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La morte, che futile via d'uscita, perseguitata per generazioni da amanti dell'adrenalina, aspiranti ratti bisognosi di uscire dal labirinto che la loro stessa paura ha creato. Definizione fin troppo astratta, non descrive alla perfezione ciรฒ che ha significato nel corso dei secoli per voi.
Nel medioevo - anni d'oro, brillanti di una speranza bubbonica - ella non feriva nessuno, non vi era anima umana che avesse, provasse timore verso ella. Veniva addomesticata dal bisogno di trovarle un posto nella tavola rotonda. Si conosceva la propria scadenza e, piรน di quanto crediate, era veritiera. Sapevano quando iniziare a tremare. I riti servivano a poco, ma sapevano mascherare la paura di tutti: per questo erano pubblici, tutti dovevano fingere di saperla gestire.
A partire dal XII secolo - anno in cui ho iniziato a deformarmi - non venne piรน accettata come evento comune, si ebbe paura del giudizio universale. L'uomo al momento della morte comprese il significato di individualitร . Passรฒ, perciรฒ, a visualizzarla come la propria morte e non come una morta collettiva.
Nel 1700 la razionalitร ebbe la meglio, la morte venne affrontata. L'uomo prese come vero il parere di un medico. La salute ebbe il primo posto, l'anima divenne solo astratta, legata al dito e mai piรน rivista.
Nel corso dei secoli si tornรฒ indietro, avanzรฒ il pensiero umano, si fece un passo indietro, continuรฒ l'evoluzione, per poi decadere nel piรน orrendo catrame sanguinante di pestilenze e guerre perenni.
La morte ha il suo fascino. Lo ha sempre avuto. Per molti รจ cosรฌ, altri la temono, ma si ritorna sempre al medioevo: la morte ci accomuna tutti. Non ti lascia, ti sovrasta. Per questo ti porgo una domanda. ร semplice, giuro. Rispondi, perรฒ. Quello รจ fondamentale.
Cosa hai da perdere?
Una casa? Magari la macchina che hai appena comprato e che padroneggi nella periferia in cui abiti. Forse l'unica persona che riesce ancora a guardarti negli occhi e raccogliere il viscidume che produci: tua moglie. Una vita?
Cosa hai da perdere, figliolo?
Ti innervosisce la parola "figliolo". Non arriva nei meandri del tuo intestino. Attraversa solo la bocca, la faringe, l'esofago, e tutto quello che precede l'intestino, perchรฉ quello no, non lo attraversa.
Caro figliolo, lo capisco perchรฉ odi questa parola. ร colma di disprezzo, di empatia unita al buonsenso di un padre orgoglioso. ร costituita da schegge di rimpianti, รจ piena di me. Gira tutto intorno a me, ti chiederai. Sarai la morte? La vita? Dio? Ti potrai domandare.
Domande, domande.
Nessuna risposta trovata.
Figliolo mio, non sono niente che puoi mai immaginare, sono solo quello che il tuo cervello crea. Sono te, per quanto mi riguarda.
Ricordati, io ho svelato chi sono, tocca a te adesso.
(Chi sei, chi sei, chi sei, chi sei, chi sei)
Se dovessi essere tu quello capace di uccidere senza rimpianti. Quello col sonno profondo, senza sogni, senza incubi. Come ti comporteresti se fossi Me?
Chi potrebbe essere il destinatario della tua rabbia?
Forse Io?
Chi uccideresti?
Sicuramente Te stesso.
Inizio ambiguo quello che ho utilizzato. La morte, che futile microbo. Il corso naturale delle cose non dimostra questo, giusto? Tutto ha inizio dal meraviglioso atto della nascita, che ti fa aspettare, logorare dai sentimenti. La morte, invece, non la consideri, non ti teme. Ti logora. La morte non l'aspetti mica nove mesi, non dura cosรฌ tanto - oppure sรฌ? - ti lascia il tempo per inalare il fatidico ultimo respiro, dura nove secondi - se รจ repentina - e neanche te ne accorgi. Ti meraviglia, ti amplia.
La vita, quindi, รจ insignificante. ร noiosa, ti fa aspettare, tira verso di se il tempo - chi si crede di essere? Dio? Me? -. Niente di tutto ciรฒ che ci circonda ha una sua spiegazione. Cospirazioni ideate da prospettive seguite da moralisti indipendentemente mossi, a loro volta, dalla insaziabile, quanto insignificante sete di vendetta. Niente porta a qualcosa di concreto. Sarebbe un clichรฉ affermare che la vita non รจ altro che un'astrazione di personificazioni, ma cosa c'รจ di piรน vero di questa frase? Niente.
Per questo ti ripropongo la domanda: cosa hai da perdere?
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Eccomiii
Sono fierissima di questa os. L'ho scritto molto, moltoooo tempo fa ma non mi dispiace mai leggerla. ร qualcosa di diverso ed รจ questo che mi piace.
Voi cosa ne pensate?
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