๐‹๐€๐˜๐‹๐€, ๐’Œ. ๐’”๐’•๐’†๐’˜๐’‚๐’“๐’•











๐’„๐’๐’”๐’‚ ๐’”๐’†๐’๐’•๐’๐’๐’ ๐’Š ๐’•๐’–๐’๐’Š ๐’๐’„๐’„๐’‰๐’Š, ๐‘ณ๐’‚๐’š๐’๐’‚
๐’„๐’๐’”๐’‚ ๐’—๐’†๐’…๐’๐’๐’ ๐’’๐’–๐’‚๐’๐’…๐’ ๐’”๐’๐’๐’ ๐’„๐’‰๐’Š๐’–๐’”๐’Š?




















๐‹๐€๐˜๐‹๐€


























Il suo corpo crogiola sul pavimento di legno, spezzato nei bordi, graffiato al centro e rumoroso solo dove il suo cuore si sdraia.
Crede di parlare con un mostro: una creatura notturna con degli occhi celesti, calcati dal trucco nero e rovinato dalle lacrime. Le ciglia mangiate dalla malattiaย  e - non puรฒ farci nulla - riposa il suo sguardo sui suoi occhi: cosรฌ spenti, cosรฌ vuoti, che guardano una direzione opposta alla sua, si muovono velocemente - ad un tratto - osservano con fretta il corpo gracile e ossuto.
Lo guarda questo mostro, lo assapora il sangue che ricopre le sue dita. Tocca le labbra carnose e rosee. Passa l'indice su di esse, sposta verso l'alto il labbro superiore, facendo arricciare l'arco di cupido. Esse si beano la lacrima solitaria che scivola e idrata il viso pieno di cicatrici, di graffi, di sangue rosso fuoco.

"Chi sei tu, mostro?" Grida verso questa entitร . Essa, senza nemmeno ascoltare le sue parole, alza gli occhi verso l'alto e con le mani pulite e pallide asciuga le lacrime che vogliono catapultare il sangue nel collo secco e arido. Le vene rosse e in evidenza calcano i pianti subiti. "Chi sei?" Grida, nuovamente. Apre la bocca, cerca di preferir parola, di mescolarle con i versi, ma nulla, si morde il labbro inferiore - distruggendolo - e assume un'espressione corrucciata, arrabbiata. Iraconda, ella salta senza muoversi dalla sua posizione. Graffia ancora di piรน il pavimento, rendendolo spezzato nei bordi, graffiato al centro, rumoroso solo dove il suo cuore si sdraia e vissuto solo nel punto in cui le sue mani han toccato il male.
Bisbiglia qualcosa, qualche parole con la parola catastrofe alla fine.

"Cosa?" Urla, spazientita e indebolita dalla sua incapacitร . "Cosa vuoi dirmi?" Stira il collo verso l'alto, come un uccello alle prese con il suo ego. Stringe le mani in un pugno e le sbatte contro il tavolato fino a quando le sue mani non si ricoprono del suo sangue. Chissร  a chi appartiene il resto del sangue.

"Arriva la catastrofe." Finalmente riesce a dirlo. Guarda lei, questa volta.

"Arriva la catastrofe." Ripete. Guarda il suo corpo incurvato verso le sue gambe, seduta tra i miei rimpianti, tra le sue debolezze, guarda quanto pena le sue sagome fanno e sorride.

Sorride perchรฉ comprende che tutta la disperazione che ha davanti a se non รจ altro che uno specchio.

Uno specchio.

Uno
specchio
che cade
e fa morire per sette anni
Layla
che di anni ne voleva vivere solo cinque.












Non sente nulla. Le narici sono chiuse, non la fanno respirare. La vista รจ appannata, le lacrime la fermano dal vedere quante persone stanno ascoltando la sua voce, la sua chitarra.

Seduta su uno sgabello traballante, Layla si esibisce in un bar pieno di giovani, pieno di adolescenti ribelli. Si sente una di loro, lo vede tra di loro il mostro.ย 

"Layla, you've got me on my knees." Forse se la dedica questa meraviglia. Forse Eric la cantรฒ per lei.ย 
Alza lo sguardo verso il centro del bar. Cosรฌ perfetto e pulito non come quel pavimento scheggiato.
Nota una donna in fondo al locale. Ella si avvicina sempre di piรน. Si muove in modo lento, ripetitivo come le sue mani che suonano con gentilezza quella chitarra.

Si ferma un minuto. Tutti sono concentrati e famelici di altre melodie. Si stropiccia gli occhi, che le bruciano ancora, che non le fanno vedere niente.

"Layla, I'm begging, darling please." La prega davvero quella donna, ti avvicini per favore. Fammi capire chi sei. Ripensa al mostro, alla catastrofe che dovrebbe incombere sulle sue spalle e poi viene rassicurata dalle note di Eric, che le ricordano che era solo uno specchio. E che lei voleva vivere solo cinque anni.

"Layla, darling won't you ease my worried mind." Conclude la canzone. La donna si รจ - finalmente - avvicinata e la sorprende. Le fa cadere le mani sulle ginocchia e le fa cadere il cuore.
Il trucco nero cola ancora di piรน suo viso e si riversa sul collo, calpestando le vene, cucendo un altro dolore su di esse. "Giselle." Pronuncia.

Giselle la prende per mano. La fa scendere dal palcoscenico e non le fa godere gli applausi. La porta fuori e la riempi di domande.

I capelli rosa fluttuano nell'aria che la circonda. Le incorniciano il viso, il delicato dolce viso che non fa altro che piangere, piangere e piangere.

"Perchรฉ non mi ami?" Le chiede, fissando il mostro. Quel mostro che ha sempre temuto, che non vuole sconfiggere perchรฉ sa, sa che tiene in vita Layla.

Non risponde. Forse sta pensando ancora alla canzone che ha finito di cantare o forse desidera soltanto ritornare nella sua camera e fissare la sua figura allo specchio e finire di vivere quei cinque anni.

"Perchรฉ il mondo ti vuole male." Risponde, dopo tre minuti di puro silenzio.
Nell'aria non circola nessun rumore e cosรฌ anche nei pressi dell'entrata per il bar.
Non vi รจ nessuno.
Nessuno che interferisce con le due amiche.
Ci rimane male, perรฒ, e cosรฌ l'abbraccia, la stringe piรน a se come a proteggerla dal mondo che quello vuole male ad entrambe.














Il suo corpo crogiola sul pavimento di legno, spezzato nei bordi, graffiato al centro e rumoroso solo dove il suo cuore si sdraia.
Layla conserva il freddo nel suo gracile corpo ossuto.
Ricorda con tenerezza le mani di Giselle sul suo fianco, quanto le facesse male esser toccata.

Il pavimento si lamenta sotto di lei e lo specchio ristagna a terra vicino alla sua figura triste.

I ricordi si affievoliscono come i lividi violacei sul viso.

Non le resta che fermarsi come l'orologio che ha - fin a pochi secondi prima - determinato il suo tempo.

Appende al muro lo specchio ovale e sporco che Giselle le regalรฒ al suo compleanno.
Prende la pistola fredda che ha ucciso i suoi sentimenti e preme il grilletto, contaminando il viso tanto delicato.

"Arriverร  la catastrofe e avrร  le sembianze di una giovane e lenta morte." Sono le sue ultime parole. Dedicate all'amore della sua vita, dedicate al mostro che ha macchiato di nero gli occhi celesti della sua infanzia.

Il corpo cade senza vita per terra. Assume una posizione ambigua e il sangue gocciola via dalla tempia, raggiunge le palpebre aperte, le guance non piรน baciate, l'arco di cupido che piรน non si bea della freschezza delle sue lacrime e quel maledetto collo sottile.

Nessuno piangerร  Layla.
Nessuno cadrร  a pezzi sotto al suo capezzale perchรฉ i suoi occhi han spezzato tutti i legami con la realtร .
Ha sorriso, perรฒ, nell'attimo in cui un proiettile ha perforato la sua tempia perchรฉ ha compreso che tutta la disperazione che aveva davanti a se non era altro che uno specchio.

Era solo
uno specchio
che cade
e fa morire per sette anni
Layla
che di anni ne voleva vivere solo cinque.




*
*
*
Eccomiiii.
Felici del doppio aggiornamento ahaha.
Layla, che dolce ragazza.
Scrissi inizialmente solo la prima parte e solo quella doveva essere la one shot.
Poi ho immaginato quel dialogo e cosรฌ ho scritto una piccola porzione della sua vita, nulla di che poichรฉ doveva colpire solo la domanda e la risposta.
Infine ho concluso con quella che era la sua morta non ben specifica nella prima parte.

Forse non sarร  il massimo come primo racconto, ma per me significa un grandissimo passo avanti verso un piccolo ritorno della vecchia martina che scriveva solo one shot.
Ovviamente, fatemi sapere se vi รจ piaciuto e piรน in generale cosa ne pensate.

Bแบกn ฤ‘ang ฤ‘แปc truyแป‡n trรชn: AzTruyen.Top