22. «Mi sono innamorato»

L'avere un cliente fisso ogni santo giorno, all'inizio, sembrava una benedizione del cielo per Jimin. Le entrare aumentavano, i soldi che riusciva a metter da parte erano un po' di più e non avrebbe mai pensato che prima o poi sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe odiato anche solo il vedere il volto di Sung Lee davanti la sua porta «Anche oggi qui?»

La voce stufa e svogliata si fece sentire, motivo per il quale l'uomo si accigliò e velocemente si fece spazio per entrare in casa «Non capisco il perché tu ancora ti sorprenda» gli rispose Sung Lee e Jimin semplicemente gli voltò le spalle, sentendo il rumore dei tuoni in lontananza «Me lo chiedo anche io»

«Dove vai?»

«Devo chiudere le finestre, non vedi che tempo sta arrivando?» gli fece notare, abbassando la maniglia della finestra nel salotto. Aveva già preparato i secchi da porre sotto i buchi del soffitto per quelle maledette gocce che sarebbero cadute da lì a pochi minuti. Non avrebbe voluto anche altri punti dai quali casa sua si sarebbe potuta allagare.

Sung Lee annuì, non staccandogli gli occhi di dosso e seguendolo in ogni suo movimento «Mhh, sì. Poi però poi ci divertiamo»

Jimin lo fissò per un attimo, per poi abbassare lo sguardo nervoso «Non lo so» asserì con un filo di voce ed immediatamente l'uomo si accigliò ripetendo quelle parole e sperando di aver capito male «Non lo so?» ma continuando a vederlo ammutolito, riprese parola «Eh dai, non fare storie, sai che ti pagherò»

Eppure Jimin scosse la testa. Dopo la visita di Yoongi, la sua mente era entrata in una confusione totale «Non è per quello, è che io-» cercò di spiegarsi, ma la presa che sentì sui fianchi da parte di Sung Lee, lo fece sussultare impaurito per un secondo.

Aveva un grande ghigno malizioso in volto, sembrava avesse interpretato quella resistenza da parte di Jimin come un gioco perverso «Vuoi giocare, oggi?» inclinò la testa in avanti per baciarlo «Va bene, facciamolo»

«No, fermo» ma il biondo fu veloce a respingerlo, districandosi dalla presa ed allontanandosi di qualche passo, facendo restare Sung Lee a mani vuote.

«Che cos'è questa novità?»

«Non voglio più farlo» asserì Jimin, incamminandosi per la stanza, alla ricerca delle proprie scarpe. Era stufo, stufo di quella vita, stufo di dover sopravvivere, stufo di precludersi la felicità solo per paura di provare a buttarsi nuovamente.

«E di cosa vorresti vivere di preciso?» gli chiese l'uomo e la testa del biondo virò di scatto nella sua direzione sbuffando un sospiro stupito.

«Seriamente stai virando il discorso su ciò?»

«Lo sai anche tu che senza i miei soldi non potresti vivere»

«Io-troverò un modo» era sicuro che Yoongi ed Hoseok lo avrebbero aiutato. E se così non fosse stato, bene, avrebbe cercato altrove, dove il suo cuore lo avrebbe portato. Se il cambiamento non fosse partito da lui, nessun altro lo avrebbe potuto fare al posto suo. Ed era l'ora di provarci.

«Ma che sciocchezze ti stanno passando per la testa?»

«Magari fossero sciocchezze» rise amaramente Jimin, infilandosi l'ultima scarpa e rimettendosi dritto. Afferrò poi la prima maglietta che gli capitò a tiro e soprattutto, la cosa più importante, il bigliettino lasciato da Yoongi con un indirizzo ben preciso.

Sung Lee si accigliò, aveva la linea delle labbra piatte, nessun segno di divertimento «Non penso di star capendo»
E così una volta per tutte Jimin lo fissò, fermandosi dal fare qualsiasi cosa e gli disse «Mi sono innamorato»

Per un attimo calò il silenzio, nessuno si mosse, nessuno respirò. Fino a quando l'uomo con qualche grande falcata non lo raggiunse, strattonandolo da un braccio «Ti sei innamorato...» ripeté «smettila di dire stupidaggini»

Ma Jimin non è che avesse comandato quel sentimento, era successo e basta. Non avrebbe più potuto negarlo «È vero, è tutto vero»

«Suvvia Jimin, stiamo perdendo tempo»

«Sung Lee» lo richiamò, adesso con voce ferma e decisa. Aveva preso la sua decisione.

«Cosa?»

«Torna dalla tua famiglia per una volta. Io andrò dalla mia»

Il cielo era nero, ovunque, anche ponendo la maggior attenzione possibile, nessuno avrebbe trovato una fetta di cielo azzurro. E di fatti, la pioggia cadeva a cascata dal cielo. Le pozzanghere erano già ben evidenti sulla strada e lungo i marciapiedi. Circolavano poche macchine, tutti di ritorno da lavoro. E così anche Yoongi e Hoseok che arrivarono in quell'esatto momento nel parcheggio del proprio condominio. Il corvino che era alla guida, tirò il freno a mano, spegnendo poi il quadro. Il rumore della pioggia crebbe anche di più «Aspetta, faccio il giro con l'ombrello»

Hoseok cercò di farlo desistere. Insomma, qualche passo e avrebbe raggiunto senza problemi l'ingresso «Ma dai, tranquillo, l'ombrello è già piccolo, non fa niente è solo un po' di pioggia»

Yoongi alzò un sopracciglio scettico «Sta diluviando, Hobi, fermati» si sarebbe bagnato tutto e preso un malanno.

«Oh, ma quanto testardo» rispose divertito Hoseok, guardandolo scendere in tutta fretta e fare il giro della macchina, fino ad aprirgli lo sportello «Grazie maggiordomo» scherzò scendendo ed infilandosi sotto l'ombrello.

«Vieni più vicino o ti si bagnerà la spalla» Yoongi gli passò un braccio dietro la schiena, portandoselo più vicino e camminando così stretti stretti, fino ad arrivare al portone del palazzo.

«Aspe', sto cercando di recuperare le chiavi» Hoseok sbordellò il più velocemente possibile all'interno della sua borsa da lavoro, fino a quando non le afferrò «Okay, ci sono» sbloccò così la serratura e la porta si spalancò, permettendo loro di entrare. Yoongi chiuse velocemente l'ombrello ed Hoseok si passò una mano sulla spalla bagnata, mentre rivolgeva malinconico lo sguardo fuori di lì «Strano, il meteo non aveva previsto per niente tutto ciò»

«Sarà un acquazzone passeggero» ribatté allora Yoongi, facendogli un cenno con la testa per dirgli di seguirlo «Forza, saliamo, qui c'è bisogno di una bella doccia calda»

«Sì, certo»

E nel frattempo vi era Jimin che correva sotto quel potente temporale, con la pelle sferzata da continue gocce di acqua ed i vestiti zuppi di pioggia. Ma continuava, resisteva e correva. Non si sarebbe arreso in quel momento, neanche se lo avessero pagato. Era una vita che continuava a ripetersi nella mente come un disco rotto: sarebbe bello avere una vita perfetta, vivere felici, in una propria casa, senza aver continuamente il terrore di poter crollare da un momento all'altro. Sarebbe bello non esser continuamente guardati da occhi maliziosi di pervertiti che vogliono solamente soddisfare i loro "bisogni" con il tuo corpo. Sarebbe bello guardarsi allo specchio senza il bisogno di volersi dimenticare ciò che si è appena fatto e sarebbe bello essere un ragazzo normale, sarebbe bello essere libero, tutto sarebbe risultato più bello rispetto a quello che faceva quotidianamente.

Jimin in fin dei conti non chiedeva tanto, almeno lo sperava anche se stentava a crederci.
Era una vita che cercava di vivere nella tranquillità. Non aveva mai avuto la possibilità di conoscerla ed apprezzarla. Avere una casa, delle passioni, dei passatempi, un vero lavoro, una persona da amare, ricevere amore...Jimin non sapeva cosa significasse averli.

Ma aveva incominciato a pensare che forse era tutto lì, in quella casa dalla quale era scappato. La felicità era racchiusa in quelle quattro braccia che aspettavano solo di stringerlo.

Un suo piede schiacciò in pieno una pozzanghera, facendo schizzare l'acqua ovunque e nel mentre Yoongi premette il tasto numero tre nell'ascensore.

«Cos'è quella faccia?» non vi fu bisogno di osservare Hoseok direttamente o attraverso qualche riflesso casuale, già solo dal sospiro che gli arrivò alle orecchie, Yoongi capì che suo marito avesse qualcosa che non andasse.

«Niente, niente»

«Suvvia parla» lo spronò Yoongi, sapeva non fosse la verità, ormai si conoscevano fin troppo bene per mentirsi a vicenda e di fatti subito dopo un altro potente sospiro lo colse, proprio quando le porte dell'ascensore si spalancarono.

«Stavo pensando a Jimin» affermò. Da quando aveva iniziato a piovere gli erano tornate in mente fin troppe preoccupazioni «Ha il problema delle infiltrazioni d'acqua nel tetto, ricordi?»

«Mhh, come potrei scordarlo» rispose Yoongi, entrando in casa e lasciando le scarpe bagnate lì in un angolino. Hoseok fece lo stesso, seguendolo poi in cucina e chiedendogli «Non si è fatto vivo neanche con te, giusto?»

E Yoongi si irrigidì. Yoongi che era andato a parlare con Jimin qualche giorno prima e che non aveva raccontato niente a suo marito «Te lo avrei detto se così fosse stato» era solo che, se l'esito di quel discorso fosse stato nullo e Jimin avesse deciso di non volerli vedere più, Hoseok si sarebbe risparmiato delle false speranze. Yoongi sapeva di poter attutire meglio il colpo...Anche se esternamente.

«Aspettiamo qualcuno?»

Non sentì nemmeno la voce di suo marito, troppo perso in quei pensieri. Erano giorni che continuava a pensare se dirglielo o no. E oltremodo alle volte si sentiva anche in colpa per non essere andati insieme. Si erano promessi che qualsiasi cosa riguardasse quel ragazzo l'avrebbero fatta in due e non separati, ma intanto Yoongi aveva agito d'impulso ed era andato da Jimin senza pensarci.

«Yoon»

«Cosa?» si riscosse.

«Ti ho chiesto se aspettiamo qualcuno» e fu in quel momento che il suono insistente del campanello arrivò alle sue orecchie ed allora scosse la testa «Teoricamente no» scrollò le spalle, ritrovandosi suo marito a fissarlo con un adorabile broncio in volto.
Aveva già capito «No, non andrò ad aprire» era troppo stanco anche solo per tornare verso l'ingresso.

«E va bene, vado io» roteò gli occhi al cielo Hoseok, sconfitto da quell'immensa pigrizia «Ma siamo proprio sicuri?» domandò nuovamente afferrando a maniglia.

«Di che cosa?»

«Che non aspettiamo nessun pacc-» le parole gli morirono in gola «Oh» solo quella piccola esclamazione gli uscì, continuando a stringere la maniglia e cercando di regolarizzare il proprio respiro accelerato di punto in bianco.

Si chiese se lo stesse immaginando. Forse la stanchezza. Un'allucinazione? I suoi occhi gli stavano facendo vedere Jimin lì davanti a lui. Un Jimin bagnato dalla testa ai piedi, con il fiatone e tremante. Ma pur sempre un Jimin, il suo Jimin.

«H-Hoseok»

«Questo-» balbettò il rosso, girandosi verso suo marito, che tranquillamente scrutava dentro il frigo cosa vi fosse per cucinare quella sera «questo cosa vuol dire?»

E Yoongi, nascondendo il suo sorriso, semplicemente rispose «Che ce l'ha fatta finalmente» e soprattutto che il suo discorso aveva fatto effetto.

Tornò così a guardare il biondo, che capì solo in quel momento di non essersi preparato nessun tipo di discorso che non lo facesse rimanere a boccheggiare lì davanti a tutti. Ed allora semplicemente disse un «Mi siete mancati tantissimo»

«Mio Dio» Hoseok si piegò verso terra, le ginocchia tirate verso il petto e la mano su di esso. Credeva gli potesse venire un infarto da un momento all'altro. Yoongi era abituato a quelle strane reazioni -ovviamente innocue- da parte di suo marito, motivo per il quale rimase tranquillo. Chi si allarmò fu Jimin, che subito si inginocchiò accanto a lui, non sapendo nemmeno dove toccare per paura di poter fare solo più danno «Hobi, cosa non va??»

«Il mio cuore»

«Ti senti male??» ancora più preoccupato, Jimin si decise a sollevargli il volto delicatamente verso di sé ma quel che vide lo sorprese altamente. Un sorriso enorme, uno di quelli che era riuscito a vedere solo sulla nave da crociera.

«Sto esplodendo di felicità» gli rispose Hoseok, beccandosi giustamente uno spintone dall'altro che si alzò infervorato «E dai, cavolo, mi sono preoccupato tantissimo» gli puntò un dito contro. Quello stesso dito che venne afferrato dal rosso, una volta alzatosi «Sei uno scemo» continuò ma l'altro rise e fece scivolare la presa su tutta la mano di Jimin, fino al polso, per poi tirarselo contro.

Jimin non si accorse di nulla, almeno fino a che non si ritrovò così vicino al viso di Hoseok, da poter sentire il suo respiro caldo infrangersi contro la sua pelle congelata dalla pioggia «Anche tu mi sei mancato» continuò il più grande, accarezzandogli il volto ed accarezzando con i suoi occhi ogni angolo di quel corpicino tremante «Ma guardati, sei bagnato dalla testa ai piedi»

«Sono corso qui da voi» sussurrò Jimin. Le labbra erano diventate appena di uno strano colore violaceo.

«Sotto la pioggia?»

«Sotto la pioggia» rispose il biondo con un filo di voce ed Hoseok annuì, spostandogli quelle ciocche bagnate dalla fronte.

«E vorresti restare?»

Il cuore di Jimin batté velocemente, e le sue iridi schizzavano a destra e sinistra negli occhi dell'altro, nella speranza che lo volessero veramente lì con loro «Io... sì, vorrei rimanere qui con voi»

«Allora» fu Yoongi a parlare, richiamando l'attenzione dei due su di sé, appoggiato al bancone della cucina con le braccia conserte. Un angolo della bocca virato verso l'alto ed un mare di emozioni ad inondarlo «Benvenuto»

Angolo della parlantina:

Ci sono riuscita? Ci sono riuscita, piango.
Scusate per il ritardo, avrei voluto pubblicare il capitolo domenica ma non ci sono riuscita, però almeno non ho fatto passare due settimane totali.

Il nostro Jimin ha corso sotto la pioggia, lasciando Sung Lee alla sua triste vita e finalmente direi, è andato da quei due. Sono serviti solo 22 capitoli, BENE. Però, male per voi, ma non è finita qui, anche perché tra le bozze ho almeno la trama per arrivare ad una trentina di capitoli, quindi prepariamoci a tantaaaaa roba.

Mi sembrava giusto in questo capitolo lasciare un pizzico in più di spazio agli Hopemin, per bilanciare in un certo senso il capitolo precedente pieno di Yoonmin.

E niente, spero che vi sia piaciuto e spero di poter scrivere il prossimo al più presto. Baci baci.

ILY-Ely ♥


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