Capitolo 20
Il cielo è meraviglioso, ma tu di più.
Era notte, una notte piena di stelle ed erano proprio quelle che Aurora stava osservando in quel momento.
Era passato un po' di tempo dal suo tatuaggio e da ciò che significava.
Lo amava ogni giorno di più.
Un segno indelebile sulla sua pelle di ciò che aveva sempre desiderato.
Passò anche un dito sulla voglia che aveva sulla mano a forma di stella e tornò ad osservare il cielo notturno.
Si trovava all'esterno del castello di Lucifero che era finalmente riuscita a vedere, niente male doveva dire.
Nero e argento anche quello.
L'esterno dava su una fitta boscaglia e per poter vedere i cielo bisognava arrampicarsi sugli alberi, cosa che aveva fatto.
In quell'istante era sopra un pino marittimo, cosa abbastanza inusuale visto il posto in cui erano.
Ma in fondo una volta era tutto coperto dal mare, no?
In quell'istante le venne in mente quando poche ore prima era andata a parlare con Eva.
Voleva comprendere le motivazioni del suo aspetto, il perché non fosse cambiata come accadeva ad ogni demone.
~~
- Buongiorno Aurora, a cosa devo la tua visita? - chiese l'anima alla demone che era appena entrata nella grotta dall'ingresso dell'Inferno.
L'altra donna era intenta ad osservare il cielo notturno dandole le spalle.
- Vorrei comprendere il motivo del mio aspetto. - rispose Aurora guardando quella che si poteva definire stanza.
- Si più specifica cara. -
Eva si girò a guardare Aurora con un leggero sorriso sedendosi poi sul tavolo presente nella grotta.
- Sono identica a com'ero prima di diventare una demone, avrei addirittura dubitato di esserlo se non fosse per il fatto che mi nutro di sangue. - specificò la ragazza indicando il suo corpo.
- Oh quello, è semplicissimo. Perché non sei diventata una demone scegliendo la caduta e né posso certamente comprendere il motivo. - disse Eva tranquilla.
La demone invece aggrottò le sopracciglia non comprendendo con lei potesse saperlo.
- Vedi, io sono stata condannata e rinchiusa qui, ad ascoltare il dolore delle anime rinchiuse all'inferno. Ma chi mi ha rinchiusa ha deciso che a volte riuscissi anche a sentire il Paradiso e le loro anime piene di gioia e felicità, c'è molto pettegolezzo tra loro.
Anche su te e ciò che ti ha fatto Michele. - continuò Eva dopo un attimo di silenzio indecisa sul da farsi.
- Quindi tu sai tutto? - chiese Aurora che durante il discorso si era irrigidita.
L'anima annuì non distogliendo lo sguardo da quello dell'ex angelo.
Finché Aurora non si pose una domanda, chi l'aveva rinchiusa lì?
Pose la domanda alla donna dai capelli castani.
- Te l'ho già detto, il giorno in cui ti ho trasformata. - rispose Eva che se possibile era diventata ancora più bianca del solito.
- Si , mi dissi che era una donna e fu perché l'avevi tradita. Ricordo che centrava qualcosa un lupo. -
Eva annuì ma rimase a guardare la demone. Voleva risposte ed Eva non poteva e voleva dargliele.
- Hai già ogni risposta Aurora, basta solo che colleghi tutti i puntini. - un'ombra passò negli occhi della castana, che tornò vicino all'uscita della sua prigione.
Comprendo che Eva non avrebbe aggiunto altro decise di andare via, ma prima di farlo si voltò a guardare nuovamente l'anima.
Essa era tornata ad osserva l'esterno.
- Io lo amavo. Amavo molto quel piccolo bastardo. - ridacchiò Eva. - ma ero solo un divertimento per lui e la donna, lei si era affezionata a lui... Non ho idea del perché, ma l'aveva preso sotto la sua ala. Quando lui mi tradì io lo maledissi e lei fece lo stesso con me.
Lui è definitivamente un lupo ora, fino al momento in cui lei non lo farà tornare ad essere un uomo ed io resterò qua finché non le sarò inutile.
Ci ha puniti entrambi per lo meno. -
Alla demone si strinse il cuore, sentiva nella sua voce una nota di tristezza.
Forse amava ancora quello che era stato un uomo ed ora un lupo.
Ma non aveva importanza, perché lei non avrebbe potuto fare nulla.
Sospirò e si diresse nel luogo dove si trovava in quel momento.
~~
Alla demone piaceva guardare in cielo per il silenzio e la tranquillità che le regalava.
Conosceva a memoria tutte le stelle, costellazioni e pianeti presenti nello spazio, sapeva perfettamente anche dove trovare ognuno di essi e le era parso ogni volta che guardava il cielo che le stelle brillassero di più.
- Ti ho trovato finalmente. - le disse una voce al fondo dell'albero che lei riconobbe subito ma finse di non averla sentita. - Oh andiamo Aurora. - continuò scioccato il demone.
- Cosa vuoi Lucifero? -
Aurora e Lucifero non andavano più molto d'accordo come sembrava all'inizio. Dopo la cena i due non si erano più parlati se non qualche saluto cordiale e occasionale.
Aurora aveva fatto amicizia con vari demoni ed era andata a letto alcuni di loro e questo il Primo Demone lo sapeva.
Dopotutto le loro stanze erano molto vicine.
- Vorrei parlare, potresti smettere di fare la scimmia e scendere giù? - le chiese il demone e lei alzò gli occhi al cielo saltando giù dall'albero con un balzo.
- È notte, Lucifero. Non ho voglia di parlare. - rispose la demone iniziando a camminare verso i cancelli dell'inferno, venendo però bloccata dal demone per il polso.
- Conosco un posto dove osservare bene le stelle, è quello che facevi in cima all'albero, no? -
Lei annuì e sorrise maliziosa.
- Conosci sempre un posto per tutto eh? - il demone sorrise con lei e le tese una mano.
Lei lo guardò alzando un sopracciglio.
- Sembra un dejavu. Ci possiamo teletrasportare, ricordi? - le chiese parlandole come se fosse una bambina.
- Vagamente. Ma perché il posto è tanto lontano? -
Lui negò con la testa e così decisero di camminare, l'unica cosa che rompeva il loro silenzio era i pochi rumori della foresta presenti, dopotutto gli animali alla loro presenza era difficile che rimanessero.
Lo ricordava ancora dalla prima volta che aveva incontrato Die. Lo scoiattolo era scappato immediatamente nonostante la sua presenza divina.
A volte ancora non credeva di bere sangue anziché andare alla fonte.
Di potersi teletrasportare, anche se lei non aveva ancora provato a farlo presa dal farsi una nuova vita, anziché avere le ali.
Era strano. Si sentiva quasi più sé stessa senza quelle enormi ali, ma non le cambiava nulla il fatto di non bere sangue o andare al pozzo, le era completamente indifferente.
In realtà non sentiva così spesso il bisogno di nutrirsi.
In quelle condizioni almeno avrebbe visto più spesso Die!
Le mancava da impazzire, non vedeva l'ora di andarle a fare visita. Aveva infatti scoperto che al momento era in missione per cacciatori nell'ex branco della defunta madre e che proprio tra quei bastardi c'era il suo compagno.
Sarà di certo divertente.
Pensò con un sorriso sinistro.
- Sei per caso una sadica? -
Il demone al suo fianco la risvegliò dai suoi pensieri, non si era manco accorta di star salendo sopra una montagna.
- No, stavo solo pensando. - rivelò con un sorriso divertito.
- Pensando a come torturare qualcuno. - asserì il demone e lei non rispose colta nel fatto.
Lucifero si fermò quando arrivarono in un punto abbastanza alto ma spoglio della montagna.
- Vieni, da qui puoi osservare decisamente meglio le stelle rispetto a fare la scimmia. -
L'uomo si sedette ai piedi di uno dei pochi alberi presenti e le fece cenno di fare lo stesso, lei con non poca riluttanza si sedette accanto a lui e si mise ad osservare il cielo, nuovamente.
- Sai... A me piace molto guardare le stelle ma non saprei riconoscerle neanche volendo. - ammise con un leggero imbarazzo il demone.
Aurora sorrise e fece spallucce.
- Non si può essere i migliori in tutto, no? Io amo le stelle, mi sento molto legata ad esse su diversi punti di vista. -
L'uomo si girò ad osservarla sorridendo.
- Né hai una preferita? O una a cui ti senti molto legata? - le chiese lui puntando lo sguardo su quelle piccole luci che illuminavano la notte.
- Certo. La mia stella preferita è Diphda.
Diphda viene definita la seconda rana, in quanto è la prima di un'altra costellazione legata ad essa. È raro vederla da qui... - sussurrò la ragazza osservando il cielo probabilmente alla ricerca della stella.
- Ed è la stessa a cui ti senti legata? - chiese l'uomo osservandola. Lei negò e tornò a parlare.
- No, quella a cui mi sento più legata è la stella Polare. Sai lei è in grado di indicare a tutti dove si trova il nord, come farebbero i marinai nella notte se non fosse lì per indicarlo? La stella Polare è una guida. - concluse lei con gli occhi che brillavano di amministrazione.
- Sembra che parli di una persona. - ridacchiò il Re
- Che né sai? Magari sono persone vere! - rispose lei con finta indignazione.
- Lo sapremmo. -
- Hai ragione. Ma mi piace pensarla così. - rispose lei alzando le spalle.
Lui sorrise e la guardò con un sorriso.
- Il cielo è più bello del solito o sbaglio? - chiese in sussurro Aurora
- No hai ragione. Il cielo è meraviglioso, ma tu di più. -
Il Re dell'Inferno si avvicinò alla neo demone le prese il viso e la baciò.
Lei ricambiò finendo per sedersi sul demone.
In un paese molto lontano, Esteban stava osservando la scena quasi schifato.
Insomma.
Due esseri come loro che cadono in questi sciocchi tranelli, quanto orrore.
Pensò l'uomo continuando a guardarli dal monitor.
Si allontanò, era tardi e il giorno dopo sarebbe riniziato esattamente come quello che aveva appena vissuto e come tutti gli altri da quando trent'anni prima era andata via la figlia e millenni prima morta sua moglie.
Sua moglie, la dolce e amorevole Regina Edith.
In parte era colpa di sua figlia se lei era morta, ma sapeva non poterle affibbiare l'intera colpa.
Era anche sua e di chiunque si fosse fidato del bastardo.
Si avviò verso la sua Ala del castello incrociando nel tragitto per lo più guardie del castello, che al suo passaggio si inchinavano in silenzio.
Passando per la Sala del Trono sentì dei bisbigli perciò andò a controllare.
- Atlas, Idris. Cosa ci fai in piedi a quest'ora? - chiese con il suo solito tono freddo che lo contraddistingueva.
Non era cattivo con la sua famiglia, li amava tutti. Solo non riusciva ad essere con loro dolce.
- Nonno, mio Re. Io e il mio gemello stavamo discutendo di ciò che sta accadendo a nostra cugina Ilia. Non troviamo giusto che lei si trovi in quelle condizioni. - rispose il gemello dai capelli neri.
- Si Nonno, Re. Vorremmo salvarla. - concordò l'altro dando man forte al fratello.
- Certo, andate. E poi Chi salverà voi? Ragazzi ascoltatemi. Avete quasi trent'anni e siete ancora molto giovani nonostante siate abbastanza maturi. Vostra zia salverà Ilia, non preoccupatevi sono certo che ci riuscirà egregiamente, se c'è una persona di cui mi fido è proprio lei. - spiegò il Re Esteban ai proprio nipoti.
- E quanto dovrà attendere Ilia? Per questa presunta zia! Abbiamo già parlato con Deva e Fyza. Loro non sono d'accordo ma siamo abbastanza certi di poterle convincere. Abbiamo l'esercito volendo e Jake! - esclamò Idris nervoso.
- Voi non avete Jake. Jake ha sempre solo seguito il suo pensiero o quello di vostra zia ed è meglio se iniziate a portarle rispetto, quando tornerà lo vorrà. L'esercito dite poi? Ragazzi davvero. Andate a dormire. Il comandante è sulla Terra con mia figlia e non vi seguiranno.
Siete giovani ed inesperti. Nemmeno Fyza che era presente nella battaglia dove morì sua madre, aveva tre secoli. - concluse e lanciò uno sguardo ad entrambi che non transigeva altro.
Si avvicinò al suo Trono e vi si sedette sopra pensando per un attimo ai bei ricordi. A quando erano solo lui e sua moglie.
Chiuse gli occhi ed una leggere luce blu scaturì dalle sue mani svolazzando davanti a lui fino a formare una figura.
- Ciao tesoro. - disse la donna dai lunghi capelli biondi davanti all'uomo.
- Ciao amore mio. - sorrise anche lui, un sorriso sbieco, triste.
- Perché mi hai chiamata Esteban, qualcosa ti turba? - la donna inclinò il volto mentre osservava il suo giovane e allo stesso tempo anziano amore.
- Si mia cara, qualcosa mi turba nel profondo. Temo che nostra figlia non torni, io mi fido ciecamente di lei. Ma sono passati trent'anni. - sospirò tristemente lui abbandonando tutte le barriere che aveva sempre avuto.
- Oh mio caro marito. So che ami nostra figlia, lei tornerà sai bene che ha organizzato tutto nei minimi dettagli, sapeva ciò che sarebbe successo. Io ho visto tutto. - sorrise amorevole inginocchiandosi vicino all'uomo, non potendolo sfiorare.
- Lo so mio amore. - la guardò con gli occhi lucidi e le pose la domanda che per millenni aveva avuto paura di farle. - Hai sofferto? -
- Nulla che la mia anima non potesse sopportare. Ora sono qua, che osservo la mia famiglia sorridere e sento che presto sarete tutti felici. Polaris ha lavorato tanto per questo, io so, che un giorno sarete felici. - sorrideva, ma il suo tono era serio, serio come poche volte in tutta la sua vita l'uomo aveva sentito dalla donna.
- Ti amo, Mia Regina. -
- Ti amo, Mio Re. -
I due ex coniugi, si sorrisero e lei sparì.
“There is only one happiness in this life, to love and be loved.”
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