Capitolo 23
Fratello mio.
Un'altro mese era volato da quando Aurora e Lucifero si erano dati il loro secondo bacio.
Adesso si poteva dire che stessero in un qualche modo insieme.
Non erano andati a letto insieme né con altre persone, ma solo la presenza l'uno dell'altro li faceva stare bene, quasi a non sentire quel tipo di mancanza.
C'erano stati altri baci, alcuni più intensi altri meno, abbracci, carezze, notti addormentati insieme.
Ma nulla di così eclatante.
Lucifero in stanza possedeva un pianoforte, cosa che quasi nessuno possedeva poiché non interessati.
Ad Aurora mancava suonare, così un giorno mentre quello che lei definiva "fidanzato" era in doccia lei decise di avvicinarsi allo strumento.
Un classico pianoforte a coda nero, che alla ragazza sembrava essere la cosa più bello del mondo.
Passò le dita sopra i tasti senza pigiarli.
Le venne un brivido di freddo, l'ultima volta che aveva suonato era stato in Paradiso.
Le si inumidirono gli occhi, si sedette sullo sgabello e chiuse gli occhi.
Poggiò le mani sulla tastiera e dal modo incui le sue dita si mossero sui tasti generò una musica dolce, ma allo stesso tempo forte.
Sorrise e delle calde lacrime le scesero dagli occhi.
Non era di certo la prima volta che la suonava.
La prima era avvenuta sulla Terra, quando in un locale trovarono un violinista molto bravo e disponile che la lasciò provare.
Provare, sapeva suonare ogni strumento!
Gliel'aveva insegnato la defunta moglie di Gabriele.
Solo che quella volta non era con la sua solita famiglia.
Era con un biondo scuro con gli occhi azzurri.
***
I due angeli avevano deciso di passare un po' di tempo insieme andando in un locale dove la stessa notte sarebbe andato un protetto di Raphael, così avrebbe potuto passare del tempo la sua sorellina dodicenne e controllare l'umano.
Entrarono nel posto non troppo affollato, ad Aurora ricordò quei posti dove si faceva il Karaoke, tanti tavoli, un angolo bar e il palco.
Presero posto ad un tavolo ed ordinarono da bere, la principessa un alcolico ai quali ormai era abituata grazie a Belzebù e Belphagor, cosa che fece storcere il naso all'angelo più grande, mentre Raphael prese un semplice analcolico alla frutta.
- Allora, come ti trovi sulla Terra con un demone ed una strega? - le chiese tranquillo osservandola con attenzione.
- Andiamo Raphael, loro sono la mia famiglia ora. Nonostante tu, Gabe e i Troni rimarrete sempre parte del mio cuore. - rispose l'adolescente con un sorriso bevendo un sorso di Spritz con il Campari, abbastanza amaro per i suoi gusti.
- Non ho detto nulla Auri, semplicemente non amo l'idea che mia sorella sia diventata questo... - la indicò.
- Questo cosa Raph? Io sono chi scelgo di essere. Grazie ai Troni e alla mia famiglia ho potuto conoscere e vedere il mondo con i miei occhi, certo ho ancora molto da imparare e vedere ma non implica che loro mi abbiano condizionata. - aggrottò le sopracciglia la sorella guardando male l'angelo seduto con lei.
- Aurora, mi spieghi che ti prende? - Raphael alzò leggermente la voce sperando di non attirare troppo l'attenzione.
La principessa non rispose solo puntò gli occhi verso il palco con il violinista stava finendo la sua melodia.
Si alzò lasciando Raphael seduto al tavolo nervoso e si avvicinò al violinista.
- Scusa, potrei chiederti un prestito il violino, vorrei suonare una melodia per mio fratello. - gli chiese la ragazza ferma.
Il violinista la guardò con un sorriso di sfida convinto che Aurora fosse troppo giovane per poter comprendere la musica.
- Cara, mi dispiace ma non credo tu sia capace. - le rispose appunto mantenendo il sorriso.
- Se mi lasciasse provare le potrei dimostrare il contrario. - ribatté l'angelo contrariata.
Dopo una breve discussione il violinista decise, con mille raccomandazioni, di lasciarle suonare il suo violino.
Aurora salì sul palco e parlò.
- Buonasera a tutti, voglio dedicare questa canzone ad una persona per me molto importante che mi ha accompagnato qui oggi. Lui non crede che io sia felice, ma io lo sono e anche molto. Quindi mi farò guidare dal violino. - finì sorridente.
Il pubblicò applaudì le luci si fecero soffuse e la principessa dei Cieli mise il violino sulla sua spalla, posò l'archetto sulle corde e si preparò per suonare.
Il violinista la fissava sorridente, aveva visto la tranquillità con la quale aveva preso il violino, la dolcezza con la quale lo aveva posato propria spalla destra, essendo mancina.
Iniziò a suonare piano, leggiadra.
Come ad incidere la sua felicità, finché le notte non divennero leggermente più forti.
Per essere incise nella mente.
Voleva fare comprendere al fratello quanto fosse importante per lei ciò che stava facendo, la sua voglia di libertà e le persone di cui si era circondata.
Teneva gli occhi chiusi, così non si rese conto che suo fratello Raphael stava salendo sul palco iniziando a suonare il pianoforte.
Aurora spalancò gli occhi e si girò di scatto pur non smettendo di suonare.
Le note apparvero sorprese esattamente come lei in quel momento.
Non si aspettava di certo che lui si mettesse a suonare con lei.
Si avvicinò al fratello che le sorrideva felice.
Insieme continuarono una melodia, che non aveva più nulla di ciò che doveva essere all'inizio.
Adesso rappresentava due anime legate dal sangue, dalla dolcezza, dall'amore reciproco l'uno per l'altro.
Finito la canzone, Aurora posò il violino ed abbracciò stretto a sé Raphael.
Che ricambiò immediatamente l'abbraccio.
***
Aurora aprì gli occhi di scatto quando delle calde mani le si posarono sulle sue spalle, mani che avrebbe riconosciuto ovunque.
Si mosse un poco lasciando che la schiena aderisse agli addominali dell'uomo.
- Cos'è successo tesoro? - le chiese tranquillo, accarezzandole dolcemente le spalle.
La demone si toccò le guance e le trovò umide, doveva aver pianto tanto.
- Mi manca Raphael. - sussurrò con voce roca.
Il demone dietro di lei la fece girare e questa trattenne un respiro.
Lucifero era in doccia prima che iniziasse a suonare, dunque era ancora quasi nudo.
Al momento indossava solamente l'asciugamano intorno alla vita, lasciando appunto i suoi pettorali scolpiti in bella vista, i capelli pece ancora umidi spettinati, gli donavano un tocco di classe in più... E gli occhi, gli occhi così simili ai suoi, occhi dove si perdeva nella loro profondità.
- Puoi andarlo a trovare quando vuoi, lo sai. Se hai bisogno potrei venire anch'io. Non sei prigioniera come eri in Paradiso, qui sei la mia fidanzata e sei libera. - le disse irritato dal comportamento avuto dagli angeli.
Aurora sorrise al compagno, era felice che lui provasse quel bene verso di lei da accompagnarla anche con la fazione nemica.
Si alzò in piedi e lo baciò dolcemente sulle labbra.
- Grazie Lucifero, per me è molto importante. - lui sorrise ed annuì allontanandosi per vestirsi.
La demone lo guardò vestirsi mordendosi il labbro.
- Lu, esco. - gli disse, sapeva che non avrebbe dovuto aggiungere altro gli baciò la guancia e corse fuori.
Lui scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo, era una ragazza così insicura a volte, ma lui le teneva lo stesso.
Era diventata quasi necessaria per lui, non sapeva che avrebbe fatto senza di lei.
La demone camminò velocemente diretta verso l'esterno dell'inferno.
Arrivata nel Tempio di Rose rimase un attimo a fissare quel simbolo.
Sospirò triste pensando ancora a Chandra.
Figlia della Luna.
Chissà che significa davvero.
Chiuse gli occhi e immaginò il luogo dove voleva andare, era ancora indecisa.
Ma alla fine scelse il luogo dove aveva conosciuto Lucifero, la cascata.
Riaprì gli occhi e si ritrovò li, sorrise e chiamò mentalmente il fratello.
Si sedette alla riva della cascata, tolse le scarpe con il tacco, mise gambe all'interno dell'acqua gelida.
Sentì un battito d'ali alle sue spalle, sentendo la presenza di Raphael. Girò un poco il busto per sorridergli, indossava un pantalone largo e una camicia entrambi bianchi, con delle semplici scarpe ai piedi.
Lui le regalò un sorriso, facendo finta di non vedere il vestito lungo fino a metà coscia rosso sangue.
- Ciao sorellina. - si sedette anche lui accanto a quella che credeva essere ancora un'angelo.
- Ciao Raph, come va lassù? - chiese Aurora facendo finta di nulla.
- Tutto bene, alla grande! - finse anche lui, non volendole raccontare ciò che stava accadendo realmente in Paradiso.
Di Michele che si era eletto Re, dei Troni che erano spariti, del caos che si era creato per un periodo, e che in parte stava continuando, in Paradiso.
Finse, e si sentì molto male nel farlo. Ma lei era una fuggitiva adesso, ed ancora non sapeva che stava nella frazione nemica alla sua.
- Raphael, fratello mio, c'è una cosa di cui ti vorrei parlare. - iniziò la demone osservando il l'acqua.
- Dimmi sorellina. - rispose semplicemente l'angelo guardandola curioso.
Lei prese un profondo respiro e parlò.
- Ci avrebbero trovati a breve, quindi io e Belzebù ci siamo dovuti separare. - iniziò
Raphael si sentì sollevato del fatto che lei non fosse più con un demone, gli dispiaceva, ma stava decisamente meglio di prima ed era pronto a consolarla.
Non sapendo che stava arrivando la parte peggiore del discorso.
Ma soprattutto non sapendo che una presenza alle loro spalle, nascosta tra la
- Dunque, ho trovato un'altro modo per nascondermi, che con l'aspetto come avrai notato non mi ha cambiato come accadrebbe normalmente. Sono dovuta diventare una demone. - continuò a fatica Aurora e l'angelo al suo fianco rimase gelato da quelle parole.
- Aurora ma che stai dicendo? - sussurrò Raphael terrorizzato a quelle parole.
- La verità. - disse immediatamente anche lei.
- Dunque era anche vero che Michele ti ha visto con Lucifero, ci hai traditi tutti. -
L'angelo curatore scattò un piedi allontanandosi velocemente dalla sorella, preoccupato per la sorte dei suoi veri fratelli.
- Io non ho tradito nessuno Raphael! Sai ciò che mi hanno fatto... - da prima nervosa divenne delusa, triste.
Sperava che suo fratello comprendesse realmente le sue azioni.
- Raphael. - lo chiamò una voce vicino a loro.
- Lucifero. - lo salutò l'angelo schifato.
Il Re dei Demoni si avvicinò alla sua ragazza, stringendole la mano una volta accanto a lei.
- Te l'avevo detto che dovevo venire anch'io - sussurrò il Re all'orecchio della ragazza facendole alzare gli occhi al cielo.
- Piantala, se non l'avessi notato siamo un po' in una situazione di merda. - rimproverò il fidanzato la demone.
- Lo so che sei in una situazione di merda, per questo ero venuto a cercarti tesoro. - la scimmittò il demone.
- E come potevi saperlo, sentiamo? - tolse la mano da quella di Lucifero e incrociò le braccia al petto.
- Sensazioni mia cara Aurora, sensazioni. - le rispose ovvio.
- Santo Padre... - sussurrò Raphael con bocca ed occhi spalancati.
Non si aspettava nemmeno Lucifero così amichevole con Aurora, ricordandolo un manipolatore bastardo.
I due demoni si bloccarono, essendosi quasi dimenticati di Raphael troppo intenti a battibeccare.
- Angelo sta al tuo posto. - lo guardò male Lucifero avvicinandosi a Raphael.
- Lu, torna qui. - gli disse dolcemente Aurora abbracciandolo, il demone si irrigidì leggermente per la presenza dell'angelo al loro fianco.
Raphael li osservava confuso e curioso.
Ma sua sorella sembrava così felice.
- Tu stai bene con lui? - chiese appunto il curatore.
Aurora annuì stretta ancora al petto del suo Re, anche Raphael annuì silenzioso lanciando un'occhiata a quello che una volta era il più lucente degli angeli.
- Va bene. Non ti prendonerò per ciò che hai fatto alla corona, ma sono felice che tu stia bene. Anche se implica essere una demone e stare con lui. - concluse Raphael indicando Lucifero.
- Grazie fratello. - disse la demone rivolgendogli un dolce sorriso.
- Ma non comprendo come il tuo corpo sia rimasto lo stesso. - chiese pensieroso il biondo.
- Si Aurora spiega a Raphael come sei diventata una demone. - la incoraggio Lucifero staccandosi da lei e sorridendo con finta malignità, pur essendo contento di metterla in difficoltà.
Lei alzò gli occhi al cielo e poi con il sorriso più dolce ed innocente che potesse possedere raccontò.
- Ecco, semplicemente siccome non potevo certo chiedere a Michele di cacciarmi dal Paradiso, ho trovato un metodo alternativo... Il quale consisteva nel dissanguarmi. Motivo per cui il mio aspetto è mutato veramente poco, come ti dicevo prima. - finì.
Raphael era sul punto di svenire.
Si avvicinò ad Aurora velocemente e le tirò una leggera sberla sulla testa per rimproverarla.
- Ma sei impazzita! - le urlò.
- No, solo era il modo migliore per nascondermi. - si difese la demone.
- Io vado cara, te la caverai benissimo. - salutò Lucifero per poi sparire velocemente, non prima di avere sentito la fidanzata ringhiare la parola traditore.
Rimase sola con Raphael, il quale era stanco e spossato dalle informazioni ricevute, era una persona che metabolizzava con calma ogni informazione ricevuta e né aveva ricevute troppe quel giorno.
Le diede un bacio sulla fronte, spiegandole che si sarebbero rivisti più avanti e che per lo meno era contento che fosse viva.
Aurora sospirò.
Che giornata.
***
La presenza corse in Paradiso, attraversò volando parecchie nuvole fino ad arrivare alla famosa Reggia dove oltre essere rinchiusa Aurora quando viveva ancora lì, viveva il grande e potente Padre di tutti gli Angeli.
Entrò dentro correndo, attraversando il lungo corridoio bianco arrivando all'ultima porta, l'aprì e né percorse le scale fino ad arrivare alla sala principale della casa del Padre.
- Michele figlio mio, sei tornato. Che hai scoperto? - chiese il padre seduto comodamente su una poltrona sorseggiando una strana bibita.
- Padre, Raphael è ancora in contatto con Aeriel! Potremmo scoprire tutto! - esclamò entusiasta Michele.
- No. - negò il Padre vigorosamente.
- Come Padre? È ciò che attendiamo da quando è scappata, se mi lasciaste parlare con Raphael... - Michele venne brutalmente interrotto dal Padre che frantumò un bicchiere con una parete.
- Ti ho detto di no. Esci, e dimentica tutto ciò che hai scoperto oggi. - urlò l'uomo dai capelli bruni.
Michele uscì come un automa dalla stanza e il padre ancora furente, con i pugni serrati si disse.
- Io e Polaris, ci odiamo. Ma nessuno dei due vuole che gli venga fatto del male. È la seconda cosa che abbiamo in comune. O forse ormai l'unica... - terminò nostalgico lasciandosi cadere sul pavimento.
Ed ancora non lo conosciamo bene.
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