𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟽

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Il futuro è avvolto nel silenzio. Anche se ci urla addosso non riusciamo a sentirlo.

||Fabrizio Caramagna||

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PASSATO

Tutti erano presenti in quello che loro consideravano il salone, ma non Shin. Solitamente lo trovavano sempre sveglio, addirittura era lui che andava a buttare giù dal letto i più dormiglioni, ma non quella mattina.

Ivy aveva attribuito quella stranezza al giorno precedente. La battaglia contro la Legione era stata estenuante, più del solito, e questo aveva portato la maggior parte di loro a crollare non appena tornati alla base. Lei si era persino addormentata sulla spalla di Shin per quanto era stanca, ricordava in maniera vivida di aver chiuso gli occhi mentre era intenta a leggere un libro.

Non sapeva quando il ragazzo fosse andato a dormire;  capitava che rimanesse sveglio fino a tardi per leggere, ma mai che dormisse così tanto.

Deve aver recuperato il sonno. Pensò, arrivando davanti l'entrata della sua stanza.

La mano colpì varie volte la porta, ma era così sovrappensiero che d'istinto la aprì subito, senza aspettare una possibile risposta dall'altra parte.

«Ei, Shin, tutto bene? Noi siamo già tutti sve-» Si interruppe quando lo vide impegnato a mettersi la maglietta, i suoi movimenti però erano stati bloccati dalla sua entrata.

«Ivy.» La richiamò Shin mentre finiva di vestirsi. «La prossima volta non bussare se poi hai intenzione di entrare senza aspettare.» Le fece notare con pacatezza.

«Scusa! Scusa!» Esclamò lei, portandosi le mani davanti al viso. «Non era mia intenzione piombare in questo modo, ero sovrappensiero e-» L'imbarazzo prese il controllo. La voce di Ivy aveva cominciato a balbettare, mettendo insieme tutta una serie di parole che alla fine conversero in un: «Ma dovevo per forza finire in una situazione del genere!?».

Shin la guardò sbattendo più volte le palpebre. Non l'aveva mai vista così tanto a disagio da iniziare a blaterare a raffica, in preda all'agitazione.
«Tutto bene?»

«Va meravigliosamente!» Gli diede le spalle, incapace di guardarlo dritto negli occhi. «Piuttosto, scusa. Sul serio, non volevo entrare così in camera tua.» Non osava immaginare quanto fosse diventata rossa in viso. Lo sentiva andare a fuoco, e nemmeno quando c'era stata l'estate più afosa di sempre si era sentita così accaldata.

«Non c'è bisogno di imbarazzarsi così, non è successo nulla di grave» disse lui, tentando di calmarla, era impossibile non notare quello che era il suo stato d'animo.

«Non sono imbarazzata!» Si affrettò a sottolineare Ivy.
«La tua reazione ha comunicato il contrario.»
«Sono solo stata presa alla sprovvista.»

Dei secondi di silenzio si fecero spazio tra di loro.
«Tu?» Domandò Shin, alquanto confuso dall'affermazione dell'amica. «Tu sei piombata in camera mia, ad esser stato preso alla sprovvista non dovrei essere io?» Afferrò la giacca dalla sedia, sulla quale l'aveva appoggiata la sera precedente.

«Tu mi sembri abbastanza tranquillo» borbottò Ivy. Sapeva che aveva ragione, era stato lui ad essersela ritrovata in camera senza nessun preavviso, non il contrario, ma ammettere certe cose era difficile anche per una come lei.

«Comunque sia... sei venuta per sapere perché non ero ancora uscito?» Le domandò, rivolgendole un'occhiata.

Ivy si voltò con cautela verso di lui, ancora con due lievi rossi sulle guance.
«Sì. È raro vederti arrivare per ultimo... anzi, se devo essere sincera non è mai successo.» Gli occhi le caddero sulla cicatrice che contornava il collo del ragazzo. Distolse lo sguardo dopo pochi secondi, fingendo di non averla vista.

«Tranquilla, ero solo più stanco del solito. Sono andato a dormire dopo di voi.» Afferrò il foulard e se lo mise.

Lo seguì quando si diresse verso la porta, uscendo per andare dagli altri. Il suo passo era calmo, senza nessuna fretta di arrivare a destinazione.

Ivy gli lanciò varie occhiate, domandandosi a cosa stesse pensando. Era sempre difficile capire cosa gli passasse per la testa, la sua espressione non permetteva a nessuno di riuscire a comprenderlo.

«Sei stato tu a riportarmi in camera ieri sera?» La domanda prese alla sprovvista Shin, ormai abituato al silenzio che si era venuto a creare.
«Si. Avresti preso freddo se ti avessi lasciata dormire lì.»

Ivy sorrise, si fermò e mise una mano sul suo braccio, costringendolo a fare lo stesso. Fece un passo nella sua direzione e si sporse verso il suo viso, dandogli un leggero bacio sulla guancia.
«Grazie per la premura» disse ad un soffio dalla sua pelle. «E scusa se ho preso la tua spalla per un cuscino» soffocò una risata.

«Non mi hai dato fastidio, non ti muovi molto mentre dormi.»
«Beh, meglio allora, mi sarei sentita terribilmente in colpa se ti avessi disturbato in qualche modo.»

Ad interromperli fu l'apparizione di Anju, poggiata con entrambe le mani sullo stipite della porta.
«Stavamo aspettando voi per fare colazione» sorrise. «Ma se non vi sbrigate Kurena si mangerà tutto!»

«Questa mattina ho una fame tremenda!» Rispose la diretta interessata dall'interno della mensa, con un tono di voce più alto del necessario.

Ivy non riuscì a trattenere una risata.
«Anche io ho abbastanza fame» commentò entrando nella stanza, portandosi poi una mano sullo stomaco che aveva cominciato a brontolare.

«Vedete di non appesantirvi troppo voi due» si raccomandò Shin, andando a prendere la sua parte di colazione. «Se dovesse rimanervi il cibo sullo stomaco non combatterete al meglio.»

«Si! Si!» Ivy gli rivolse un sorriso radioso. «Staremo attente, vero, Kurena?» Si girò verso l'amica, in attesa di una sua conferma.

«Non vi prometto niente» rispose con un pezzo di pane in bocca, e fu quasi difficile riuscire a capire cosa avesse detto.

Con le guance gonfie di cibo, da far invidia ad uno scoiattolo, e quell'aria da innocente la sua espressione apparì buffa, tanto da provocare risate disperse un po' per tutta la mensa.

«────── « ⋅ʚ♡ɞ⋅ » ──────»

Anche quella giornata fu piuttosto pesante da sopportare, nonostante ciò Ivy si stava dirigendo verso il salone per poter leggere un libro.

Ci aveva riflettuto a lungo. Una parte di lei voleva andare a dormire, ma l'altra voleva buttare la testa tra le pagine di un libro per essere catapultata in un mondo diverso dal loro.

La faceva sentire sollevata, con un peso in meno da portare con sé. Cercava di non mostrarlo, ma la guerra logorava anche lei, così come sapeva succedesse anche ai suoi compagni. Ognuno di loro cercava, a modo suo, di oscurare quella parte di emozioni; tramite gli scherzi, le battutine, o semplicemente portando avanti i loro hobby.

Il salone si mostrò vuoto e anche un po' freddo, ragion per cui decise di prepararsi una tazza calda di té. Stette attenta a non bruciarsi e una volta pronta tornò sulla poltrona vicino alla finestra, dove aveva deciso di sedersi.

Si scaldò le mani e ne bevve qualche sorso prima di afferrare il romanzo. Raccolse le gambe e lo poggiò sulla ginocchia.

Perse del tutto la percezione del tempo, ma questo non le impedì di accorgersi di una seconda presenza nella stanza, o meglio, all'entrata della stanza. Sentiva il suo sguardo su di lei.

||Play: Daylight Goodbye - Message to Bears||

«Hai intenzione di rimanere lì a prender freddo?» Alzò la testa, incontrando gli occhi di Shin. «In corridoio c'è più corrente.»

Il ragazzo sostava accanto alla porta, immobile. La sua espressione sembrò come risvegliarsi a quella domanda.
«Da quanto te ne sei accorta?»

«Da un po'.» Lo osservò con curiosità. «Perché te ne stavi fermo sulla porta?»

«Niente. Nulla in particolare.» Dopo quella risposta si decise ad entrare nella stanza.

«Sicuro?» Lo sguardo di Ivy lo sondò e Shin ebbe la sensazione che stesse scavando nei suoi occhi, alla ricerca della verità.

«Sicuro. Piuttosto, è tardi, vuoi leggere per tutta la notte?»

«È davvero così tardi?» Ivy buttò uno sguardo al di fuori della finestra, osservandola per una buona manciata di secondi. «Quando cala la notte è difficile capire quanto tempo sia passato» voltò la testa nella sua direzione. «Vuoi sederti?»

«Immagino che questa sia la tua risposta alla mia domanda» disse andandosi a sedere sul divano, accanto alla poltroncina sulla quale era Ivy.

Shin lanciò una fugace occhiata al tavolino davanti a loro, occupato solo da una tazza di té - tiepida visti i pochi fili di vapore che uscivano da essa - e da un segnalibro dai motivi floreali. Ricordava il giorno in cui Ivy se l'era fatto fare da Theo, era stata categorica sulla presenza dei fiori, anche se l'amico avrebbe voluto ritrarci la sua faccia, così che potesse essere identificativo al cento per cento.

"I fiori sono identificativi per me. Solo io me ne vado in giro distribuendo fiori a tutti quelli che incontro" aveva risposto la ragazza alla proposta di Theo, provocando la risata di Raiden, che aveva sempre sottolineato l'abitudine dell'amica.

«Se andassi a dormire ora passerei l'intera notte succube di alcuni pensieri che mi porto dietro dall'intera giornata... quindi preferisco passarla a leggere.» La risposta di Ivy arrivò dopo parecchi secondi passati in silenzio.

«E ti aiuta?»
«A te aiuta leggere per non sentire la Legione?»
«Alcune volte. Più che altro l'attenua.»

Ivy annuì in una maniera così flebile che passò quasi inosservata.
«Anche per me è così con i miei pensieri. La lettura li attenua un po'.»

Un altro silenzio si fece largo tra di loro. Shin si alzò per prendere il suo libro, poggiato sulla scrivania. Lo aprì e tolse il segnalibro, sistemandolo accanto a quello di Ivy. Il contrasto tra i due era evidente: il suo era di un semplice rosso a tinta unita.

Posò gli occhi sulla pagina, non cominciando però a leggere; osservò le righe per alcuni minuti, poi parlò.
«I tuoi pensieri sono forse dovuti a quello che hai visto questa mattina?»

Ivy alzò subito lo sguardo su di lui, trovandolo a fissarla.

Shin portò la mano sul foulard che aveva al collo e, vedendo che lei non accennava a dire niente, andò avanti.
«È per questo che sei pensierosa?»

Ivy abbozzò un sorriso.
«Mi hai smascherata nel giro di pochi minuti, non ti si può nascondere niente» fece vagare gli occhi sul foulard, che nascondeva ciò che l'aveva impensierita per l'intera giornata. «Sì, è per quello. Per la cicatrice che ho visto.»

«Ho trovato strano il tuo insolito silenzio sull'argomento, ero sicuro mi avresti chiesto come me la fossi procurata.»

«Non volevo fare domande scomode» confessò lei, picchiettando appena sulle parole del libro. «Però se hai tirato fuori l'argomento significa che sei in qualche modo pronto a parlarne con me.»

Ci fu un breve scambio di sguardi, nei quali Ivy ebbe la conferma su quanto detto.

Shin aveva sempre tenuto un muro attorno a sé. Lo innalzava quando ne aveva bisogno, e lo teneva in piedi per questioni che voleva lasciare nascoste nel suo animo tormentato. Poche volte aveva permesso di intravedere un'apertura.

Apertura che Ivy in quel momento notò. Era diretta verso di lei e le stava chiamando.

«È successo quando ero piccolo.» La voce di Shin era bassa, ma visto il silenzio che possedeva la stanza fu facile, per lei, sentirlo. «È stato mio fratello.»

Ivy lo guardò con un accenno di sorpresa.
«Sapevo che lo stavi cercando tra la Legione... ma non avevo idea che fosse stato lui.» Il suo corpo voleva andare da lui per poterlo abbracciare, ogni muscolo fremeva a causa della lontananza. «Deve essere stata una brutta esperienza, mi dispiace...»

Shin la osservò, poi le raccontò tutto, facendola entrare in parte di quello che era il suo passato. Ivy poteva solo immaginare quanto avesse sofferto, il solo pensiero di vederlo vivere quella situazione le fece venire i brividi, che si espansero ovunque in lei, e gelò nel sentire la sua esperienza; il sangue sembrava aver perso ogni traccia di calore. Lo guardava mentre le diceva cosa il fratello gli aveva fatto e non riuscì a restare ferma al suo posto. Si chinò per posare il libro sul tavolino, dopodiché si alzò e si sedette accanto a lui.

«Shin, me la fai una promessa?» Domandò quando seppe l'intera storia.
«Quale sarebbe?»

«Quando tutto questo finirà e tu ti sarai liberato del peso che ti porti dentro... Non nasconderla.» Gli occhi fissi sulle mani, lasciate andare sulle gambe. «La cicatrice, non nasconderla. Fa parte di te, fa parte del tuo passato, è parte di quello che ti ha reso ciò che sei.»

«Potrebbe non arrivare mai quel momento» disse Shin con sincerità. «Almeno, non per noi, o per me.»

«Tu non morirai in battaglia, Shin» affermò Ivy con tono determinato. «Sono sicura che sopravvivrai a tutto questo, e a quel punto manterrai la promessa.»

«Hai già dato per scontato che io abbia accettato.» Le fece notare Shin, provocando un'alzata di spalle da parte di Ivy.
«Perché, avevi forse intenzione di rifiutare?»

«No» scosse lentamente la testa. «Te lo prometto, Ivy. Quando... Se tutto questo finirà, io non la nasconderò.»

PRESENTE

I raggi del sole si scontravano con violenza sul viso di Shin, tanto che dovette stringere gli occhi per poter continuare ad osservare il cielo.

Come suo solito si era svegliato prima degli altri, ed era andato sulla riva del fiume per avere un po' di tempo solo per sé. Non seppe come finì con l'osservare il cielo.

In mano teneva il foulard. Quella mattina se lo stava per mettere, ma le parole di quella sera, ormai lontana, gli erano tornate in mente.

È vero, glie l'ho promesso.

Con le parole che gli aveva rivolto, Ivy lo aveva costretto a pensare al futuro, che lui era sicuro non avrebbe avuto. Lo aveva costretto a far entrare in lui una piccola nota di speranza.

Abbassò lo sguardò verso il tessuto bianco che ancora stringeva, sentendosi un po' stordito a causa della luce che aveva sopportato nel guardare il cielo. Il sole ancora non si trovava al suo apice, ma era già abbastanza forte da non permettere di osservare troppo a lungo ciò che lo sovrastava.

Mise una mano sul foulard e iniziò a piegarlo, intenzionato a mantenere la promessa fatta ad Ivy. Non c'era più bisogno di nascondere la cicatrice.

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