Nota autrice:
La canzone che ho messo nel capitolo va ascoltata quando troverete nel testo "Play".
Spesso metto delle canzoni per i capitoli e lascio libera scelta se sentirle o meno, però in questo caso lo spunto per una cosa l'ho presa dal suo testo, quindi leggere ascoltandola renderebbe di più, almeno secondo il mio punto di vista.
Buona lettura!

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Quando arrivò si avvicinò lentamente alla finestra, senza fare troppo rumore, i muri di quel motel erano come carta velata, si riusciva a sentire tutto.
Molte volte aveva pensato a quanto non fosse facile la vita dei due fratelli, vivere sempre in posti come quello alla lunga doveva risultare estenuante. Eppure a guardarli non sembrava gli importasse molto, a loro interessava stare insieme e questo la [C/C] lo apprezzava anche più di quanto avrebbe dovuto.

La tenda leggermente scostata le permise di sbirciare al suo interno, gli occhi si soffermarono su Dean, teneva borsone sulla spalla che la giovane sperasse contenesse il vestito da indossare per il ballo.
Era impegnato in una conversazione, che appariva tutto tranne che piacevole, con il padre.

Sam la notò ed ebbe un'idea fulminea per far uscire da lì il fratello e lasciargli vivere quella serata di normalità, nessuno più di lui capiva quel desiderio, quindi avrebbe fatto di tutto pur di aiutarlo.
Si inventò qualcosa sul momento e riuscì a distrarre John quanto bastava per far si che Dean sgattaiolasse fuori dalla porta.

Ovviamente non durò molto, ingannare il genitore non era una cosa facile da portare a termine, infatti si girò non appena sentì la porta del motel aprirsi. Inutili furono i suoi tentativi di richiamare il figlio.

Dean quando la vide le corse incontro e le afferrò la mano, per poi allontanarsi velocemente.
«Spero tu non abbia creduto che me ne sarei andato stanotte, lasciandoti così.»

«Aspetta aspetta, rallenta, ti ricordo che ho i tacchi, non è facile correre con questi.» Lo avvertì rimandando la risposta a quella sua domanda indiretta.
Il ragazzo le lanciò uno sguardo prima di fermarsi.
«Hai ragione.» Fece un sorrisetto, poi si sistemò il borsone sulla spalla e si avvicinò a lei, passandole una mano sulla schiena e l'altra sotto le ginocchia, stando attento ad afferrare anche il vestito.

Neanche il tempo di farla parlare che la tirò su, prendendola in braccio.
Lei subito appoggiò le sue mani sulle spalle di Dean, non era mai stata così vicina al giovane, stare fra le sue braccia la faceva sentire bene, era confortevole.

«Non pensavo che te ne saresti andato, non di tua spontanea volontà almeno.» Alzò lo sguardo, scontrandosi con gli occhi di lui.
«Sono venuta da te perché se fossi stato costretto a partire ora... Avrei voluto almeno salutarti di persona» concluse in un sussurro.

Dean abbassò per un momento lo sguardo, sospirando appena.
Non voleva partire, non gli era mai successo di provare un sentimento simile, ma non voleva assolutamente andarsene da quella città.
Sembravano passati solo dei minuti dal loro primo incontro, lì in quella classe, con lei che gli aveva lanciato quella piccola, e silenziosa, sfida.

Sfida che ormai non aveva più alcun significato, durante quelle settimane i pensieri su di essa si ridussero al minimo, il ragazzo intendeva conoscere [T/N] perché lo voleva, i suoi gesti non erano dettati da quella che lui aveva preso come una sfida.

«Non ho mai fatto una cosa del genere per una ragazza, sai?» Cominciò a dire lui, attirando l'attenzione della [C/C].
«È la prima volta che disubbidisco ad un ordine di mio padre.» Fece une leggera risata, priva di emozioni.
«Quando tornerò io e Sammy dovremmo subirci il suo lungo monologo pieno di rabbia.»

«Ti penti di averlo fatto?» Domandò [T/N] quando lui la guardò nuovamente.
«Ti penti di non aver ascoltato tuo padre?»

«No.» La sua risposta arrivò immediatamente, non dovette nemmeno pensarci troppo. Se fosse tornato indietro avrebbe fatto le stesse identiche scelte.
«Non me ne pento.»

Una volta arrivati a scuola Dean dovette cambiarsi al bagno, in quel borsone che si era portato dietro c'era veramente il cambio per il ballo.
Lo vide uscire da lì cercando di sistemarsi la cravatta che aveva messo sulla camicia bianca che indossava.
[T/N] fece dei passi nella sua direzione, allungando le mani per sistemargliela.

«Ho cercato di trovare qualcosa che andasse bene» confessò lui lasciandola fare.
«Va benissimo, non eri costretto a vestirti con lo smoking come fanno tutti gli altri, tu sei l'eccezione» disse la giovane finendo con la cravatta.
«Questa termine torna sempre da noi in qualche modo» commentò Dean facendola sorridere.
«È una cosa nostra» affermò la [C/C] con dolcezza prima di afferrare il suo braccio e dirigersi in palestra.

Quando entrarono la ragazza sentì una canzone che conosceva, per essere più precisi quella era la sua canzone preferita. Si sentì fortunata nell'essere arrivata proprio all'inizio di essa.
Non poté evitare il formarsi di un sorriso sulle sue labbra.

Dean lo notò e le porse la mano. Non disse nulla, in quelle cose era abbastanza imbranato, ma sapeva che lei aveva capito: le stava chiedendo di ballare.
[T/N] glie l'afferrò con delicatezza, per poi avvolgere le braccia attorno al collo di lui e accompagnarlo nei movimenti.
Sentì le mani del ragazzo sovrapporsi alla fine della sua schiena, cosa che le mandò dei brividi per tutto il corpo.

||Play: Here to love - Lenny Kravitz||

«Dean...» Lo chiamò lei dopo un po'.
«Dimmi.» Il giovane scostò appena la testa per guardarla.
«Non so precisamente che lavoro faccia tuo padre, ma ho la sensazione... Anzi, so che perderemo i contatti.»

Ci fu una pausa nella quale nessuno dei due aggiunse niente, soltanto le dolci note di quella canzone si raggruppavano attorno a loro, prima che [T/N] riprendesse la parola.

«Quindi c'è una cosa che devo dirti.» La ragazza sapeva quanto fosse difficile per Dean la partenza, forse anche di più di quanto lo era per lei. Quella vita doveva pesargli, e il fatto di non poterne parlare liberamente marcava ancora di più quel peso.

Perché si, Dean sicuramente non poteva parlarne, la [C/C] non ci aveva messo molto a collegare le cose. Lui non evitava il discorso, non rimaneva sul generico perché non ne voleva parlare, semplicemente non poteva.
Ma in qualche modo lei voleva aiutarlo.

«Non importa se so poco sulla tua vita, so che non mi hai detto tutto perché ti è stato impedito, ma va bene così.» Dean la guardava attentamente, mentre lei aveva preso a giocherellare appena con il colletto della camicia del ragazzo.
«Per me è abbastanza quello che mi hai rivelato.» Un'altra breve pausa.
«C'è una frase di questa canzone che dice che bisogna amare la vita degli altri come la nostra.»

Voleva aiutarlo, ma in quel discorso c'era anche altro, Dean questo lo aveva capito.
Una dichiarazione mascherata da un tentativo d'aiuto, ecco cos'era.

[T/N] era conscia del fatto che quello avrebbe fatto male ad entrambi.
Una dichiarazione proprio la sera prima della sua partenza? Non era di certo il massimo della gioia, ma lei sentiva di doverglielo dire, non avrebbe avuto altre occasioni e non voleva pentirsi di aver sprecato quell'occasione solo per rendere il loro addio meno struggente.

Entrambi sapevano a cosa sarebbero andati incontro quando hanno preso la decisione di frequentarsi.
Lui sapeva che era meglio non affezionarsi più di tanto, vista la sua ripartenza imminente.
E lei sapeva che il ragazzo si spostava spesso, quella era la sua vita, quindi era inutile avere anche solo una piccola speranza sul fatto che potesse rimanere.

Ma entrambi sono andati avanti imperterriti, con la mente offuscata dall'interesse che provavano l'uno per l'altra.

«Io amo la mia vita, quindi amo anche la tua di vita, così come la conosco. E avrei sicuramente amato allo stesso modo tutto quello che si nasconde dietro il sipario, tutte le cose che non puoi dirmi, avrei amato anche quelle.»

[T/N] conosceva benissimo il significato della canzone, non parlava di amore inteso come quello che nasce tra due persone e che può anche tenerli uniti per tutta la vita.
È stata scritta per creare un fronte contro il razzismo e la discriminazione nel mondo, ma la ragazza non poteva fare a meno di indirizzare quella frase su lei e Dean.

Era esattamente così che si sentiva, pur non conoscendo le parti buie, nascoste, della sua vita, la [C/C] lo amava. Aveva coltivato quel sentimento nel corso delle settimane, ma solo in quella sera si era resa veramente conto di quanto esso fosse forte, probabilmente perché non lo avrebbe più rivisto.

«[T/N]...» Sussurrò Dean.
«Lo so, lo so, pessimo tempismo, vero?» Puntò lo sguardo in un angolo della palestra.
«No, affatto» disse lui fermando i movimenti di entrambi, la ragazza non si aspettava una risposta di quel tipo, credeva le avrebbe dato ragione, dopotutto quello non era il momento adatto per un discorso del genere.

«Sul serio?» Quella domanda le uscì spontaneamente dalla bocca, Dean rise appena prima di confermare.
«Sul serio.» Accennò ad un sorriso e continuò a parlare.
«Per me tutto questo è nuovo, come avrai capito per me la normalità è altro, ma mai avrei pensato di vivere quella vera per delle settimane intere. E tutto grazie a te.»

Dean fissò gli occhi in quelli della ragazza.
«Non sono bravo a rispondere come si deve a certi tipi di discorsi, quindi lo farò a modo mio.» Le scostò lentamente alcune ciocche di capelli che le erano finite sul viso.

Altre coppie erano impegnate nel ballo, ma dal punto di vista dei due erano scomparse, in quel momento c'erano solo loro due, fermi sulla pista da ballo, ma ancora abbastanza vicini da sentire il respiro dell'altro.

La mano del ragazzo si fermò sulla guancia di lei, che nel frattempo non aveva detto una parola, sentiva di essere arrossita e sapeva cosa stava per fare Dean.
Non lo fermò quando si chinò leggermente per poggiare le labbra sulle sue, chiuse gli occhi e rispose subito a quel dolce bacio.
Anche lei spostò le mani, lasciandole andare sulle spalle del giovane per poi stringersi di più a lui.

Il loro primo e ultimo bacio, ad occhi esterni sarebbe sicuramente apparso come un qualcosa di poetico, ma per i due ragazzi era una cosa che trasmetteva sia felicità che malinconia.
Proprio per quel motivo si staccarono solamente quando furono costretti a riprendere fiato, stando attenti a non allontanarsi troppo, almeno per quella sera.

«C'è una cosa che non ti ho detto» sussurrò Dean tra un respiro e l'altro.
«Cosa?»
«Sei bellissima stasera.» La vide avvampare al complimento appena ricevuto, poco dopo sorrise timidamente e lo ringraziò.

La magia di quell'istante si sarebbe presto dissolta, rimanendo solo come ricordo.
Il giorno dopo [T/N] si sarebbe ritrovata da sola a pranzare a scuola, non avrebbe più avuto un compagno di banco fastidioso come Dean, non avrebbe più passato i pomeriggi in sua compagnia, non avrebbe mangiato quel panino insieme a lui in quella tavola calda.

Sapeva che quel momento doveva arrivare, ma sperava che la beatitudine di quelle giornate sarebbe durata di più.
Nonostante ciò non si pentiva del tempo passato insieme, non si pentiva di averlo voluto conoscere, non si pentiva di aver cominciato ad amarlo.

«Fai tesoro di questa tua vita, [T/N].» Prese a dire Dean.
«Tieniti stretta la normalità.» La ragazza annuì e lo abbracciò, affondando il viso nel suo collo, le sarebbe mancato da morire.

Sperava che un giorno il destino li avrebbe fatti rincontrare.
Sperava che quello non fosse un addio definitivo.
Sperava, con tutta se stessa, che potesse innamorarsi nuovamente di lui.