I want a kiss

Scàthach

Erano giornate normali a Chaldea, quando il Master non andava in missione, i servant potevano tranquillamente riposare o svagarsi un po'.
Ed era un posto strano, così tanti spiriti eroici in un solo posto non erano facili da controllare, era una fortuna che non ci fosse solo Fujimaru Ritsuka tra di loro.
La donna aveva due modi per intrattenersi principalmente: parlare con gli altri servant o con il suo Master, oppure leggere un buon libro comodamente adagiata nella sua stanza.
Vi era anche un'area comune, una specie di enorme salotto con diverse poltrone e divani. Piuttosto sfruttato dagli spiriti eroici per fare conversazione tra di loro, ma lei preferiva starci alla larga, troppo rumore per i suoi gusti.
Fortunatamente, quel giorno non vi era nessuno in quell'area, così ne approfittò per sedersi su una di quelle comode poltrone, ovviamente sempre in compagnia del suo fidato libro; e per stare ancora più comoda, usò i suoi poteri magici per cambiare istantaneamente i suo vestiario, mettendosi un lungo maglione beige che andava fino alle gambe, coprendole parzialmente.
Gli scritti di quell'epoca la incuriosivano parecchio, aveva ricevuto molte informazioni sul mondo moderno alla sua evocazione, ma alcune non venivano assimilate completamente. Quindi quel che faceva era studiare, essenzialmente. Una donna intelligente come lei, era sempre stata assetata di conoscenza del mondo, dato che aveva vissuto confinata per secoli nella sua terra.
Non lo negava, Chaldea gli aveva dato la possibilità di rivedere i suoi allievi: Fergus e Cù Chulainn.
La cosa le fece più che piacere, nonostante questi la temessero come un tempo. E anche se non lo dimostrava spesso, provava un grande affetto verso di loro.
Era stata una madre durante la sua vita, ed ebbe tutto quello che una donna potesse avere, prima di non fare ritorno alla sua terra per "dovere".
Forse quel che le mancava era proprio questo: affetto, un affetto vero, sincero.
Non se la sentiva di voler scaricare questi sentimenti sul suo allievo Cù Chulainn, nonostante fosse l'unico uomo che avesse mai amato veramente.
Pensava questo, mentre, nella sala era giunto un altro individuo, che Scàthach ebbe il piacere di conoscere veramente a Chaldea: il Dio della carità, Karna.

Karna

Un dio come lui, poteva davvero aspettarsi di essere evocato in un luogo dove ogni spirito eroico poteva esistere? Nessuno lui lo avrebbe detto.
Col passare del tempo, vedere tutti quei servant era diventata la normalità, tra di loro anche il suo eterno rivale Arjuna. Con quest'ultimo ebbe già l'occasione di confrontarsi, tuttavia le loro continue liti venivano fermate dal master o da altri servant. Non che al dio piacesse litigare col fratellastro, era uno che amava la pace intorno a sé e gli piaceva vedere la gente felice.
Essendo il dio della carità, cercava di offrire il suo aiuto a tutti, anche nelle cose più semplici. Questo gli permise di guadagnarsi molte simpatie, tra master e altri spiriti eroici; tuttavia rimaneva sempre una persona introversa, a tratti timida e insicura.
Ebbe poche occasioni per parlare con la Regina delle ombre, gli dava l'impressione di una donna fredda, con poca voglia di fare conversazione. Per giungere alla camera della sua master, doveva passare per la sala comune, dove incontrò la donna e non appena i loro sguardi si incontrarono, fu proprio lei a salutare per prima.

"Buongiorno, Dio della carità."

Disse lei alzando lo sguardo dallo scritto, senza mutare la sua espressione neutrale. I servant di Chaldea erano diversi da quelli di una guerra del Sacro Graal regolare, i servant non erano nemici tra loro, erano riuniti tutti sotto "lo stesso tetto", quindi non avevano a problemi a chiamarsi per nome o per il loro titolo. Scàthach e Karna si conoscevano già, erano nella stessa singolarità, ma non ebbero molte occasioni per interagire. Solo una volta rievocati poterono parlare direttamente, anche se servivano due master diversi.

"Buongiorno a te, Scàthach."

Scàthach

Doveva ammetterlo, ogni volta che incrociava lo sguardo col Dio della carità, la donna sentiva una sensazione piacevole. Karna era quel tipo di persona che nonostante l'apparenza, riusciva a mettere subito ad agio le persone, compresa lei, che verso gli dei era molto diffidente. 
Tutti quelli che aveva affrontato nella sua lunga vita, non sopravvissero per raccontare della battaglia, peccavano di superbia e lei sapeva come metterli al loro posto.
Karna però era diverso, sembrava una persona molto umile, l'umiltà era una dote che lei apparenza parecchio in un uomo. Non sapeva esattamente se il dio fosse occupato, così pensò di continuare la conversazione.

"Non ci si incontra spesso tutti i giorni, devi essere un servant parecchio impegnato."

Disse lei andando a posare il libro sulle sue gambe. Lui rivolse completamente la sua attenzione verso la donna, andando a sedersi sul divanetto.

"Andavi dalla tua master?"

Chiese Scàthach rimanendo composta. Il dio rispose poco dopo chiudendo gli occhi per un'istante.

"Esatto, volevo chiedere se potevo rendermi utile per lei."

Non sempre erano gli altri a chiedere al dio qualcosa, spesso era proprio lui che voleva rendersi volutamente utile. La donna annuì e il dio replicò subito dopo con una domanda.

"Hai bisogno di qualcosa, Regina delle ombre?"

Lei ci pensò su, ma effettivamente non le veniva in mente cosa il dio potesse fare, se non qualcosa di semplice, come chiacchierare.

"Mi piacerebbe parlare con te."

"D'accordo, di cosa vorresti discorrere?"

Chiese lui con cordialità, appoggiandosi al comodo schienale. La sua armatura iniziava ad essere scomoda se indossata pure a Chaldea, infatti un po' invidiava Scàthach per essersi messa comoda con quel morbido maglione. Decise di fare lo steso, indossando una felpa nera con cappuccio. Adesso era più "normale", se non fosse per il suo colorito bianco cadavere, poteva essere scambiato per un umano qualunque.

"Non ho mai avuto l'occasione di confrontarmi con te, Karna. Mi chiedevo se il Dio della carità condividesse le mie stesse idee."

"A cosa alludi?"

Il discorso introduttivo di Scàthach incuriosì l'albino, tanto che questo accavallò le gambe l'una sopra l'altra, mettendosi ulteriormente comodo.

"Un luogo come Chaldea è servito a riunire servant da ogni epoca, siamo stati rievocati dalle rispettive epoche, non ti sembra strano?"

"Perché dovrebbe esserlo?"

"Abbiamo dovuto scontrarci contro quei master che adesso serviamo fedelmente. Non mi pento delle mie azioni, ma quel che mi stupisce: è il buon cuore che hanno messo quei ragazzi nel perdonarci."

Quelle parole fecero riflettere il dio, che portò una mano sotto al mento. Anche lui dovette scontrarsi coi master di Chaldea, e dopo essere stato sconfitto, giurò fedelmente di servire quei ragazzi mettendo in gioco la sua vita e la sua lancia. La stessa cosa fu per Scàthach, nonostante in quella singolarità aveva trovato il pretesto giusto per esaudire il suo desiderio più grande: morire.

"Ormai quello è passato, Scàthach, il nostro obiettivo ora è portare alla vittoria i giovani master. Quel che accadrà dopo, sarà il destino a deciderlo per noi."

La donna sorrise a quelle parole, che in fondo erano la pura verità. Karna non era soltanto un brav'uomo, era anche saggio e intelligente, un'altra qualità che ammirava del collega Lancer. Appartenevano alla stessa classe e rientravano tra i più forti di essa, forse il Dio della carità era il più forte.
Tra le sue tante qualità, Karna aveva anche quello di essere un eroe coraggioso e bello, tutti tratti che Scàthach amava in una persona, proprio il genere di eroe degno di prendersi la sua vita.
Degli eroi che conosceva, solo il suo allievo Cù Chulainn era l'unico al quale avrebbe permesso di ucciderla, per liberarla dalla sua immortalità e darle così la pace. Era un desiderio egoistico? Assolutamente si, ma la donna aveva sempre pensato al bene dell'umanità, guidando le anime dei morti verso l'oltretomba. Ora voleva pensare solo a se stessa, magari avrebbe potuto raggiungere quelle anime.
La donna cercò di scacciare questi pensieri dalla mente, per il momento voleva solo pensare al suo attuale desiderio e non era quello di morire.

"Karna, c'è un'altra cosa che vorrei facessi per me."

"Di che si tratta?"

La donna si alzò dalla poltrona, dirigendosi verso il divanetto dove era adagiato il dio, sedendosi accanto a lui. Non tolse quel sorriso dalle labbra, un sorriso che faceva trasparire intenzioni innocenti, almeno in un primo momento.
Dopo essersi assicurata che nessuno li stava osservando, prese ad avvicinarsi un po' di più all'uomo. Quest'ultimo si stava allertando in qualche modo, infatti una leggera goccia di sudore scese dalla sua tempia, si sentiva parecchio in suggestione per la vicinanza con la Regina delle ombre.

"Scàthach...?"

Lei portò la sua mano su quella destra bianco latte di Karna, stringendola appena e avvicinandosi ulteriormente, ormai erano a pochi centimetri di distanza. Gli occhi rossi di lei incontrarono quelli celesti del dio, percependo un pizzico di agitazione in lui. Arrivò così il momento della richiesta, dalla quale Karna non poteva più tirarsi indietro.

"Voglio un bacio. Un bacio da te."

La richiesta spiazzò il dio, che cercava in tutti i modi di nascondere l'agitazione del momento, senza successo. Si stava chiedendo perché una donna bella come Scàthach volesse una cosa simile da uno come lui, ma ormai aveva accettato di aiutarla, e quella sembrava chiaramente una richiesta d'aiuto da parte sua.
Lui annuì e le mani delicate di lei si portarono sul viso del dio, aveva una pelle così morbida e liscia, un vero piacere per il tocco. Ormai mancava prima del contatto delle loro labbra, voleva essere qualcosa di gentile e lento, ma Scàthach sentì la necessità di quel contatto subito. 
Le loro labbra si unirono e quelle di lei furono più avide, la donna chiuse gli occhi per godersi quel momento a fondo, ma per Karna fu come stare in apnea sott'acqua. Quella sensazione durò poco, visto che poi il dio tentò di rilassarsi, facendosi trasportare dal momento.
La Regina delle ombre voleva andare oltre, sedendosi a gambe divaricate sul ventre del dio, mentre il bacio proseguiva. Per far riprendere fiato a entrambi, Scàthach si staccò dalle labbra di lui con fare soddisfatto, notando come questo stava arrossendo, ed era più evidente visto il colorito pallido della sua pelle. Karna tentò di coprire parte del suo volto e lei trovò questo molto adorabile, tanto che ridacchiò sotto i baffi divertita. Scese dalle sue gambe, rimettendosi poi in piedi. Il dio però, sembrava intenzionato a dire altro.

"Sono stato...?"

Non poté dire nulla, dato che venne interrotto da lei. Questa, come per zittirlo, gli mise l'indice sulle labbra.

"Shhh... va bene così, Karna. Grazie."

E il dio non emise più un fiato dopo quella dichiarazione. Il master poi, contattò la Regina delle ombre telepaticamente, invitandola a raggiungerlo per affidarle una missione. Scàthach si girò verso di lui per l'ultima volta, rivolgendoli un dolce sorriso, un sorriso sincero, che il dio ricambiò. Questa poi prese a camminare verso il corridoio, col senno di poi, avrebbe potuto evitare di liquidarlo senza dire nulla, ma pensava che lasciare Karna col dubbio, l'avrebbe divertita particolarmente, di una cosa era certa: non si era pentita del suo gesto.

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