𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉𝑜𝓁𝑜 𝟷𝟺
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❝C'è una distanza che è più lunga di qualsiasi chilometro e persino degli anni luce, è la distanza da ciò che abbiamo perduto.❞
||Fabrizio Caramagna||
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Tutte le volte che si spostavano i ragazzi cercavano una fonte d'acqua, dove avrebbero potuto anche procurarsi del cibo. Non era difficile trovare dei fiumi, ma molte volte dovevano rinunciare all'idea di fermarsi a causa della scarsa presenza di pesci.
Era Raiden che se ne occupava, così come stava facendo in quel momento. Il ragazzo si trovava seduto su un masso, posizionato sulla fangosa sponda del fiume. Inizialmente aveva temuto potesse precipitare, ma tutto sommato si teneva bene, si era detto, quindi non avrebbe dovuto avere problemi.
A fargli compagnia c'era Shin. Definirla compagnia, però, fu un'esagerazione. Il ragazzo era lì con il corpo, ma la mente sembrava essere altrove.
Il silenzio regnava sovrano e nessuno si azzardava ad interromperlo.
Gli lanciò una breve occhiata, sperando che non si fosse chiuso ad ascoltare la Legione, però quando incontrò la sua espressione capì che i suoi pensieri erano dovuti ad altro.
Scommise ogni cosa che si trattava di Ivy, non era difficile per lui cogliere il significato dello sguardo che l'amico aveva dipinto sul viso.
Riportò gli occhi davanti a sé, osservando come le loro figure traballavano riflesse nell'acqua, e si ricordò del giorno in cui Ivy lo aveva supplicato di insegnarle a pescare.
ღPASSATOღ
«Sul serio?» Raiden la guardò con occhi sbarrati, ciò che gli aveva domandato lo aveva lasciato senza parole.
«Certo! Voglio imparare a pescare» ripeté la ragazza con determinazione. «E tu una volta ti sei lasciato sfuggire che lo sai fare» disse mentre lo trascinava con forza verso il torrente che avevano a poca distanza dalla base.
«È pericoloso allontanarsi così senza i Juggernaut, lo sai...» Le proteste dell'amico furono del tutto ignorate da Ivy, che in testa aveva solo la voglia di portare a compimento il suo desiderio.
Raiden doveva essere sincero, non si aspettava avesse tanta forza nelle braccia. Nonostante lui stesse ponendo un po' di resistenza, lei riusciva comunque a farlo camminare.
Abbassò lo sguardo verso le loro scarpe, a forza di trascinarle a terra si erano sporcate più del dovuto. Non lo attirava l'idea di doverle pulire una volta tornati indietro.
«Oh, andiamo!» Si lamentò Ivy, tirandolo senza preavviso e facendolo quasi finire a terra. «Per una volta vorrei rischiare per imparare qualcosa di nuovo!»
Sospirò. «Se dovessimo partire per una battaglia chi glie lo spiega a Shin perché abbiamo fatto tardi?» Domandò alzando le sopracciglia.
La vide girare la testa verso di lui, poi gli rivolse un sorriso.
«Mi prendo ogni tipo di responsabilità» lanciò un'occhiata dietro di loro. «E poi non è così lontano, se dovesse succedere qualcosa ci basta correre un po' per arrivare in tempo.»
L'espressione di pura innocenza che tirò fuori lo fece vacillare. Si portò una mano sul viso e sospirò per una seconda volta.
«Non credo riuscirò a farti cambiare idea.»
«No» rise. «Mi piacerebbe fossi tu ad insegnarmelo.»
Raiden la guardò e dopo alcuni secondi abbozzò un sorriso divertito.
«A pensarci meglio, potrebbe rivelarsi interessante.»
Ivy lo studiò, dopodiché gli puntò un dito contro.
«Non provare a prendermi in giro se sbaglierò, potrei lanciarti contro la canna da pesca!»
Una sincera risata provenne dall'amico, che scosse la testa in disaccordo.
«Non lo faresti mai» disse muovendo una mano come a scacciare una mosca. «E poi scusa, dove hai trovato una canna da pesca?»
«Non sottovalutarmi, quando voglio qualcosa difficilmente non la porto a termine» spiegò con un'alzata di spalle. «Non è stato facile, ma ne ho recuperata una.»
Raiden annuì, intravedendo in lontananza il luccichio dell'acqua fluviale.
Guardò per un po' gli alti alberi che li proteggevano dai forti raggi del sole, che filtravano attraverso i loro rami divenendo più accoglienti.
Il suono dei passi scricchiolanti lo rilassava e lo portò a credere di non avere altre preoccupazioni al di fuori della pesca. Fu una sensazione fugace, ma che avrebbe voluto provare per un tempo più lungo.
«Sei la prima a cui lo insegno, sai? Quindi sei la mia prima allieva» constatò con una risatina.
«Significa che devo chiamarti maestro d'ora in poi?» Ivy si unì alla sua risata, scuotendo poi la testa. «No, sarebbe troppo strano.»
ღPRESENTEღ
Ricordava tutte le volte che aveva sbagliato. Ricordava le sue epiche cadute in acqua, e tutte le volte che si era rialzata.
Non avrebbe mai pensato che potesse avere così poco equilibrio, fino a quel momento non se ne era mai accorto. Riusciva a mantenerlo perfettamente durante i combattimenti, ma quando si trattava di se stessa quella capacità sembrava sparire del tutto.
La forza per tenere la canna e tirare su i pesci, però, non le mancava, il suo punto debole era lo scarso equilibrio che possedeva.
Nonostante ciò non poteva dimenticare l'esatto momento in cui riuscì nella sua impresa, dopo un considerevole numero di tentativi falliti.
«Raiden! Guarda!» Aveva esclamato, alzando vittoriosa il pesce che aveva abboccato all'amo.
Il suo istante di gloria però non era destinato a durare più di un minuto. Ivy, senza accorgersene, aveva messo il piede sulla parte più fangosa della riva, e questo la portò a cadere di nuovo in acqua, per la fortuna del pesce, che con un ultimo strascico di vita nuotò via, lontano dai due predatori umani.
«Smettila di ridere!» Gli aveva detto Ivy, lanciandogli degli schizzi d'acqua.
«Anche tu stai ridendo, dovresti smettere per prima!» Aveva replicato lui, tenendosi la pancia e cercando, inutilmente, di calmarsi.
«Sto ridendo solo perché mi hai contagiata, scemo!»
Sorrise nel ripercorrere quell'immutabile ricordo sospeso nel tempo.
Guardò l'acqua del fiume e riuscì ad immaginarsi la figura dell'amica, che alla fine si era lasciata andare in una fragorosa risata.
Il suo sguardo, da divertito per ciò che avevano vissuto, passò a malinconico nel rendersi conto che quello non sarebbe stato altro che un ricordo, via via sempre più lontano.
«Anche a me manca.» Capì che Shin non si aspettava parlasse dallo scattoso movimento che fecero i suoi muscoli. «Stavo pensando a quando mi ha chiesto di insegnarle a pescare. È stato divertente vederla provare e riprovare.»
«Già. Ogni volta che tornava era zuppa d'acqua, mi sorprende che non si sia mai ammalata» commentò Shin, con gli occhi puntati sullo specchio del fiume.
«È una ragazza forte...» Si interruppe. «È sempre stata una ragazza forte.»
«Ma questo non è bastato a salvarla.» La frase pronunciata di Shin sapeva di amara tristezza.
Raiden lo guardò e lo sondò, tentando di avere accesso a quelli che erano i suoi pensieri.
«Quindi ora ne sei sicuro?» Domandò con tono sommesso. «Sei sicuro che sia... morta? Hai sentito la sua voce tra la Legione?» L'idea di doverla trovare, e uccidere la sua coscienza, non lo faceva respirare, e se era così per lui non osava immaginare come dovesse sentirsi Shin.
«Non l'ho sentita» affermò continuando ad osservare lo scorrere dell'acqua, l'unica cosa in grado di infondergli stabilità. «Ma dopo tutto questo tempo tu riesci a credere che sia ancora viva? Anche dopo le ferite subite?»
«Una parte di me lo spererà sempre, e anche una parte di te lo spererà sempre» strinse la presa sulla canna da pesca, fatta con dei rami abbastanza resistenti da non spezzarsi alla minima pressione. «Abbiamo subito molte perdite, ma la sua... la sua è quella che fa più male.»
Shin non rispose, fece solo un pesante sospiro.
«Forse è perché ci siamo conosciuti molto prima» andò avanti Raiden. «Siamo sempre sopravvissuti, e pensavamo che lo avremmo sempre fatto» spostò gli occhi sull'acqua. «Invece non è andata così.»
Un silenzio che parve interminabile si fece spazio tra i due amici.
Un grande uccello dal becco a forma di uncino, che sembrò essere un Cormorano, soffiò via il pesce che Raiden stava per pescare, ma fu troppo preso dai suoi pensieri per sbuffare e prendersela con il tempismo della natura.
«Forse dovremmo dare retta alla parte più razionale di noi» disse Shin. «Se non lo facciamo non lo supereremo mai. Non ci lasceremo mai questa faccenda alle spalle.»
Raiden fece un sorriso malinconico.
«Smettila di fare il duro. Un dolore del genere, soprattutto se si tratta di una persona a cui tenevi molto, non se ne va» si fermò per un momento. «Non se ne andrà mai.»
«In ogni caso, se non lo accettiamo non potremmo mai andare avanti.» Shin aveva evitato di andare affondo all'argomento, per niente intenzionato a parlare apertamente del suo dolore.
«Allora dobbiamo salutarla come si deve.» La voce di Anju attirò l'attenzione dei due ragazzi. «Prendiamo dei fiori. Diciamole addio lasciandoli in acqua. Lasciamo che la corrente li porti via.»
Kurena fece dei passi verso di loro.
«Se lo facciamo tutti insieme allora sarà più semplice lasciarla andare.»
«Sono sicuro che non voleva che pensassimo sempre a lei in questo modo» disse Theo. «Non ci avrebbe voluto vedere così tristi.»
Raiden li guardò a turno, non sapeva che li avessero ascoltati. Si domandò da quanto fossero lì insieme a loro.
«Penso sia una buona idea» si rivolse poi a Shin. «Che ne dici?»
«Va bene, facciamolo» annuì prima di alzarsi.
||Play: Eighty Six - Avid||
Il gruppo si ritrovò presto davanti la sponda del fiume, in piedi e con dei fiori bianchi in mano, ma nessuno aveva il coraggio di andare per primo. In cuor loro non volevano lasciare la presa, non volevano che si allontanassero.
Li osservavano, se li rigiravano per le mani. Alcune volte fecero per muoversi, ma poi abbandonavano l'idea.
«Una volta mi ha chiesto di disegnarla.» Ad interrompere il silenzio fu Theo, che tirò fuori uno dei ricordi che lo facevano sempre sorridere.
«Davvero? Non lo sapevo» disse Anju, non nascondendo la sorpresa.
«Si, solo che non stava mai ferma. Si lamentava sempre che era scomodo stare nella stessa posizione per tanto tempo» spiegò Theo con una risata. «Quindi non sono mai riuscito a finirlo.»
«Sono sicura che le sarebbe piaciuto tantissimo se fossi riuscito a finirlo» affermò Kurena, con un dolce sorriso sul volto.
Avevano rotto il ghiaccio davanti a quella situazione, che ora sembrava meno spaventosa. Dolorosa, ma non più irraggiungibile.
Il fiume non era più pressato dalla patina oscura che l'aveva avvolto quando avevano preso quella decisione.
«Vi ricordate quando si era impuntata nel dire quello scioglilingua?» Domando Anju poco dopo, evitando il silenzio che si stava ricreando tra di loro.
«Oh, ti prego! Cosa mi hai ricordato!» Esclamò Raiden a gran voce, dando vita ad un sincera risata. «Lo ha ripetuto fino a quando non è riuscita a dirlo!»
Theo mise una mano sull'orecchio, riusciva ancora a sentirla provare e riprovare pur di riuscirci.
«Per giorni non ho fatto altro che sentire quello scioglilingua, è stato estenuante.»
«O quando si è arrampicata su un albero per riprendere il nostro gattino» disse Kurena con un allegro sorriso sul volto.
«È stata la prima a salirci» commentò Anju.
«Si, ed è anche caduta più volte» aggiunse Theo, provocando una scia di risa che si espanse ovunque attorno a loro, andando a scontrarsi con gli alberi, con le foglie, con le lievi folate di vento, e andando a posarsi sul letto del fiume per lasciarsi trasportare dalla corrente.
Shin fu il primo a muoversi in avanti. Per tutto il tempo non aveva avuto la forza di dire nulla, si era limitato ad ascoltare.
Si accovacciò e avvertì chiaramente il magone in gola farsi più grande e opprimente. Allungò il braccio e avvicinò i fiori all'acqua, ma si fermò, esitando.
Strinse i denti tra di loro. Lasciare andare quei fiori significava dire addio anche ad Ivy, e lui non si sentiva pronto ad affrontare quel grande passo. Non era pronto a dare l'ultimo saluto alla ragazza di cui si era innamorato.
Il suo viso gli apparve davanti agli occhi. Era sorridente e i capelli seguivano con eleganza la via del vento mentre era intenta a girarsi verso di lui.
Poteva sentire la sua voce chiamarlo per l'ultima volta. Era allegra e piena di vita. Lo stava salutando prima di mettersi a correre verso la pace che si meritava, verso i suoi genitori e verso i compagni che avevano perso durante quel cammino. Un'invisibile mano si posò sulla sua guancia per donargli una carezza d'addio.
Lentamente alleggerì la presa sui fiori.
«Grazie per avermi visto come una persona, e non solo come il becchino» sussurrò con voce rotta.
Lasciò andare i fiori, che si poggiarono con estrema delicatezza sull'acqua, creando dei lievi cerchi attorno a loro. Iniziarono ad allontanarsi e Shin sentì l'impulso di recuperarli e stringerli a sé, così come avrebbe fatto con lei.
Non avrebbe mai voluto perderli di vista, e anche quella maledetta mattina avrebbe tanto voluto non perderla di vista.
Ogni giorno si ripeteva che sarebbe dovuto andare da Ivy.
Ogni giorno si ripeteva che avrebbe dovuto raggiungerla e aiutarla ad uscire da quella situazione. Anche se non vi erano speranze di sopravvivenza, lui sentiva che sarebbe dovuto stare al suo fianco.
Non doveva lasciarla da sola, in balia di un crudele destino che si stava riversando su di lei.
Il suo corpo era scosso da dolorosi tremiti a causa dei sensi di colpa che provava per aver preso quella decisione. Portò una mano al cuore e strinse la presa sulla maglia, quanto più forte poteva.
Il petto stava andando in fiamme, la gola bruciava come non aveva mai fatto prima, gli occhi non vedevano altro che fastidiose patine acquose, il respiro si fece pesante. Non si perdonava per averla lasciata lì.
Mi dispiace, Ivy. Mi dispiace non esserci stato.
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