Capitolo 18

Mi manca mia sorella.

I need you right now
So don't let me, don't let me, don't let me down
I think I'm losing my mind now
It's in my head, darling
I hope that you'll be here, when I need you the most
So don't let me, don't let me, don't let me down.

- Si credo sia giunto il momento di parlarti del perché ho deciso di diventare una demone e soprattutto perché non l'ho fatto tramite la caduta, ma prima vorrei farmi una doccia, ci metterò poco non ti preoccupare. - 

Osservò poco la stanza, lo sguardo di Lucifero su di sé la metteva in una leggera agitazione.

Si diresse verso il bagno che era posto all'interno della stanza.

Questo era pressoché enorme.

All'interno del bagno dominava il marmo color nero avente delle striature bianche.

Aprì anche l'armadio che posto dentro al bagno trovando all'interno asciugamani di varia grandezza neri, con shampoo, balsamo, bagnoschiuma, sapone per le mani... Non mancava nulla.

Si tolse velocemente il vestito che le aveva dato Eva, prese i prodotti al cocco, l'asciugamano ed entrò in doccia.

Lasciò che l'acqua fredda le scorresse su tutto il corpo regalandole vari brividi di piacere.

Come aveva detto al demone fece in fretta. Uscì dal bagno dopo aver pettinato i capelli, che aveva lasciato bagnati, con solo un asciugamano a coprirle il corpo.

Lucifero, era rimasto seduto sulla poltrona aveva anche preso un bicchiere di un liquido che visto così le pareva vodka alla pesca.

Aurora storse il naso, non le piaceva molto. La trovava troppo dolce... La beveva, così come beveva quella alla fragola ma preferiva di gran lunga Champagne e Vino bianco.

Si avvicinò all'armadio e l'aprì sotto gli occhi scrutatori del Re.

- L'intimo si trova nei cassetti, così come le scarpe. I pantaloni sono piegati sopra i cassetti, le maglie e camicie sono appese a destra ed i vestiti a sinistra. - le disse senza pensarci troppo, gli aveva fatti fare tutti uguali, dividendo a pari merito le camere tra gli uomini e donne.

Lei annuì e iniziò a vestirsi davanti al demone come se nulla fosse, essendo abituata a farlo con i suoi amici.

Si mise un abito blu lungo fin sopra il ginocchio rimanendo scalza ed andò a sedersi difronte al demone notando i vari tipi di alcolici, chiaramente prese lo Champagne.

- Non ti sei fatta problemi a farti vedere nuda. - dichiarò il demone in modo strano.

- Non sei il primo che mi vede nuda, pensi che non abbia mai fatto sesso con demone? - chiese lei alzando un sopracciglio.

- Assolutamente. Allora? - il demone portò gli occhi al caminetto, al quale lei non aveva assolutamente fatto caso.

La donna rimase un attimo in silenzio, doveva raccontare diciotto anni di sofferenza, non era facile soprattutto sapere dove partire, sapere come era iniziata tutta quella sofferenza.

- Io ti odiavo da piccola. - disse ad un certo punto attirando l'attenzione del demone. - Non esattamente da bambina, perché in realtà da bambina non sapevo della tua esistenza. Incredibile, conoscevo tanto del Paradiso e così poco della Terra... nulla sull'Inferno, quasi neanche un accenno. Avrebbero dovuto parlarmene. - si fermò un secondo bevendo un sorso del suo drink.

Puntò gli occhi in quelli del Re dell'Inferno e fece un leggero sorriso.

- Un giorno mi portarono con loro sulla Terra, non ricordo molto a dire il vero, ma rammento di essere stata attaccata. Quello lo ricordo molto bene, soprattutto il risveglio. Ti avevo sognato, avevo sognato una tua versione angelica che poi era frutto della mia immaginazione più o meno, ma mi era stato insegnato che i sogni hanno sempre un fondo di verità... Appena sveglia chiesi a Michele, lui scappò. -

Aurora sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si lecco le labbra che si erano fatte improvvisamente secche.

- Non ho capito perchè mi odiavi. - disse sinceramente Lucifero distogliendo lo sguardo da quello della demone che gli ricordava la sofferenza provata in passato. Lei fece un un profondo sospiro e bevette in un sorso tutto il liquido rimasto nel bicchiere.

- Mia madre come sai era un Serafino e pare che mio padre fosse un Principato. Ciò ha creato in me una via di mezzo, via di mezzo tanto potente da far risvegliare la Corona di Venere, corona che in passato era appartenuta a te... - disse lei guardando il vuoto.

- Quindi ti hanno rinchiuso nella Reggia e tu hai avuto visioni su di me. -

Lei annuì consapevole di aver sbagliato a dirglielo, poteva aspettare ma grazie al legame che sentiva con lui riteneva giusto che infondo lo sapesse ed era convinta che lui non le avrebbe mai fatto del male, per lo meno non volontariamente.

- Ti odiavo perchè se tu fossi rimasto in Paradiso, io non avrei sofferto come ho fatto. Ero un guscio vuoto, senza emozioni. Rischiavo di fare del male alle persone che amavo, senza rendermi conto di quanto loro amassero me. Ma è inutile che te lo dico, tu lo sai meglio di me. - lui annuì silenzioso non credeva di certo che sarebbe accaduta una cosa del genere.

Sperava che la Corona non reclutasse più nessuno ma a quanto pare così non era stato. Gli fece male quel pensiero, più che altro perché a soffrire era stato la ragazzina che aveva davanti e si vedeva quanto realmente stesse tutt'ora male.

- Quindi quella di prima, la crisi. Cos'era? - chiese cautamente temendo la risposta.

- L'annullamento delle nostre sofferenze. - rispose senza emozioni la più piccola.

- Io adesso devo andare, fuori dalla porta lascerò Belphegor, qualunque cosa tu abbia bisogno chiedi a lui, fino a cena non gironzolare troppo per il castello, potrebbero pensare ad un'intrusa. - il demone si alzò ed andò via.

Aurora era rimasta sola e quei pensieri, quei ricordi l'attanagliarono per un attimo, creandole una forte fitta al cuore, il ricordo della morte di Nastia... Aveva sofferto tanto quella donna. Non era giusto nei suoi confronti.

Non era giusto che fosse morta per colpa sua.

Le si bloccò anche il respiro e delle calde lacrime inizarono ad uscirle dagli occhi.

Voleva urlare ma dalla sua bocca uscì solo un verso strozzato.

Si accasciò sul pavimento e si avvicinò le gambe al petto abbracciandosele.

La porta si spalancò di colpo ed entrò una figura che le non riusciva a vedere avendo la vista sfocata dalle lacrime, la tirò su e la fece stendere sul letto mettendosi accanto a lei e stringendola a sé. 

- Sshhh... - sussurrò la voce che lei riconobbere essere di Belphagor. - Non ti preoccupare, risolveremo tutto, risolveremo tutto insieme dolcezza mia. - la strinse più a sé mentre lei tentava di tranquillizzarsi.

Sentiva un vuoto nelle viscere quando pensò che anche l'uomo che l'aveva cresciuta come una figlia, il fratello del demone che in quel momento tentava di aiutarla, era lontano dal luogo che per un periodo avevano chiamato casa.

Un'altra grande consapevolezza l'accolse: lei non aveva un luogo dove rifugiarsi, stava tentando rimanendo lì all'inferno.

Ma sentiva che non sarebbe durata allungo la tranquillità con gli angeli.

Lo stesso valeva con Lucifero. L'aveva lasciata da sola dopo che aveva scoperto che lei era diventata la Portatrice dopo di lui. Aveva fatto bene a lasciarla da sola.

Aprì gli occhi quando sentì una lama nella sua gamba e qualcuno sopra di lei.

- Belphagor... Ma che cazzo?! - lo riprese lei con uno sguardo corrucciato puntato sulla gamba.

- Non ti volevi distrarre dai tuoi pensieri di merda. Dunque qual'è il modo migliore per spostare l'attenzione di qualcuno? - chiese lui retorico osservando compiaciuto la gamba della giovane.

- Amico mio se pugnalare una persona è il mio modo migliore per distrarla hai un serio problema! - esclamò lei con un sopracciglio alzato togliendosi il pugnale dalla gamba.

Ma effettivamente almeno non penso più a quelle cose...  

Guardò il suo amico un attimo in più come a ringraziarlo e lui le sorrise sapendo cosa gli voleva dire.

- Adesso cucciola vatti a fare un bagno, hai bisogno di calmare i nervi e be' pulire il sangue della ferita. - le disse indicandole la gamba.

Aurora alzò gli occhi al cielo e tornò per la seconda volta nella giornata nel bagno. Iniziò a far scendere l'acqua fredda all'interno della vasca mettendo anche un olio essenziale alla arancia amara e il bagno schiuma alla fragola.

Lei amava immensamente le fragole.

Si spogliò e si immerse nell'acqua che per lei era della temperatura perfetta.

Normalmente avrebbe fatto un bagno caldo, lo faceva per schiarirsi le idee, pensare alla vita e a come essa fosse ingiusta esattamente come prima.

Ma aveva già pensato abbastanza per quel giorno quindi l'acqua fredda era l'occasione giusta per chiudere la mente.

Eppure certi pensieri quando arrivano è difficile mandarli via. Se neanche l'acqua fredda mi aiuta sono nella cacca.

- Porca miseria! Quanta schiuma hai messo! Tra poco non ti vedo neanche il naso. - ridacchiò il demone facendo ridere anche la neo demone.

- Non ti lascerò mai da sola Aurora, te l'ho promesso molto tempo fa ed io mantengo le mie promesse. - le disse il demone sedendosi sul bordo della vasca lasciandole un leggero bacio sulla fronte.

Aurora annuì con un sorriso malinconico.

Lei non ricordava alcuna promessa.

~~~

In un'altro regno in quel preciso istante il Re Esteban era seduto sul trono con fare pensieroso.

Sapeva che Marte era andato a parlare con Aurora e che la situazione da loro era piuttosto grave, in quel momento probabilmente lei già diventata una demone. Ma lui era troppo lontano per poterlo sapere.

Sospirò e guardò ogni dipinto posto nella sala reale.

Sorrise guardando la figlia che per lui sarebbe stata per sempre la sua bambina.

Il Re era un uomo abbastanza freddo, era infatti difficile che si facesse prendere dalle emozioni o che agisse con il cuore.

La ragione era la cosa più importante, cosa che era riuscito ad insegnare a sua figlia e tranne quando c'era di mezzo la loro famiglia, era riuscita ad essere abbastanza razionale, prendendo decisioni che l'hanno allontanata dalle sue figlie, con la consapevolezza però che sarebbe tornata.

Ma suo figlio, non era della stessa idea.

Lui era tutto fuorché razionale.

Aveva messo in pericolo la famiglia più volte creando sempre casini che poi toccava alla sorella risolvere, perché lui di certo non l'avrebbe fatto.

Amava con tutto sé stesso la sua famiglia, ma aveva un regno da mandare avanti, non poteva certo prendersi un minuto per i casini di quello scemo di suo figlio.

Pare sia una cosa di famiglia.

Pensò l'uomo guardando il ritratto di famiglia con le nipoti. Anche loro erano simili alla situazione dei suoi figli.

Le gemelle però avevano preso quel lato dai rispettivi padri, una delle due era più matura e razionale dell'altra, che aveva preso tutta l'impulsività del padre.

Come mi mancano.

- Padre! - urlò il giovane figlio identico a lui, se non fosse per gli occhi di sua madre e l'irrazionalità presa anch'essa dall'unica che aveva rubato il suo cuore. 

- Kyle. - lo salutò il padre guardando seriamente lanciando uno sguardo alla fidanzata del figlio. - Qual buon vento di porta qui? -

- Ho saputo che Mael è con lei. - affermò duramente il giovane dai capelli argento.

- Si. È là da molto tempo Kyle, sei stato mandato via da tua sorella in modo che non lo scoprissi. - rispose neutro il Re.

- Perdonatemi mio Re, ho tentato di fermarlo, ma non c'è stata parola o gesto possibile... - la donna che era rimasta in silenzio fino quel momento prese parola, venendo bloccata immediatamente dal fidanzato.

- Taci Ezra! - gli occhi di ragazzo si fecero entrambi completamente bianchi, cosa che accadeva quando era arrabbiato e non controllava i poteri, o quando né usava un'elevata quantità. Ezra tacque e abbassò il viso in segno di rispetto.

- Kyle, ricordati che quella è la donna che vuoi sposare, io tua madre non ho mai pensato neanche per una volta di farle una cosa del genere. - ringhiò il Re andando davanti al figlio. -  Abbiamo avuto momenti di litigio come ogni coppia, ma riusciva a tenermi testa. - toccò al figlio abbassare il capo impaurito da suo padre

- Perdonatemi Padre. - si abbassò leggermente e dopo aver preso la ragazza delicatamente per un polso la portò in quella che era la sua camera, camera che non usava da almeno trent'anni.

Una volta dentro, chiuse la porta e si girò verso la compagna mordendosi il labbro.

Ezra aveva le guance rigate di lacrime e lui si sentì tremendamente in colpa.

Lui non era mai stato un ragazzo facile e solo sua sorella era riuscita a metterlo in riga, ma lei ora non c'era, non c'era da trent'anni.

- Ezra, ti prego... Ezra perdonami io... - si bloccò non riuscendo a dire quelle parole che ogni singola volta rimanevano bloccate in gola.

- Tu cosa Kyle, ogni volta che si parla di tua sorella diventi una furia! Inizio a pensare che tra voi ci fosse qualcosa. - disse lei disperata e lui dopo aver spalancato occhi e bocca scoppiò a ridere.

- Ezra, davvero credi questo? No assolutamente. Mai e poi mai io e mia sorella, piuttosto andrei a letto con un rinoceronte. - lei lo guardò male e lui e sorrise inginocchiandosi davanti alla fidanzata che era seduta sul letto. - Mia sorella è per tutti qui dentro la nostra Stella Polare, la nostra guida. Un faro nella notte di tempesta e mi manca, parecchio, io ero il combina guai e lei mi aiutava sempre. Anche con mia nipote Ilia molte volte facevamo gli scherzi e finiva che io mi beccavo la ramanzina da mia sorella e lo stesso mia nipote dalla gemella... -

- Scusa Kyle se ho pensato male. Sono dieci anni che stiamo insieme, avrei dovuto capirlo prima. -

Lei lo strinse a sé, e il principe scoppiò a piangere.

Non mi deludere sorellona, torna a casa, ti prego.

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