Capitolo 21

L'Impronta.

Il Re era ancora nella sala del Trono, scosso dai suoi pensieri e dal ricordo della defunta moglie quando decise definitivamente di andarsene a letto.

Arrivato in camera di tolse il completo che indossava ogni giorno, posò la sua spada di vibranio nero e buttò un'occhio all'orario.

5:00 AM

Tra sole due ore si sarebbe dovuto alzare per cominciare una buona giornata noiosa e monotona.

Raramente le sue giornate variavano, forse l'unico giorno diverso negli ultimi trent'anni era stato quando Marte era andato a trovarlo.

Marte, che tipo. Pensò l'uomo.

Sua figlia provava uno strano amore verso Marte e Mercurio.

Non negò mai nulla, mica andavano a dar fastidio a lui. Chiunque poteva fare ciò che più desiderava anche uccidere.

Si fece una doccia, mise solo un pantalone di seta e con un sospiro raggiunse il proprio letto.

In tutti quegli anni dove la moglie era mancata lui non aveva mai cambiato nulla della stanza, non aveva nemmeno tolto i vestiti della donna dal proprio armadio.

Stessa cosa aveva fatto sua figlia quando le era morta la moglie.

- Ah figlia mia. Siamo così simili, forse tu sei più forte di me, sei andata avanti. - si disse l'uomo stendendosi sul letto con un braccio dietro alle spalle.

Fissava il soffitto in silenzio, ripensando alle parole dei suoi nipoti, ricordava ancora sua figlia svelò che Ezra era incinta di Kyle.

Sua figlia odiava Ezra.

Ma vide in lei un notevole cambiamento che le fece cambiare idea, rammentò anche delle gravidanze di sua figlia e di quelle della moglie.

Un grosso sorriso divertito apparve sul suo volto quando ricordò la gravidanza di sua moglie Edith.

Erano mesi che Edith stava male e lui che le andava dietro in ogni singolo passo e movimento.

Chiesero consiglio e scoprirono una notizia per loro meravigliosa.

La sua Regina era felicemente incinta.

Stette male per tutta la gravidanza, tra nausee, gusti diversi, mal di testa e debolezze varie.

Ma il giorno più divertente di proprio quando a questa si ruppero le acque.

Un'altro sorriso spontaneo spuntò sulle labbra dell'uomo.

- Esteban? Esteban! - urlò la donna e lui accorse verso di lei.

Si trovavano sulle sponde del fiume che passando per i campi dei sudditi li irrorava.

- Che succede tesoro? - le chiese con una leggera preoccupazione mentre tornava a riva.

- Esteban. Mi si sono rotte le acque! La piccola nascerà a breve! Lo sento. -

La donna che di solito era sempre rilassata e positiva aveva in volto una maschera di negatività e paura.

- Edith, luce dei miei occhi, andrà bene. - le baciò la fronte e prendendola in braccio come si fa con le spose la portò nel castello, dove faceva domande a raffica.

Probabilmente non l'aveva mai vista così agitata. Mai, nemmeno quando i figli stavano per perdere la vita.

Sospirò.

Era triste essere così solo.

Era felice perché aveva avuto altri nipoti, nuovi familiari... Ma d'altro canto gli mancavano le persone che se n'erano andate.

Andrà tutto bene. Si disse.

Con quei pensieri finalmente riuscì a chiudere gli occhi, con il pensiero dei loro morti e vivi riuniti.

Se solo si potesse fare.

***

All'Inferno Lucifero aveva riaccompagnato Aurora nella sua stanza, senza dire una benché minima parola, facendosi compagnia solo con la presenza l'uno dell'altro.

Nemmeno la ragazza aveva pensato a dire qualcosa.

Per la prima volta nella vita di entrambi si trovavano in un più completo imbarazzo.

La mattina, ovvero nemmeno quattro ore dopo che i due si erano lasciati era già ora di colazione ed Aurora dovette alzarsi: iniziava una specie di allenamento con Belphagor, sapeva esattamente cosa comprendesse, l'amico non gliel'aveva voluto dire.

Non aveva nemmeno voglia di vedere il Re, ma chiaramente non poteva farne a meno.

Non dopo il bacio di ieri sera.

Andò nella sala del Trono sedendosi al solito posto. Tra Belphagor e un demone che raramente vedeva e di cui perciò non aveva ancora compreso il nome.

- Buongiorno principessa - la salutò Belphagor nello stesso istante in cui entrò Lucifero.

Il Re dei Demoni osservò a lungo con freddezza i due prima di accomodarsi al suo posto.

- Sire. - dissero contemporaneamente Belphagor e Aurora. Ciò portò lo sguardo del demone ad essere se possibile ancora più insistente.

Belphagor si avvicinò di più ad Aurora e le sussurrò all'orecchio che aveva sentito suo fratello Belzebù tramite lettera, ciò  portò tutta l'attenzione della demone sull'amico.

La ragazza lanciò un'occhiata di intesa alla guarda e solo dopo aver chiesto scusa a Lucifero si alzarono ed andarono “all'allenamento”.

Decisero di farlo all'esterno dove avrebbero potuto utilizzare appieno tutti i loro poteri ed abilità.

- Allora? - bisbigliò lei camminando tra la fitta boscaglia alla ricerca del punto giusto per combattere.

- Belz ha cambiato casa. Il pennuto biondo lo stava per trovare, fortuna che Belzebù è scaltro. - ghignò il suo amico.

- Belph, Michele si... sarà dimostrato un bastardo, ma era pur sempre uno dei nostri fratelli. Mi ha rovinato la vita... però, ti sembrerà strano Belphagor ma penso che non sia stato lui. -

Belphagor si fermò di colpo con gli occhi sgranati.

- Aurora! Che diamine stai dicendo? - le chiese lui alzando la voce.

- Dico, che credo ci sia qualcuno dietro di lui. Erano due giorni che volevo dirtelo ma non sapevo come, senza contare che sei sempre fuori. - spiegò lei velocemente agitando le mani in modo nervoso.

Lui annuì in silenzio e fece per darle un pugno pensando di coglierla alla sprovvista, venendo schivato dalla giovane che gli rifilò un calcio nelle palle.

Belphagor mugulò dolorante facendola ridacchiare.

- Sai mi ricorda quando tuo fratello voleva insegnarmi a combattere, è finito in una situazione abbastanza simile. - lo prese in giro lei appoggiandosi ad un albero.

Lui non rispose, semplicemente si alzò e la guardò in cagnesco facendo comparire anche le vene scure sotto gli occhi.

Successivamente scattò verso l'amica, che iniziò a correre per il bosco seguita da Belphagor.

Corsero per così tanto tempo che arrivarono persino al Tempio di Rose, abbastanza lontano dal loro castello, in modo che gli angeli non né conoscessero l'ubicazione precisa.

Lui aveva quasi il fiatone, mentre lei sembrava quasi non avesse neanche mosso un muscolo.

- Ok donzella time out! - urlò Belphagor facendo ridacchiare la ragazza.

- Belphagor ma perché questo posto si chiama Tempio di Rose ? - chiese la ragazza osservando il meraviglioso luogo dove si trovavano.

- Cucciola ciò che stai guardando è un tempio Greco e a differenza di ciò che si può pensare non è Rose come il nome di una donna, ma rose. Presero la rosa per ricordarsi di una donna, non né conosco il nome ma questa donna si dice che avesse la pelle morbida, liscia e setosa come i petali della rosa. - le rispose osservandola malizioso, ma lei non lo guardava più da tempo, intenta ad accarezzare con cura i pilastri dove erano incisi dei simboli che lei conosceva bene.

- A me le simbologie presenti non sembrano greche. - controbatté lei annoiata.

- No infatti. Il tempio fu creato dai greci, ma non ho mai detto che era per una divinità greca. - le disse con un sorriso il demone.

- Belphagor, o mi dici tutto o niente. Nella seconda opzione la risposta da parte mia sarebbero le botte. -

- Ok, va bene. - sbuffò pensantemente il demone facendole alzare il occhi al cielo. - Mi è stato raccontato che questa donna desiderava per sé un tempio. Lei voleva essere venerata e creduta dal resto del mondo per questo ha fatto costruire questa fortezza, che viene usata da noi come punto di incontro tra le due fazioni.
So anche che era una donna di una bellezza disarmante e che con tale bellezza riuscì ad incantare i creatori del tempio. -

Lei annuì in silenzio continuando ad osservare attentamente ogni simbolo presente.

Li conosceva tutti tranne uno: era un impronta di una zampa, possedeva degli artigli elaborati che dovevano appartenere ad un orso colorate di blu, mentre al centro c'era la testa di un lupo stilizzato colorato di viola.

Due creature poste come un'impronta.

Corrugò la fronte accarezzando i tratti del disegno, era vecchio quanto gli altri... Ma cosa rappresentava?

Gli altri erano simboli planetari.

Saturno, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Sole e Luna.

Attorno ad essi qualche stella fatta male, qualcuna più grande rispetto alle altre.

Ma continuava a non comprendere il significato dell'impronta.

Si girò verso Belphagor che si era messo ad osservare il cielo con sguardo assente.

Senza dire nulla avanzò verso il centro del tempio, dove anche lì risiedeva lo stesso disegno a lei sconosciuto.

Una forte fitta alla testa la fece inginocchiare per terra proprio su un uno degli artigli dell'orso.

Strizzò gli occhi e portò una mano alla tempia dolorante, cercando di mantenere la lucidità.

Provò a chiamare Belphagor ma dalla sua bocca non uscì neanche una lettera.

Boccheggiò, sdraiandosi sul pavimento venendo scossa da brividi di freddo.

Delle fredde lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi.

Dopodiché svenne.

Belphagor si girò e la vide per terra, indeciso sul raggiungerla oppure no.

- Non andare. - disse una voce spuntando al lato di Belphagor, lui la guardò sconcertato.

- Tu cosa ci fai qui? Dovresti essere morta. - sussurrò confuso.

- Lo sono. Io sono morta amico mio, ma sono qui per lei. - rispose la voce soavemente indicando con il volto l'ex principessa stesa sul pavimento.

Entrambi guardarono il punto in cui la ragazza era svenuta senza dire nulla.

- Quindi cosa vorresti fare? - chiese il demone rivolto alla voce, interrompendo il silenzio. Non ottene risposta e lì comprese di essere solo, sospirò e si avvicinò ad Aurora non entrando però nel disegno.

La loro amica l'avrebbe aiutata, come sempre lei vegliava su ciò che amava.

Aurora aprì lentamente e a fatica gli occhi trovandosi in un enorme castello dalle colorazioni bianche e grigie.

Sul Trono seduta una ragazza che la osservava con un dolce sorriso. Un trono semplice di colore viola, stonando completamente con il resto della sala.

- Riesci ad essere critica su di me, anche quando non ricordi. Sei incredibile. - ridacchiò la donna seduta sul trono.

Il viso di una ragazza sui diciasette anni, capelli a caschetto azzurri e occhi bianchi, corpo magro con le forme pronunciate dal vestito.

- Mi stai analizzando? - chiese alzandosi dal trono arrivando vicino ad Aurora.

- Chi sei? - chiese la demone.

- Tra tutte le domande che potevi farmi, proprio questa mi poni Rora? - la ragazza dai capelli azzurri rimase quasi delusa dalla richiesta. - Chandra, il mio nome è Chandra. - rispose congiungendo le mani al ventre.

- Figlia della Luna. - disse Aurora sovrappensiero mentre l'altra faceva comparire delle scintille viola alle quali subito non fece caso.

Chandra annuì in silenzio.

- Cosa vuoi da me? - chiese senza guardarla.

- Io? Io da te non voglio proprio nulla. Sei tu che hai chiamato me. - parlò Chandra.

“Per Diphda, parlo proprio come te amore mio.” si disse la donna che aveva appena parlato.

Aurora riuscì a sentire anche il suo pensiero e la fissò negli occhi, rimanendone incantata.

Quegli occhi bianchi, profondi e... Tristi.

Tristi, erano certamente tristi.

Anche Chandra rimase incantata negli occhi della demone, le mancavano gli occhi della donna che aveva amato quando era ancora in vita.

La ragazza dai capelli argento sentì il suo cuore vuoto, come se le mancasse un pezzo di sé stessa. Riuscì a riprendere il controllo solo quando vide gli occhi di Chandra divenire lucidi.

Le si strinse il cuore.

- Come fai a conoscermi? - chiese a quel punto Aurora.

- Ecco, ci sono cose che purtroppo non posso dirti, ma voglio che tu sappia delle cose: prima tra tutte sei piena di alleati, non disperare. Secondo io, anche se non ricordi, sarò sempre con te. - parlava a fatica, sentiva quel terribile peso sul petto che aveva da quando era morta, non aveva aiutato la persona che amava, ed ora tentava di farlo, nella speranza di riuscirci.
- Adesso dobbiamo salutarci ma ci rivedremo. - sorrise dolce arrivando quasi a farle una carezza ma tutto sbiadì in fretta.

Aurora riaprì gli occhi prendendo una gran boccata d'aria rimase un'attimo in stato shock.

Ripensò alla ragazza, Chandra.

Le scintille viola.

Figlia della Luna.

Era lei il lupo viola.

Ma chi era l'orso blu?

- Tutto ok? - chiese tranquillo il demone senza toccarla o avvicinarsi troppo, lei lo guardò con gli occhi spalancati.

- Si. - rispose tremante spostandosi verso l'uomo.

Belphagor attirò a sé la demone e l'abbracciò.

- Cos'è successo? - chiese nonostante già la risposta.

Sapeva perfettamente cos'era accaduto con Chandra, ma non volendo destare sospetti pose la domanda.

- Non né sono sicura. Andiamo a casa? - tagliò corto la ragazza.

Belphagor l'aiuto ad alzarsi ed insieme uscirono dal tempio, Aurora volse lo sguardo un ultima volta verso la zampa.

Mano nella mano, andarono a casa.

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