Capitolo 22
Love, love, love.
// Canzone capitolo: Arcade, Duncan Laurence.
Le primi luci dell'alba penetrarono dalla finestra della stanza di Belphagor, illuminando i visi addormentati dei due amici, donando loro il buongiorno ed indicandogli che la mattina stava iniziando.
Aurora si svegliò leggermente infastidita dalla luce, stropicciò gli occhi come una bambina ed osservò l'ambiente circostante non ricordando subito ciò che era successo il giorno precedente.
Non ci volle molto per ricordarlo, la stanza in disordine parlava chiaramente; infatti la notte prima aveva fatto sesso e dormito nella stanza di Belphagor.
Si alzò dal petto muscoloso del demone e si sedette tenendo il lenzuolo ancorato al suo petto e ripensando al giorno prima.
A quella ragazza dai capelli azzurri.
Aveva provato quelle strane sensazioni insieme a lei.
Sensazioni che era convinta di aver già sentito, ma non lo rammentava.
Il demone al suo fianco emise dei mugolii nel momento in cui si accorse che l'amica non era più abbracciata a lui ma seduta.
Così si avvicinò e la tirò leggermente giù, in modo da poterle abbracciare la vita e poggiare la testa sul suo seno.
- Ciao tettona. - boffonchiò il demone facendola ridacchiare.
- Ciao deficiente. - gli sorrise.
Strofinò la guancia contro il petto della ragazza che alzò gli occhi al cielo ma non perse il sorriso.
- Dimmi piccola scansafatiche, perché ieri eri così strana? - chiese il demone con gli occhi ancora chiusi.
- Nulla. - rispose semplicemente lei.
Belphagor aprì un'occhio e la fissò.
Aurora aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Finché una lampadina si accese nella mente dell'uomo.
- Aspetta, tu e Lucifero non vi parlate più come prima. Quasi non vi guardate neanche! Allora dimmi ragazzina, cos'è successo? - realizzò guardandola con una faccia perversa.
Lei tacque e lo guardò apatica.
- Oh oh certo tra voi è chiaramente accaduto qualcosa di succulento, non mentire con me dolcezza. So riconoscere bene queste cose. -
La demone alzò gli occhi al cielo, si alzò dal letto ed andò in bagno.
Aveva bisogno di tempo per pensare visto che Belphagor non pareva essere della stessa idea.
Inoltre Belphagor era un demone particolare, poteva percepire il legame che hanno o avevano due persone. Tramite lei probabilmente aveva sentito che c'era stato qualcosa con il Re, fortunatamente non era riuscito ad approfondire.
Si appoggiò alla vasca con un profondo respiro stanco e racattò una delle maglie pulite che l'amico aveva il vizio, in questo caso positivo, di lasciare in bagno in caso di emergenze.
Poco dopo sentì l'uomo nel letto russare allora decise di aprire l'acqua della vasca. Si sarebbe fatta un bel bagno.
***
Al castello di Esteban regnava il silenzio più totale.
Ma c'era qualcuno molto inquieto.
Una donna dai tratti russi, faceva avanti indietro per la sua camera pensierosa, le mancava l'uomo della sua vita.
Aveva fatto molto sacrifici per la sua principessa e questo aveva comportato di conseguenza ad un allontanamento tra lei ed il suo amore, non doveva essere così all'inizio.
Lei doveva aiutarla e dirigerla per ancora molto tempo, ma era stata furba e aveva immaginato che avrebbero provato ad uccidere qualcuno a cui teneva, caso volle fosse proprio lei.
Desiderò con tutta la sua essenza di essere vicino a lui, vicino al suo Maximilien.
La guerriera si maledisse per aver accettato la proposta della principessa, le voleva di certo un bene infinito così come ella voleva ai due sposi, tanto che gli aveva chiesto più volte se davvero volessero aiutarla.
Inutile dire che ogni singola volta loro avevano risposto che finché sarebbero rimasti uniti, nulla sarebbe andato storto.
Si erano gravemente sbagliati entrambi.
Si rimproverò mentalmente anche per aver permesso al fratello di suo marito, Maël di andare dalla principessa.
Aveva lasciato delle chiare istruzioni da seguire ad ognuno di loro, pianificando passo per passo ogni sfaccettatura possibile ed immaginabile.
Era una donna più che previdente.
Il compito di Maël nella normalità sarebbe stato quello di proteggere la principessa, nonostante fosse benissimo in grado di farlo da sola.
Ma con questo piano, in questa situazione, doveva badare da distante alle figlie della loro signora, non era così difficile.
Una era da un padre, una dall'altro e la maggiore dalla nonna... Per lo meno fino a qualche anno prima.
Il loro nemico né aveva approfittato dell'assenza della signora per rapirne una figlia, ma era certa che appena l'avrebbe saputo sarebbero stati tutti nella merda.
Si morse forte il labbro.
Sapeva anche che Marte aveva parlato ad Aurora quando era ancora un angelo, del rapimento della giovane, ma Aurora non sapeva e non poteva ancora comprendere, troppo assopita nel suo nuovo io.
Fanculo.
Si vestì in fredda con un jeans e una camicia. Entrambi blu, doveva parlare con suo marito, sapeva di non potere ma ormai era tutto incasinato, facendo così magari avrebbe dato un aiuto.
Mise un cappello con la visiera e con nonchalance si diresse nella sala del teletrasporto che spesso era disattivata.
Dopo che la principessa aveva ordinato di non usarlo tranne che in casi di estrema necessità.
Entrò nella stanza dalle colorazioni cobalto e si posizionò sopra la testa dell'orso incisa nel pavimento.
Maximilien.
Pensò e una potente ondata d'energia gialla l'avvolse portandola direttamente al tempio di Rose.
Ridacchiò posando lo sguardo sull'impronta sotto i suoi piedi.
Dopodiché iniziò il suo lungo cammino verso la meta.
***
Aurora aveva finito il suo bagno, tecnicamente erano passate tre ore, era rimasta dentro a lungo.
Aveva pensato e ripensato a cosa avrebbe fatto con Lucifero.
Si rilassò del fatto per il momento Michele non fosse un problema immediato, soprattutto perché quello che si era proclamato Re dei Cieli, cosa che lei non sapeva, aveva altri piani per la testa nonostante lei rimanesse il principale.
Indossò un'altra maglia del demone ed uscì dal bagno puntando d'istinto gli occhi su Belphagor, il quale era sveglio e seduto nel letto con il lenzuolo a coprirlo dalla vita in giù.
- Scusa, per prima. Ma so che è successo qualcosa e non voglio inserirmi nella tua vita se tu non lo vuoi, ma vorrei essere presente e poterti consigliare. - le disse il proprietario della camera serio ed Aurora annuì comprensiva, non aveva visto tale questione da quel punto di vista, dopotutto la maggior parte delle persone a cui teneva erano ora ben lontane.
- Hai ragione. Solo non sono più abituata ad essere circondata da persone che mi hanno sempre conosciuto, dunque negli ultimi tempi ho preferito tenermi determinate cose per me... Dimenticando che tu per me ci sei sempre stato o quasi. -
Entrambi a quelle parole si sorrisero spontaneamente.
- Quindi... - iniziò il demone.
- Quindi io e Lucifero ci evitiamo perché ci siamo baciati, sotto le stelle. - confessò infine con un sospiro, una parte di sé si sentì meglio.
- Ah! Lo sapevo io, te l'avevo detto tesoro! - esclamò saltando sul letto completamente nudo, lasciando sconvolta la ragazza.
- Piccolo infido demone! Mi hai mentito! - urlò salendo sul letto ed iniziando a prendersi a cuscinate con l'amico.
Aurora riservò a Belphagor una serie di insulti poco raccomandabili sia per un uomo che per una donna, finché qualcuno non spalancò la porta cogliendoli nel fatto, facendo gelare entrambi, una più dell'altro.
***
La guerriera era finalmente arrivata in Spagna, non conosceva precisamente il luogo, aveva letto qualche cartello di qua e là.
Non che leggerli cambiasse qualcosa.
Non conosceva posti come quello, c'era finita perché aveva seguito l'istinto.
Istinto che la stava portando dal suo amore.
Arrivò in una grande piazza e per quanto sapesse che l'aspetto di Maximilien fosse diverso da quello di nascita, aveva convissuto pure con quello.
Purtroppo conoscendolo aveva cambiato ancora.
Chiuse gli occhi e lo sentì.
Funzionava così a volte, quando un legame era potente, le due anime si sarebbero sempre sentite, ascoltate ed amate a vicenda.
Potevano essere due anime, di due amanti.
Potevano essere quattro anime, di fratelli e sorelle.
Potevano essere quattordici anime, di un intera famiglia.
Ma più il legame era forte, più si sarebbero sentite.
Aprì gli occhi e guardò in un punto preciso dove un uomo biondo scuro e occhi verdi stava parlando con ragazzo giovane.
Gli starà dando consigli sul sesso o su come rimorchiare, mi ci gioco il matrimonio.
Si avvicinò in silenzio arrivandogli alle spalle, pur non riuscendo a togliersi il sorriso dalle labbra.
- Signorino, le sta dando lezioni private quest'uomo? - chiese al ragazzo che sbiancò e scappò via. Lei fece una faccia finta delusa e poi posò lo sguardo sul suo uomo che stava contemplando la figura della donna che aveva davanti.
- Anastasia. - la salutò con voce leggiadra, gli occhi brillanti e un sorriso... Un sorriso che lei sognava ogni notte.
- Maximilien! - gli saltò fra le braccia.
Quattro lunghi anni erano passati dall'ultima volta che i due si erano visti, ma il loro amore era rimasto invariato.
Si strinsero come se non si vedessero da millenni aspirando ognuno i profumo dell'altro, infine dandosi un lungo bacio.
- Amore mio... Mi sei mancata così tanto. - le disse lui facendola sedere su di sé.
- Anche tu e per quanto mi piacerebbe essere qui per piacere, sono portatrice di cattive notizie stella mia. - gli rispose spostando una ciocca di capelli dal viso dell'uomo, dato che li portava abbastanza lunghi per i suoi standard.
- Cos'è successo? Qualcosa al Re? - chiese allarmato.
- No, ma alla figlia della principessa. La principessina Ilia, è stata rapita. Marte ha provato ha parlarne con Aurora ma... - si bloccò lasciando intendere ciò che pensava.
- Merda. Se lei sapesse ci ucciderebbe. Prima quel deficiente di mio fratello e poi me per averlo appoggiato. - ringhiò irritato, sapeva che Maël avrebbe combinato guai seguendo la loro principessa.
- Max, sono qui perché pensavo che potresti scoprire qualcos'altro di grosso e parlargliene tu di persona. Magari potrebbe attivarla. - propose la donna riferendosi alla principessa.
- Potrebbe. Nastia, ti prego di porre attenzione in tutto ciò che fai. - lei annuì e si alzò intenta ad andarsene.
- Toglimi una curiosità, prima cosa stavi dicendo al ragazzo? -
Maximilien sbiancò, pensava che se lo fosse dimenticata e lui aveva fatto finta di nulla.
Avevo ragione.
Nastia alzò gli occhi al cielo, baciò il marito ed andò via tornando al suo ruolo di fedele guerriera della Corona.
***
Aurora scese immediatamente dal letto seguita dal Belphagor che avvolse la parte inferiore del corpo con un asciugamano lasciato su una sedia la sera precedente.
Davanti a loro gli occhi glaciali del primo demone li osservavano furenti di odio e rabbia.
Si, in fondo gli piaceva Aurora. Qualcosa di platonico però. Nonostante ciò non voleva che qualcuno la toccasse.
- Potreste piantarla con tutto questo rumore? - chiese retorico in maniera acida e fredda.
La demone si sentì come nuda davanti ai suoi occhi.
E per poco non lo era in realtà.
Nessuno dei due fiatò.
Il Re li guardò ancora pochi istanti dopodiché richiuse la porta e andò via.
Nervoso e frustrato da questa nuova sensazione mai provata.
Perché a lui diamine.
Ma la risposta era proprio sotto i loro nasi, solo che come Aurora non erano pronti ad accoglierla.
- Lucifero, Aspetta! - si sentì chiamare il demone dalla ragazza che in Paradiso aveva preso il suo posto.
Lui la ignorò completamente continuando il suo percorso, quando lei con un salto non lo superò atterrandogli di fronte.
- Lucifero. - lo richiamò ancora la demone usando un tono dolce. Si stupì era così simile alla sua versione angelica.
- Cosa vuoi ancora Aurora? Non ti è bastato umiliarmi così? - chiese ferito, mostrando però collera alla demone che non demorse.
- Mi piaci. So cosa può sembrare con Belphagor, ed è in parte è vero. Siamo andati a letto, lo facciamo da qualche anno a questa parte. Ma con lui non ho mai provato quel feeling che ho sentito con te. Andiamo la prima volta che ti ho visto sembravamo vecchi amici, mi vuoi davvero dire che non era nulla? -
Lucifero era in silenzio rimuginando sulle parole appena dette dalla giovane.
Alcune erano belle e gratificanti, altre più dolorose da accettare.
Fece dopo tanto tempo, la prima cosa che gli disse il cuore.
Prese Aurora per i fianchi e la baciò.
***
Nastia stava tornando al castello, nella speranza che nessuno sapesse dov'era andata.
Ma la principessa aveva educato bene suo fratello a succederla, così come aveva fatto con le sue tre figlie.
A sua volta, il fratello lo fece con i suoi di figli.
Figli che il quel momento era sul balcone vicino alla sala del Trono nelle loro divise: una rossa e l'altra nera.
- Fratello, che né pensi? - chiese Idris, uno dei due gemelli di Kyle, indicando con la testa la donna che stava rientrando.
- Nulla ancor gemello. Non siamo certi che sia tradimento. - rispose Atlas, mentre un ghigno gli spuntava sul volto.
- Be' se fosse tradimento Atlas andrebbe punita. - Idris guardò complice il fratello, normalmente era più diligente, ma era giovane. Non sapeva ancora riconoscere certe cose.
- Vero. Perché non andiamo a controllare? - chiese l'altro, dando man forte al gemello.
- Perché non vi fate i cazzi vostri e tornate nelle vostre stanze? - chiese una voce che conoscevano molto bene.
La cugina dai capelli viola era dietro di loro, poggiata sul fianco destro allo stipite della porta e le braccia incrociate sotto il seno.
- Cugina! - esclamarono entrambi contemporaneamente.
- Mia madre si fida ciecamente di lei. Se si è mossa o mia madre ha escogitato qualcosa dove lei doveva muoversi oppure miei cari gemelli ci sta aiutando.
Non saremo umani, ma tutti abbiamo un cuore. - li rimproverò severa con un sopracciglio alzato.
In quel momento si sentì così simile a sua madre...
Fyza, che preferiva farsi chiamare con il suo secondo nome ovvero Alhena, era la prima figlia della famosa orsa.
Non conosceva il piano della madre, anzi, per assurdo aveva scoperto solo metà degli anni dopo la sparizione della madre della reale situazione.
Non erano per niente in buoni rapporti, ma anche se non sempre, sapeva che sua madre aveva buone ragioni per fare ogni passo.
Si fidava e nessuno poteva impedire a sua madre di interrompere il suo piano, a costo di mettersi in mezzo lei.
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