Capitolo 33

Canzone consigliata per il capitolo: 3T ft Michael Jackson "Why"



Il calore, ormai familiare, mi pervade appena oltrepasso la porta principale. Mi lascio andare a un sospiro mentre sbottono il giubbotto nero pesante, delle mani si posano sulle mie spalle e mi giro di scatto. Quando riconosco la figura del signor Whitfield che sta solo cercando di aiutarmi a togliere l'indumento mi lascio andare a un sorriso riconoscente. L'uomo non dice nulla e, delicatamente mi aiuta a sfilare le maniche nel giubbotto per poi piegarlo su un suo braccio. Lo ringrazio con lo sguardo e lui sembra intuirlo perché ricambia allo stesso modo. Sfrego le mani tra di loro cercando di riscaldarle per quanto mi sia possibile, le intreccio e con il mio alito caldo cerco altro calore. Dei passi frettolosi mi distraggono da ciò che sto facendo e, quando alzo lo sguardo riconosco la figura del signor Jackson e del signor Beard. Il mio sguardo sembra cercare qualcosa, o qualcuno, con lo sguardo. I suoi occhi si posano sulla mia figura e viene nella mia direzione a grandi falcate, in questo momento sono un tronco di legno e osservo la sua figura farsi sempre più vicina. Non mi da il tempo di dire o fare niente che mi ritrovo tra le sue braccia, una sua mano è nella parte alta delle mia spalle mentre l'altra si è intrufolata sotto il mio braccio per poter circondare la mia schiena. Il suo calore e il suo inconfondibile profumo mi invade i sensi e sembra come la prima volta che ho ricevuto questo suo gesto d'affetto da parte sua. Non posso fare a meno di ricambiare il gesto e la mia testa finisce inevitabilmente nell'incavo del suo collo, la sua folta chioma scura nasconde il mio viso dal mondo e in questo momento sembra di aver trovato un rifugio sicuro in cui accamparmi. La sua stretta aumenta leggermente e cerco di ricambiare per quanto mi sia possibile, iniziamo a dondolare dolcemente come al solito e sul mio volto appare l'accenno di un sorriso.

- Stai bene? Mi sono preoccupato - confessa il signor Jackson scostandosi a testa bassa dall'abbraccio.

Io, forse troppo presa dal momento, poggio entrambe le mie mani sul suo viso e sembra tutto così naturale e automatico. Avvicino il suo viso al mio e lui, visto che asseconda i miei movimenti, non sembra per niente contrariato. In un millesimo di secondo le mie labbra si posano sulle sue in un bacio a stampo, una cosa talmente veloce che sembra non sia mai successa. Rendendomi conto del gesto appena fatto allontano le mie mani dal suo viso allontanandomi leggermente imbarazzata. Non mi sento l'unica nel momento esatto in cui mi accorgo che anche il signor Jackson è arrossito mentre si gratta la nuca visibilmente in imbarazzo. Ridacchio leggermente, sicuramente non sarò stata la prima a baciarlo e questa sua reazione tanto tenera mi fa sorridere.

- Sto bene signore, non si preoccupi - rispondo abbassando il capo in modo che i miei capelli nascondano il mio volto completamente rosso.

- Bene - aggiunge l'uomo in un sussurro.

Alzo la testa e noto che lui sta guardando un punto indefinito del pavimento, ne approfitto per ammirarlo. Devo ammettere che mi è mancato, la sua presenza, il suo sorriso e il suo continuo imbarazzarsi per le minime cose. Sotto certi aspetti ci assomigliamo molto e ciò mi spaventa parecchio, infondo, come ci si deve comportare quando trovi davanti lo specchio di te stesso? La prima tentazione sarebbe quella di scappare ma solo guardandosi allo specchio si può capire veramente chi siamo. In questo momento mi sento proprio così spaventata ma, allo stesso tempo, con una grandissima voglia di scoprire me stessa e forse il signor Jackson è la persona giusta per fare ciò.

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___

E' circa l'una del mattino e non sono ancora riuscita a prendere sonno, ho passato tutto il tempo a girarmi e rigirarmi nel letto ma ciò non mi ha portato a nulla. Come se non bastasse la bambina a iniziato a scalciare in maniera poderosa e, in qualsiasi posizione mi metto, sembra non essere confortevole nemmeno per lei. Rassegnata ho deciso di prendere uno dei tanti libri che mi sono portata da casa, I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe. Posiziono bene i miei occhiali tondi da vista sopra il naso e, dopo essermi appoggiato con la schiena alla montagna di cuscini che ho precedentemente sistemato, passo alla lettura. Amo i romanzi gialli, sono talmente carichi di mistero e suspense che ti lasciano senza fiato. So già come finisce la storia perché l'avrò letta un miliardo di volte ma la trovo ugualmente intrigante e instancabile per me. I miei occhi scorrono velocemente tra le varie parole di quelle pagine bianche leggermente segnate dal tempo e dalle varie volte che sono state maneggiate, anche se con cura. Già dalle prime pagine sono immersa dalla lettura e la bambina sembra rilassarsi leggermente probabilmente percependo la mia tranquillità. In poco tempo mi trovo alle prime righe del terzo capitolo ma sobbalzo leggermente quando sento il telefono fisso sul comodino accanto a me suonare senza sosta. Leggermente confusa appoggio accuratamente il libro sulle mie gambe in modo da non perdere il segno e, titubante, afferro la cornetta.

- Pronto? - domando curiosa ma con il tono di voce segnato dalla stanchezza. 

Dall'altra parte non proviene alcun suono se non qualche sospiro. Mi siedo meglio sul materasso avvicinando ulteriormente la cornetta all'orecchio.

- Pronto? - ripeto leggermente titubante.

- Madeleine, sono io Michael -

Sobbalzo leggermente nell'udire la sua voce così profonda, mi sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio mettendomi più dritta con la schiena.

- Signor Jackson, sta bene? E' successo qualcosa? - chiedo mostrandomi leggermente preoccupata.

- No, cioè si. Emh ecco, potresti prepararmi qualcosa di caldo e portarmelo in camera per favore? - mi domanda balbettante e particolarmente insicuro.

Io annuisco e, rendendomi conto che lui non mi può vedere, mi affretto a rispondere.

.- Certamente, sarà fatto -

- Ti ringrazio tanto Madeleine - risponde sinceramente riconoscente l'uomo per poi chiudere la chiamata.

Una volta appoggiata la cornetta prendo il libro mettendo il segnalibro nella pagina a cui sono arrivata per poi poggiarlo sul comodino. Scoperchio le mie gambe e lentamente mi siedo nel mentre che infilo le mie ciabatte ortopediche, da vecchietta ma parecchio comode visto leggero gonfiore ai piedi e alle caviglie. Una volta in piedi afferro la mia vestaglia che ho appoggiato alla fine del letto indossandola per poi fare un nodo non troppo stretto. Con passo felpato esco dalla stanza e noto che le luci in corridoio sono tutte accese, lentamente percorro le scale che conducono al piano inferiore e all'ingresso noto la figura del signor Beard posizionata a guardia dell'ingresso principale dell'abitazione. Sentendo i miei passi si volta verso di me che sto ancora scendendo le scale e la sua espressione si tramuta in un sorriso.

- Non riesci a dormire? - mi chiede leggermente divertito, probabilmente dal mio abbigliamento sicuramente tutto tranne che femminile e sensuale.

Una volta alla fine delle scale sistemo il colletto del mio pigiama azzurro pastello anch'esso dello stesso tessuto della vestaglia e arrossisco leggermente.

- Anche signor Beard, il signor Jackson mi ha incaricato di preparargli qualcosa di caldo - spiego.

- Allora vai, non farlo attendere - continua facendomi un piccolo gesto con la mano.

Io annuisco mostrando un mezzo sorriso per poi dirigermi in cucina, accendo la luce prima di fare l'ingresso nella stanza ma essa sembra ugualmente cupa visto il colore cupo degli interni. Vado di fronte al mobile dove di solito si trovano le cose per la colazione e subito mi salta all'occhio una scatola, camomilla. Con convinzione la afferro tra le mani estraendo una bustina, è di quelle solubili. Rimetto la scatolina al suo posto e, dopo aver afferrato una tazza con un cucchiaino, chiudo il pensile. Metto sul gas un piccolo pentolino con dell'acqua e mentre aspetto che sia abbastanza calda preparo un vassoio d'argento con tutto l'occorrente. Lo zucchero, il tovagliolo e la tazzina sono disposti in maniera ordinata sul vassoio e quando sento un leggero scoppiettio proveniente dal pentolino spengo il gas. Metto l'acqua calda nella tazzina e apro la bustina di camomilla lasciando che si diluisca. Una volta che tutto è pronto afferro il vassoio con entrambe le mani dirigendomi fuori dalla stanza, non prima di aver spento le varie luci. Mi trovo ai piedi della grande scalinata ma prima che possa fare anche un solo passo la voce della guardia mi fa bloccare.

- Ti serve una mano per potarlo su? - domanda indicando il vassoio.

Senza problemi afferro il vassoio con una mano sola tenendolo perfettamente in equilibrio, infondo avere un passato da cameriera può essere utile. L'uomo sembra sorpreso e mi lascio scappare una breve risata divertita.

- Non si preoccupi, ce la faccio. Buonanotte signor Javon -

- Buonanotte anche a te Madeleine - risponde per poi tornare sull'attenti.

Percorro lentamente le scale e in fin troppo poco tempo mi trovo davanti alla camera del mio capo. Una strana ansia mi assale e provo a scacciarla facendo un leggero sospiro, senza dilungarmi troppo batto due colpi sulla porta.

- Signor Jackson, le ho portato quello che mi ha chiesto - dico cercando di non alzare troppo la voce.

Non sento alcuna risposta dall'altra parte e la mia prima intuizione è che sia riuscito a prendere sonno. Sono pronta ad appoggiare il vassoio proprio di fronte alla sua porta quando il rumore di una chiave che gira mi fa rimettere composta. Dopo un paio di scatti la porta di apre e la figura del signor Jackson è proprio di fronte a me. Il suo pigiama in velluto rosso gli sta particolarmente bene e probabilmente si è struccato perché non ha nessuna traccia della matita nera che solitamente si mette attorno agli occhi.

- Prego entra -

Mi invita l'uomo facendomi ritornare alla realtà, subito annuisco ed entro nella stanza, essa è particolarmente sfarzosa e grande dove i colori regnanti sono l'oro e il color crema. Una stanza molto sui toni del classico a partire dalla trapunta decorata fino agli archi delle finestre all'ingresso di quello che dovrebbe essere il suo bagno personale.

- Puoi appoggiarlo lì - mi istruisce indicando con una mano una scrivania che solo in questo momento ho notato.

Senza farmelo ripetere due volte mi avvicino ad essa e appoggio delicatamente il vassoio evitando il minimo rumore. Una volta fatto mi metto dritta, lui si avvicina e inaspettatamente poggia una sua mano sul mio ventre gonfio. In quel preciso istante una scarica di brividi prende possesso del mio corpo, quel contatto dura pochi secondi perché poi porta l'attenzione a ciò che ho preparato.

- Grazie mille - mi ringrazia mostrando un leggero sorriso.

- Ha bisogno di qualcos'altro? - chiedo.

Lo vedo leggermente in imbarazzo e improvvisamente insicuro.

- Mi dica se ha bisogno di qualcosa e io provvederò immediatamente - continuo cercando di tranquillizzarlo un po'.

Lui sembra imbarazzarsi più di prima e posso giurare di averlo visto arrossire prima che distogliesse lo sguardo da me.

- Potresti rimanere con me? Solo per stanotte, ti prego -

I miei occhi sono sgranati in questo momento ma non posso fare a meno che annuire, non ha avuto alcuna malizia nel chiedermelo e sembra veramente aver bisogno di aiuto. Lui, particolarmente felice poggia una sua mano sul mio fianco per potermi attirare a se per poi lasciare una serie di baci sulla mia fronte facendomi sorridere. Si allontana e, dopo aver bevuto tutto d'un fiato la camomilla, si avvicina al lato destro del suo letto invitandomi con lo sguardo a fare lo stesso. Leggermente titubante faccio lo stesso dirigendomi al lato opposto mentre levo la vestaglia poggiandola ordinatamente alla fine del letto. Quando alzo lo sguardo vedo che lui si è già posizionato sotto le coperte e guarda il mio ventre gonfio come ammaliato. Io, titubante, mi avvicino ulteriormente al materasso e non riesco più a muovere un muscolo. Il signor Jackson si alza leggermente col busto scoprendo il letto dal mio lato per poi picchiettare leggermente con la mano lo spazio libero.

- Dai vieni - mi incoraggia.

Annuisco riuscendo a sedermi a fatica per poi appoggiare le gambe sul morbido materasso, l'uomo al mio fianco non mi da il tempo di fare niente che prende la trapunta e il lenzuolo posizionandolo sul mio corpo in modo da coprirmi bene. Metto il viso sotto il tessuto sia per cercare un po' di calore sia per nascondere l'enorme sorriso che si è formato sulle mie labbra, la dolcezza di quest'uomo mi sorprende ogni volta. Le luci si spengono e in questo momento regna l'oscurità. Decido di girarmi verso l'esterno del letto posizionando bene la testa sul cuscino per stare più comoda. Pochi secondi dopo il braccio del mio capo si posa attorno al mio ventre e la sua mano si posa su di esso compiendo delle leggere carezze.

- Buonanotte Madeleine -

- Buonanotte Michael -



Solo dieci capitoli fa stavo esultando per il raggiungimento di 1k views e ora siamo già a 2k! Vi ringrazio tutti quanti immensamente dal profondo del mio cuore, veramente io non trovo le parole per esprimere la mia gratitudine in questo momento. Solamente GRAZIE, un IMMENSO e GIGANTESCO grazie a tutti voi, vi voglio bene!

(Odio fare la sdolcinata ma quando ci vuole ci vuole)

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima

Susanna_Scrive

**Trailer della storia** 

https://youtu.be/S1KRPNUaAiQ

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