π‘¬π’•π’†π’“π’π’Šπ’•π’š || 𝑷𝒂𝒓𝒕𝒆 𝟏

SPOILER 15x20

Quando finisce un anno si tende a pensare a come il tempo sia volato, sembra passato così in fretta.

Il tempo scorre velocemente, molto piΓΉ di quanto pensiamo.
Un battito di ciglia, uno schiocco di dita, e giΓ  ti ritrovi a gennaio, senza sapere con certezza come tu ci sia arrivato.

Ma per [T/N] non era così da anni ormai.
Un evento Γ¨ bastato a rallentare la sua concezione dello scorrere delle giornate.
I secondi sono diventati minuti, i minuti sono diventati ore, e le ore sono diventate interminabili, ogni volta sembrava quasi come se il sole non volesse tramontare.

La morte di Dean Winchester aveva condizionato la [C/C] in modo irreversibile, così come era successo a Sam.

I due hanno provato a farsi forza a vicenda, ma l'assenza del piΓΉ grande si faceva sempre piΓΉ gravosa da sopportare.
Il bunker era diventato un posto asfissiante, qualsiasi cosa lì dentro li portava a pensare alla persona che avevano appena perso.

Anche solo stare in cucina si era trasformato in un espediente, per il dolore, di scavare e insediarsi sempre di piΓΉ nel loro cuore.
Si incatenava ad esso. Lo stringeva. Toglieva il fiato. Ogni battito, ogni respiro, tutto si compiva in maniera lenta e forzata.

E il silenzio. Probabilmente il fattore piΓΉ pesante.

Quel dettaglio non faceva altro che mettere altri macigni sul petto di Sam e [T/N], giΓ  abbastanza carico di suo.

Era una silenzio assordante, di quelli che ti fanno venir voglia di urlare tutta la sofferenza che hai dentro di te pur di non sentirlo.
Un silenzio capace di farti crollare.

I primi tempi furono i piΓΉ difficili.
La donna ancora riusciva a sentire la voce impastata dal sonno di Dean darle il buongiorno, sentiva le sue braccia circondarle la vita, sentiva il dolce bacio che le lasciava ogni mattina nell'incavo del collo.

In molte occasioni gli aveva detto che le faceva il solletico, ma lui continuava ad andare avanti solo per sentirla ridere.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter sentire quel suo tocco ancora una volta.

Lo vedeva al tavolo della cucina, a mangiarsi anche il toast di Sam, con sopra chili di marmellata.
Il fratello minore infatti ne preparava molti, consapevole della fame dell'altro.

[T/N] lo guardava spesso mangiare, lo trovava irresistibile anche in quei momenti, soprattutto quando tirava fuori quel suo sorriso, così spontaneo quando si trattava di cibo.

Nel salone ancora lo vedeva seduto, con gli occhi rivolti sullo schermo del computer, alla ricerca di un caso da risolvere.

Andando in giro per il bunker si aspettava sempre un suo scherzo, che perΓ² non arrivava mai, cosa che ogni giorno le ricordava che l'uomo che amava con tutta se stessa non c'era piΓΉ.

La decisione di andarsene da lì, per poter proseguire con la loro vita, la prese insieme a Sam.
Era diventato insopportabile vivere in quel posto.

Β«Wow! Voi abitate qui? Ma Γ¨ fantastico!Β» Quelle erano state le sue parole quando i due fratelli l'avevano portata con loro.

Β«Oh, beh, modestamenteΒ» Si era pavoneggiato Dean, ogni occasione era buona per cercare di fare colpo su una ragazza.

Non doveva rimanere con i ragazzi molto a lungo, l'idea era quella di aiutarla a sfuggire alla strega che voleva ucciderla e poi tornare alla sua vita.

Ma in quel viaggio [T/N] finì con l'innamorarsi del cacciatore più grande, non voleva farlo, ma non poté nemmeno evitarlo.

Quel sentimento cresceva di giorno in giorno, tanto che ad un certo punto, nell'intento di sfuggirgli, provocΓ² delle discussioni tra i due.
Entrambi avevano quel brutto vizio di scappare dalle situazioni, per loro poco piacevoli, che le emozioni potevano creare.

E [T/N] lo aveva fatto anche quella volta.
Dopo aver chiuso le porte nel bunker era partita, voleva andarsene da lì, allontanarsi da tutto quel dolore, scappare.

Sam aveva deciso di andare da Eileen, ma lei non aveva nessun'altro oltre ai due fratelli e non voleva disturbare il piΓΉ piccolo nella sua vita con la ragazza.

In quel momento la donna si trovava a Roma, seduta ad uno dei tavoli fuori al bar che dava sul Colosseo.

Da fuori la scena era perfetta, una rilassante pausa dalla vita caotica di tutti i giorni, passata a gustarsi la colazione nel pieno della primavera.

La cittΓ  cominciava a riempirsi di turisti, che con la stagione mite arrivavano per visitare una piccola parte di quell'immensa storia offerta dal luogo.
I passi della gente riuscivano quasi a sovrastare il rumore delle macchine che passavano sulla strada accanto.

Ma nel cuore di [T/N] risiedeva una sofferenza continua, la sua calma era tutta apparenza, dentro di lei sentiva muoversi un tornado, che la scombussolava incessantemente.

AbbassΓ² lo sguardo sulla valigia posta accanto alla sua sedia, non le era mai servito molto, infatti i suoi viaggi avevano un carico leggero.

Stava per tornare in America, partire non l'aveva aiutata per niente, anzi, tutto il contrario.
Si era ritrovata da sola a combattere con il lutto, avrebbe fatto meglio a rimanere con Sam.

Non lo sentiva da allora e la colpa era sua.
Lei gli aveva detto di aver bisogno di spazio.
Lei gli aveva detto che lo avrebbe telefonato quando sarebbe stata meglio.

Ma in tutto quel tempo non era stata meglio, per niente.
Aveva persino cambiato numero, quindi non sapeva se Sam avesse provato a chiamarla.

Il dolore fa fare cose stupide.

Un sospiro uscì dalle sue labbra, dopodiché si alzò, pagò la colazione e afferrò il manico della valigia.

Rivolse un ultimo sguardo all'ambiente attorno a lei per poi alzare gli occhi verso il cielo, non c'era nemmeno una nuvola e il sole splendeva in tutta la sua accecante bellezza.

Β«Basta scappareΒ» SussurrΓ² a se stessa prima di incamminarsi verso la stazione.

xxx

Chiuse gli occhi e inspirΓ² profondamente l'aria.
Quando li riaprì insegne americane si mostravano imponenti di fronte a lei.
Conversazioni in lingua inglese danzavano attorno alla [C/C], non sentiva piΓΉ un misto di lingue differenti a causa dell'orda di turisti.

Era appena scesa dal pullman, che l'aveva portata nella cittΓ  vicina ad un posto dove voleva passare prima di andare da Sam, sperando che quest'ultimo non avesse cambiato indirizzo di casa.

Il suo passo si mostrava calmo, si stava prendendo il suo tempo per prepararsi mentalmente.

Poteva chiaramente percepire il suo cuore aumentare di battito, piΓΉ si avvicinava alla meta e piΓΉ quest'ultimo accelerava il ritmo.
Una sensazione di agitazione si diffondeva in lei, non veniva pompato solo il sangue nelle sue vene, in quel preciso istante anche quel turbamento viaggiava con lui.

Il paesaggio di quella piccola cittΓ  si fece sempre piΓΉ lontano, per lasciare spazio ad una lunga strada.

Non prestΓ² molta attenzione a quanto ci mise per arrivare, ma le sue gambe si fermarono da sole quando vide la porta d'accesso al bunker.

SospirΓ² pesantemente, come se in quel modo si sarebbe sentita un po' piΓΉ leggera.

InfilΓ² la mano nella sua tasca, dove aveva deciso di riporre la chiave per entrare.
Per tutti quegli anni l'aveva tenuta [T/N], non sapeva nemmeno lei il perché, voleva così tanto superare il dolore del lutto, ma quell'oggetto se l'era tenuto.
La fissΓ² per dei secondi, cercando di prendere coraggio ed inserirla nella serratura.

Non seppe quanto rimase lì fuori a fissarla, probabilmente erano passati dei minuti.

Lo scatto che fece la porta quando l'aprì sembrò amplificato, talmente tanto che la donna trasalì appena.

Tirare in avanti la seconda entrata fu ancora piΓΉ ostico.

Una volta dentro [T/N] accese le luci e giΓ  solo con quello cominciΓ² a sentire un magone in gola, tentava di mantenere il respiro regolare, ma non era per niente facile.

Una valanga di ricordi si abbattΓ© su di lei, destabilizzandola.

LasciΓ² andare la valigia accanto alla porta e si avviΓ² verso le scale.
Ogni scalino sceso rimbombava nelle sue orecchie piΓΉ e piΓΉ volte, riusciva quasi a sentirne l'eco tanto era il silenzio che regnava in quel posto.

Nella sua mente si proiettava nel salone insieme ai due fratelli, impegnati in una conversazione riguardante una caccia.

Lei avrebbe ascoltato tutto con estrema attenzione, come era solita fare.
Dean avrebbe detto la sua bevendo una bottiglia di birra.
E Sam avrebbe spiegato loro i risultati delle sue ricerche.

Le mancavano quei momenti.
La vita non era facile, era sempre piena di minacce provenienti da ogni angolo, ma [T/N] non l'avrebbe scambiata con nessun'altra.

Distolse lo sguardo dal tavolo ormai intriso di polvere e riprese a camminare.

Desiderava poter volare, o per lo meno fluttuare, perchΓ© il rumore dei suoi passi non facevano altro che marcare quanto il bunker fosse vuoto.

Giunse davanti la camera di Dean, che poi era diventata anche la sua.

Quando mise la mano sulla maniglia la vide tremante.

Si domandò perché lo stesse facendo, perché fosse tornata lì, perché non era andata direttamente da Sam.

Una morsa le strinse la gola e il petto.

Cosa sperava di ottenere entrando li dentro?
Il dolore non se ne sarebbe andato, sperare il contrario era da stupidi.

La prima cosa che videro i suoi occhi fu il letto ancora disfatto, un brutto vizio che Dean aveva.

Ricordava quello che le aveva detto quel giorno: Β«Non preoccupartene troppo, tanto appena la caccia sarΓ  finita ci finiremo di nuovo sul letto.Β» Il tono usato da lui era ammiccante fino all'inverosimile.

A quel punto la cacciatrice gli aveva lanciato un cuscino, dandogli dell'idiota.
Cuscino che ancora giaceva ai piedi del suo comodino, dove una volta c'erano le loro foto.

Quel maledetto giorno non permise ai due di tornarci insieme in quella stanza.

Si morse il labbro così forte da far uscire del sangue da esso, non le interessava della sofferenza che la ferita appena procurata le causava, quello che sentiva dentro era mille volte peggio.

I suoi occhi vagarono per la camera, i fucili che il più grande dei Winchester aveva appeso al muro erano ancora lì. Impolverati, ma c'erano.

Si soffermΓ² sui cassetti dove avevano lasciato le sue camice, Sam non si era portato dietro tutto, voleva lasciare il segno della presenza di Dean in quella stanza, in quel luogo.

Ne aprì uno e prese una camicia dell'uomo che amava.
La portΓ² contro il viso, era consapevole del fatto che non c'era piΓΉ alcun odore, ma la [C/C] poteva ancora sentire il profumo del cacciatore.

Un singhiozzo strozzato uscì dalla gola di [T/N], che le scosse l'intero corpo.
Strinse piΓΉ che potΓ© gli occhi, nel vano tentativo di trattenere le lacrime.

Un altro spasmo la percosse nell'istante in cui rilasciΓ² un respiro, calde lacrime scorrevano lungo il suo viso, dando vita ad un pianto tutt'altro che silenzioso.

Le gambe non ressero piΓΉ e la donna si ritrovΓ² a terra, sul freddo pavimento, con la presa ben serrata sulla camicia di Dean.
La teneva contro il petto come se si trattasse di lui.

La stringeva con fare straziante, una parte di lei era stata strappata via dalla morte di lui e l'avrebbe ritrovata solamente nel momento in cui lo avrebbe raggiunto.

Si era sempre chiesta cosa potesse fare per sentirsi anche solo un po' piΓΉ leggera, un po' piΓΉ libera da quel tormento.
Il pianto lo aveva sempre rifiutato, rinnegato.

Ma alla fine era di quello che aveva bisogno, doveva buttare fuori tutto quello che si era tenuta dentro per anni.

In quel momento [T/N] aveva ceduto ed era crollata, sfogandosi con un pianto che sembrava non avere fine.

In quel momento [T/N] aveva veramente detto addio a Dean.

✰✰✰✰✰

Angolo autrice:
Si, lo so, tutte queste pagine solo di descrizione, ma volevo cercare di esprimere al meglio le sensazioni della reader.

Spero di esserci riuscita.
Spero di avervi fatto sentire, almeno un po', quello che ho scritto.

Non potevo non scrivere una one shot riferita all'ultima puntata della serie, Γ¨ stato piΓΉ forte di me.

La seconda parte ce l'ho giΓ  pronta e la pubblicherΓ² la settimana prossima~

E visto che ci sono, dovete sapere, anzi sicuramente vi Γ¨ pure arrivata la notifica, che mentre la rileggevo per sbaglio ho cliccato su "pubblica".
Non potete capire il colpo che mi Γ¨ presoπŸ˜‚

Credo che nemmeno flash sarebbe stato così veloce ad annullare la pubblicazione, sono volata :')

Ilas🎐

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