🄸 . one shot - if we have each other
°Oc story: Obsession by UnaStranieraSulWeb
°Spoiler: arc 4 / Sumire Backstory
°Original Characters: Sumire by UnaStranieraSulWeb and Akihisa by me
°Trama: universo alternativo dove tutti i vari personaggi sono normali compagni di classe, l'unica cosa che cambia è il fatto che non siano Ultimate e killing game.
°No Angst - Good Ending - just silly siblings♡
°Other tags:
-LaPfpNonVieneDaVivy
VivyRal
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KikoAvdj
Esattamente-chan
DumbThisNoel
-Chookoa
pxstelpurin
-winterhunter
Passi leggeri.
Non voleva farsi sentire da suo padre e disturbarlo.
Non che dovesse impegnarsi molto, Shiroi era troppo concentrato a fare calcoli e cercare di capire come arrivare anche questa volta a fine mese, poteva cascare il mondo e lui non se ne sarebbe accorto.
Mordicchiava il tappo della penna, la stanchezza lo avvolgeva e non riusciva più neanche a fare 2+2.
Sbattè la testa contro il tavolino di quel salotto-cucina piccolissima e al buio, ci voleva un po' di silenzio ma il rumore del traffico e della gente non smetteva di penetrare e distruggere le sue orecchie. Era stufo e sbattè nuovamente la testa contro quel tavolino.
<papà?> anche se aveva provato a essere invisibile dal cartomante, la preoccupazione di Akihisa ebbe la maglio ed entro nella stanza facendo prendere un colpo al più vecchio.
Alzò di scatto la testa e si girò verso il figlio sforzando un sorriso.
<hey Hisa, ti serve qualcosa?>
<umh...no, niente...tutto bene?>
<si si...>
Il giovane cartomante accese l'interruttore dando un po' di luce alla stanza <e che ci fai al buio? Ti fanno male gli occhi poi>
<lo so lo so, ma volevo risparmiare, ci pensa la città a farci luce no? E poi facciamo bene all'ambiente e->
<papà.> lo guardò storto e incrociò le braccia al petto.
<cosa? È geniale!>
<ripeto poi ti fanno male gli occhi!!>
<vabbè! Non è importante la mia vista->
<PAPÀ!!>
<scusa scusa!>
Ridacchiò come il suo solito, questa volta senza sforzarsi, contagiò anche il freddo figliolo che si sedette affianco a lui con un sorriso anche se gli stava spettinando i capelli.
<eddai! Ci ho messo un sacco a sistemarli!>
<aww scusami bambino mio!!> lo prese in giro abbracciandolo e dandogli tanti baci in testa e a spettinare i stessi capelli bianchi del più grande. Per quanto gli volesse bene non era un tipo molto affettuoso, soprattutto adesso nell'adolescenza.
<PAPÀ SMETTILA!!>
<UN ABBRACCINO PER PAPÀ?>
<MICA SONO UN BAMBINO!!>
Riuscì a staccarsi e una piccola risata gli sfuggì dalla bocca prima di ritornare con la sua solita espressione seria.
<comunque papà...in realtà c'è qualcosa che devo dirti...>
<oh no...mi devo preoccupare rockstar?>
<no no! È tutto ok papà davvero!>
<nessun debito vero?>
<nessun debito! Ti sempre il tipo da giocare d'azzardo?>
Shiroi si massagiò il tempo pensieroso <...droghe?>
<PAPÀ!?> lo guardò sbalordito da quelle affermazioni.
<HAI MESSO INCINTA UNA? DIVENTO NONNO?>
<MA LA VUOI SMETTRE?!>
<scusa scusa!> trattene un'altra risata <dimmi pure rockstar>
<allora...> prese un bel respiro e nascose la mano che si era messa a giocherellare con uno dei suoi anelli <doveva essere una sorpresa, te li stavo per mettere nel portafoglio però...> Si mise l'altra mano in tasca e tirò fuori delle banconote, un totale di 8.000 ¥, li appoggiò sul tavolo sotto lo sguardo sorpreso del padre <ecco...lo so che non è molto però potrebbe aiutarci per->
<no.> disse secco l'altro.
<no...?>
L'uomo sembrava teso, il sorriso di prima era sparito e il tappo della penna era tornato tra i suoi denti. Sicuramente aveva preso da suo padre quei gesti impulsivi per lo stress e raramente li faceva vedere, riuscendo ad avere più controllo rispetto al più piccolo.
<dove li hai presi? Dimmi che non li hai rubati a qualcuno...>
<ovviamente che no papà! Non ruberei mai a qualcuno! Sono soldi che ho guadagnato...da solo...>
<allora come?>
<facendo il cameriere...>
<quando l'avresti fatto!?>
<...il pomeriggio e nei week end intere giornate- per due mesi...>
<ma sei minorenne! Non...non puoi lavorare! Poi hai lavorato così tanto e ti sei fatto pagare così poco? Ti hanno letteralmente sfruttato Akihisa!> cercava di non urlare, di rimanere calmo, anche perché non era il tipo di genitore da sgridate e fare scenate per delle "piccolezze", ma quella per lui non era una "piccolezza".
<lo so però mi farò pagare di più, mi faranno un aumento però...dovrei saltare qualche giorno di scuola...per fare più turni...e->
<cosa?! no! ASSOLUTAMENTE NO! Se salti la scuola prenderai altri brutti voti perché perderai lezioni! Non avrai tempo per studiare!>
<non è che prima ne avessi molto...>
<COSA!? Per questo hai preso tutto quei voti bassi ultimamente?!>
<...forse? Forse si??>
Shiroi prese un bel respiro e si portò le mani in faccia, gli faceva male la testa e la rabbia non aiutava.
<la scuola è importante Akihisa! Se->
<"senza un diploma non potrai fare nessun lavoro" lo so lo so! Ma ho trovato qualcosa e voglio aiutarti! Quindi papà prendi i miei soldi->
Avvicinò quelle banconote ma vennero subito respinte.
<no. Non voglio i tuoi soldi! Non voglio che rinunci a un futuro splendido per farti sfruttare! Non voglio che rinunci alla tua adolescenza per lavorare come un cane! Non dovrebbe essere il tuo compito occuparti di ciò! Dovresti solo divertirti!>
<MA VOGLIO AIUTARTI PAPÀ! NON MI INTERESSA DEL RESTO VOGLIO AIUTARTI!> il fanciullo sbattè una nano sul tavolo <TI STAI DISTRUGGENDO! SEI TU IL CANE CHE LAVORA TUTTO IL GIORNO PER AVERE ANCORA UN TETTO SOTTO LA TESTA PER ENTRAMBI! NON POSSO
FARE NULLA E RESTARE A GUARDARE! FATTI AIUTARE E ACCETTA I MIEI SOLDI!>
<abbassa la voce Akihisa- urlando non otterrai quello che vuoi! Tu ti fai licenziare e se scopro che lavori di nascosto non ti faccio più uscire per un intero anno!>
<PUOI ACCETTARE UN AIUTO PER UNA VOLTA->
<SMETTILA DI URLARE TI HO DETTO!> a sbattere sul tavolo fu il padre, facendo prendere un colpo ad Hisa che chiuse la bocca in un secondo e si pietrificò vedendo la brutta espressione piena di irritazione, stanchezza e stress sul volto pallido dell'uomo sempre così sorridente e tranquillo <ANCH'IO RIESCO AD ALZARE LA VOCE! SE È NO È NO! PUNTO!>
<PAPÀ->
<PAPÀ NULLA! NULLA! BASTA AKIHISA! HO MAL DI TESTA! SONO STANCO! BASTA!> eccolo che si era messo anche lui come il figlio a mordersi le unghie, a mordere anche le dita per non rischiare di fare male a suo figlio, a zittirlo con le mani come avrebbe fatto suo padre e non voleva essere violento come lui.
<non lo saresti se ti facessi aiutare!>
<stella mia ti ho detto basta! Non voglio aiuto di nessuno! Non ho chiesto ai miei genitori e dovrei chiederlo a mio figlio!? Assolutamente no! No! Posso farcela da solo come ho sempre fatto!>
Il falso albino si alzò di scattò con un infantile volto rosso e pieno di rabbia, lasciò i soldi sul tavolo e con passo pesante ma veloce se ne andò nella loro camera, dico loro perché avevano un unica stanza e dovevano condividerla <sei...sei.. SEI PROPRIO STUPIDO PA'!> urlò prima di chiudere con forza la porta.
<RIPETILO SE NE HAI IL CORAGGIO AKIHISA!>
Fece sbucare la sua faccia da dietro la porta, aprendola piano piano <SEI. PROPRIO. STUPIDO. PAPÀ!>
<VAI IN CAMERA TUA!>
<SONO GIÀ IN CAMERA MIA!!> sbattè la porta nuovamente per chiuderla.
<SEI IN PUNIZIONE PER...per...per...PER UNA SETTIMANA!>
Hisa si portò il cuscino in faccia per soffocare quell'urlo e Shiroi fece lo stesso con le mani in faccia.
Suo padre non riusciva a essere cattivo soprattutto nei litigi, non era il tipo da prendere a insulti o dare effettive punizioni se non quella di rimanere a casa per tot. giorni. Era troppo buono e Hisa si sentiva in colpa a trattarlo così, dandogli pure dello stupido, ma se tutti si approfittavano di lui era per questo!
Troppo buono, gentile, amichevole, altruista, dava metà del suo guadagno a un'altra famiglia in difficoltà come loro ma il mondo non era mai stato gentile con lui. Con nessuno dei due.
Se ci fosse stata ancora mamma magari sarebbero messi meglio...
Se mamma non li avesse lasciati da soli...
Se mamma...
Si sentiva un bambino a pensare cose come "dov'è mamma ueueue" e a piangere per una donna che l'aveva solo trattato male da quando a memoria per ogni singola cosa. L'aveva solo messo al mondo.
Non era nulla di più.
Eppure le lacrime erano scese e il labbro tremava come il suo piccolo corpicino, si strinse a sè stesso.
Se sua mamma fosse rimasta ora papà non lavorerebbe tutto il giorno per tutta la settimana, un ragazzino di 16 anni non dovrebbe rinunciare agli studi e potrebbero permettersi più cose...no?
Ma non c'era.
Non c'era e non poteva farci nulla.
Non voleva neanche andarla a cercare, sfozarla a ritornare e di amarlo come una madre normale fa con suo figlio.
Adesso gli faceva male la testa, per per colpa di quei pianti, quella rabbia, quelle urla e quei pensieri ripetitivi, quella stanza soffocante.
Aveva bisogno di un po' di aria.
Di camminare.
Di fuggire da quella casa per qualche ora.
Ne aveva proprio bisogno.
Si mise la giacca di pelle che era diventata di entrambi come ogni maglietta, pantalone, soprabito, anche se il vecchio cartomante insisteva nel compragli nuovi vestiti più della sua taglia ma il piccolo cartomante si sentiva troppo in colpa e diceva sempre che non ne aveva bisogno.
Ormai quelle grandi scarpe nere le aveva da più di 5 anni, mal ridotte e mal aggiustate ma era una spesa troppo costosa e voleva evitare di incasinare i conti di fine mese.
Finché non si apre la suola e fanno il loro lavoro vanno benissimo!
Si prese telefono e cuffie, con la musica al massimo che gli spaccava le orecchie, con un balzò uscì dalla finestra finendo sulle scale antincendio, non era una bella vista ma erano perfette per scappare di nascosto e sentirsi un po' spiderman, ma non andava a salvare il mondo.
Lasciò un bigliettino giusto per non farlo preoccupare.
"Vado a fare un giro, non farò tardi papà"
Faceva una semplice passeggiata tra i vicoli illuminati dai pochi lampioni e dai LED di qualche locale poco frequentato, abbassò la musica solo per poter sentire i rumori della città che l'avevano cresciuto ed erano molto rilassanti insieme a un sottofondo musicale.
Era notte, dovrebbe andare a dormire ed eccolo che invece stava fuori a prendere e respirare l'aria fredda della sera.
Passo veloce.
A ritmo con la musica.
C'era poca gente e non si trattenne nel canticchiare quelle canzoni.
Sul volto sempre la sua solita espressione seria e incazzata, non riusciva a sciogliersi perché ogni secondo in mente gli veniva in mente quella discussione e più aveva voglia di correre e disperdersi non solo nella sua mente ma anche tra i vicoli.
Giro l'angolo per fare una strada diversa, non la solita che prendeva nei suoi giretti di sfogo.
Si faceva guidare dal suo inconscio.
Cercava un posto in cui stare sereno e tranquillo.
Forse doveva parlarne.
Ma con chi?
L'unico di cui si fidava era il motivo del suo brutto umore, ci aveva appena litigato e sapeva quanto quelle discussioni lo stancassero, non voleva rinziare a urlare come prima, farlo arrabiare, farlo stare male dopo tutto quello che aveva passato.
Ogni volta che litigava con mamma si chiudeva in camera a dormire o guardare il vuoto con la musica a palla, non era il tipo di fare camminate, camminate e camminate per sfogarsi e calare quell'energia improvvisa, lui la perdeva lentamente.
Quindi adesso sarà andato a dormire e non vedendolo si era messo a telefonarlo in ripetizione ma veniva ignorato dal figlio, per quanto fosse tentato di rispondere, chiedere scusa e fare pace.
Ma era troppo incazzato per farlo, troppo incazzato per pensare lucidamente e capire che stesse facendo l'ennesima idiozia e preoccupare quel povero l'uomo.
Quindi alla fine spense il telefono rimanendo in un silenzio pieno di traffico, tipi ubriachi, musica dei locali e accellerò il passo finché anche queste sparirono e rimase il silenzio del fuori città, della parte che chiama "le villette dei ricconi".
Si accorse di essere lì quando riconobbe la casa di una sua...amica? Compagna di classe? Non sapeva come chiamarla se non con un semplice nome: Sumire.
Era la villetta di Sumire.
La riconosceva anche al buio, c'era stato un paio di volte per scuola e cercare di recuperare inglese in cui era pessimo, e si ricordava bene com'era fatta.
Come si ricordava suo padre che lo guardava più male che altro.
Gli aveva tirato pure un malocchio una volta per quanto gli irritasse quegli sguardi giudicanti e quei falsi sorrisi fatti per pura cortesia.
Aveva pure funzionato perché si era ritrovato con la macchina tutta rigata.
Non si aspettava di finire lì cercando un luogo tranquillo e sereno.
Con Sumire da poco aveva iniziato a legarci e per lui era troppo presto per capire se si trovasse bene, se si potesse fidare e se fosse la persona giusta da mettere nella sua lista di "persone decenti con cui mi trovo a mio agio". Si aspettava un'altro luogo...per quanto le carte potessero aiutarlo, il destino gli riservava sempre delle sorprese e non si faceva capire facilmente.
Sapeva solo che se il destino ti portava in una certa strada tu dovevi assecondarlo e scoprire dove ti porterà e se avrai delle risposte.
Per questo decise di scavalcare le siepi, entrando nel giardino della apprendista giornalista e rischiando di prendersi qualche querela da parte di suo padre, aveva decisamente tempo e soldi per spendere in avvocati per una cosa stupida come questa.
La luce della camera di Sumire era accesa, era felice che non avessero tagliato l'albero affianco così che potesse raggiungere la stanza dall'esterno in modo semplice.
Aveva abbastanza forza per sollevare almeno se stesso e riuscì a raggiungere il ramo più vicino al piccolo balconcino della fanciulla, bastò solo un bel balzo e non schiantarsi contro la "portafinestra".
Sumire era beatamente in pigiama stessa sul letto, con le cuffiette a guardarsi qualche video gossip su yt e godersi la serata ma venne brutalmente disturbata da quel nanerottolo di Akihisa che bussò in ripetizione contro il vetro.
La fanciulla sobbalzò di colpo, tra poco lanciava il suo cellulare in aria, non si calmò lo stesso anche quando vide che era Hisa e lx guardò molto ma MOLTO perplessa del perché questo sia davanti alla sua finestra.
Prima di tutto cosa ci faceva lì?
E secondo, come cazzo ci era arrivato se lei stava al secondo piano?
E terzo ma questo non c'è l'aveva una casa, una vita, dei hobby, o qualsiasi cosa fanno i ragazzini emo che doveva venire a romperle a quest'ora?
Solo all'ormai cinquantesimo pugno sul vetro decise di aprire la portafinestra beccandosi in faccia l'aria gelida della notte, una semplice canottiera nera e pantaloni con i fiori non bastavano per non morire di freddo. Ilx ragazzx era decisamente più coperto, con un maglione scuro che copriva una camicia bianca, pantaloni larghi neri, una giacca di pelle che gli impediva di diventare un polaretto e le scarpe lo facevano sembrare più alto.
<prima di iniziare la tua intervista potresti entrare? O muoio congelata!>
<va bene! Non ti lamentarti se la sporco di fango->
<basta che non sia merda.>
Ed entrò, rassicurato che ormai suo padre era andato a dormire e non finire nella sua lista nera. Venne però costretto a pulirsi le scarpe da tutto quel fango, il giorno prima aveva piovuto molto e non era poi stato tanto geniale passare per il giardino.
<well well...what do you want? Perché sei qui alle...11 di sera??> gli chiese la fanciulla buttandosi sul suo letto e guardandolo con la sua aria da giornalista che irritava quellx ragazzx così riservatx.
<uhhh...ecco...stavo facendo un giro->
<perché stai facendo un giro di notte?>
<E FAMMI FINIRE-> si prese un cuscino rosa con le frange in faccia.
<non urlare dumbass! Mio padre potrebbe sentirti e buttarti fuori dalla finestra in calci in culo!>
Le rilanciò il cuscino sbuffando <stavo dicendo prima che qualcuno mi interrompesse- stavo facendo in giro per la città, sono finito casualmente qui e ho pensato "perché non chiedere a Sumire di fare un giro assieme?"> si dondolava e teneva le mani in tasca, cercava di non ricambiare quello brutto sguardo della castana, aveva capito che stava nascondendo qualcosa e non era molto convinta da quella proposta.
<e secondo te mio padre accetterebbe di farmi uscire a quest'ora? E tuo padre lo sa?>
<mica tuo padre e il mio devono saperlo...fuggiamo e basta->
<bro ma tu tipo non hai scuola domani? Solo io? Siamo in classe assieme! Abbiamo pure un verifica! Sai di cosa? Di INGLESE! Non devi studiare?>
<uhhh no? Ho studiato abbastanza e seriamente! I...I will get a seven...yeah seven in...in this text! Fare il cameriere mi ha aiutato>
<allora farti i cazzi tuoi, riposare? No? Niente? Perché dovrei seguirti quando stavo andando a fare il mio sonno di bellezza?>
Akihisa fece un sorrisetto da sfotto e si portò le mani sulle guance e saltellava su un piede all'altro <aww scusami Daer!! Dear- Diear- SWEETY!! Amore ma hai una pelle PER-FET-TAH! Che sonno di bellezza che sei già una meraviglia TE-SO-ROH!>
<deficente fai piano!> lo stava guardando malissimo per quella voce stridula che era un vano tentativo di imitare la sua.
<opsiee!! Scusami amore~ Sono così sbadata!! OH. MY. GOSH. Lo sai che ho fatto cadere per la quinta volta il mio Iphone 20 plus giga premium super costato quanto casa mia! UNA TRA-GEDI- HEY PIANO!> si riprese un cuscino in faccia <PIANO CHE MI ROVINI IL TRUCCO!! E MI ROMPI LE UNGHIE!!>
<SMETTILA DI URLARE!!>
Toc toc.
<Sumire?>
Toc toc.
<Sumire tutto ok?>
Era Haruki, suo fratello.
La fanciulla prese l'amico e lo buttò dentro l'armadio prima che il fratello adottivo potesse entrare e vederlo.
<Tutto ok!!>
<sicura? Ho sentito qualcuno urlare->
<mi si sono scollegate all'improvviso le cuffie ahah! Stavo...ascoltando un audio!>
La guardò un po' storto, cercando di scovare in quel sorriso e quel fare tranquillo della falsità e del panico ma nulla, era abbastanza credibile e lui troppo stanco.
<mhmh- va bene. Ora vai a dormire che è tardi->
<perché tu sei ancora sveglio scusa?>
<non sono affari tuoi. Notte> e se ne andò chiudendo la porta alle sue spalle.
<posso uscire?> chiese l'albino ancora dentro l'armadio, Sumire aprì la porta e lo tirò fuori con cattiveria.
<sei un vero coglione! Ma che urli? Ti ho detto che stanno tutti dormendo e dovrei pure io! Vattene a casa!>
<quindi non vuoi fare un giretto?>
<ovvio che no! Perché dovrei farlo e con te? Dammi una sola valida motivazione, sentiamo.>
Si mise le mani avanti a sè <the true night life of my twon!!> disse con voce profonda, sussurrando e con una pessima pronuncia.
<sei ridicolo>
<ma vaffanculo! Per una volta che ho un iniziativa migliore di costringere qualcuno ad andare al compleanno di Naomi, tu rovini tutto!>
<mi serviva il tuo supporto spirituale e psicologico per quella festa, ti ho pagato anche la cena>
<è stato un trauma quella festa.>
<per me è un trauma vederti così euforico, ti sei drogato?>
<ahahah- no.>
Sbuffò e accese il suo cellulare beccandosi quasi più di cento chiamate perse e duecento messaggi da parte di suo padre. Era un pochetto preoccupato ma aveva smesso con un freddo messaggio "quando torni a casa parliamo." che poteva essere paragonata a una minaccia di morte.
Ma l'aveva acceso solo per far vedere alla giornalista delle foto che aveva fatto i giorni scorsi in quelle stradine e non erano niente male, avevano un'atmosfera molto da cyberpunk con quel buio e quei neon colorati.
<se accetti il mio invito puoi documentare la vita notturna sul tuo blog per i tuoi followers! Ma la vera vita notturna che non sta al centro nella parte commerciale e turistica ma far vedere a tutti una parte sconosciuta e nuova di Tokyo! Una che neanche tu hai mai visto e poter vivere un esperienza nuova e unica! Documentare un mondo completamente diverso dal tuo!> continuava a far scorrere quelle foto, facendo un leggero ghigno quando vide negli occhi della ragazza curiosità e sete di sapere, di visitare, di vedere quelle immagini dal vivo.
<ora ti convince di più la mia idea?>
<not bad not bad...ma non ci perderemo?>
<ovvio che no! Conosco questa città come le mie tasche!>
<mi fido mi fido! Allora vado a cambiarm- HEY FERMO-> il cartomante le aveva afferrato la mano e ha iniziato a correre verso il balcone, impedendole di metterci almeno tre anni per preparsi a dovere.
<ueueue ma sei scemo non urlare ueueue!> la prese in giro prima di iniziare l'incredibile impresa di scendere in due usando quell'albero di cui Sumire non si fidava. Aveva ragione perché stavano effettivamente per rompere il ramo che li reggeva ma andò tutto per il meglio.
Sumire rubò la giacca di pelle di Akihisa per non morire di freddo, passarono per pochi secondi per il centro e stava morendo dentro per girare letteralmente in pigiama e in ciabatte, si trattenne nel urlare contro ilx ragazzx e tirò un sospiro di sollievo quando iniziarono a finire nelle stradine con meno gente.
<allora? Non inizi a fare i video? Tipo "hey girls!! Welcome to...my...uh...">
<sicuro che hai studiato per domani?>
<welcome to my bellissimo blog!! Ora vi mostrerò il mio bellissimo outfit for today! All prada!! But but...no makeup! All natural- AHIA->
Gli aveva tirato un pugno sul braccio.
<non faccio assolutamente così nei miei video! Poi non farò nessuno video vestita così>
<ma tesoro sei fa-vo-lo-sAAH E SMETTILA!!>
Continuava a tirargli pugnetti e si fece sfuggire una risatina per quella voce stridula anche nell'urlo.
<comunque seriamente sei pronto per domani? Sei riuscito a studiare?>
Chiese mentre iniziava a fare qualche foto quando vedeva delle inquadrature carine illuminate da quella poca luce che dava una aria molto grunge e da street core molto affascinante.
<si si e si! E non metterti anche tu a parlare di scuola! Lo so che la mia media sta calando di botto->
<per il lavoro. Dovresti chiedere meno turni così ti sarà più facile organizzarti> disse e si era fermata nuovamente per fare delle foto a un gattino.
Si abbassò per accarezzarlo e senza volerlo finì nelle foto della giornalista.
<lo so anche questo! Ma poi guadagno meno...e ti devo un sacco di pranzi>
<non è un problema offrirti il pranzo ogni tanto, stai tranquillo. Quindi chiedi meno turni o di fare solo nelle vacanze, o->
<Sumire possiamo evitare di parlare di ciò adesso? Ne ho sentite abbastanza da mio padre.>
<che ti ha detto?> chiese subito e come risposta ricevette un occhiataccia <lo sai come sono fatta! Non puoi dirmi queste cose e non andare nel dettaglio! Che ti ha detto?>
<importa al blog? No, quindi concentriamoci sulla città e non su di me>
La castana sbuffò e gli fece un improvvisa foto con il flash dritto in faccia <noioso.>
<MI STAVI PER ACCECARE BASTARDA!>
Sentirono farsi più forte una musica da disco e tecno, ad altissimo volume e Sumire accellerò il passo verso quella musica e quei forti bassi, incuriosita su un improvvisa festa che avrebbe reso la serata più vivace e dinamica. Prese la mano dell'albino, cambiando completamente percorso e aveva il cellulare pronto per scattare qualche foto.
C'era un sacco di gente, più di quanto si aspettasse la giornalista ed erano la normalità per il cartomante che strinse la sua mano per impedire di venire separati dalla folla. C'era un piccolo DJ che animava i clienti di un vecchio pub e non era la prima volta che lo sentiva, era abbastanza bravo e aveva anche fatto un remix di una canzone di sua madre.
<normale festino?>
<normale festino> si guardo intorno e si avvicinò a un piccolo banchetto dove offrivano bevande e qualche snack <però non vedo la droga> aggiunse sarcastico e l'altra ridacchiò.
<fa parte della experience le canne?>
<of corse!>
<lasciamo perdere la tua pronuncia>
Non era il tipo da festini, non era neanche la musica che amava ma vedeva che Sumire si stava divertendo e aveva il volto illuminato non solo dalle mille luci che cambiavano continuamente colore.
Lo avvicinò a sè, stringendolo con un braccio intorno alla spalla per farsi una foto assieme, una seria con lui scazzato, una seconda con lei che lo guarda male perché si era messo nella posa tipica delle influencer e la terza erano entrambi a farlo e l'ultima era una sfocata di loro che scoppiarono a ridere per un "WE ARE SO FABOULOSE GIRL!!" urlato assieme.
<se le pubblichi ti ammazzo!> disse dopo riprendendosi da quella risata uscita dal cuore e l'altra fece un ghigno e cliccò sullo schermo.
<ops~>
<STRONZA!> le prese il telefono dalle mani e per vendicarsi si mette a farle delle foto, prendendola interamente con il suo bellissimo pigiama ed era pronto a pubblicarle.
<STATTI FERMO HISA!!>
<NA-AH~>
<NON PUBBLICARLE!!>
<TRE->
<FERMO!> Era troppo veloce e riusciva a schivare le sue mani che cercavano di bloccarlo e riprendersi il cellulare.
<DUE->
<HISA QUESTA ME LA PAGHI!>
<UNO! E BOOM! POSTATO!>
<YOU- YOU- YOU MOTHERFUCKER-> riuscì a riprendersi il cellulare e controllò subito sul suo blog e sospirò sollevata quando vide che l'aveva pubblicato in quella solo per amici, ma non lo salvò dell'ennesimo pugno.
<stronzo!>
<opsie daisy>
Si separarono per poco, Hisa decise di prendere qualcosa da bere approffitando che non ci sia da pagare e controlli, lei rimase vicino al banco a fare foto e ballare quando il DJ se ne andò e arrivò quella che era una boy band poco famosa e fatta da ragazzi della sua età. Faceva solo cover vecchie di altre band occidentali ma erano molto bravi, peccato che non fossero famosi e si mise a fare video per fargli un po' di pubblicità.
Era completamente concentrata sulla musica che non si rese conto che tre ragazzi, non della sua scuola e conoscenti, si erano avvicinati tra risatine e sguardi divertiti. Molto neutri se non fosse per l'abbigliamento dello stesso stile di Akihisa.
<hey principessa ma che ci fai in pigiama in una festa?> disse uno di loro e la giornalista si girò anche perché un'altro di loro aveva appoggiato la sua mano sulla sua spalla.
<mi godo la festa, qualche problema?>
<no, no ma in pigiama? Se vuoi possiamo accompagnarti a casa per cambiarti e fare un giretto anche con noi->
<Uh...no.>
<...come no?>
<no. Non vengo con tre tipi che non conoscono, non mi interessa conoscere, a casa mia, dirgli praticamente dove abito per cosa? Per mettermi vestitini attraenti per il vostro cervello che sta sotto i vostri pantaloni e non nella vostra testa? Tanto le dimensioni rimangono quelle, piccole.> rispose con freddezza ma anche con un dolce ed innocente sorriso da ragazza acqua e sapone dei film, alzando di poco il mento in segno di superiorità. Le loro facce erano bellissime da vedere, sbalordite da quella risposta.
<principessa->
<principessa ci chiami tua madre> lo zittì subito e si girò cercando velocemente tra la folla quel nanerottolo albino ma non lo vedeva, troppa gente e uno dei ragazzi le prese il mento e le girò il volto nuovamente su di loro, era troppo vicino.
<non fare la preziosa e la stronzettina principessa, perché non vieni a divertirti con noi?>
Li guardò disgustata e fece dei passi indietro <no grazie, mi piacciono le ragazze>
<posso farti cambiare idea~> si era avvicinato dinuovo ma a spingerlo via fu un piccolo cartomante che gli diede una gomitata sullo stomaco e gli lanciò contro un panino pieno di salse che aveva preso per sè.
<LASCIATELA STARE!> urlò mettendosi davanti alla castana facendole da scudo.
Il terzo che non aveva per ora mai parlato si avvicinòdi scatto verso verso due con fare incazzato <Ma chi sei? Ma che vuoi nano di merda? Non dovresti essere già a nanna a quest'ora?>
<Sono suo fratello e se non ve ne andate finite male> rispose a tono e facendo un passo in avanti mostrandosi sicuro di sè di fronte a quei tre giganti.
Quello colpito prima spinse indietro l'altro per urlare contro ad Akihisa
<SAI QUANTO È COSTATA QUESTA MAGLIETTA MERDINA!?>
<sicuramente meno di tua madre in autostrada->
Un pugno in faccia, secco, gli fece cadere dalle mani le bibite e le patatine, oltre a fargli sanguinare il naso al primo secondo.
<SARÀ TUA MADRE UNA PUTTANA!>
<DIMMI UNA COSA CHE NON SO GIÀ GRAZIE!> Era pronto a colpirlo ma il pugno venne bloccato dalla presa di Sumire che si mise a correre via dall'altra parte, interrompendo fin da subito la loro litigata e futura rissa, temendo che quei ragazzi fossero pure armati ed erano visibilmente molto più forti di Hisa.
Ilx ragazzx era molto più veloce, ci rinunciò subito a tornare indietro vedendo che li stessero pure inseguendo e accellerò il passo, trascinando la ragazza, verso stradine che conosceva alla perfezione e andando in un luogo perfetto per stare tranquilli.
Girarono un sacco di angoli per far perdere le loro tracce e per arrivare in un vicolo cieco senza più nessuno dietro, Hisa sapeva cosa fare e senza mai mollare l'amica si mise a salire sui bidoni e darle una mano a fare lo stesso, raggiungere delle scale di metallo a pioli che li portarono fino a una scala vecchia antincendio e arrivando alla fine sui tetti delle case e dei edifici di quella zona.
Il suo posto preferito.
Si buttarono a terra con un leggero fiatone e i polmoni a fuoco e sofferenti per l'aria gelida che entrava per portare un po' di ossigeno.
Si appogiarono spalla contro spalla, entrambi sostenuti da un muretto di quel condominio molto probabilmente abbandonato e la ragazza si avvicinò all'altro per vedere come stava il suo naso.
<anche farsi menare da dei molestatori fa parte della experience del true night life of my town?> chiese per percularlo e tirò fuori un fazzoletto del padre di Hisa che si trovava in quella giacca.
<poteva finire in una sparatoria, siamo stati fortunati>
<emozionante, ora stai fermo che ti sistemo il naso>
<non serve->
<zitto. Immobile. E fammi controllare questo naso.>
Medicarlo il meglio possibile con praticamente nulla fu un suo modo per ringraziarlo per quello che aveva fatto per lei, non era da tutti farsi menare per proteggere una ragazza importunata.
Non sembrava essere rotto ma solo un po' rosso, ma perdeva sangue, non troppo, e la fanciulla gli tappò il naso per qualche secondo e pulirlo da esso, finché non smise e i due si alzarono.
<fatto>
<non serviva>
<mica ti faccio andare in giro con il naso insanguinato! Ti fa male?>
<non troppo, non è il primo pugno che ricevo in faccia>
<sicuro che non ti fa male? Guarda che->
<sto bene Sumire! Tranquilla! Sto bene, davvero>
Sospirò e posò il fazzoletto nella tasca, dove l'aveva trovato prima, e si guardò in torno.
<beh...ora dove si va cara giuda turistica?> chiese e l'altro fece un balzo, salendo sopra al muretto aprendo le mani di lato.
<ti vuoi buttare!? Scendi giù deficente!>
<non mi voglio buttare! Facciamo una camminata!>
<sul cornicione?>
L'altro annuì in silenzio e si mise a camminare ancora con le braccia aperte, facendosi accarezzare dal leggero vento freddo <ti godi meglio il paesaggio, forza sali>
<manco morta! È tipo...pericoloso? Possiamo cadere giù e morire! Ma sei deficente?!>
Sbuffò, si fermò e si girò verso di lei mettendosi le mani in tasca.
<ti vuoi godere la vita per una volta!>
<non voglio che finisce adesso la mia vita!> gli rispose secca e incrociando le braccia al petto.
<anche viaggiare è pericoloso, anche girare in centro, attraversare la strada, andare in barca, fare qualsiasi cosa ma non rinunci nel farla perché potrebbe ucciderti! Se non la fai adesso quando la farai? Perché ti devi proibire di vivere delle esperienze per delle paure? Non ha senso! Eppure anch'io commetto lo stesso errore! Come lo fai tu! Come fanno tutti! Quindi...> le porse la mano <sali su questo muretto>
<sei strano quando fai discorsi filosofici...> gli rispose e avvicinò titubante la mano verso quella dell'amico.
<almeno ti fidi di me lo stesso?>
Non rispose, gli prese la mano e si fece aiutare a salire e mettersi in equilibrio.
Il vento penetrava dentro quelle leggere vesti facendola tremare, almeno la giacca di pelle la riscaldava un po' e strinse quella mano amica per darsi sicurezza e fare quei passi in avanti. La città li illuminava ma nessuno fece troppa attenzione, erano poi troppo in alto per notarlo e troppo concentrati su andare avanti per rendersene conto.
Erano solo loro due e la notte su un muro contro il vento, nient'altro.
Passi lenti.
Non avevano fretta.
Akihisa era molto tranquillo e cercava di trasmettere la stessa tranquillità anche a Sumire che non faceva altro che guardare i suoi piedi per non cadere.
<tutto ok? Paura delle altezze?> chiese girandosi con lo stesso sorriso di prima da sfotto e l'altra ricambiò con una grande occhiataccia.
<no! Sto benissimo! Guarda ora farà parte della mia night routine! Ottimo servizio peccato per l'assenza di musica e invece la presenza di un grande baccano> si rimise dinuovo a guardare in basso.
<non ti piace il rumori della città? Li trovo molto rilassanti>
<perché sei problematico>
<HEY->
La castana alzò lo sguardo verso l'albino nuovamente ma non per guardarlo male <non puoi cantare qualcosa?>
<io? Cantare?>
<si! Tua madre non è una cantante? Avrai preso qualcosa da lei no?>
<mh...> si fece pensieroso e si passò una mano tra i capelli bianchi tinti <in mente ho solo una canzone ma non so...è in inglese->
Lo guardò sorpresa <ascolti canzoni in inglese? Non le odiavi?>
<era quella che mi avevi consigliato una settimana fa a ginnastica, era carina quindi l'ho ascoltata più volte...non dirmi cosa dice perché non saprei dirtelo! Cioè- alcune cose le ho capite. Ma non te la canto.>
<scusami tu mi hai fatto tutto un pippone, bellissimo eh, per farmi fare una cosa che non voglio e ora tu ti blocchi per una canzone in inglese? For real? C'mon! Sing for me and if I know this song I will help you! O hai paura di cantare inglese?> cercò di provocarlo mettendosi anche a parlare in un'altra lingua, in modo lento e chiaro così da essere capita, e lo sbuffo come risposta, l'ennesimo della serata, le fece capire che era riuscita a colpire il punto giusto per convincerlo.
Il fanciullo tirò fuori il cellulare per mettere la base, "If we have each other" di Alec Benjamin.
She was 19 with a baby on the way
On the East-side of the city, she was working every day
Cleaning dishes in the evening, she could barely stay awake
She was clinging to the feeling that her luck was gonna change
And, 'cross town she would take the bus at night
To a one-bedroom apartment, and when she'd turn on the light
She would sit down at the table, tell herself that it's alright
She was waiting on the day she hoped her baby would arrive
She'd never be alone
Have someone to hold
And when nights were cold
She'd say
The world's not perfect, but it's not that bad
If we got each other, and that's all we have
I will be your mother, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you
When the world's not perfect
When the world's not kind
If we have each other, then we'll both be fine
I will be your mother, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you
La pronuncia non era perfetta, entrambi lo sapevano, ma la voce ben intonata e dolce di Hisa ricompensava e rendeva quelle parole piacevoli da ascoltare, incantevoli e armoniosi.
Sumire si unì a bassa voce giusto per dare un piccolo sostegno con la lingua ma piano piano iniziò ad alzarla e si unì al fanciullo.
They were 90 and were living out their days
On the West-side of the city next to where they got engaged
They had pictures on the walls of all the memories that they'd made
And though life was never easy, they were thankful that they stayed
With each other, and though some times were hard
Even when she made him angry he would never break her heart
No, they didn't have the money to afford a fancy car
But they never had to travel 'cause they'd never be apart
Even at the end
Their love was stronger than
The day that they first met
They'd say
The world's not perfect, but it's not that bad
If we got each other, and that's all we have
I will be your lover, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you
When the world's not perfect
When the world's not kind
If we have each other, then we'll both be fine
I will be your lover, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you
Passare da un tetto all'altro non li fermò nel continuare a cantare e si sentivano protagonisti di un film adolescenziale e i passi si fecero più sicuri su quei muretti che li facevano stare ancora più in alto e la paura non era sparita ma non dava più noia.
Riuscì a guardarsi intorno, vedere tutte quelle case illuminate, tutti quei colori, quelle luci in contrasto con il buio pesto che nascondeva un pezzo del mondo, cancellandolo, e decise di farci delle foto, sfocate e imperfette. Fece anche un video che registrò la bellissima voce di Hisa e lo inquadrò da dietro e di nascosto.
I'm 23, and my folks are getting old
I know they don't have forever and I'm scared to be alone
So I'm thankful for my sister, even though sometimes we fight
When high school wasn't easy, she's the reason I survived
I know she'd never leave me and I hate to see her cry
So I wrote this verse to tell her that I'm always by her side
I wrote this verse to tell her that I'm always by her side
I wrote this verse to tell her that
The world's not perfect, but it's not that bad
If we got each other, and that's all we have
I will be your brother, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you
When the world's not perfect
When the world's not kind
If we have each other, then we'll both be fine
I will be your brother, and I'll hold your hand
You should know I'll be there for you
You should know I'll be there for you.
Si girò verso Sumire e si bloccò vedendo la camera puntata addosso, pronto a chiedere se avesse fatto un video e di non pubblicarlo, si tranquillizò e si zittì vedendo il sorriso dolce e sereno della ragazza, che fu sincera nelle sue parole <tranquillo non lo pubblico, è solo un ricordo e un promemoria per te quando la prossima volta mi dirai "faccio schifo a cantare in inglese">
<devi per forza fare video e foto a tutto? Goditi il momento!>
<sembri un vero boomer parlando così>
<sono troppo filosofico per te!>
<esattamente, grandpa'>
<fack you.> la giornalista non riuscì a trattenere una risata dopo quella affermazione.
La pancia di entrambi brontolò da una leggera fame notturna e il cartomante decise di scendere dai tetti per dirigersi dal suo pub di fiducia che stava lì vicino e conosciuto solo da quelli dei dintorni.
Quando entrarono si sentì il rumore del campanello soffocato da quello dei giocatori di biliardino alla destra, ai bevitori nel bel bancone al centro e dai clienti che mangiavano nei pochi tavoli del piano terra. In sottofondo musicale rock era suonata da un antico jukebox circondato da alcuni gruppetti e coppie che ballavano.
Un ambiente più tranquillo rispetto al festino e Sumire si mise a fare un sacco di foto mentre l'altro si mise al bancone a ordine il loro cibo e riuscì a farsi dare un bicchiere di birra perché il cameriere un amico di famiglia e per la promessa di una bella mancia.
<non male questo posto> commentò la castana e fece un veloce selfie assieme all'altro.
<lo so, quando possiamo permettercelo veniamo a pranzare o cenare qui io e mio padre> raccontò brevemente e le ordinazioni arrivarono subito: una grande porzioni di patatine con extra salsa barbeque e formaggio e delle nuggets.
<non è uno dei tuoi ristoranti a 5 stelle ma non fa un brutto cibo> aggiunse prima di iniziare a mangiare.
<apprezzo la cura e la pulizia anche con così tanta gente e poco personale, potrei dargli un tre se il cibo è buono> disse e si mise anche lei a mangiare e a sorseggiare quella birra, non ne aveva mai bevuta una e trattenne una smorfia come fece anche l'altro. Non erano tipi da birra ma ormai l'avevano presa e dovevano finirla, così era la legge di Hisa.
L'albino si girò per osservare un po' di persone, aveva notato che l'amica si era messa a fare lo stesso e aveva corrugato la fronte su un punto specifico: un tavolo con due persone, una donna dai lunghi capelli castani, vestita troppo alla moda per quei posti, stonava un sacco e stava assieme a un uomo dai lunghi capelli bianchi, con una grossa giacca scura e piena di toppe di band metal e rock, un uomo che il fanciullo riconobbe subito perché era suo padre.
<oh merda...quello è mio padre->
<perché "oh merda?" Non gli hai detto davvero che sei uscito?>
<lunga storia> le rispose girandosi verso di lei per qualche secondo per poi concentrarsi sulla coppia <ma non ho idea di chi sia l'altra tipa...sembra un po' una puttan->
<quella è mia madre.>
Si girò nuovamente verso di lei con gli occhi spalancati <come scusa? Tua madre? Non è un "your mom jokes" giusto?>
<no sono seria, quella è mia madre e ho capito con chi ultimamente stava chattando con tanta gioia: con tuo padre!>
<beh...uh...> si girò verso i due vecchi <ma magari si scrivono solo come amici?>
<mia madre ha detto a mio padre che sta sera andava a cena con i suoi colleghi. Tuo padre fa il modello?>
<no...credo- no. No. Però-PERÒ- potrebbe essere un incontro tra fan e super model??>
<non mi convince per nulla questa cosa, vediamo cosa fa la mia perfettissima e bellissima madre!> un sorriso sforzato, uno di quelli creati per nascondere tutte quelle brutte sensazioni che ti tieni dentro e non vuoi mostrare. Un sorriso pieno di delusione. Cercava di convincersi che era solo un fraintendimento. Che non avesse appena beccato sua madre con un'altro mentre era ancora sposata con suo padre.
Per la sua passione del giornalismo quella donna aveva da dire solo critiche e brutte parole, nessun dolce sorriso come aveva in quel momento con quell'uomo.
Prese la fanciullo e lo trascinò più vicino al loro tavolo, cercando di non cadere a terra per quell'alcool in corpo che iniziava a fare i suoi primi effeti.
La donna sorseggiava un calice di vino e si porse in avanti verso l'uomo che guardava il vuoto davanti al menù del pub che sapeva a memoria eppure glielo davano lo stesso.
<hey? Terra chiamata Shiroi! Terra chiamata Shiroi!> disse e vedendo che chiamandolo non attirava la sua attenzione, decise di dargli un debole calcio da sotto il tavolo e lo fece sobbalzare.
<eh? È successo qualcosa Yasu?>
<a te di sicuro! Tutto ok Shiroi? sembri molto stanco e stressato oggi>
Si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ma riesce davanti al volto e decise quindi di giocherellarci e tirarla leggermente <davvero? Si nota così tanto?>
<hai due occhiaie grandi quanto casa mia, sei super silenzioso e non ti sei ancora messo a parlare su una delle tue fissazioni o parlare in modo filosofico di qualsiasi cosa vedi dalla finestra, a indovinare la vita dei passanti, non fai altro che tirarti i capelli e a morderti le mani> gli prese entrambe le mani per fermarlo e si mise ad accarezzarle, col delicatezza, facendo piccoli cerchiolini con le unghie e sorrise vedendo che l'altro stava come sempre arrosendo <evita di rovinarti quei capelli di cui tutte noi donne siamo gelose e delle tue magiche mani che leggono il futuro e la vita delle persone>
<non fare l'esagerata...>
<e tu il modesto. Sicuro che non usi nessun prodotto particolare per i capelli?>
<nessuno davvero->
<allora trattarli bene cretino!>
Sospirò <mi viene naturale quando sono stressato>
<lo vedo e aggiungo anche che non hai preso il tuo solito cappuccino, sei assurdo comunque a prendere un cappuccino a quasi mezzanotte, e non mi hai ancora fatto un complimento per come mi sono vestita sta sera. C'è decisamente qualcosa che non va caro> lo "sgridò" e l'altro girò lo sguardo dall'altra parte.
<Non voglio rovinare la serata con le mie noiose lamentele da padre disperato> borbottò e quando fece per mordersi il labbro ricevette un'altro calcio da sotto il tavolo da parte della modella.
<Allora approffita di questo momento per rilassarti, per lasciare da parte tutte...comè che dici? "Energie negative" giusto? Beh lasciale da parte e non farti avvolgere da esse...raccontami...di...uh...> si fece un attimo pensierosa prima che il su volto si illumini da un leggero ghigno malizioso <di quanti cuori hai rubato>
<quanti cuori ho rubato?> lui parve più perplesso che altro dimostrandosi più dolce e buffo, come un ragazzino, che seducente.
<sei un bell'uomo! Avrai un sacco di donne e uomini dietro no?>
Il vecchio cartomante ridacchiò <magari! Ho solo le vecchiette del bar in cui lavoro che sono pazze di me perché mi fermo a parlare e sono veloci con le ordinazioni!>
<le signore hanno un buon gusto! Non illuderle e spezzare il cuore che sono più vendicative delle giovani>
<so come togliermi il malocchio, non mi fanno paura> rispose e sorrise vedendo la sua faccia confusa <vuoi che ti spieghi cos'è il malocchio?>
Sorseggiò il vino <se toglie da quel bel visino le tue "negative vibes" va benissimo! Farò finta di capire ma penso ti farebbe più bene bere con me>
<Yasu ti ricordo che non reggo bene l'alcool e sono anche astemio.>
<ed io sono sposata ma ciò non mi ferma nel divertirmi un po'. Bevi un pochino! Per me!>
<no.>
La donna sbuffò un "noioso" ma la figlia potè vedere un piccolo sorriso divertito mentre sorseggiava gli ultimi gocci di vino.
<assurdo non ci posso credere! Mia madre sta tradendo mio padre con tuo padre!?> cercò di non urlare e stava per fare delle foto ma venne fermato dall'altro che era tutto sporco di salsa e formaggio.
<uno non osare riprendere mio padre due stanno solo parlando!>
La fanciulla bevette un ultimo sorso di birra prima di rispondere <tu sei proprio scemo! Ma hai visto come tuo padre guardava mia madre?>
<è un suo grande fan! Ovvio che la guarda così!>
<hai visto come lei guardava lui? Lo sta divorando con gli occhi!>
<per caso tua madre è una sua grande fan?>
<MA TU SEI PROPRIO SCEMO IN CULO!>
<MA TU SEI SCEMA CHE VEDI DRAMMI IN TUTTO!>
Urlarono di colpo, attirando non l'attenzione di tutti ma certamente dei due genitori sì che si girarono di scatto riconoscendo la voce dei loro figli, furono veloci a separarsi da ogni contatto fisico e a far finta di nulla per concentrarsi solo su di loro.
Shiroi si alzò e cercò di mettere sul volto la sua espressione da padre rigido e severo, ma il rossore dell'imbarazzo rovinvava l'effetto.
<ma dove sei stato!? Perché non rispondi alle mie chiamate e ai miei messaggi!? Ed esci fuori senza il mio permesso? Mi vuoi finalmente dare qualche spiegazione!?> gli disse e suo figlio rimase in silenzio.
Yasu rimase seduta ma lanciò un occhiataccia a sua figlia <sicuramente tuo padre non sa che sei uscita d nascosto vero? Se no non saresti addirittura andata in giro in pigiama! Che imbarazzo...a sto punto era meglio che mettevi quei vestiti da...> si bloccò un attimo per riformulare la frase che aveva in mente, c'era troppo gente <tanto con quei chili in più non ti starebbe bene niente a prescindere> se l'altro cercava di essere dolce nelle sue parole, la modella era stata stronza e Sumire non le andava giù quel comportamento.
Perché prima con un'altra persona, qualcuno che non è letteralmente sua figlia, fa la dolce, la carina, la comprensiva, la crocerossina ed era gentile. Nessun insulto. Nessuna critica. Cercava di aiutarlo.
Mentre con lei, ripetiamolo, SUA FIGLIA faceva così?
Le ripete in continuazione che è grassa, che non deve vestirsi così in modo così scoperto, da puttanella, insultata ogni sua passione e non si preoccupava di come stesse. Non me ha mai chiesto un "hey tutto ok?" In tutta la sua vita.
Nessun sorriso dolce.
Nessuna risatina.
Nessuna chiacchierata solo loro due tranquilla.
Nessun complimenti sui suoi capelli e sul suo aspetto.
Nessun interesse della sua vita privata, dei suoi amici, cotte, avventure.
Nessun sostegno per il suo sogno di diventare giornalista.
Nulla di tutto ciò.
Neanche quella mattina dove l'aveva vista provare vestiti nuovi e aveva discusso brutalmente perché si era messa come sempre a criticarla.
Cosa aveva lui in più di sua figlia?
Cosa avevano gli sconosciuti in più di sua figlia?
Cosa avevano tutti in più di lei? Di sua figlia?
La guardò male anche l'uomo davanti a lei e sapeva che si sarebbe subito un ora di sgridata e rimproveri da parte di un uomo troppo gentile per lei.
Sumire fece una veloce foto ai due e guardò malissimo la madre <credo che sta sera papà sarà più arrabiato con te e non gli importerà nulla della mia piccola uscita notturna.>
La donna si alzò e si avvicinò a lei, venendo bloccata dal cartomante <ah si? Se hai il coraggio di rovinare la vita al padre del tuo amichetto manda quella foto a tuo padre, forza! Mandala! Tanto come sempre verrai elogiata da quell'uomo di merda e dimostrerai di essere migliore!>
<Yasu smettila subito->
<mandala Sumire! Rovinami la giornata come ogni singolo giorno!>
La fanciulla avrebbe voluto urlare un "OK LO FACCIO GUARDA!" e premere quel tasto invio ma non ci riusciva.
Non riusciva a premere perché era come premere il grilletto e sparare al cuore di Akihisa.
Non aveva bisogno di essere in mezzo a un'altra storia drammatica, a subire altri litigi e vedere la vita di suo padre e la propria cadere sempre più in basso fino a venire inghiottiti dall'oblio. Poi suo padre era sempre stato gentile con lei, pronto ad accomoagnarla ovunque con il suo motorino che avrà più di 20 anni, che non aveva problemi a farsi investigare e a ricevere domande scomode e non perdeva mai la pazienza, insieme ad Hisa si erano messi a fare dei bruciacchiati ma teneri biscotti al cioccolato per il suo compleanno.
Se fosse stato un'altro uomo con un'altra famiglia non avrebbe avuto nessun problema.
Ma se erano Akihisa e suo padre, non riusciva a farlo.
Posò il cellulare in tasca, prese per mano il piccolo cartomante che la seguì senza problemi e grazie ai suoi passi svelti riuscirono ad andarsene ed essere il più lontano possibile, ignorando le urla e i richiami dei due genitori e del cameriere perché non avevano pagato il loro pasto.
Energie negative.
Prosciugano, ti fanno stare male, ti rovinano l'umore e mettere il sale sotto il letto non sarebbe bastano a togliere tutta quella energia negativa accumulata in 16 anni di vita per nulla semplice.
Energia che allo stesso tempo metteva in moto quelle piccole gambe e le giudava via da quel posto che iniziava a soffocarli.
Dolore. Tanto dolore.
I polmoni bruciavano.
La pelle congelava.
Le gambe non si reggevano più.
Gli occhi pizzicavano.
La gola era secca.
Il cuore batteva troppo forte.
Il vento del mare che apparse come miraggio li travolse ma non li blocco, arrivando fino alla riva, a un passo dall'acqua che scendeva e saliva con le onde.
Un mare vuoto.
Un mare freddo.
Un mare silenzioso.
Per poco, perché il suono della suoneria di Akihisa lo distrusse come la calma apparente del ragazzo.
Prese l'aggeggio e decise di rispondere <RICHIAMAMI QUANDO AVREMMO UNA VITA NORMALE PAPÀ!> e gli chiuse la chiamata in faccia e si trattenne nel buttarlo nell'acqua nera, prese un sassolino vicino a lui e lanciò quello.
<PERCHÈ NON POSSO AVERE UNA VITA NORMALE CAZZO!>
Un'altro sassolino era finito nell'oblio.
<PERCHÈ NON POSSO AVERE UNA CASA DECENTE! UNA CASA CHE NON MI CADE IN TESTA! UNA CASA COME TUTTI!>
Un'altro sassolino e le mani erano freddissime.
<PERCHÈ NON POSSO ESSERE COME TUTTI?!> questo era un bel sasso grosso <NO! PERCHÈ DIO MI ODIA! IL DESTINO MI ODIA! IL MONDO INTERO MI ODIA!> ogni frase era un sassolino e la gola bruciava <SONO INUTILE! DEBOLE! PATETICO! DISGRAZIATO! BRUTTO! FRAGILE! DEBOLE! PICCOLO! UNO STECCHINO! FACCIO SCHIFO!> ogni aggettivo era un sassolino e la gola era in fiamme.
<PERCHÈ TUTTE QUESTE SFIDE A ME? PERCHÈ!? PERCHÈ NON POSSO VIVERE LA MIA VITA TRANQUILLO SENZA LA PAURA CHE IL GIORNO DOPO CI CACCIANO VIA DI CASA! NON AVREMMO LUCE, RISCALDAMENTO, CIBO, ACQUA! PERCHÈ DOBBIAMO DISTRUGGERCI PER VIVERE UN GIORNO IN PIÙ NELLO SCHIFO!?>
<PERCHÈ NON POSSO ESSERE COME TUTTI?!> a urlare non fu più solo Akihisa ma fu anche Sumire che per cercare un po' di calore strinse la mano dellx ragazzx.
Lanciò il primo sasso.
La voce uscì a fatica, anche per lei la gola iniziò a bruciare per il freddo.
<vorrei...> parlava piano, per quanto ci provasse non riusciva a far uscire quelle parole, troppo deboli rispetto alla presa alla mano di Hisa, chiuse gli occhi e si morse il dentro della guancia.
<non ti sente nessuno Sumire...urla. Se non ti fai sentire nessuno ti ascolterà> le disse il fanciullo ricambiando la stretta, sapeva che ne aveva bisogno anche lei <COSA VORRESTI? DIMMI COSA VORRESTI?>
<VORREI NON AVER SPESO TUTTA LA MIA INFANZIA IN UN CAZZO DI OSPEDALE!>
Riaprì gli occhi per prendere un sasso, sarebbero finiti se continuavano così, poco importava, lo lanciò contro le onde.
<vorrei...vorrei-> tremava, tremava dal freddo e da quella rabbia che stringeva il cuore, faceva fatica ad uscire.
<PIÙ FORTE SUMIRE NON TI SENTO DINUOVO!>
<vorrei...>
<URLA!>
<VORREI NON ESSERE UNA CAZZO DI ANEMICA!> un'altro sasso e lo lanciò con tutta la forza che aveva in corpo.
<VORREI ESSERE SEMPRE STATA SANA, NORMALE, TRANQUILLA, SENZA NESSUN CAZZO DI PROBLEMA! PERCHÈ IL MIO CORPO RIMARRÀ SEMPRE MALATO! QUELLA FOTTUTA MALATTIA RIMANE NELLA MIA TESTA! NON STARÒ MAI BENE!> i sassolini erano freddi, lanciava velocemente per non tremare di più, per non sentirsi ancora più debole e patetica <VORREI FARE LE STESSE COSE DI TUTTI SENZA PREOCCUPARMI DELLA MIA SALUTE! PERCHÈ FA SCHIFO! PERCHÈ NON POTRÒ MAI ESSERE NORMALE!>
La voce si dispergeva nel nulla, in quel nero abissale, andando contro il vento che era come tanti schiaffi da parte della natura e di quel mondo con cui stavano discutendo in quel momento.
Per così tanti motivi.
Così tanti, accumulati, uniti, nascosti, nuovi, vecchi, che sembrava non ci fosse nessun motivo per farlo adesso.
Che urlare quelle cose fosse completamente inutile e senza senso.
Era stata una bella uscita se non fosse per piccolezze, che tanto piccole alla fine non erano. Erano così fragile che bastò quell'incontro per farli scoppiare, per far uscire tutte le altre piccolezze di tutti gli altri giorni e di una vita intera.
Perché c'era altro.
C'era altro che voleva uscire da quei piccoli corpi.
Il desiderio che la loro vita fosse un'altra.
Non c'erano più sassi affianco a loro.
Quindi il cartomante decise di entrare in acqua per riprenderli e lancirarli contro le onde, esse non si fermarono e lo colpivano, lo facevano tremare perché l'acqua era gelida. Per quanto potesse far freddo, per quanto quelle onde potessero essere forti, non avrebbe mai lasciato la mano di Sumire che entrò anche lei in acqua.
Per quanto i loro corpi potessero essere freddi, il loro cuore e il loro sangue non smetteva mai di bruciare.
<VAFFANCULO MAMMA!!>
Urlarono all'unisono con tutto il fiato che avevano nei polmoni e prima di venire entrambi travolti da un'onda che non li zittì.
Se provavano ciò era perché erano nati, se erano nati era per colpa delle loro madri e se vivevano così era sempre per colpa loro.
La colpa è sempre della mamma.
Iniziò la giornalista <VORREI CHE MIA MADRE MI CALCOLASSE!>
La seguì a ruota ilx cartomante <VORREI CHE MIA MADRE MI AMASSE>
<VORREI CHE FOSSE UNA MADRE DECENTE!>
<VORREI CHE FOSSE ANCORA QUI CON ME!>
<VORREI CHE NON MI INSULTASSE SUL MIO ASPETTO!>
<VORREI CHE NON MI IGNORASSE E FACESSE FINTA CHE NON SIA SUO FIGLIO!>
<VORREI CHE LA SMETTESSE DI CRITICARMI PER OGNI COSA>
<VORREI CHE MI AVESSE SEMPRE CAPITO INVECE DI SGRIDARMI E RIPREDERMI PER OGNI MIO RESPIRO!>
Sumire prese dinuovo fiato che iniziava a mancare <VORREI CHE DIVORZIASSERO E SMETTESSERO DI LITIGARE>
Hisa chiuse gli occhi e sforzò i suoi poveri polmoni per urlare più forte possibile <VORREI CHE STESSERO DINUOVO ASSIEME SENZA NESSUN LITIGIO E SENZA ODIO!>
<VORREI UNA VITA NORMALE!!>
L'ennesima onda li travolse mentre urlavano a squarcia gola.
Riemersero e non smisero di tossire per l'acqua salata entrata dalla bocca rifrescò le corde vocali e i polmoni, nasconde le lacrime che erano scese e ormai il freddo non faceva più effetto.
Rilassarsi, farsi un tranquillo bagno notturno, era impossibile con quel mare agitato come i loro animi.
Ciò non li fermò a farsi un piccolo bagno vestiti, immergendosi completamente e cercando di non farsi travolgere da quelle onde, anche se erano a riva e non c'era nulla da temere.
Urlare e lanciare via quei giganteschi massi interiori li aiutò a sentirti almeno per quel momento più leggeri.
Leggeri ma con ancora tante energie e riscaldava il loro povero corpo, solo per esso decisero di uscire temendo un malanno.
Sumire appena uscita dall'acqua fece un bello starnuto e si strinse nel giubbotto anch'esso fradicio cercando inutilmente di riscaldarsi. In acqua si iniziava a stare bene, non caldo ma era meglio di stare fuori e la fanciulla avvolse intorno alle spalle il cartomante senza giacchetta e tremante, dandogli qualche carezza nel tentativo di riscaldarlo.
<n-non serve, guarda che...c-che non ho freddo->
<mhmh e tu sei un milionario>
<certo! Non s-sai che ho una mega villa in Francia? Beh ne ho presa una nuova in...I...Italia.> rispose sarcastico e sbattendo i denti il meno possibile e l'altra ridacchiò.
<quest'estate ci andiamo?>
<paghi tu però->
<ma non eri milionario?>
<si ma sono anche tirchio.>
Era tardi, mezza notte era passata da un po' e decisero di tornare a casa per dormire perché domani avevano scuola e una verifica da fare, ma non avevano fretta, passi lenti e Sumire fece le ultime foto al mare, alla città, al cielo notturno e una di loro due fradici e stretti in un piccolo abbraccio per sentire un po' di caldo.
Non fecero la strada di prima per raggiungere la casa di Sumire per nonnessere beccati dal tipo del pub giustamente incazzato o i loro genitori assieme, per stare tranquilli e continuare il loro tour.
Arrivati nella camera della giornalista decisero di darsi entrambi una asciugata, Sumire si cambiò il pigiama e insisteva molto con Hisa perché doveva tornare indietro al freddo e non sembrava il caso di sentirsi male prima della verifica.
<Sumire ti ho detto che non serve-> le disse incrociando le braccia al petto.
<sono vestiti non soldi! Prendi e non ti lamentare!> rispose la fanciulla porgendo un maglione pesante di Haruki che aveva rubato perché veramente stilosa e dei pantaloni ad Akihisa così che si mettesse qualcosa di asciuto.
<poi me la riporti domani, ma cambiati o ti senti male! Vuoi anche un giubbotto? Una giacca?>
<
a sto punto dammi il suo intero armadio e facciamo prima- comunque bastano questi due>
<vuoi anche i calzini nuovi?>
La guardò male e si chiuse nell'armadio per cambiarsi <ti ho detto che questo basta! Stai tranquilla!>
<sicuro?>
<SICURO!>
<non urlare cretino!>
Erano più larghi dei suoi soliti vestiti ma non si lamentò, non era educato e apprezzava la sua gentilezza.
Sumire, seduta sul letto pronta ad andare a dormire, lo trattenne un attimo prendendolo per la manica del maglione del fratello.
<che c'è? Non mi serve altro davvero->
<grazie per la nottata Hisa...è stata molto movimentata e particolare, unica...bella anche con i suoi bassi...potremmo rifarla questo sabato se hai voglia>
Ilx ragazzx fece un minuscolo sorriso e le spettinò i capelli <nessun problema, sempre di nascosto?>
<finché non ci beccano perché no? Ma questa volta portiamo dei soldi per pagare>
<ed io che volevo farti vivere l'esperienza "fuga dalla polizia"> disse ironico e l'altra gli diede un debole pugnetto.
<notte idiota, vedi di presentarti domani!>
<notte stronza, vedi di farmi copiare in questa verifica!>
Luci spente. Sia a casa di Sumire che quella di Akihisa.
Passi leggeri, per non svegliare suo padre che stava dormendo come un ghiro e aveva lasciato il libro aperto senza segnalibro, ci penso lxi a chiuderlo e a segnare la pagina, rimboccargli le coperte e a dargli un bacino sulla testa.
Chissà quanto l'aveva fatto preoccupare.
Si mise sotto le coperte e strinse in un abbraccio il vecchio cartomante, più caldo di lui e alla ricerca di quell'affetto di cui sentiva la mancava. Non sapeva se fosse il suo istinto o si fosse svegliato ma Shiroi lo strinse a sè e ricambiò l'abbraccio.
<notte rockstar> disse Akihisa in un sussurrò.
___ ___ ___
<signorino Nakamura! Signorina Hamasaki! Wake Up! Non è il momento di dormire! Siamo in una classe! In una scuola mica a casa vostra!>
Per quanto potesse urlare, l'insegnante non sarebbe riuscita a svegliare i due fanciulli, seduti in banchi vicini ed entrambi addormentati assieme e con le mani strette tra di loro.
Non l'avrebbero mai lasciato l'altro per nessuno motivo al mondo.
Anche quando stavano andando fuori dalla classe per punizione rimasero unite e si lanciarono un piccolo sorriso divertito.
Volevano una vita diversa ma mai una senza l'altro.
Molto corta i know ma mi piace un sacco.
Vorrei scrivere d più ma ho dei disegni da fare e un trial da scrivere 😭
Spero che vi piaccia stelle💕
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