Capitolo 24

Ci siamo seduti in una panchina di fronte al carosello, è notte fonda ormai e la luce delle giostre basta e avanza per poter vedere chiaramente cosa c'è intorno a noi. Sto ancora piangendo anche se in silenzio, non ne ho idea di che cosa sia appena successo ma so solo una cosa, ho fatto una grande figuraccia davanti a Michael Jackson. Che cosa penserà di me? Mi domando non riuscendo a staccare gli occhi dai ciottoli che compongono il piazzale. L'uomo al mio fianco è in silenzio come me, probabilmente sta pensando a quanto sono esaurita. Mi porto le mani sul viso, la devo smettere di frignare! Faccio un lungo sospiro per poi appoggiare la schiena alla panchina alzando gli occhi al cielo. Il mio capo segue tutti i miei movimenti con gli occhi senza dire una parola. Ritorno composta e i miei occhi finiscono nuovamente sulla giostra di fronte a noi. La voce di mia madre mi opprime la mente, la sento che mi rimprovera. Tutto questo è così sbagliato e così diverso che mi fa paura. Possibile che una persona possa influenzarti così tanto? Beh probabilmente si. 

- Mi dispiace - mi esce spontaneo.

L'uomo osserva il mio profilo attendendo che io continui.

- Per la sceneggiata - spiego abbassando il capo colpevole.

Non ho nemmeno il coraggio di incontrare il suo sguardo tanto mi sento in imbarazzo.

- Non ti devi preoccupare - asserisce semplicemente il signor Jackson.

Il silenzio incombe nuovamente su di noi, il mio sguardo per non so quale ragione va in alto verso il cielo, le stelle nonostante l'inquinamento luminoso si possono vedere bene. Il signor Jackson fa la stessa cosa appoggiandosi allo schienale della panchina, anche lui guarda quei puntini luminosi e sembra pensieroso. Voleva semplicemente divertirsi un po' e io, come una stupida ho rovinato tutto, mi sento così in colpa. 

- Sa una cosa? - domando spezzando il silenzio.

Il signor Jackson si gira verso di me e io faccio lo stesso ma solo per pochi secondi, riportando nuovamente lo sguardo al cielo.

- Vorrei che il dolore potesse essere catturato dalle stelle, così da portarlo lontano da qui - inizio scrutando quei puntini che macchino la distesa nera sopra di noi.

Sento l'uomo sospirare per poi riportare lo sguardo anche lui verso l'alto.

- Le stelle possono anche catturare il nostro dolore ma esse sono fisse, il dolore si allontana ma rimane - spiega con una voce che non gli avevo mai sentito fino ad ora.

In preda alla sorpresa mi sollevo dallo schienale e lo osservo, da qui riesco a vedere la linea della mascella squadrata e i suoi occhi leggermente lucidi. La devo assolutamente smettere, sono un completo disastro.  Dopo un sospiro lo vedo alzarsi per poi porgermi la mano aiutandomi, accetto il suo aiuto e faticosamente mi metto in piedi anche io. Mi rivolge un sorriso amaro che mi lascia sorpresa per poi voltarmi le spalle dirigendosi verso la macchinina, subito gli sono dietro e senza dire niente saliamo su di essa. Una volta arrivati davanti all'ingresso mi aggrappo alla macchina sollevandomi e la mano del signor Jackson circonda i miei fianchi accompagnando i miei movimenti, lo ringrazio con un sorriso che lui ricambia. La sua espressione si tramuta nel momento esatto in cui distoglie lo sguardo da me, sempre più mortificata entriamo nell'abitazione e raggiungiamo il piano superiore. Mi accompagna di fronte alla stanza che mi è stata data e sinceramente non mi va di lasciarlo andare senza fare niente.  Sta per andare via ma riesco ad afferrare il suo avanbraccio arrestando la sua avanzata, guarda prima la mia mano per poi puntare gli occhi nei miei, i suoi sono ancora lucidi e delle lacrime sono depositate agli angoli dei suoi occhi. Approfitto ancora per qualche minuto per scrutare ogni dettaglio del suo viso e, dopo aver deglutito nervosamente, lo avvicino a me per poi depositare un bacio forse troppo vicino alle sue labbra. Quando me ne accorgo mi allontano lentamente diventando bordeaux per l'imbarazzo. L'uomo sembra riacquistare magicamente il sorriso e poggia una mano sulla mia guancia destra, questo contatto sta per diventare un'abitudine e ciò mi preoccupa.

- Buonanotte Madeleine - dice mentre sposta la mano sulla mia testa scompigliandomi leggermente i capelli.

Mi divincolo leggermente divertita lasciandomi sfuggire una risata, anche lui viene contagiato e quando la smette si ricompone senza smettere di sorridere. Tento di sistemare la mia chioma ma a quanto pare si sono formati dei nodi sulla nuca, in questo momento sembrerò un nido ma non voglio pensarci più di tanto.

- Buonanotte anche a lei - rispondo ricambiando il suo sorriso.

Lui fa un cenno con la testa per poi proseguire lungo il corridoio, quando sparisce dalla mia vista entro finalmente nella mia stanza. Appoggio la schiena alla porta rendendomi conto di essere stata in apnea tutto il tempo, faccio un respiro profondo per poi liberare tutta l'aria che ho trattenuto nei polmoni. Il mio sospiro esce tremante in preda ancora alle emozioni di questa sera, scuoto la testa e dopo essermi messa il pigiama e aver spazzolato i capelli, punto la sveglia alle 06:00 e mi metto sotto il piumone dorato. Spengo la luce e la prima immagine che mi viene in mente, prima di chiudere gli occhi, è il volto del mio capo anche se non so bene il perché.


Scusatemi per il capitolo un po' più corto degli altri, spero vi sia piaciuto lo stesso! <3 

**Trailer della storia**

https://youtu.be/S1KRPNUaAiQ



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