Capitolo 30
Escápate conmigo esta noche bebé.
"I feel it coming out my throat
Guess I better wash my mouth out with soap
God, I wish I never spoke
Now I gotta wash my mouth out with soap"
Canzone capitolo: Before you go // Lewis Capaldi
L'ex principessa dei Cieli andò a riferire al Re dell'Inferno il piano della sua migliore amica mezzo demone per sconfiggere i vampiri, trovandolo sul suo trono ad impartire ordini. Raccontò tutto, ogni sfaccettatura e possibile variazione, aggiungendo che più avanti si sarebbero incontrati tutti per completare ulteriormente il piano per renderlo perfetto.
- Possiamo parlare un attimo in privato? - chiese il Re con un cipiglio in volto, dopo averla ascoltata. La ragazza seppur confusa annuì e lo seguì nel suo studio.
- Senti, so che è presto. So benissimo che tra noi non c'è niente di serio... però tu stai per diventare Regina dell'Inferno, Regina del luogo che io considero casa mia e che lo è a tutti gli effetti. Perciò ti sto per chiedere una cosa molto importante e per me anche difficile. - le confessò mettendosi una mano in tasca e tirandone fuori un cofanetto di velluto nero.
Inginocchiandosi dinanzi ad Aurora.
- No. - pronunciò secca e bianca in volto.
- No? Io non ho ancora... - provò a dire Lucifero rialzatosi alla velocità della luce leggermente innervosito.
- Mi stavi per chiedere di sposarci. È chiaro. - rispose allontanandosi leggermente da lui.
- Aurora, ti rendi conto di tutto ciò che stiamo facendo insieme? Di ciò che io sto facendo per te? - chiese ferocemente posando con forza la scatolina sulla scrivania in marmo mogano.
- Lo so benissimo, ma questa è una cosa troppo grande, un impegno troppo grande che io non posso accettare. - disse lei nella speranza di non ferirlo troppo.
- Non sai abbastanza evidentemente. Tra noi c'è un feeling, talmente forte che sono stato pronto a sfidare Michele per te e a creare una possibile guerra. È quasi un'anno che sei qui troppo poco perché i demoni, nobili e non, ti possano rispettare davvero e credere in te come faccio io. Ti sto per affidare ciò io ho di più caro e tu non mi vuoi sposare. - pronunciò quelle parole con una rabbia che Aurora non aveva mai visto.
Una rabbia che la demone dai capelli argento comprendeva bene, ma lei non poteva dargli ciò che lui chiedeva.
Sapeva che lei non gli aveva dato le stesse cose e che mai gliele avrebbe potuto dare.
Per questo le fece più male fare ciò che stava facendo, o meglio ciò che stava per fare.
Prese la porta dell'ufficio, l'aprì ed uscì di corsa dal regno.
Non poteva rimanere lì sapendo che aveva causato del dolore a qualcuno a cui teneva, di nuovo.
Corse.
Corse più veloce della luce, del vento durante l'inverno.
Sentiva dentro di sé la tristezza, ciò che aveva appena fatto non era perdonabile. Eppure probabilmente Lucifero l'avrebbe fatto, se fosse tornata indietro e gli avrebbe detto 'si'.
- Non tornerò indietro, non su questa decisione. - bisbigliò a sé stessa vagando sola ed infreddolita per il bosco.
***
- Devo andare. - pronunciò una donna facendo avanti indietro fremendo alla vista della persona per cui aveva dato la vita sola.
Non era la prima volta che la vedeva sola e soffrente, sicuramente non era nemmeno la prima volta che soffriva lei stessa nel osservarla.
- Non puoi, non con un corpo tuo tesoro. - disse Edith poggiando una mano sulla spalla della nuora.
- Devo mia Regina. Guarda! - esclamò indicando un punto preciso sotto di loro con gli occhi pieni di lacrime.
- Chandra, non sono più la tua Regina, va a parlargli... Magari ti aiuterà. - propose la donna d'età anziana.
***
Seduta alla riva della cascata che l'ha accompagnata per tutti suoi prossimi diciannove anni Aurora piangeva, si sentiva in colpa per ciò che aveva causato, come sempre.
- Una donna tutta sola in mezzo alla raduna, è il mio sogno da sempre. - ridacchiò qualcuno alle sue spalle, qualcuno che nonostante fosse passato molto tempo lei ricordava bene.
- Chandra. Ho incontrato tua figlia sai? - la saluto monotona la minore.
- Oh. - disse semplicemente Chandra corrungando le sopracciglia.
Non sarebbe dovuto accadere. Pensò tra sé e sé
- Oh? È tutto ciò che hai da dire? - chiese Aurora girando il busto verso la donna dai capelli azzurri.
- Non me l'aspettavo. È molto tempo che non la vedo. - rispose semplicemente avvicinandosi ad Aurora, si abbassò alla sua altezza e spostò le ciocche argento dietro le orecchie in gesti delicato, dopodiché le asciugò le lacrime presenti sulle guance.
A quel tocco la demone chiuse gli occhi sentendosi in pace con sé stessa.
Perché quella donna la faceva sentire tanto bene.
- Che ci fai qui? - chiese Aurora tornando ad osservare il lago, dove l'acqua scorreva tranquilla.
- Sapevo che eri qui, e sono venuta. -
- Perché sono così importante per te? - pronunciò frustrata.
Chandra stette un'attimo in silenzio rimuginando sulle parole della ragazza, alla ricerca di come spiegarle le sue motivazioni.
Prese la giacca di pelle che aveva sulle spalle e lo posò su quelle di Aurora.
Si posizionò dietro di lei e con un elastico legò i lunghi capelli della demone in un chignon disordinato.
- Tu per me non sei importante, tu per me sei tutto, Aurora. Non lo sai, non lo ricordi ma ti prego quando lo farai di non sentirti in colpa, ti conosco troppo bene. So che lo farai. - le disse dolcemente restando dov'era.
Aurora si alzò e le si mise davanti, gli occhi ancora lucidi, le guance rosse dal freddo che pizzicava leggermente, con alcune ciocche fuoriuscite dall'acconciatura.
- Sto per fare una cosa completamente insensata, che però sento di dover fare. - disse la demone convinta avvicinandosi sempre di più alla figlia della Luna.
Chandra si morse il labbro inferiore, non sapeva bene cosa volesse fare Aurora, sperava di saperlo.
Ed effettivamente era così.
La demone poggiò una mano sulla guancia di Chandra e senza che nessuna delle due potesse fare qualche pensiero concreto Aurora baciò l'altra donna.
Lentamente, assaporandone le labbra, con l'altra mano la strinse a sé.
Entrambe avevano gli chiusi, sentendo un sentimento che era stato quasi spento riaccendersi.
Anche Chandra fece il suo passo, stringendo la donna a sé e chiedendole l'accesso alla sua bocca picchiettandola con la lingua, che Aurora non negò.
Andarono avanti per minuti da sembrar interminabili.
Finché quando Aurora stava iniziando a sfilare il vestito a Chandra, essa riconobbe di non potere. Nonostante avrebbe voluto con tutta sé stessa.
- Non posso. - dichiarò con il magone, allontandosi dall'atmosfera che si era creata.
- Tu? È per l'altra donna, l'altra madre di tua figlia? Io-
Chandra la bloccò con un'altro bacio.
- Rora, respira. -
Qualcosa dentro di sé si accese e la portò ad un ricordo.
Un ricordo, che era certa non fosse suo.
Si trovava in un giardino, un giardino curato con delle rigogliose foglie verdi, arancione e rosse: quasi come se in quel posto le stagioni non esistessero.
Fiori di ogni tipo si trovavano attorno ad una Chandra seduta in mezzo ad essi sorridente, con i capelli lunghi fino alle spalle leggermente mossi. Addosso un vestito al ginocchio nero classico.
Sorrideva, sorrideva felice e genuina.
Poco lontano da lei una donna sedeva su una roccia, non riusciva a vederla bene. La vista era sfocata, perciò non riusciva bene a focalizzare la persona.
Dedusse fosse l'altra madre di Alhena, inoltre dalle sensazioni che le dava non poteva non darle ragione.
Emanava forza, sicurezza e potenza già solo dalla postura composta poteva comprendere che aveva ricevuta una rigida educazione.
Un vestito elegante blu notte lungo fino ai piedi, le gambe accavallate, i capelli legati in una singola treccia che partiva da destra scendendo morbida sulla spalla sinistra, le mani congiunte sul ginocchio accavallato... E un sorriso mozzafiato in volto. Certa che seppure non vedendolo, persino gli occhi erano rapiti completamente dalla figura della futura moglie seduta sul prato a raccogliere i fiori.
- Polaris - la chiamò dolcemente Chandra spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre questi svolazzavano leggeri con il fresco venticello.
- Dimmi. - rispose semplicemente questa non spostandosi di una virgola.
Non era molto che stavano insieme, si poteva tranquillamente dedurre dalla timidezza che provava la donna che fino a poco fa si stava baciando con Aurora.
La minore si leccò le labbra in un evidente disagio.
- Ecco, mi chiedevo se ti andasse di raccontarmi la storia della tua nascita, si insomma della grande principessa dall'orsa blu. -
- La Signora della stella Polare. Certo. - acconsentì Polaris. Portando lo sguardo al cielo, che seppur azzurro e lucente con il Sole a scaldarle, rimaneva comunque traccia delle stelle che risplendendo di luce propria si facevano notare con la presenza del Sole.
Chandra si mise comoda sull'erba in attesa che la sua amata le raccontasse com'era nata. Infatti possedeva molti millenni in meno di Polaris ciò la portava a credere nelle favole e storielle, nonostante questo la maggiore delle due donne spesso le faceva notare il suo essere bambina, non appositamente, però si era innamorata proprio di quel innocenza, ingenuità e fragilità che aveva.
Per tale motivo Chandra amava ascoltare Polaris parlare, era un fonte di pura storia, anche se non sempre neutrale, inoltre era un ulteriore modo di entrare nella sua testa e conoscere i pensieri e il vissuto.
Polaris si schiarì la voce ed iniziò il racconto.
- Tu vuoi sapere in particolare la motivazione per la quale il mio simbolo di riconoscimento è l'orsa. Perciò non ti racconterò come sono nata, quello parzialmente lo sai già. Si insomma, te l'avrà raccontato Luna, no? - chiese puntando gli occhi in quelli della fidanzata che annuì incerta.
Sua madre Luna non le aveva mai raccontato niente sulla famiglia reale di Polaris.
- Bene. Dunque dopo la nascita nacquero molte delle altre stelle che compaiono nel cielo che ci ospita, la mia stella fa parte della costellazione dell'orsa minore. Vedi? - si alzò e posizionò al fianco di Chandra in modo da farle vedere quale fosse la sua stella, facendola brillare intensamente. - Nel corso degli anni, delle guerre e degli insegnamenti scherzosamente i miei fidati cavalieri e comapgni mi chiamarono Orsa Polare, - ridacchiò. - Il più grande carnivoro di tutti, l'assassino per eccellenza... Che se viene lasciato stare può essere dolce ed amabile. - sorrise posando una mano sul collo dell'altra donna mostrando la sua pelle diafana in contrasto con alcuni anelli d'oro che portava nella mano sinistra, dove Aurora osservando meglio si rese conto che anche il polso era ricoperto da almeno otto braccialetti.
Chandra allontanò di scatto Aurora che aveva la testa dolente. Non era più così abituata ad entrare nelle menti altrui.
- Fuori dalla mia testa. - sibilò
- Perdonami. Non era mia intenzione... - provò a giustificarsi Aurora ma Chandra la interruppe.
- Non preoccuparti, non ora. Ascolta Aurora, devi tornare all'Inferno, qui fuori sei a rischio. Torna e digli che lo sposerai, ti giuro su ciò che ho di più caro che non accadrà. - Promise allontandosi fino a sparire.
Aurora tacque, si sentiva incolpa e comprendeva il motivo per cui l'altra donna se l'era presa così tanto, ma adesso aveva scoperto che Polaris è la donna cui è legato l'artiglio dell'orso blu mentre a Chandra il lupo viola.
Doveva essere davvero importante per questa donna Chandra se aveva addirittura modicato il suo simbolo di forza e riconoscimento.
***
- Dunque sei tornata per chiedermi scusa e sposarmi? -
L'ex portatrice annuì secca stringendosi nella giacca di Chandra, non le andava a genio ciò che stava facendo ma dcise di fidarsi di quella donna.
Mentre una domanda le ronzava nella testa: Ma è normale pensarti, guardati, toccarti e volerti con me per tutta la vita?
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