Capitolo 31
Canzone consigliata per il capitolo: Julio Iglesias "Fragile"
**Gif fatta da me** (anche se non ho fatto un granché ma shh)
Non so ne il come ne il perché ma siamo finiti entrambi seduti sul suo letto disfatto senza scostarci dall'abbraccio. Lei non smette di piangere e io odio letteralmente vedere le persone a cui tengo star male. Aspetta un attimo, tengo a lei? Ancora non lo so. Lei è così diversa rispetto a tutte le persone che ho incontrato fino ad ora, è stata come una ventata di aria fresca. Tanto improvvisa quanto necessaria. La mia testa in questo momento è come il cubo di Rubik, completamente scombussolata, eppure ogni minuto che passo a contatto con il corpo di Madeleine sembra che i vari pezzi stiano trovando la giusta collocazione. Devo ammettere che il mio atteggiamento in questi ultimi giorni è stato infantile, fai una marachella e poi fai finta che non sia stato tu il colpevole. Ma che ci posso fare io? Sono Peter Pan nel mio cuore dopotutto. Le sue mani sono sulle mie spalle mentre io le circondo la vita con le braccia cercando di non schiacciarle troppo il ventre. Ne approfitto per godere del dolce aroma dei suoi capelli, così inebriante e dolce, proprio come lei. Mi sento così bene in questo momento, sembra di aver trovato finalmente il mio posto nel mondo eppure è così sbagliato. Perché mi sono affezionato a tal punto a lei? Con le mie altre dipendenti non mi è mai capitata una cosa del genere. I suoi continui singhiozzi mi destano dai miei pensieri, perché non riesce a smettere? Provo ad allontanarmi leggermente voltando la testa verso il suo volto appoggiato sulla mia spalla, non ha alcuna intenzione di farsi vedere.
- Dai non piangere - dico in un sussurro.
Torno a stringerla a me avvicinandola ulteriormente al mio corpo, inizio a dondolarla leggermente cullandola tra le mie braccia.
- Mi fa male vederti così - continuo lasciando uscire dalla mia bocca ciò che pensavo realmente.
Inevitabilmente i miei occhi si fanno lucidi e mi si forma un magone nella gola, per me vedere una persona soffrire è una coltellata al cuore, a maggior ragione se la causa di tale sofferenza sono io. So di aver sbagliato, eppure non riesco ad ammetterlo. Lei è così diversa rispetto a tutte le donne che ho incontrato fino ad ora, è così vera, così gentile e disponibile, così dolce. Mi sento quasi un mostro in questo istante, ho permesso che la ragazza più buona del mondo soffrisse a causa mia. Il calore che il suo corpo emana è così differente ma anche così piacevole, è rilassante. Il mio respiro si fa tremolante e percepisco la presenza della ragazza sempre più debole fino a scomparire del tutto. Mi osserva con i suoi occhi chiari, scruta il mio viso nei minimi dettagli e, nonostante le lacrime che continuano a scendere dai suoi occhi insieme a qualche singhiozzo trattenuto, poggia il dorso di una sua mano sulla mia guancia compiendo una lieve carezza. Sgrano leggermente gli occhi, come è finita a consolare me? Questa ragazza è più forte di quello che sembra, penso seguendo con la coda dell'occhio ogni suo movimento. Quel contatto dura pochi istanti perché allontana repentinamente la mano portandola su entrambi i suoi zigomi per poter scacciare le lacrime, tira su con il naso e io la trovo la cosa più tenera che abbia mai visto. Lei ha incrociato le gambe all'indiana sul materasso e tiene lo sguardo basso, il fatto che non abbia ancora detto una parola mi preoccupa.
- Forse è meglio che scenda in cucina, il pranzo si raffredda - sussurra impercettibilmente la giovane.
Io spalanco leggermente gli occhi sorpreso, è la prima volta che sento questo tono così distaccato, mette quasi i brividi. Io mi alzo con un leggero slancio dal letto e, dopo essermi voltato verso di lei, le porgo la mano.
- Dai vieni anche tu - dico invitandola a seguirmi.
La vedo mentre scruta la mia mano ma non riesco in alcun modo ad incrociare i suoi occhi, scuote impercettibilmente la testa lasciandomi un tantino sbigottito.
- Non si preoccupi, io mangerò più tardi. E' meglio che vada, il signor Tucker la starà sicuramente aspettando - risponde scostando lo sguardo dalla mia mano tesa verso di lei.
Immediatamente torno alla realtà, sono stato talmente preso da lei che mi sono scordato del mio amico Chris. Rassegnato allontano la mia mano e mi dirigo verso la porta, prima di lasciare definitivamente la stanza mi volto verso di lei e la vedo mentre cerca di mettere a posto il letto, probabilmente è una scusa per non guardarmi. Mi lascio andare a un sospiro per poi chiudermi la porta alle mie spalle.
I miei movimenti sono meccanici e stizziti mentre cerco di sistemare al meglio il letto, cosa mi è successo? Dov'è finita la Madeleine professionale e dedita al suo lavoro? Come mi sono permessa di lasciarmi andare in questo modo? Mi faccio letteralmente schifo. Questo non sarebbe mai dovuto succedere, continuo a ripetere mentre passo dall'altro lato del letto per poter piegare bene le lenzuola e il piumone. Sistemo in maniera ordinata i vari cuscini e, dopo aver appoggiato una parte del piumone sui guanciali, mi siedo sul morbido materasso mettendo la mia testa tra le mani stringendo alcuni miei capelli tra le dita. Il mio sguardo si posa sulla grande vetrata davanti ai miei occhi e noto che la pioggia, che da tre giorni non smette di scendere, si è affievolita lasciando anche alcune nuvole facciano passare dei raggi solari. Un enorme arcobaleno si estende davanti ai miei occhi, non mi capita spesso di soffermarmi su queste cose, sono decisamente troppo impegnata a dare il massimo nel mio lavoro piuttosto che a soffermarmi su queste piccole cose. La bambina fa un movimento brusco che mi fa sobbalzare sul posto, da quello che percepisco capisco che si è girata completamente per poi fermare ogni movimento.
- Stai comoda ora amore? - dico abbassando lo sguardo sul mio ventre ridacchiando divertita.
Decido di alzarmi anche perché mi sta venendo un leggero languorino, esco dalla mia stanza chiudendo lentamente la porta, percorro tranquillamente i vari corridoi per poter raggiungere la cucina. Tanto il signor Jackson starà consumando il suo pasto nella sua stanza, tento di convincermi scendendo le scale per poter andare al piano inferiore. Quanto mi sono sbagliata. Una volta all'ingresso della cucina noto il signor Tucker e il signor Jackson in piedi accanto all'enorme penisola con dei calici di vino rosso in mano mentre hanno una conversazione. I due, accorgendosi della mia presenza, si voltano verso di me e io automaticamente mi metto sull'attenti per poi fare l'accenno di un'inchino. I due sembrano sorpresi dal mio gesto, in particolar modo il signor Jackson che apre leggermente la bocca per poi scostare il suo sguardo dal mio. Mi guardo attorno e noto che è avanzata un po' di carne nella padelle, senza pensarci due volte recupero un piatto fondo e una forchetta. Metto gli avanzi all'interno del piatto e, dopo essermi appoggiata al piano cottura con la schiena, inizio a mangiare i bocconcini di pollo. Si sono raffreddati ma nonostante questo è ancora buono così non me ne curo più di tanto. Dei passi frettolosi mi fanno uscire dal mio stato di trans e, quando alzo sguardo, noto il signor Beard e il signor Whitfield entrare nella stanza prendendo fiato. Il signor Jackson appoggia delicatamente il bicchiere di vino sulla superficie in legno per poi avvicinarsi alle sue guardie del corpo con passo calmo.
- Javon, Bill che succede? - domanda il mio capo con calma.
I due prendono fiato per poi rimettersi dritti.
- Signore, c'é qualcuno che sta cercando di entrare a Neverland - dichiara il signor Beard.
Io spalanco gli occhi leggermente sorpresa, sarà probabilmente qualche fan.
- E' una donna, ben vestita e sembra avanti con gli anni, sta minacciando di scavalcare i cancelli se non le facciamo vedere Madeleine - continua il signor Whitfield puntando lo sguardo su di me.
Sorpresa più che mai spalanco la bocca, chi potrà mai essere? I due amici mi guardano sorpresi quanto me e l'ansia inizia a crescere.
- Madeleine, vieni con noi. Dovresti dirci se conosci quella donna - dice il signor Whitfield avvicinandosi a me.
Leggermente scossa mi limito a seguire i due uomini fuori dalla stanza lasciando stare quello che doveva essere il mio pranzo sul piano cottura. Arriviamo a una stanza nei sotterranei della villa e solo in questo momento mi accorgo che anche il signor Jackson ci ha seguito. La stanza in cui siamo in questo momento è parecchio cupa e l'umidità mi entra nelle ossa. Non curante lascio perdere e ci dirigiamo di fronte a degli enormi monitor di ultima generazione posizionati su una scrivania abbastanza vecchia e rovinata. La luce degli schermi è abbagliante, essendo le uniche fonti di luci presenti nella stanza. Una volta che metto a fuoco ciò che ho davanti mi chino leggermente verso i due schemi, noto che vengono riprese varie stanze all'interno della villa, il signor Whitfield indica con un dito la telecamera che devo osservare. I miei occhi raggiungono il punto indicato, prima mi irrigidisco per poi rimettermi dritta senza mostrare la minima emozione. Sento la presenza del signor Jackson sempre più vicina e una sua mano si posa sul mio braccio.
- Allora? La conosci? - mi domanda dolcemente ma allo stesso tempo con una punta di curiosità.
Mi lascio andare a un sospiro voltandomi leggermente verso di lui, l'unico rumore che si sente in sottofondo sono le grida di quella donna che conosco fin troppo bene. Li scruta il mio viso mostrandosi tremendamente serio.
- Si, é mia madre - affermo senza mostrare una minima emozione.
(Fa che mi calcolino.. Fa che mi calcolino.. Fa che mi calcolino)
**cof cof**
Eccovi qua!! Spero che mi consideriate lol.
Sono qui per dirvi che, siccome non sclero abbastanza, ho creato una storia che si chiama "Scleri da Moonwalker". Spero che ci passiate, magari per farvi una risata (anche più di una) insieme a me!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima
Susanna_ Scrive
**Trailer della storia**
https://youtu.be/S1KRPNUaAiQ
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