverde.
Mi ricordo che fui chiamato prima di mia sorella. Marciai spedito, impaziente. Chi lo sapeva che lo Smistamento sarebbe avvenuto in ordine alfabetico? Ero uno degli ultimi rimasti in piedi, e mi stavo stancando dell'attesa. Quando ci voleva a sputare una sentenza? Ricordo che sperai durasse poco, temevo i pidocchi e la sporcizia di quel Cappello.
Non sorrisi quando finalmente dissi "Serpeverde", anzi, sospirai e mi alzai. Ripensandoci, devo non essere sembrato molto contento della scelta, ma lo ero, e lo sono tutt'ora.
Sedendomi, mi persi la chiamata di mia sorella, ma mi voltai in tempo per vedere la sentenza che le spettava. Mi guardò sorpresa, quando scese gli scalini per sedersi a un altro tavolo, ma cosa avrei potuto fare?
Solo quando si fu accomodata nel posto libero, dandomi le spalle, mi accorsi di avere la bocca aperta in un sussulto.
_
__________________________________________
CARATTERE:
ENFJ - Florence.
ISTJ - Augustus.
Provare a descrivervi Florence sarà difficile.
La conosco da sempre, eppure a volte penso di non averla conosciuta affatto.
Posso raccontarvi come la vedo io, ma non credo ci sia qualcuno in grado di dire chi sia veramente. È una ragazza dalle mille sfaccettature, è impossibile comprenderla pienamente.
Solo a pochi, decide di mostrarle tutte, e credo di non essere fra i fortunati.
Posso dirvi che Florence è una ragazza molto insicura. Lo è sin da bambina, ma ha sempre fatto finta di non esserlo.
Tende a nasconderlo, mostrandosi esuberante e sbarazzina, ma non è che una maschera perfettamente cucitasi addosso. Non so perché si comporti così, una sconosciuta a sé stessa: suppongo che stia cercando chi vuole essere, dimenticandosi di quello che già è. Non saprei dirvi cosa non le piaccia di sé, ma posso dirvi che dietro quell'apparente sorriso vi sono state molte lacrime, che non ha permesso a nessuno di asciugare per lei.
Potrei poi dirvi che è una ragazza molto sociale. Si potrebbe dire, camaleontica.
Ha uno spirito e una capacità di adattamento impressionanti: è come se ogni contesto si plasmasse intorno a lei. Dicono che la sua sia una presenza lieta, ma io penso che gran parte della sua socievolezza sia legata ad una peculiarità che (forse) non sa di avere - e che forse, non sa di usare.
Ho potuto notare che ha la straordinaria capacità di capire le persone come nessun altro. Ha il dono - maledetto, oserei aggiungere - di essere empatica.
L'empatia è una capacità sensoriale che consente a chi la ha di "leggere", comprendere i sentimenti e le emozioni altrui, le atmosfere, le tensioni, i problemi; in generale, le persone e le situazioni con cui si relaziona quotidianamente. Penso succeda anche perché, effettivamente, sa relazionarsi bene con le persone. È educata, gentile, altruista, premurosa al punto di sembrare materna.
Un'arma a doppio taglio che da un lato le agevola l'inserimento in qualsivoglia ambiente, e che dall'altro la spinge a adattarsi, a conformarsi ad esso, al punto di totale immedesimazione in quello che vive, travolgendola e facendole perdere ogni appiglio con quello che era.
Ho notato poi, che spesso "specchia" le persone con cui si relaziona, i loro atteggiamenti, le loro personalità, i loro stati d'animo. In lei non c'è niente di naturale, non c'è mai stato. Tutto quello che fa è provare ad esserlo, e col tempo ci è riuscita così bene da ingannare pure sé stessa.
Posso dirvi, però, che di per sé, Florence ha sempre avuto una personalità allegra, vivace, frizzante. È una ragazza molto estroversa, che non teme di mettersi in imbarazzo o in gioco. Conosce i suoi limiti, ma si diverte a sfidarli, a vedere dove può arrivare, accettandone mai la sconfitta. È permalosa, ma non abbastanza orgogliosa da giustificarglielo.
Me la ricordo piena di spirito e di vita. Scherza spesso e volentieri anche, e forse soprattutto, nei momenti meno adatti.
La sua risata riempiva la stanza, il suo sorriso la illuminava. Era come una droga, una volta che l'avevi avuta intorno non ne potevi fare a meno. E lei non lo sa. Non sa di avere l'effetto del sole in primavera. È umile al punto da essere ingenua.
Rispettosa quasi sempre, le poche volte una ribelle. Non detesta le regole, ma odia sentirsi dire cosa deve fare. Penso sia un meccanismo di difesa in risposta alla vita che ha vissuto finora. Non è raro che faccia qualcosa solo per provare l'adrenalina del proibito o del mai vissuto.
In un certo senso, io lei la vedo come acqua, e come fuoco.
Come acqua e come fuoco, non si ferma mai. Come acqua, è nutrimento, come fuoco, è distruzione.
Scorre e scava il suo percorso, costruendosi la sua via finché non arriva un agente esterno a bloccarne la forza.
Quieta ma irascibile, riflessiva ma impulsiva, innocente e maliziosa, sincera e spigolosa.
Quando era più piccola, che ancora non sapeva tutto di sé, spesso si annullava da sola. Era quasi pietosa. Adesso, invece, sa rendersi indomabile.
Io penso che sia una delle persone più belle che abbia mai conosciuto, ma anche questo, lei non lo sa.
Avrebbe bisogno di una come lei per vedersi davvero, per aiutarsi; perché solo un occhio attento come il suo, riuscirebbe a capire che è rotta dentro.
...
Parlarvi di Augustus per me è come parlarvi del tempo, quello atmosferico.
Un argomento comune nelle discussioni quotidiane, quasi banale e scontato, eppure più difficile da afferrare di quello che sembra.
Vedete, io e lui siamo gemelli, e per me è sconvolgente realizzare che, anche quando siamo separati, siamo due persone complete: ci ho sempre considerati un insieme unico; lui era la testa, e io la croce della moneta.
Ho sempre saputo che avevamo due caratteri diversi, ma quei due caratteri ci completavano a vicenda. Per me, Augustus era come una parte estesa di me. Per questo era facile parlarne, anche se lui non lo è affatto.
Come il tempo, è imprevedibile, sempre in cambiamento. Come l'ora, è fuggente, e mai lo stesso. Non sono sicura di conoscerlo come dovrei. Augustus è sempre stato un mistero da decifrare.
È un ragazzo molto riservato, oltre che introverso, e penso ci siano molte cose nel suo cuore mai rivelate a nessuno.
Non ama parlare di sé, ha difficoltà ad esprimere sé stesso, cerca sempre di sviare l'argomento, anche se, sotto sotto, io so gli fa piacere essere notato.
Vedetelo come un sasso; esiste e basta, finché qualcosa di esterno non arriva ad interagire con lui.
Devi smuoverlo un po' a forza, ma una volta che ci riesci, va' una meraviglia.
Non gli piacciono i gruppi o le folle. Lui sta bene negli angoli isolati, radente ai muri, accanto alle finestre per guardare fuori, osservando il suo riflesso specchiato mescolato con le chiome degli alberi, con le nuvole nel cielo, con la pioggia e il vento. Penso che la Natura lo rifletta bene.
È la pioggia a catinelle annunciata da un tramonto nuvoloso, il vento che smuove il mare al tramontare del sole, la neve che soffoca i nuovi boccioli. È la bellezza di una forza a volte mortale.
Tende a staccarsi dagli altri, fisicamente e metaforicamente; è come se non fosse mai "parte" di qualcosa, ma "inserito" in qualcosa.
È timido, ci vuole del tempo affinché riesca a sentirsi a suo agio, entrare in confidenza con l'ambiente o con le persone che gli stanno intorno. Quando eravamo piccoli, ogni volta che ci imbattevamo in qualcosa di sconosciuto, tendeva a nascondersi dietro di me, spingendomi avanti così che potesse prendersi il suo tempo.
Credo, che queste esperienze della nostra infanzia siano state formative per quello che siamo oggi.
Eppure, non lasciatevi confondere, ha molta personalità.
È molto sicuro di sé, delle sue capacità e delle sue abilità.
È ostinato e ambizioso, quando si mette in testa un obiettivo da raggiungere non c'è limite che possa fermarlo.
Non tiene conto di niente e di nessuno, e non c'è cosa che possa distrarlo.
È quasi egoista, nelle sue posizioni.
È orgoglioso al punto da essere permaloso, cioè troppo.
Non dico che sia irascibile, ma devo ammettere che è abbastanza impaziente.
È facile irritarlo quanto farlo ridere.
Una volta che si apre, come un bocciolo mostra i suoi colori più vivaci. È spiritoso, il suo sarcasmo quasi tagliente. È schietto, realista, può spendere al contempo parole di conforto e di disperazione.
È molto maturo, nonostante sia ancora un ragazzino.
È sempre stato molto affidabile, e spesso quando ci lasciavano soli, era quello che si assumeva la responsabilità di tutti - anche se, tutt'ora, credo sia stato perché era un maschio.
Una cosa che mi irrita di lui è la sua finta obbedienza.
Non è un bugiardo, anzi, è sempre onesto a sé stesso e sincero con gli altri, ma sa fingere e mentire molto bene. Sembra che ti segua come un cagnolino, ma alla fine ti si ritorce come un gatto selvatico.
Non penso di averlo mai visto seguire una regola in vita sua, non del tutto. Riusciva sempre a farla franca, in qualche modo.
Perché Augustus, come me, è alla costante ricerca della libertà, anche se diversamente da come la sto cercando io.
Sarà per il modo in cui è stato cresciuto, che l'ha sempre giovato, anche quando gli sembrava che tutto gli si muovesse contro, ma è un ragazzo molto legato alle tradizioni, al passato, a quello che è sempre stato. È qualcosa che gli dà stabilità, che lo fa sentire al sicuro.
È l'Equilibrio del mondo, ma lui lo sta cercando nell'indipendenza del Caos.
_
__________________________________________
STORIA:
Sono nata il 20 febbraio 1961, alle due del pomeriggio, nemmeno cinque minuti dopo la nascita di mio fratello gemello, Augustus.
Allora, la medicina era quello che era, e sebbene il medico fosse riuscito ad intuire che mia madre stava portando due bambini, non vi erano strumenti adatti per dare informazioni più certe.
...
Mio padre fu entusiasta della novità, perché voleva dire che le possibilità di avere almeno un figlio maschio si erano, in barba a tutte le regole matematiche della probabilità, elevate.
Nacqui prima di mia sorella, e la levatrice corse alla porta a riferire il mio sesso, prima ancora di portarmi al lavabo e sciacquarmi i residui del parto.
...
Mio padre fu contento di sapere che ero una femmina. Era contento di averne "uno per uno", come riferiva spesso a mia madre quando uscivamo.
Non pecco di presunzione nell'assumere che, ovviamente, prediligeva Augustus, ma non posso negare che mi voleva bene, anzi, nonna sosteneva spesso che amasse più me di sua moglie.
Quando le dissi che non era certamente possibile, si limitò ad alzare le spalle.
... l'infanzia ...
I primi ricordi che ho sono a casa di mia nonna paterna.
Mamma aveva lasciato il lavoro per stare a casa con noi, e allo scadere della maternità cercò di reinserirsi nel campo, senza successo. Dovette aspettare l'inizio della scuola primaria per potersi dedicare pienamente alla ricerca di un lavoro e all'assunzione.
...
Mamma restò a casa a lungo, e sebbene mi abbia rinfacciato più volte i sacrifici che ha fatto per noi, non riesco a risalire ad un ricordo in cui il suo volto non fosse una macchia sbiadita, ravvivata solo dalle sue parole.
Quando tornò a lavorare, ci lasciò definitivamente alle cure di mia nonna paterna, che noi chiamavamo Granny Mary. Nonna "Granny Mary" e nonno "Poppy Pop" erano due personaggi.
Era divertente passare le giornate nella magione Rookwood, talmente grande che il silenzio echeggiava nelle stanze, e i nostri passi rimbombavano sul parquet.
...
Non potevamo fare niente, se non studiare, e giocare fra di noi.
In giardino, in casa, bastava dire cosa stessimo facendo. È lì che imparai a mentire: scoprii infatti, che tutto poteva essere fatto, se si era furbi abbastanza da non dire di farlo.
Mia sorella mi costringeva a vestirmi coi costumi di nostra nonna e recitare le sue vecchie commedie, ma quando crebbi, mi allontanai da quel passatempo, spingendomi nel salotto e nel laboratorio di mio nonno, dove ero sicuro di trovare sempre qualcuno.
...
La mia infanzia sono stati i corridoi scuri, le passeggiate e le scampagnate in bicicletta, i biscotti inzuppati nel tè delle cinque, i governanti elfi che pulivano le scale e ci rimproveravano quando correvamo scalzi sulla cera, e le mie cugine.
Fa strano pensare che un gruppo di bambini così affiatati si sia allontanato nel tempo. Io, mia cugina Cathy, l'unica a portare il mio stesso cognome, le sorelle Debbie e Becca, siamo tutte ad Hogwarts adesso. Ci separano i suddetti "ranghi di appartenenza": io in Corvonero, Debbie in Grifondoro, Becca in Tassorosso e Cathy in Serpeverde.
...
Alla fine, mi sono abituato alla compagnia femminile delle cugine.
In realtà, non le ho mai detestate, era più una scena che facevo nel tentativo di implorare mio nonno a farmi stare con lui. La verità, è che mio padre mi aveva detto che avrei dovuto avere anche una compagnia maschile, ma che colpa avevo io, se tutti i cugini che avevo abitavano in Francia?
Ci vedevamo poche volte all'anno, per pochissimo tempo. Ma poi io ho cominciato Hogwarts, e tutti loro Beaubatonx, e ci siamo persi.
... 1972 ...
Il giorno del mio undicesimo compleanno, ricevetti una lettera. La ricevette pure mio fratello.
Sapevo cosa stava succedendo: sin da quando ero piccola, ero a conoscenza della Magia, e del fatto che un giorno, sarei stata una strega anche io.
Non avevo un parere sulla Magia, allora. Pensavo che fosse qualcosa di normale, che avrei imparato col tempo, e che sarebbe venuto tutto da sé. Beh, mi sbagliavo.
...
Se mi fosse stato permesso, mi sarei avvicinato alla Magia molto prima del previsto.
In una famiglia di Maghi, è solito risolvere anche le faccende di meno conto con l'aiuto della propria bacchetta. Mi ricordo ancora lo stupore nel vedere mio nonno lavare i bicchieri di un esperimento con l'ausilio della magia, e chiedermi perché avessero allora degli elfi domestici.
Lui mi disse che era un capriccio della moglie, e mi chiuse fuori dal laboratorio, sostenendo che ero troppo piccolo per trafficare con quei liquidi pericolosi. Ha sempre provato a proteggermi, ma non ci è riuscito.
...
I nostri genitori presero dei giorni di permesso per accompagnarci a Diagon Alley, la via di accesso al Mondo Magico nel cuore di Londra.
Comprammo le divise, i libri, e tutto ciò che sarebbe servito per il primo anno.
Sostammo in un albergo, che fu un'esperienza incredibilmente strana, per due bambini come noi che erano abituati alla villa di famiglia.
...
Vidi un sacco di cose interessanti in quei giorni. La Magia straripava ovunque, nei negozi, nelle persone, perfino nell'aria. Ero entusiasta.
Avrei voluto restare lì per sempre, e da piccolo giurai che sarei diventato il proprietario della gelateria, pur di assicurarmi un posto in quel luogo. Adesso, capisco che di possibilità ce ne sono molte, e pure di migliori, ma da quando lo confessai, è una frase che viene ripetuta spesso in maniera sarcastica. "Ma perché ti impegni? Non volevi andare a vendere gelati?".
Negli ultimi anni, però, con l'accumulo di compiti ed esami, si è trasformata in: "Tienimi da parte un grembiule che vengo anche io".
... Hogwarts ...
Il primo anno ad Hogwarts fu disorientante. Io e mio fratello non eravamo sempre insieme, ma eravamo abituati ad averci a vicenda. Quella fu la prima volta in cui, invece, dovemmo imparare a cavarcela da soli.
Lo shock più grande fu lo Smistamento. Non avevo alcune aspettative, e nemmeno i miei genitori, ma penso che nessuno si immaginasse che io e Augustus saremmo stati separati.
Ma fu proprio quello a darmi la carica.
...
La sorpresa più grande fu accettare la decisione del Cappello Parlante.
Non sono mai stato un tipo affettuoso, ma quando vidi Florence sedersi a un altro tavolo, il mio cuore affondò un pochino.
Ma mi passò presto. Finalmente, c'erano dei bambini come Gilbert e Phil e Ollie con cui potevo passare il tempo.
...
Mi ambientai presto. Alla fine, il castello era solo una "Villa Rookwood" molto più grande e severa.
Non si poteva correre nei corridoi con la cera, perché non c'era, o almeno, io non la vedevo mai.
Mi trovai bene quasi subito; il dormitorio era come quando con le cugine restavo a dormire dalla nonna, le materie erano interessanti, e mi applicai subito allo studio, sebbene, solo intorno al terzo anno, ne capii l'importanza: avevo passato gli anni iniziali a studiare per passare, senza capire bene per cosa lo stessi facendo.
Fu solo quando, alla fine del secondo anno, mi accorsi della responsabilità che avevo nella scelta dei miei nuovi corsi, che capii per cosa avrei davvero dovuto studiare. E mi sentii davvero a Casa.
...
Non ci misi molto ad abituarmi. Il clima era austero, ma niente a cui io non fossi già abituato.
Non so se posso dire di aver subito stretto amicizia, ma ho fatto molte conoscenze, ad alcune delle quali oggi sono ancora molto legato.
Mi appassionai subito a materie pratiche come Pozioni, Trasfigurazione, Incantesimi: da anni aspettavo il momento in cui avrei sentito la Magia appartenermi.
La sentivo fluire in tutto il mio corpo, mescolarsi con il sangue fino a sostituirlo, e solo allora ne appresi la grandezza e la magnificenza. E capii che ero nel posto giusto.
... il presente ...
Non parlo più con la mia famiglia. Nessuno di loro. Non con mia madre, non con mio padre, non con i nonni, gli zii.
Non parlo più con mio fratello.
...
Mia sorella non è più una Rookwood. È ancora minorenne, ma ho i giusti motivi per credere che, non appena diverrà maggiorenne, mio padre la disonorerà.
Lei ci ha abbandonati per prima.
_
__________________________________________
FAMIGLIA:
Rookwood.
Siamo gli unici figli di Yvonne Kleber e Raymond Rookwood, una strega francese ed un mago inglese.
... i genitori ...
Mia madre lavora per il Ministero della Magia francese, nel dipartimento di legge e giustizia.
O almeno, lavorava. Era la segretaria della Corte, e si occupa di scrivere e mantenere i verbali delle sedute.
Dopo il matrimonio, non chiese il trasferimento, pensando di riuscire comunque a cavarsela con i mezzi di trasporto magici.
Tuttavia, la nostra nascita la bloccò a casa per un prolungato periodo di tempo; solo dopo l'inizio della scuola, è riuscita a tornare a lavorare, questa volta trovando un incarico nel Ministero inglese, nello stesso dipartimento.
...
Anche mio padre lavora per il Ministero. Prima lavorava nel settore di registrazione amministrativa, per il dipartimento delle Forze dell'Ordine Magiche.
Pure lui è una sorta di segretario, come la mamma, ma a differenza sua, si vanta di lavorare a contatto con personalità emergenti e importanti; non ha tutti i torti, considerando che il suo dipartimento è quello ritenuto, giustamente, di maggior rilievo e importanza all'interno del Ministero.
Nel corso degli anni, ha avuto una specie di scalata sociale, raggiungendo il settore di servizio dell'amministrazione del Wizengamot, la Corte Suprema della comunità magica inglese.
...
I nostri genitori erano, bene o male, sempre fuori per lavoro, ma io e Augustus, oltre alla fortuna di averci avuti l'un l'altra, abbiamo avuto la fortuna di nascere in una famiglia grande.
...
Il privilegio di appartenere ad una famiglia Purosangue è che non sei mai solo. Ci sarà sempre un cugino di terzo grado della tua età e un motivo alquanto improbabile per cui vi troviate nella stessa stanza.
... il ramo paterno ...
Quando mamma e papà erano a lavoro, noi o eravamo a scuola o eravamo a casa dei nonni paterni. Granny Mary e Poppy Pop è come li chiamavamo, visto che non sapevamo pronunciare i loro nomi, troppo complicati per degli infanti (e poi, che nomi sono Marjorie e Howard?!).
A casa loro c'era quasi sempre qualcuno. Il nonno è un alchimista, quindi nella sua magione vi era quasi sempre un ritrovo di uomini strambi. La nonna era stata un'attrice teatrale per una qualche compagnia ormai dissoluta, e mi ricordo che frugavamo nel suo baule per cercare i vestiti di scena e i copioni, che leggevamo fino ad impararli a memoria, per poi recitarli.
...
C'era una sola cugina, direttamente imparentata con noi: Catherine.
Ma era molto più piccola di me, ed era una femmina, quindi ci giocavo malvolentieri. Florence, invece, l'amava. Si prendeva sempre cura di lei quando zia Millie la lasciava a Villa Rookwood.
La mia compagnia era ridotta al nonno e ai suoi amici strampalati. Avevano tutti i capelli bianchi - chi ne aveva ancora - e parlavano di cose che io non sapevo. Mi cacciavano sempre via dai loro esperimenti e dalle loro riunioni, così passavo il tempo con il gatto di nonna, Shirley.
...
A volte, spesso, a casa di granny Mary trovavamo sua sorella, lady Josephine, e altre volte, di rado, anche la zia Eleanor. Le due sorelle ricamavano, cucivano, si suggerivano ricette e ne provavano altrettante. Erano molto vivaci, per essere così austere nei nostri confronti.
Io e Cathy, quando ci volevano, ci univamo a loro, sennò restavamo in salotto a leggere libro, giocare a scacchi o a carte, uscivamo in giardino a passeggiare come due nobildonne.
Mi fa nostalgia ricordare quanto di quella casa sia rimasto impresso in me.
...
Quando dal camino o dalla porta d'ingresso si presentava zia Ellie, sapevo che sarebbe stata una giornata particolare, né più bella, né più brutta.
Perché la zia, o lo zio Norman, significavano le due cuginastre, Deborah e Rebekah. Hanno precisamente un anno in più e un anno in meno di me e mia sorella, e di fatti frequentano il settimo ed il quinto anno ad Hogwarts.
Ero molto più legato a loro, rispetto a Catherine, anche se adesso non parliamo più granché, visto che siamo stati smistati in Case diverse, e la loro famiglia ha un'ideologia diversa rispetto alla nostra.
...
Quando da granny e poppy c'eravamo tutti noi cugini, i pomeriggi si facevano più divertenti. Tendevamo a trascurare Catherine, che era più piccola, mentre noialtri avevamo circa la stessa età. Facevamo i compiti insieme, e la nonna ci preparava la merenda col tè.
Sarebbe bello se questo rapporto fosse continuato anche ora, ad Hogwarts. In realtà, dopo gli ultimi mesi, ci stiamo riavvicinando.
Ma, per il momento, ci parliamo appena nei corridoi, quando ci incrociamo, anche con Cathy, che ormai al suo terzo anno pensa di non aver più bisogno dei miei consigli.
... il ramo materno ...
I miei nonni materni, che io chiamavo mère Thérèse e père Alphonse, vivevano lontani, nella Bretagna francese, la punta del Paese che trafigge l'Oceano Atlantico.
Andavamo a trovarli durante le vacanze, almeno una settimana, su insistenza di mia madre.
...
Quelle in Francia erano al contempo le vacanze più noiose e più belle dell'anno.
Non vedevamo spesso i parenti, quindi non avevamo una vera relazione con i nostri cugini, Philippe e Olivier, entrambi più piccoli di noi. Ma, almeno loro, finalmente, erano dei maschi.
A volte, ai pasti di famiglia si univa quella dello zio Marcel, un cugino di mia madre, e ciò significava che sarebbe venuto anche Gilbert, suo figlio e nostro lontano parente.
...
Dire che eravamo ossessionati da Gilbert sarebbe dir poco.
Era più grande di noi, e a soli dieci anni, era il capo di quella che père Alphonse chiamava "gang de gosses", ovvero, "banda di ragazzini". Quando c'era lui, ci divertivamo moltissimo.
Ma noi crescemmo, lui era già un ragazzo, e non veniva più alle riunioni di famiglia.
...
Ci vedemmo poche altre volte, prima di perdere quasi completamente contatto con lui. Negli ultimi anni, persi anche il rapporto con Phil e Ollie. Ero di nuovo solo io.
So che Gilbert ha messo incinta una ragazza, non molto tempo fa, forse appena lo scorso anno. Il ché è triste, visto che sia lui che la ragazza hanno appena vent'anni o giù di lì.
Non siamo rimasti amici abbastanza da affrontare argomenti simili, ma sono rimasto sorpreso nel sapere che i due stanno ancora insieme, e addirittura, pensano di sposarsi. Lo spererei per lei: la bambina ha già preso il cognome del padre. L'hanno chiamata Fleur.
Era il soprannome che aveva dato a mia sorella.
___________________________________________
RUOLO:
Battitore per Corvonero.
Commentatore/telecronista per Serpeverde.
Il Quidditch è una delle sole cose "magiche" che avevamo il permesso di osservare a casa.
Mio padre e mio nonno ne erano appassionati, sebbene nessuno dei due sapesse giocare.
Affrontavano lo sport come nobili, dalle tribune posteriori, lontani dalla folla e dal vento delle scope in movimento. Da piccoli, andammo a vedere una partita di un campionato, mi pare, ma il caos mi disorientò, e ho pochissimi ricordi di quella giornata.
Poi, arrivai ad Hogwarts, e io divenni parte del caos. L'euforia generale mi travolse, e la mia passione per quello che non avevo nemmeno mai preso in considerazione come interesse crebbe con le grida di giubilo della sezione degli studenti. Decisi che avrei provato a imparare.
Iniziai a frequentare gli allenamenti, anche se solo dagli spalti, osservavo e studiavo i movimenti, i ruoli, ascoltavo i suggerimenti che i capitani urlavano ai propri compagni di squadra. Quell'estate, annunciai il mio intento a mio padre e a mia madre. Furono contrariati, ma mi lasciarono provare ad allenarmi, coinvolgendo mio fratello, ignaro di tutto.
Il terzo anno, partecipai alle selezioni, ma non ero abbastanza. Non mi arresi, e continuai ad allenarmi di nascosto con il Volo, incantando le palle affinché non coinvolgessi nessuno nel rischio.
Il quarto anno, riprovai, e fui qualificata. Da allora, gioco come battitore, uno dei due della squadra, per la mia Casa. Le mie prime partite furono un po' un fiasco, devo riconoscerlo, ma in mia discolpa fu perché ancora avevo paura di ribaltarmi in volo. Non che adesso non ne sia spaventata, ma sono molto più sciolta nei movimenti. Miglioro ogni volta.
...
Devo riconoscere che è merito di mia sorella se oggi sono qui.
Merito e colpa, in realtà, perché preferirei starmene nella sezione della mia Casa, invece che coi professori. Voi non avete idea di cosa comporti stare accanto alla McGongall durante le partite. Non ti può partire nemmeno un "accidenti" che ti leva i punti per "linguaggio fuori luogo".
Come se non fossimo letteralmente in un campo da Quidditch!
Non mi è mai interessato particolarmente come gioco. Non ricordo bene come sia finito con l'appassionarmene. In famiglia non è ben visto, se non come intrattenimento. Penso di aver assistito alla mia prima partita quando sono arrivato ad Hogwarts.
Ne avevo viste altre, ma partecipare ad un match dal vivo è tutt'altra cosa. È un'atmosfera che solo in altre occasioni ho visto essere replicata.
Penso che pure mia sorella abbia percepito l'energia e la vitalità del campo da gioco, perché è stata lei la prima a buttare l'idea di ritagliarsene un angolo. Lo disse l'estate del nostro secondo anno, quando tornammo a casa per le vacanze. Non so se le fu evidente, ma i nostri genitori pensarono che stesse scherzando. Mi ricordo benissimo il sorriso che vidi sulle labbra di mia madre, quando le diceva che avrebbe potuto allenarsi per provare a qualificarsi l'anno successivo.
Allora, io e mia sorella eravamo ancora molto vicini l'uno all'altra. Ricordo che non sopportai le smorfie false di nostra madre, e riuscii a convincere incoscientemente mio padre a farmi coinvolgere nei suoi allenamenti. Io non ho mai voluto giocare, ma ricordo benissimo che in quel momento agii mosso dalla rabbia: non avrei mai permesso a nessuno di loro, di buttarla giù.
Alla fine, però, ebbe un riscontro positivo anche per me: avevo imparato le regole, i ruoli, le azioni e le mosse dei giocatori. Mentre assistevo alle qualifiche del '75, passò la voce che cercavano dei volontari per fare da telecronisti durante le partite. Così, semplicemente, chiesi se potessi provare. E in un istante, ero dentro anche io. Ricordo che fui contentissimo.
_
__________________________________________
BACCHETTA:
Legno di salice e nucleo di polvere di unicorno, leggermente elastica, 10 pollici e ¾. (Florence)
Legno di ebano e nucleo di corda di cuore di drago, leggermente elastica, 10 pollici. (Augustus)
Ho ancora la mia prima bacchetta, quella che mi scelse l'ultima settimana di agosto del 1972.
Non è una cosa rara, ma succede a volte che le bacchette si rompano, non solo a causa di forze esterne, ma anche per motivi più personali, come il legame che si viene ad istaurare col mago prescelto dalle stesse. Ad esempio, i nuclei di crine di unicorno tendono a spezzarsi facilmente, in quest'ultimo senso.
Ma la mia è fatta di polvere di corno di unicorno, un'opzione rara.
È un nucleo che si rivolge alle suddette "anime pure", a coloro che cercano la giustizia, a coloro che combattono per essa. Il nucleo permette un flusso di magia costante, e si lega bene alla maestria e all'abilità di chi la impugna. Rende la bacchetta "docile" alle mani del prescelto.
Il nucleo è poi combinato con un altro elemento non comune, ovvero, legno di salice. È legato ai poteri curativi, nonché ad uno degli alberi più poetici ed iconici dei pensieri umani.
È un legno che tende a scegliere dei maghi o delle streghe che si "sottomettono" a loro stessi, che si reputano inferiori, deboli; aiuta, mescolandosi al nucleo, ad incoraggiarne il potere e la consapevolezza di sé stessi.
Non è proprio una combinazione da bacio, ma per me, è ed è stata molto significativa.
La mia bacchetta misura 10 pollici e ¾ (ovvero, circa 27 centimetri), ed è leggermente elastica (cioè, non si è mai rotta anche quando la mettevo in posti improbabili quali scarpe, biancheria, ed altro ancora).
...
La scelta della bacchetta è stata l'esperienza più magica che io abbia mai vissuto. Mi ricordo benissimo la fila infinita per entrare nel negozio, e una volta dentro, capii bene il motivo.
Non sarei voluto uscire nemmeno io.
Il mio turno impiegò un bel po' di tempo. Sembrava non ci fosse una bacchetta adatta a me, ma forse, ce n'erano solo troppe con cui avrei potuto istaurare un legame profondo. Alla fine, venni scelto, e da allora, la mia bacchetta mi è sempre rimasta fedele.
La mia bacchetta è ricavata da legno di ebano. È un materiale scuro, adatto a praticare sia la Magia bianca che quella Oscura. Secondo Ollivander, è un legno che sceglie come padroni persone sicure di sé stesse e delle loro idee, audaci nel difenderle e incarnarle.
Il nucleo è fatto di corda di cuore di drago, uno dei più potenti ad esistere. Le sue capacità, applicate alla bacchetta, consentono di aiutare ad imparare più velocemente, e creano un legame profondo con il proprietario. Caso vuole che sia il più facile da convertire alle arti oscure.
Il mio destino sembra chiamarmi.
La sua flessibilità è inesistente. È quasi completamente rigida, il che è abbastanza una seccatura, visto che portarsela appresso è scomodo e rischioso. Misura dieci pollici, cioè, quasi 26 centimetri.
_
__________________________________________
MATERIE AGGIUNTIVE:
Aritmanzia, Divinazione, Rune Antiche (Cura delle Creature Magiche). (Florence)
Rune Antiche, Alchimia. (Augustus)
Il mio secondo anno, scelsi di frequentare Divinazione, Aritmanzia e Cura delle Creature Magiche.
Non sapevo assolutamente di cosa potessero trattare, oltre a quello che il loro stesso nome rivelava, ma anche se tornassi indietro nel tempo, non penso che le cambierei con altre. A parte Cura delle Creature Magiche, che ho lasciato dopo il primo anno, chiedendo di poterla sostituire con Rune Antiche.
Diciamo che ho avuto delle esperienze un po' avventate durante le lezioni, e per quanto fosse effettivamente interessante come materia, non era più un ambito che mi interessava continuare a studiare.
Fino all'ultimo, pensavo che avrei semplicemente abbandonato un corso, senza prenderne altri (avrei voluto provare Babbanologia, ma i miei genitori mi avevano vietato di farlo), ma poi vidi mio fratello studiare Rune Antiche, e chiesi di potermi inserire nella classe l'anno successivo; non avendo delle basi, seguo le lezioni con l'anno sotto, ovvero con i ragazzi del quinto anno.
Mi piacciono molto, soprattutto Divinazione. Non avrei mai pensato di dirlo, ma mi è stata molto utile, nella sua "incostante inutilità", come la definì mio padre. Se non fosse che, al giorno d'oggi, fare la strega è sottovalutato, mi ci indirizzerei volentieri.
Aritmanzia è praticamente Divinazione ma con i numeri e calcoli matematici, che la rendono più accettabile a livello sociale.
Rune Antiche è stato un corso molto interessante, per quanto "limitato" dalle possibilità di lavoro future; è comunque un bagaglio culturale.
...
Secondo me si è troppo piccoli per decidere le "materie extra" a dodici, tredici anni.
Non sappiamo assolutamente cosa vogliamo fare, spesso siamo influenzati dai nostri familiari o più semplicemente dai nostri amici. Io non sapevo cosa fare, e infatti, non ho scelto praticamente nulla.
Aritmanzia forse, col senno di poi, avrei dovuto frequentarla, Divinazione la reputo una cosa inutile e pacchiana. Ho scartato Cura delle Creature Magiche. Gli animali non mi hanno mai interessato granché, non ho mai sognato di diventare un mago-zoologo, di stare a contatto con loro, prendermene cura. A volte è troppo pericoloso. È pericoloso già avere una gatta, per esperienza personale.
Babbanologia mi è stata vietata da mio padre, ma il divieto non mi ha impedito comunque di appassionarmi alla loro tecnologia, dunque, anche senza averne frequentato le lezioni, ne ho appreso le nozioni base.
L'unica opzione rimasta, era Rune Antiche. Siccome mia sorella aveva scelto addirittura tre corsi, mi sono sentito obbligato a frequentarne uno, e così mi sono buttato su quella.
Mi è piaciuta molto più del previsto. È una materia difficile, sebbene lo avessi intuito, e mi ha causato molte notti insonni, soprattutto in prossimità degli esami G.U.F.O, ma mi ha appassionato. Penso che sia molto interessante, e molto più magica di quanto si possa pensare.
Inoltre, ho avuto la fortuna di trovare un posto per il corso extrascolastico di Alchimia. Alchimia è tipo Pozioni, ma più in grande; viene aperto raramente, solo se vi sono abbastanza richieste da parte degli studenti.
_
__________________________________________
SCHIERAMENTO:
O
rdine della Fenice.
Mangiamorte.
E questo è esattamente il motivo per cui non parlo più con la mia famiglia.
Non fraintendete, sono fiera della mia scelta, e la farei altre mille volte, ma è stata difficile, perché mi ha allontanata da tutto quello che fino ad ora pensavo sarebbe stato per sempre.
I miei genitori non erano proprio presenti, ma erano comunque due persone a cui volevo molto bene, e, che sapevo, ne volessero a me. I miei nonni mi hanno cresciuta, tutti i loro amici per me sono stati come zii, presenze consolidate nella mia vita.
Augustus era il mio satellite. Non c'era momento in cui non fosse con me, anche se era distante.
...
C'è un legame particolare fra i fratelli, e ce n'è uno ancora più particolare per i gemelli.
Florence è stata e sarà per sempre una metà di me. Siamo stati insieme prima ancora di nascere, e non c'è un ricordo in cui non sia presente anche lei, anche quando non c'era davvero, perché il mio primo pensiero era correre da lei e dirle tutto, come si confidava lei.
Ma i gemelli possono essere diversi. Florence lo ha mostrato, scegliendo di voltare le spalle alla sua intera famiglia.
Ma non è questo che mi dispiace, no; mi dispiace che abbia abbandonato anche me.
...
La mia famiglia si è sempre vantata di essere Purosangue. Ma non ho mai pensato che potesse condividere le stesse ideologie di un pazzo. È fuorviante per me anche solo pensarci.
Come possono pensare che una cosa illogica e irrazionale come la Magia possa essere quantificata? Come possono pensare che la Magia non sia un'essenza, ma un eritaggio, e che vada meritata?
La Magia è fluida ed eterea. La Magia è più grande del Mago più illustre. Non può essere modulata o controllata, scelta. Non puoi definirne la potenza in base alla discendenza.
Non ci ho mai creduto, e non sarebbe stato il loro amore a farmi cambiare idea.
...
Personalmente, io non penso che ci sia un'idea buona e una cattiva. Io sostengo che tutto il mondo sia grigio, che nel bene ci sia il male e viceversa, e che senza questo miscuglio, non ci sarebbe equilibrio. Tutto accade per una ragione, e quella ragione non è sempre logica.
Per questo, per quanto mi sforzi, non riesco a odiarla. Anzi, provo compassione per lei, ancora troppo ingenua per capire come gira il mondo.
Non dico che debbano esserci rivoluzioni, non funzionerebbero, esattamente come non hanno funzionato finora. Non capisco perché dovremmo aprirci a una società che mai ci capirebbe e mai ci accoglierebbe. Non sostengo l'idea di proteggere la purezza, quanto l'idea di proteggere la nostra società.
...
Sono ancora troppo giovane per combattere la guerra, e per fortuna ancora non c'è, la guerra.
Ci sono tensioni, ci sono omicidi, ci sono rivendicazioni, ma non c'è ancora stata una battaglia, un attacco, o una vera e propria dichiarazione.
Forse non ci sarà mai, forse già questa è la guerra, e inconsapevolmente ne ho già preso parte, ma, comunque sia, non appena arriverà il momento, non esiterò a prenderne parte.
...
Ho annunciato la volontà di prendere il Marchio ai miei genitori prima di partire per il nuovo anno. Lo farò il giorno del mio diciassettesimo compleanno, il giorno in cui diverrò maggiorenne.
Sarà la mia prima azione, e poi, sarò al servizio di colui che si fa chiamare Voldemort.
Non so chi sia, non ho capito da dove se ne è uscito con le sue idee rivoluzionarie, ma non mi piace. Non totalmente. Non mi farò assoggettare da qualcosa che non ho ancora capito.
_
__________________________________________
PAURA E TRAUMI PASSATI:
abbandono
La consapevolezza che tutto ciò mi avrebbe allontanata da quella che fino a poco fa era la mia famiglia, è stato il "trauma" più doloroso che io abbia affrontato.
Sapevo a cosa andassi incontro, sapevo benissimo cosa mi avrebbe aspettata, e forse non dovrei definirlo tale, visto che, in un certo senso, è come se l'avessi cercato. Però, ha fatto male lo stesso.
È stato il periodo più difficile, vedere tutto scivolare via, senza potermi afferrare a qualcosa.
Ho passato molte notti a piangere fino a tardi, ad addormentarmi col cuscino bagnato schiacciato in faccia per evitare di svegliare le mie compagne di stanza con i miei singhiozzi.
Non posso dire che adesso stia meglio, anzi, forse questi ultimi giorni a casa sono stati il momento più basso, ma credo che d'ora in poi possa solo andare migliorando.
...
Negli ultimi mesi, mi sono ritrovato a piangere più volte.
Il ché è strano, perché io non piangevo mai, nemmeno da bambino. Ma in queste settimane, non riuscivo a smettere di farlo. Non riesco a metabolizzare quello che è successo e quello che succederà.
Non riesco a capire cosa abbia spinto mia sorella a voltarci le spalle. Non capisco cosa ce l'abbia portata via, cosa me l'abbia portata via. E questa cosa mi fa impazzire. Come quando siamo stati smistati in due Case diverse. Chi dei due è l'errore?
Mi rifiuto di pensare che, alla fine, siamo entrambi al posto giusto, perché il suo posto dovrebbe essere a fianco al mio, come lo era a tavola, come lo era quando camminavamo per strada, come lo era stato sul treno, come era stato finché quello stupido Cappello non ci ha divisi.
paura di non essere all'altezza/di non essere abbastanza
Perché, per quanto io possa vantarmi e apparire sicuro di me, ho bisogno di lei.
Perché non posso farcela da solo. So benissimo di starmi buttando in un progetto più grande di me, e che dovrò metterci tutto il mio impegno, ma la mia ambizione, la mia motivazione, non bastano.
Ho solo sedici anni. Non dovrei sentire tutta questa responsabilità. Non dovrei sentire il peso delle colpe, dovrei sentirmi aiutato dove non riesco.
Ma nessuno mi ha mai aiutato. Perché io sono Augustus Rookwood, e in quanto tale, devo farcela. E so che potrei farcela. Ma allora, perché ho così tanta paura di non riuscirci?
...
A volte, mi sento come se fossi rimasta indietro. Anzi, no, come se io fossi bloccata, e tutti intorno a me si muovessero, senza accorgersi di me. Sento come se tutto intorno a me si stesse sviluppando velocemente, più di quanto io riesca a starne al passo.
Penso che tutto questo sia a causa mia. Beh, non proprio per colpa mia, ma di sicuro io c'entro qualcosa. Per tutta la vita, o almeno, fino ad ora, sono stata succube: succube di mio padre, succube di mia madre, succube dei loro desideri, dei loro limiti, della loro volontà.
Solo da poco, ho realizzato che i sogni sono limitati dalla loro stessa essenza: se non agisci, nulla cambia, e affinché ci sia un cambiamento, è necessaria una distruzione. Ma, avendo vissuto in una bolla per tutto questo tempo, non so come si faccia.
Mi sento bloccata, sciocca, stupida. Mi sento inutile, per me stessa e per gli altri.
Perché so che potrei essere di più, fare di più, ma è come se mi impegnassi a vuoto.
...
Ho paura di deludere, in primis, me stesso, e poi tutti gli altri. I miei genitori, soprattutto. Non so cosa potrebbero fare se il loro unico figlio fallisse. Perché alla fine, credo di star facendo tutto questo anche per dimostrare loro... non so cosa.
...
*entrambi i fratelli, da un paio di mesi, soffrono di "attacchi di panico", dovuti al modo in cui hanno reagito e stanno assimilando gli eventi della loro vita privata.
Non sono veri e propri attacchi, ma sono dei momenti di grosso disagio e di crollo mentale per entrambi. Nessuno dei due ha riferito a nessuno di ciò e tendono ad affrontarli da soli.
(A meno che...)
paura dell'acqua
Ho scoperto da poco di avere paura dell'acqua.
Con acqua, ovviamente non intendo l'elemento per sé, ma ogni corpo d'acqua naturale: fiumi, laghi, mari, oceani. C'è qualcosa di devastante e immenso che mi mette agitazione.
L'ultima volta che ho provato a fare un bagno in mare, in Francia (e dunque, ad esser precisi, in oceano), mi è venuto un attacco di panico. Sono dovuta uscire e restare sulla battigia, mentre i miei cugini si tuffavano nelle onde. Come si fa ad avere paura di una così bella?
Ad essere più dettagliata, mi dà fastidio anche la sensazione di essere immersa in un corpo d'acqua. E la cosa che mi mette più paura, è toccare il fondale. Mi vengono i brividi anche solo a pensarlo.
paura delle altezze
Ho da sempre avuto paura delle altezze.
Lo scoprii quando, a sette anni, io e mia sorella salimmo sul tetto di villa Rookwood. Avevamo raggiunto la soffitta per cercare degli oggetti in uno dei tanti bauli, e scoprimmo una finestrella dal quale entrava un luminoso raggio di sole. La raggiunsi subito e notai che era aperta.
Florence andò per prima, e mi disse di raggiungerla. Quando vidi i coppi di terracotta, pensai che essere sul tetto era una cosa che non dovevamo assolutamente riferire. Feci per dirle di abbassarsi, per evitare di farsi notare da qualcuno che stava passeggiando in giardino, quando mi vennero le vertigini. Rientrai immediatamente, nonostante le sue proteste.
Sì, ho molte difficoltà a frequentare la classe di astronomia.
paura dei ragni
Una volta, io e Catherine stavamo giocando in giardino, quando vedemmo un elfo trascinarsi appresso un vaso molto più grande di quanto sarebbe riuscito a sollevare.
Noi due, impietosite, ci avvicinammo, e insistemmo affinché si lasciasse aiutare.
Fu così che ebbe luogo la mia prima e unica esperienza di giardinaggio.
Passammo il resto della mattinata a travasare fiori, potare piante, spazzare le foglie in eccesso, spostare pietre e pietrini del vialetto.
Fu in quest'ultima occasione che venni morsa da un ragno. Non era nemmeno molto grande, ma mi impressionò vederne uno da vicino. Mi abbassai per spostarlo dal vialetto, quando il bastardo mi si arrampicò addosso. Iniziai a gridare, frustandomi col sasso che tenevo in mano per cacciarlo.
Mossa terribilmente sbagliata. Il bastardo mi punse prima che Cathy riuscisse ad ucciderlo con un sasso che mi bruciò anche i peli delle braccia.
Ripensandoci, se non fosse stato per la paura collettiva, sarebbe una di quelle vicende che ti fanno sbellicare anche solo ripensandoci.
paura del buio
È una paura che mi trascino dietro da quando ero bambino.
Semplicemente, non ho mai smesso di avere paura del buio, di quello che si può celare dietro le ombre, delle ombre stesse.
L'ironia della sorte, per uno come me, è essere finito a dormire in un sotterraneo con vista fondale.
Ma è questa la piega positiva della mia fobia: una volta che so come è fatto un posto, non dovrei aver paura di trovarmici in assenza di luce.
Tutto è esattamente com'è, solo, non c'è niente che lo dimostri.
_
__________________________________________
AESTHETIC/OUTFIT:
you know the drill!
Florence e poi Augustus.
...
___________________________________________
PRONOMI/IDENTITÀ DI GENERE:
Demigirl, she/her, they/them.
Cisgender, he/him.
Per il momento uso solo i pronomi femminili, ma penso di star capendo di essere più queer di quello che immaginavo, ascoltando tutti i dibattiti dei miei amici riguardanti la comunità.
Penso di aver capito di sentirmi non solo "femmina", ma qualcosa di più che va oltre il costrutto sociale, ma che non invade l'identità di genere maschile. Qualcosa di androgino, credo.
Da quello che ho capito, vuol dire che mi identifico in un'identità di genere "spezzata", detta "demigender": in parte, mi rispecchio nel mio sesso di nascita, in parte, no.
...
Lo so cosa sono i pronomi, che vi credevate? Non sono mica fuori dal mondo.
Uso quelli maschili, mi ritrovo nel mio sesso di nascita.
E comunque, non ho il tempo di starci a pensare in maniera più approfondita, quindi faremo che va bene così fintanto non avrò la possibilità di rifletterci più pazientemente.
_
__________________________________________
ORIENTAMENTO SESSUALE:
Biromantica Asessuale (Florence)
Aromantico Eterosessuale (Augustus).
Non ho mai capito come le mie coetanee potessero dire di avere una cotta per qualcuno perché "è bello"; c'entra solo la bellezza? Magari è attraente, sì, ma per me non è sufficiente, temo.
Penso che sia perché ho capito di essere bisessuale, o almeno credo. Vuol dire che mi piacciono sia gli uomini che le donne. Non è la definizione corretta, ma almeno così la maggior parte delle persone lo capisce.
Non lo so, ho troppi pensieri per la testa, ignorerò quest'aspetto della mia vita finché non avrò raggiunto uno stato di nirvana interiore momentaneo.
...
Negli ultimi mesi, crescendo, ho avuto modo di vedere i miei coetanei innamorarsi e fidanzarsi eccetera eccetera.
Io non capisco se sono io quello sbagliato, ma non provo alcun sentimento, per nessuno. Anzi, per nessuna, visto che a me piacciono le ragazze. Sì, ne sono attratto, ma non ho mai stabilito un contatto o una relazione emotiva con una ragazza, lasciando stare le parenti.
Forse perché non ho ancora incontrato quella giusta, la metà della mia mela o come dicono gli anziani. Forse perché ho qualcosa che non va. Ma ho altro a cui pensare, non mi interessa capirlo.
_
__________________________________________
CURIOSITÀ:
crescita
Ho avuto delle difficoltà inizialmente a inserirmi nella mia Casa.
Non capivo, allora, la realtà celata dietro quello che ne veniva detto: "la casa dei saggi", "il ritrovo dei svegli di mente", "quelli intelligenti".
Non mi sentivo adatta. Non mi sentivo minimamente al livello dei miei compagni.
Li vedevo, li sentivo: loro si che erano adatti. Loro si che erano pronti a quello che quel percorso scolastico ci avrebbe riservato. Io, pensavo, no.
E anni dopo, scoprii perché: perché loro non erano intelligenti nel senso "studiosi". La loro saggezza non era dimostrata in classe, ma fuori. Non dovevo essere saggia a dodici anni, nessuno avrebbe dovuto esserlo, o sentirne il peso. Dovevo solo aprire gli occhi e guardare.
I dettagli. Le piccolezze. L'insignificante. E ancora più in là, tutto quello che era nascosto. Dovevo solo essere aperta.
...
Inizialmente, pensavo che il Cappello avesse sbagliato a mettere mia sorella in Corvonero. Non sapevo, allora, che i gemelli potessero essere diversi.
O meglio, lo sapevo, ed ero perfettamente cosciente di quanto lo fossimo noi due, ma non pensavo che fossero differenze così marcate da dividerci per sempre.
Ma all'inizio del secondo anno, ebbi un momento di realizzazione: forse non era lei quella con cui aveva sbagliato.
Forse ero stato io, l'errore del Cappello. E per un anno intero, mi sono angosciato, temendo di avere ragione. Ma non l'avevo. Col tempo, nella mia affannosa e silenziosa ricerca, scoprii che ero invece al posto giusto, nel momento giusto.
Quello che cercavo, non era conoscenza: era ambizione. Il sapere non era il mio fine, ma solo il mezzo con cui avrei raggiunto i miei obiettivi.
È qui che io e mia sorella siamo diversi: lei non ha mai avuto un obiettivo. Lei non ha mai voluto sapere cosa potessero fare le pozioni del nonno, voleva solo sapere cosa stesse facendo. Io, invece sì.
Patronus
Un mio incredibile successo è stato riuscire ad evocare un patronus corporeo alla fine del quinto anno.
Ero intenzionata a padroneggiare l'incantesimo per l'esame di Difesa contro le Arti Oscure, con la consapevolezza che, oltre ad aumentarmi il punteggio, avrebbe potuto servirmi nel futuro immediato, ma non riuscii mai. Dalla bacchetta fumava un filo di materia sconosciuta.
Il giorno dell'esame si avvicinava, e la mia situazione familiare, mentale e scolastica stava peggiorando.
Qualche pomeriggio prima di sostenerlo, stavo sistemando i miei bagagli ripetendo la teoria che avrebbero potuto chiedermi, quando mi imbattei in una fotografia scattata anni prima, il giorno del mio undicesimo compleanno. Ritraeva me e mio fratello che, abbracciati, ostentavamo le nostre lettere di ammissione.
Era maggio, e ormai sapevo come sarebbe andata a finire. Quel regalo fu la manifestazione più grande delle mie paure.
Augustus mi aveva scritto poche intense righe, che sintetizzavano tutto quello che lui era e tutto quello di cui avrei mai avuto bisogno. Piansi fino a serata, e il pomeriggio successivo, dopo una notte insonne, gli scrissi a mia volta una lettera. Non so se l'ha mai ricevuta.
Fatto sta che, il giorno dell'esame, sono state le sue parole a permettermi di evocare per la prima volta - e per tutte le volte a seguire - il mio protettore, una civetta. Ma non gliel'ho detto. Avrebbe fatto male al suo umore e al suo ego.
...
Invocare un patronus corporeo è stata forse la sfida più bella della mia vita.
Non passavo un bel periodo, e lo svolgimento dei G.U.F.O in parte mi destabilizzò ulteriormente, in parte mi aiutò a dimenticarmi di quello che stava succedendo, distraendomi con libri e appunti e ripassi a tarda notte. Ma ciò che mi risultava più difficile erano gli incantesimi: non avevo la testa per starci dietro, e feci non pochi danni durante le classi preparatorie o lo studio individuale.
Tuttavia, avevo l'ambizione di dare il meglio di me, almeno nell'ambito scolastico. Forse, un ottimo risultato mi avrebbe aiutato a risollevarmi.
Qualche giorno prima del mio esame di Difesa contro le Arti Oscure, trovai una lettera dove solitamente mi sedevo, sotto la panca del tavolo Serpeverde in Sala Grande. L'aprii, incuriosito, i miei amici attorno, ma appena riconobbi la scrittura la richiusi, prima di permettere a qualcuno di intravedere una parola di troppo.
Me ne andai in camera, dicendo che fosse una cosa privata, e sebbene venni canzonato, nessuno mi seguii o mi costrinse a mostrargliela, anche quando mi colsero a piangere, seduto accanto al mio letto. Era una lettera di mia sorella.
Non sono mai stato un tipo affettuoso, premuroso e sinonimi simili, ma quell'anno lo divenni. Non sapevo allora, cosa mi avrebbero riservato i mesi a venire, e pensavo che gli strappi potessero essere ancora ricuciti.
Prima di partire per il mio quinto anno, decisi di portare con me una fotografia di me e Florence. Era una cosa stupida, lo so, ma mi ricordava di cosa potesse ancora essere. Il giorno del nostro sedicesimo compleanno, le scrissi una dedica sul retro, mi ingegnai per entrare nella sua camerata, e le frugai la fotografia nel baule, nascosta, ma non introvabile o sgualcibile.
Passarono settimane, e pensai che non le fosse arrivata la lettera, che avessi sbagliato baule. Poi passarono mesi, e pensai che l'avesse bruciata. Poi, arrivò maggio, e gli appunti e i libri si affastellarono a soffocare i pensieri che mi avevano tormentato il cuore e l'anima. E invece, alla fine di maggio, un pezzo di pergamena recitò parole che mi scaldarono il cuore.
Fu Florence il ricordo felice con cui riuscii ad evocare un patronus corporeo, dalla forma di topolino, il giorno dell'esame pratico. Ero talmente entusiasta che pensai di chiedere alla commissione se "anche l'altra Rookwood ci fosse riuscita", ma non lo feci.
modello di scopa
Quando finalmente riuscii ad entrare nella squadra di Quidditch, non avevo una scopa.
Avevo fatto le prove con quelle disponibili al magazzino della scuola, e, senza offesa, ma erano oscene. Capisco che sia costoso cambiarle tutte allo stesso momento, ma una alla volta, in un decennio, se la sarebbero cavata. Ovviamente, quando mi diplomerò, decideranno di fare un rinnovamento generale.
Per il primo anno, volai con una Shooting Star. Buona parte dei miei fallimenti iniziali sono da attribuire a lei, perché io so giocare, su una scopa decente. Non era così male, era solo... decadente.
Per il mio compleanno, facendomi consigliare dai compagni di squadra e dall'insegnante di volo, chiesi ai miei genitori di comprarmi una scopa nuova.
Mi dispiace riconoscerglielo, perché lo vedo come solo un conto da dover restituire, ma fu uno dei regali più belli. È una scopa Cleansweep Six, l'ultimo modello dell'azienda produttrice.
animale domestico
Scoprii dopo essere arrivato ad Hogwarts che avrei potuto portare con me un animale domestico. Era scritto anche sulla lettera con tutte le informazioni necessarie, ma non avevo riflettuto granché a riguardo. Solo quando vidi il gatto del guardiano, pensai che avrei potuto portare Shirley, la gatta di Villa Rookwood.
Scrissi una lettera alla nonna, dove oltre a rispondere a tutte le sue domande, le annunciai la nostalgia che provavo per lei, per la casa, per il gatto. "Un mio compagno di camera ha portato con sé un gatto che ricorda molto Shirley. Non pensavo di essermi affezionato così tanto a lei".
Boom.
Quell'estate architettai un piano, per far sì che mia nonna si accorgesse di quanto tenessi al gatto. Che stessi fingendo, o che stessi davvero cercando la sua compagnia, non lo so dire.
Sta di fatto che, il primo settembre, salii sul treno con una gabbietta.
passatempi e passioni
Mi piace un po' di tutto in realtà. Non ho una passione ben definita.
Mi piace leggere, qualsiasi cosa, anche il consiglio più mediocre: romanzi, gialli, noir, filosofici, storici, fantascientifici, poesie. Mi piace assaporarli, ritagliarne citazioni, scomporle e ricomporle.
Alcune mi sono così significative che le trascrivo sulle pagine di un diario. Ci appunto quello che di un libro mi ha maggiormente segnata, ma ci scrivo anche per conto mio. Flussi di coscienza, pensieri vaghi, riflessioni, note, promemoria.
Scrivere non mi piace affatto, è noioso e dopo un po' ti fa male la mano, ma penso che sia un'azione molto liberatoria. Ti permette di concentrarti e di assimilare.
Mi piace poi stare con le altre persone. Sono abituata a non essere quasi mai sola, e mal sopporto la solitudine. Fare un gioco da tavolo, parlottare, fare merenda, fare i compiti, studiare.
Mi piace anche stare fuori. Approvo tutte le proposte che possono essere fatte.
Ultimamente, da questa passione sta nascendo un interesse sempre più grande per la fotografia. Non sono un'esperta, ma è bellissimo immortalare degli istanti per sempre.
Mi è sempre piaciuto il teatro, anche se non ho mai frequentato l'ambiente artistico. Mi ci sto avvicinando in questi anni, scoprendo quelli che i Babbani chiamano "film". Mi piacciono. Penso che siano molto poetici.
...
Sono una persona noiosa, lo riconosco. Non ho delle passioni o dei passatempi specifici, non mi sono affezionato mai a nulla da piccolo. Suppongo che frequentando Hogwarts, un paio ne abbia "ripresi" dai miei compagni.
Mi piace leggere, ma non leggo roba seria o intelligente. Tendenzialmente, fumetti, una forma di scrittura Babbana che mi piace. Non ve l'aspettavate questa eh?
Mi piacciono anche i videogiochi, sebbene non ne abbia molti e non abbia nemmeno molto tempo per giocarci. Sono anche quelli roba Babbana.
Ho passato la maggior parte della mia vita a giocare a scacchi con mio nonno, e per quanto sia un passatempo e una nozione interessante, deduco che me ne sia incoscientemente stancato, motivo del mio "atto ribelle" di conformazione con la società.
Non sono tipo da uscite fuoriporta e gruppi numerosi; mi godo la riservata compagnia di pochi.
Non so se possa essere considerato un hobby, ma mi piace studiare. Forse perché è una delle poche cose che ho sempre fatto con costanza. Non mi dispiace fare i compiti, a volte addirittura mi impegno in ricerche individuali. Ambisco alla conoscenza, cosa ci posso fare?
Mi interessa soprattutto l'ambito più scientifico della Magia, materie come Pozioni, Alchimia... le reputo estremamente affascinanti. Spesso e volentieri, approfitto delle aule vuote - e della loro distanza dalla "parte sociale" della scuola - per andare a esercitarmi, a consolidare un esercizio.
andamento scolastico
Vado bene a scuola. Questo lo presumevate già, visto che son Corvonero, ma sappiate che non è affatto scontato!
Quest'anno passato ho avuto i G.U.F.O., degli esami che ti consentono di "arrivare ad una scrematura" e indirizzarti verso una determinata carriera lavorativa. Sinceramente? Non pensavo di sopravvivere a questa passata estate, non ho un piano preciso a riguardo. Lo elaborerò meglio.
Consapevole che adesso ne sarei ancora stata all'oscuro, mi sono impegnata per superare tutti gli esami. Ho passato alla grande Storia della Magia, Incantesimi, Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure, Aritmanzia. Un po' meno alla grande, Divinazione, Astronomia, Rune Antiche, Pozioni ed Erbologia, e me ne dispiaccio abbastanza.
Considerando che non so ancora su quale carriera indirizzarmi, vorrei continuare a frequentarle tutte, ma probabilmente dovrò accantonarne qualcuna, sennò ne avrei troppe e sarebbe impossibile, se non improbabile, assistere a tutte le lezioni.
Sicuramente terrò Incantesimi, Trasfigurazione e Difesa; devo riflettere se mantenere Pozioni ed Erbologia.
Divinazione, Aritmanzia e Astronomia vorrei continuare a frequentarle, mentre quasi certamente abbandonerò Storia della Magia e Rune Antiche. Ahh, non lo so. Non lo so.
...
Me la sono sempre cavata bene con lo studio, e già lo sapevate, dunque, non c'è da stupirsi che io abbia ottenuto degli ottimi risultati ai G.U.F.O.
I G.U.F.O sono degli esami che ogni studente è tenuto ad affrontare alla fine del quinto anno. Sono degli esami che "facilitano" in un certo senso lo studio per il conseguimento del diploma, indirizzandoti verso un punto preciso. Spesso, servono per decidere cosa si vuole fare in futuro.
Io so già che voglio diventare un Mago Alchimista. Voglio continuare a studiare la piccola scienza mischiando acqua e Magia. Senza pretenziosità, voglio fare qualcosa di rivoluzionario.
Di fatti, sono stato uno degli studenti più soddisfacenti all'esame di Pozioni. Ho passato con "Eccezionale" anche Trasfigurazione ed Incantesimi. Meno soddisfacente Erbologia, ma dovrò farmela piacere, se vorrò fare questo lavoro.
Ho conseguito ottimi voti anche in Difesa contro le Arti Oscure, Storia della Magia, Astronomia e Aritmanzia. Rune Antiche l'ho proprio lasciata andare, non mi andava più. È un peccato, all'inizio sembrava molto interessante, ma si è rivelata ancora più noiosa di Storia. Però, ci stavo riflettendo in questi giorni, forse avrei dovuto continuarla invece. Avrebbe potuto tornarmi comodo. E vabbè, la studierò per conto mio.
Continuerò, invece, a frequentare Pozioni, Erbologia, Incantesimi e Trasfigurazione. Probabilmente anche Difesa, mentre su Astronomia e Aritmanzia ci devo riflettere.
_
__________________________________________
CONOSCENZE:
// (fatevi sotto per favore)
___________________________________________
Se siete arrivatx quaggiù, vi lascio un bacino, un mazzo di fiori e un biscotto.
💋💐🍪
Florence Rookwood è un personaggio che ho inventato ormai da tempo, ma fa sempre piacere riscriverla, modificarla, migliorarla. Ormai è una protetta.
Augustus Rookwood invece è la prima volta che mi spingo a scriverlo.
Di solito ho paura a fare personaggi canonici, perché ho paura di sbagliare quel qualcosa che già sappiamo. Per fortuna di Auggie (ops) sappiamo circa poco, quindi ho potuto sfruttare la mia inesistente fantasia al meglio.
Mi scuso se le sue voci sembrano più brevi, ridotte, in confronto a quelle della sorella, ma nonostante sono arrivata a 10000 e passa parole, è ancora in cantiere. Spero di riuscire a svilupparlo bene almeno quanto la sua controparte, in role e in futuro.
Vi lascio tre citazioni di tre canzoni che non sono riuscita a inserire nelle playlist, ma che meritano di essere messe a vostra conoscenza.
- "The loneliest", Maneskin
there's a few lines that I have wrote
in case of death, that's what I want
so don't be sad when I'll be gone
there's just one thing I hope you know,
I loved you so.
- "Astronomy", Conan Gray
it's astronomy, we are two worlds apart.
- "Exile", Taylor Swift ft. Bon Iver
you're not my homeland anymore, so what am I defending now?
you were my town, now I am in exile, seeing you out.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top