Capitolo 41

Canzone consigliata: Mitch Grassi "Graveyard (Feist Cover)"



POV. Michael

Ogni ora, ogni minuto e ogni secondo di questo giorno sembra non passare mai. Attendo qualche possibile notizia su Madeleine da ore e non so veramente come stare. Sono stato seduto, in piedi, ho camminato lungo il corridoio, mi sono appoggiato accanto alla porta della ragazza ma sembra che niente riesca a far passare il tempo più in fretta. La parte più difficile è stata quando Prince mi ha chiesto di Madeleine dicendo che voleva farle vedere il nuovo giocattolo che gli hanno regalato. E' stata dura dirgli una piccola bugia, ovviamente a fin di bene, raccontandogli che la ragazza è andata a fare un po' di spesa per il pranzo di oggi. Lui si è rattristato un po' e mi ha fatto promettere di avvisarlo appena la giovane sarebbe rientrata. I miei occhi erano lucidi quando ho annuito leggermente facendo capire al mio bambino che andava bene, fortunatamente non si è accorto della mia commozione o della situazione molto critica. Ho fatto chiamare Chris circa mezz'ora fa perché non so quanto riuscirò a sopportare tutto questo stress. Ovviamente non gli è stato spiegato tutto ma l'uomo ha deciso di non porre domande a riguardo, ha semplicemente detto che avrebbe fatto l'impossibile per essere a Neverland il prima possibile. Mi strappo le pellicine intorno alle unghie che ho precedente accorciato a morsi per il nervosismo continuando a rivolgere ripetuti sguardi alla porta che mi separa da Madeleine e il corridoio dal quale, spero, compaia Chris. Ho camminato talmente tanto avanti e indietro per questo corridoio che probabilmente sono rimaste le mie impronte sui vari tappeti. Il tempo sembra non passare mai e la mia preoccupazione aumenta con il passare dei minuti, vuol dire che la questione è molto più grave di quello che dovrebbe essere e io non potrei essere più agitato di così. Dei passi diversi dai miei distolgono la mia attenzione da un punto fisso sul pavimento al quale avevo puntato. Mi spunta l'accenno di un sorriso quando vedo venirmi incontro la figura del mio amico Chris scortato da Javon, il suo sguardo è amareggiato esattamente come il mio. Inutile dire che, una volta a pochi centimetri di distanza, ci siamo scambiati un lungo abbraccio del quale ne avevo altamente bisogno. Una volta che ci scostiamo da quel contatto fisico non c'è bisogno di parlare, non è mai stato così tra di noi, basta semplicemente uno sguardo per capirci. Mi rivolge l'accenno di un sorriso e una pacca sulla spalla prima di voltare lo sguardo verso la tanto temuta porta. Appoggia le spalle al muro incrociando le braccia al petto mettendosi di fronte alla porta guardando i suoi piedi. Non è particolarmente legato a Madeleine ma, in momento di puro sfogo, gli ho confessato i miei probabili sentimenti nei confronti della mia cuoca e ha capito molte cose. Sono confuso e disorientato, mi ha scombussolato la vita ma non avrei potuto chiedere di meglio. Il rumore di una maniglia mi fa mettere sull'attenti e quando riconosco il medico mi precipito nella sua direzione.

- La prego, mi dica che stanno bene – riesco a chiedere in un sussurro dopo tutte quelle ore di assoluto silenzio.

Chris si è allontanato dal muro e sta dietro di me con le braccia lungo il corpo mentre sia Javon che Bill sono a lato della porta cercando di mascherare al meglio l'ansia per risultare professionali. Il dottore rimette le maniche della camicia precedentemente arrotolate sopra il gomito e le mani sono perfettamente pulite, nessun accenno di sangue su di esse. L'uomo fa passare lo sguardo su ognuno di noi per pochi secondi per poi mantenere il contatto visivo con me per un periodo di tempo più lungo con me. Le mie mani tremano leggermente per il nervosismo e per la stanchezza attendendo il resoconto dell'uomo di fronte a me.

- Stanno bene – riesco solamente a sentire prima di stringere con trasporto Chris in preda alla gioia.

I miei bodyguard si lasciano andare a un contenuto gesto di contentezza mentre Chris mi dà delle ripetute pacche sulla spalla mentre lo stringo forte a me.

- Te l'avevo detto che è una tipa tosta – mi dice all'orecchio il mio amico.

Io non posso fare a meno che annuire velocemente sulla sua spalla mentre lascio uscire da me tutta l'ansia e il nervosismo accumulato in quelle ore di interminabile attesa.

- E' stato un momento di stress a causare quello stress, gli ho aumentato la dose di vitamine da prendere e inoltre gli ho prescritto un calmante non troppo forte visto le sue condizioni – continua a parlare il dottore mentre io mi discosto dall'abbraccio di Chris.

Seguo attentamente tutto ciò che mi dice con attenzione, la salute di Madeleine e della bambina sono la cosa più importante in questo momento.

- Inutile dirvi che se dovesse ricapitare nuovamente una situazione del genere bisogna portarla immediatamente in ospedale – raccomanda il ginecologo guardandomi negli occhi.

- Non so come ringraziarla davvero – dico stringendogli vigorosamente la mano.

- Dovere signor Jackson, inoltre – inizia per poi guardare attraverso lo spiraglio della porta lasciata aperta.

- La signorina Cruz è stata molto forte e mi ha lasciato lavorare senza battere ciglio, è una giovane molto in gamba – continua accennando un sorriso.

Io annuisco in accordo con lui. Una delle infermiere esce dalla stanza consegnando al dottore il suo cappotto e la valigetta per poi fare un cenno con il capo in segno di saluto. Prima che l'uomo se ne vada riesco a fermare la sua corsa attraverso la mia voce.

- Possiamo vederla? – domando sperando in una risposta affermativa.

In quell'esatto momento l'altra infermiera esce dalla stanza lasciando la porta leggermente più aperta per poi accostarsi alle due figure pronte ad andare via.

- Certo ma uno alla volta, è abbastanza scombussolata e stanca – dichiara il dottore.

- Nessun problema tanto deve entrare solo lui – dice con calma il mio amico indicandomi.

- Chris! – lo rimprovero a bassa voce in modo che mi senta solo lui.

L'uomo dietro di me si lascia andare a una risata parecchio spontanea per poi darmi una leggera spinta sbilanciandomi leggermente, stavo per rimproverarlo nuovamente ma mi fa un occhiolino per poi farmi un cenno con il capo in direzione della porta.

- Dai vai – mi incita.

Io annuisco lasciandomi andare a un sospiro, non prima di aver spinto a mia volta Chris facendolo ridere ancora di più.

- Ragazzi potreste accompagnarli all'uscita per favore? –

- Certo signore – rispondono sia Javon che Bill all'unisono.

- La ringrazio ancora di tutto dottore, davvero – dico nuovamente prima che possano compiere un solo passo in più lungo il corridoio.

L'uomo mi rivolge un sorriso e un semplice cenno del capo per poi essere accompagnato, insieme alle due infermiere, dalle mie due guardie all'uscita.

- Io mi sa che mi approprierò di una delle tue stanze, ho una carenza di sonno – commenta Chris prima di prendere le scale per poter salire ai piani superiori senza aspettare una mia risposta.

Mi lascio andare all'ennesima risata in pochi minuti finché una voce appena udibile dall'altra parte della porta mi fa tacere immediatamente.

- Signor Jackson, siete voi? -





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