Capitolo 37
Mi asciugo le mani che ho appena lavato con un telo già usato, guardo il ripiano pulito e privo di ogni traccia della preparazione del pranzo di Natale. Alla fine la donna che avrebbe dovuto aiutarmi non si presentata senza degnarsi nemmeno di avvisare. Fortunatamente, nonostante questo spiacevole inconveniente, il pranzo è andato alla grande. Ogni singolo piatto, compresi quelli di portata, sono stati riportati qui vuoti e questa è una grande soddisfazione per me che sono una cuoca amatoriale. Dire che sono distrutta è un'eufemismo, il respiro è affannato visto che ho fatto tutto in fretta e furia e non accenna minimamente a regolarizzarsi. La vista incomincia ad appannarsi e velocemente cerco con lo sguardo una sedia, subito punto a una di quelle che stanno al lato opposto della penisola e la raggiungo. Una volta seduta i giramenti di testa sono nettamente più potenti e il respiro si fa sempre più pesante, mi manca l'aria. Non riesco nemmeno a chiedere aiuto, probabilmente non mi sentirebbe nessuno. Il caso vuole che qualcuno faccia il suo ingresso nella stanza e, con la coda dell'occhio, noto che è il signor Whitfield che si avvicina ignaro alla mia figura.
- Tutta la famiglia del signor Jackson non fa altro che parlare di questo pranzo. Hai lasciato tutti a bocca aperta. Cara Madeleine hai fatto decisamente colpo - inizia a parlare verso la mia direzione.
Notata la situazione però smette di parlare e in poche falcate lo ritrovo al mio fianco mentre mi rivolge uno sguardo più che preoccupato. Si inginocchia cercando un contatto visivo con me ma i miei capelli coprono la visuale.
- Madeleine che sta succedendo? - domanda dando voce alle sue ansie.
Io nego con la testa sollevando di colpo il capo per una mancanza eccessiva di aria lasciandomi sfuggire un verso di pura disperazione. L'uomo a quel rumore si alza immediatamente e si dirige quasi di corsa verso l'uscita della cucina sparendo dalla mia visuale. Provo ad alzarmi ma la testa gira talmente vorticosamente che mi ritrovo a terra trascinandomi la sedia con la speranza che potesse sorreggermi, il rumore di essa al suolo è a dir poco assordante e io mi ritrovo a terra in cerca di aria. Alle orecchie mi arriva il rumore di passi frettolosi e ai miei occhi un paio di scarpe che riconoscerei a kilometri di distanza, quei mocassini. La sua figura si accovaccia e le sue mani finiscono ai lati della mia testa facendomela sollevare leggermente dal pavimento. I nostri occhi si incrociano e nei suoi si può leggere puro panico.
- Maddy mi senti? Che succede? - chiede in preda all'ansia mentre scruta il mio corpo in cerca di qualcosa che non andasse.
- Ti prego calmati, respira - mi incoraggia mentre cerca di sollevarmi per farmi almeno sedere.
Riesco ad assecondare i suoi movimenti e mi appoggio con la schiena alla penisola, le mani del signor Jackson prendono nuovamente il mio viso e fa in modo che i nostri sguardi si incrocino di nuovo.
- Fai dei respiri profondi, guarda me - dice cercando di attirare la mia attenzione il più possibile.
Alzo gli occhi e lo vedo fare dei respiri profondi ma nel momento in cui ci provo mi viene un colpo di tosse che mi fa mancare ancora di più l'aria facendomi sfuggire un gemito di pura sorpresa, il resto succede fin troppo velocemente per potermene accorgere.
La situazione sembra più grave del previsto, non riesce a respirare e questo non fa decisamente bene ne a lei ne alla bambina. Con un movimento veloce mi metto al suo fianco mettendomi con la schiena appoggiata al muro, sollevo un braccio e la avvicino a me facendole appoggiare la testa sul mio petto e posso constatare maggiormente quanto il suo respiro sia veloce.
- Respira con me - la incoraggio nuovamente mentre faccio dei respiri lunghi e profondi.
Le afferro una mano stringendola mentre l'altra, che prima era sulla sua spalla, si posa sulla sua folta chioma dorata. La situazione non migliora e Javon e Bill sono in allerta pronti a chiamare un'ambulanza se sarà necessario.
- Ti prego respira - la supplico mentre la stringo maggiormente a me.
Con il passare dei minuti vedo che cerca di sincronizzare il suo respiro con il mio mentre ogni tanto si lascia sfuggire qualche gemito per l'eccessivo sforzo. Avvicino la sua nuca a me posandoci sopra un bacio.
- Brava, continua così - sussurro senza allontanarmi da quella posizione.
Il suo respiro torna regolare in poco tempo e ora dalla sua bocca escono solo dei sospiri.
- Grazie - riesce a dire in un sussurro.
Io mi limito a rinchiuderla in un abbraccio cercando di non stringerla troppo visto che fino a pochi istanti fa le mancava l'aria. Dei passi veloci raggiungono le nostre figure e quando alzo lo sguardo riconosco mia madre che, vista la sua non più giovane età, si piega lentamente giungendo così alla nostra altezza. Sciolgo lentamente l'abbraccio e Madeleine alza lo sguardo puntandolo anche lei sulla donna di fronte a noi. Mia madre allunga una mano verso il suo volto posando una delicata carezza, la ragazza al mio fianco si irrigidisce per un'istante per poi rilassare le spalle.
- Oh tesoro - sussurra dolcemente mia madre mostrando un lieve sorriso altrettanto dolce.
Io non posso fare altro che sorridere, è anche per questo che amo mia madre.
- Nelle tue condizioni non dovresti fare certi sforzi - rimprovera bonariamente mummy.
- Forse è meglio che la portiate nella sua stanza per farla riposare, ha fatto anche troppo per oggi - continua saggiamente.
Annuisco in accordo con lei per poi alzarmi e tendere le mani verso la giovane ancora seduta a terra, lei sorride per poi afferrare saldamente le mie mani. In un balzo e con un piccolo aiuto da parte mia si rimette in piedi barcollando leggermente. Prontamente porto un braccio attorno al suo fianco per sorreggerla ma lei alza il suo sguardo guardandomi con un sorriso rassicurante che mi destabilizza per un'istante.
- Ora sto molto meglio la ringrazio - dice lievemente la mia cuoca rivolgendosi a mia madre.
Al contrario mia madre non si lascia incantare dal suo sguardo rassicurante e si volta verso le due guardie del corpo che sono rimaste sempre qui in allerta.
- Bill, Javon potreste portare la ragazza nella sua stanza? Ha bisogno di riposare - istruisce l'anziana con voce calma ma allo stesso tempo decisa.
- Sarà fatto signora - risponde Javon avvicinandosi a Madeleine.
Viene presa a braccetto da entrambe le guardie del corpo scortando, controvoglia, la ragazza fuori dalla cucina.
Una volta nella mia stanza mi sono immediatamente sdraiata nel letto togliendomi solamente le scarpe. Sono ancora sotto shock per ciò che è successo, tutto era così confusionario che rimettere insieme i pezzi sembra un'impresa. Mi ricordo della mancanza di aria e delle parole confortanti del signor Jackson mentre mi stringeva tra le sue braccia. Non so nemmeno come sono finita sul pavimento e mi sfugge un sospiro di frustrazione mentre passo una mano sul mio viso. Un leggero bussare mi fa alzare lo sguardo dal mio ventre che non mi sono nemmeno accorta di aver iniziato a fissare. La persona dall'altra parte non aspetta un permesso perché la porta si apre lentamente per poi mostrare la minuta figura del piccolo Prince. Mi lascio sfuggire un sorriso raggiante mentre lo vedo correre non proprio sicuro verso la mia direzione, una volta arrivato al mio capezzale tenta di arrampicarsi sul letto per potersi sedere. Divertita mi sollevo leggermente e, prendendolo da sotto le ascelle, lo sollevo per poi farlo accomodare sul letto all'altezza del mio ventre gonfio. Un' altro bussare mi fa distogliere l'attenzione dal bambino e sulla porta noto il signor Jackson con in braccio Paris che guarda la stanza incuriosita.
- Ho cercato di fermarlo ma non ha voluto sentire ragioni - commenta con finta frustrazione.
- Non c'è problema, non mi disturba affatto - dico per poi scompigliare leggermente i capelli biondissimi del bambino seduto vicino a me.
Lui ride divertito per poi prendere da sotto la maglietta un fazzolettino bianco, io chino la testa da un lato incuriosita. Lui, a gattoni, si avvicina ulteriormente a me per poi mettersi in ginocchio.
- Fai attenzione - si sente in sottofondo.
Io non riesco a distogliere lo sguardo dal bambino di fronte a me che tiene quel fazzoletto a un palmo dal mio viso. Delicatamente lo scopre e da esso appare una piccola coroncina fatta di fiori bianchi un pochino schiacciati visto li teneva sulla maglietta. Senza darmi il tempo di chiedergli spiegazioni lo vedo che la posa in testa per poi accarezzare le ciocche lunghe che incorniciano il mio viso. Il mio stupore si amplifica quando si sporge verso di me abbracciandomi per poi lasciarmi un bacio sulla guancia che mi fa commuovere, si allontana leggermente da me senza però interrompere quel dolce contatto.
- Buon natale -
Continua...
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