𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈. 𝑶SCAR 𝑩YRON ₉ under those eyes

oc story : 𝖚𝖓𝖉𝖊𝖗 𝖙𝖍𝖔𝖘𝖊 𝖊𝖞𝖊𝖘
admin : -goldhxrrington

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𝕺scar 𝕭yron
' 𝖆𝖌𝖊𝖓𝖙 ‚

british . xxiv . virgo . infj-t . bi ace .
pv : 𝕯anny 𝕲riffin

𝐈. ₉ name

" dimmi, quale dei tuoi
genitori amava leggere
𝖔𝖘𝖈𝖆𝖗 wilde? „

» oscar «

C'erano altri tre ragazzi chiamati Oscar nella sua classe delle elementari. Lui era l'unico che effettivamente era stato chiamato dopo il celebre scrittore.
Era un nome a dir poco comune nella sua zona, non era nemmeno un azzardo affermare che in realtà lo si poteva trovare a Edimburgo come a Belfast o a Truro.
Era un nome così a dir poco comune che non eri nessuno se non avevi un soprannome. Al massimo potevi essere uno dei tanti, ma questo Oscar lo credeva una noia mortale.
Il suo nomignolo era Wilde, non tanto originale ma sapeva che gli sarebbe potuto capitare di peggio, come a Oscar Thompson e il suo Fopdoodle.
Lo chiamavano Wilde non perché fosse bravo a scrivere, anzi stava appena cominciando a fare i conti con la sua dislessia, ma perché il cognome dell'autore aveva un suono analogo a quello del termine "wild", nonché "selvaggio".
Oscar era un bambino sempre in movimento, sempre agitato. Quando parlava le sue mani non stavano mai ferme, da seduto i suoi piedi dondolavano perennemente, picchiettava costantemente le sue dita sul banco. Non per niente "Wilde" era stato un soprannome affidatogli dalle insegnanti, e che i compagni avevano poi adottato per quanto gli stesse a pennello.

oscar è un nome con varie origini, la sua etimologia è stata interpretata in vari modi. io, però, in questo caso vorrei affidarmi al gaelico. il nome è formato dai termine gaelici os (cervo) e car (amante, amico), così da significare amante dei cervi.

𝐈𝐈. ₉ last name

" mi stai dicendo che
fai di nome oscar e
di cognome 𝖇𝖞𝖗𝖔𝖓 e
poi non sai nemmeno
scrivere, che ne so,
mischievous? „

» byron «

I suoi genitori avevano delle intenzioni ben precise quando lo chiamarono come Oscar Wilde, come se si fossero aspettati l'ironia di un figlio dislessico con sia nome e cognome di scrittori famosi e pieni di lustro.
Oscar stesso si sentiva come una vignetta satirica, un ossimoro vivente che camminava. Ma alla fine con gli anni si dovette rassegnare e basta.
Nel caso di Byron, il ragazzo sapeva che non avrebbe mai avuto il suo talento nella scrittura, ma almeno sarebbe diventato un uomo migliore di lui. Non aveva gli stessi problemi del poeta, dopotutto, e per questo n'era grato.
Oscar non aveva una sorellastra, ma un fratello maggiore che quand'era più piccolo lo caricava sulle spalle e se lo portava dietro per casa nemmeno fosse un giocattolo. Non aveva un rapporto tempestoso con la madre, la quale anzi gli leggeva una fiaba differente ogni sera e la concludeva con un bacio della buonanotte sulla fronte. Non aveva un padre chiamato matto dai più, ne aveva uno che preferiva la montagna al mare e che gli faceva ripetere le tabelline ogni mattina.
Non avrebbe mai rinnegato sua figlia, né tradito la moglie con la propria sorellastra, per non parlare di come non si sarebbe mai invaghito di un ragazzino per poi eliminarlo dalla sua vita e dalla sua morte togliendogli ogni bene dal suo testamento.
In poche parole, i tempi erano diversi e la situazione migliore di quella di Lord Byron. Certamente, sarebbe stato bello condividere con l'uomo il titolo nobiliare, ma per il resto stava bene così.

byron è un cognome tipicamente britannico. deriva dalla frase in inglese arcaico "æt ðǽm bȳrum", che significa "alle stalle", "nelle stalle delle mucche".
un cognome a cui si dà tanto lustro, pensa oscar, che poi vuol dire una cosa talmente umile.

☽☼☾

𝐈𝐈𝐈. ₉ age and zodiac sign

" amico, sei davvero
arrivato a quell'età in
cui la barba fa seriamente
una differenza. non vuoi
sentire i tuoi 𝖛𝖊𝖓𝖙𝖎𝖖𝖚𝖆𝖙𝖙𝖗𝖔
anni? allora ti devi radere
e ne avrai diciassette
all'improvviso „

» twenty-four years old «

Non è che Oscar si sentisse vecchio, aveva solo paura di crescere. Il suo nome era adatto a un bambino come a un anziano, la sua terra aveva dato origine al celebre genitore dell'Isola Neverland di Peter Pan.
Non aveva ragione, lui nel fiore dei suoi anni, a sentirsi con le spalle pesanti. Un quarto di vita, se mai fosse arrivato a campare un secolo intero, ma sembrava si fosse già sistemato per il restante settantacinque percento.
Era strano che si lamentasse di una vita stabile? Di un lavoro che gli dava lucro e contentezza? Di una casa tutta sua, che s'era comprato dopo un'adolescenza passata a lavorare?
La monotonia di dare dell'acqua alle sue piante, sistemate sul suo balconcino a godersi quel po' di sole che l'Inghilterra concedeva; il timore di diventare mediocre, di essere troppo semplice.
Da bambino aveva paura di essere uno dei tanti Oscar della sua classe, lo credeva incredibilmente noioso e la noia lo terrorizzava.
Ora qualcuno lo era, ma era noioso proprio come non esserlo.
Aveva ventiquattro anni, si sentiva le spalle pesanti. Avrebbe dovuto viaggiare, fare cazzate nei bar e per le strade. Forse avrebbe dovuto tuffarsi nel Tamigi, ma Oscar era troppo stanco per nuotare e troppo sveglio per lasciarsi affondare.

oscar è nato l'8 settembre, in una serata fresca avvolta da una brezza estiva e leggera. testimone di tale avvenimento fu un cielo che, a detta dei suoi genitori, era più azzurro che blu.
la data è anche riconosciuta oggigiorno come la giornata mondiale dell'alfabetizzazione.

» virgo «

" if you want to make life easy, make it hard "
- johan wolfgang von goethe

» modest, humble, reliable, patient, hard-working, pessimistic, critical, worrier, anxious, responsible, sarcastic, analytical, altruistic, observant «

» year of the (earth)rabbit «

" i believe that if you'll stand up and go, life will open up for you "
- tina turner

» hard-working, reserved, determined, honest, faithful, sharp minded, observant, understanding, peace loving, anxious, calm, sensitive, polite, adaptable «

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𝐈𝐕. ₉ physical appearance and faceclaim

» pv: danny griffin «

Caro diario,
sono Oscar, un ragazzo inglese costretto a usare te come un confindente. Secondo me di amici immaginari ce ne sono già troppi, e ancora di più sono i pastori che in chiesa fanno le confessioni.
A quanto pare, però, devo seguire ciò che mi dice di fare il Dottor Smith. Onestamente non so perché ho bisogno di uno psicologo, non sono vivace come alle elementari, al massimo ho un po' di dislessia ma niente di più.
Sono convinto che di uno psichiatra serio avrò bisogno quando ci prenderò la mano a riferirmi a te, diario, come un vivente.
Dopo tutto questo, cosa posso dire di me?
Allora, sono la fotocopia di mia madre. Ho gli occhi azzurri, ma mia nonna dice sempre che sotto alla luce del Sole sembrano dello stesso colore dell'oceano. Bah, non so quando abbia avuto l'occasione di vedere dell'acqua poco inquinata. Che sia andata in Australia?
Sono anche biondo, a scuola i miei compagni mi descrivono con "Oscar è cosi biondo che Hitler si sarebbe sentito ispirato sia per un quadro che per un genocidio". Non ho mai idea di come prenderla questa cosa. Se per questo, non so nemmeno come gestirli decentemente i miei capelli, a volte mi guardo allo specchio e mi sembro Ken versione omino della Lego.
Da mio padre ho preso l'altezza, invece. E fortunatamente, direi pure, perché mia mamma è una donna minuta e se avessi ereditato da lei tali geni adesso al metro e ottanta non ci sarei mai arrivato. Forse lo supererò, ma non penso di crescere ancora di più, il che mi va bene bilanciando il tutto con il mio fisico asciutto e atletico (benedetto il nuoto, ricorda, diario).
Il Dottor Smith, inoltre, dice che devo lavorare sull'autostima. "Oscar, fidati di me, non dovrebbero essere motivo di confusione e meraviglia le attenzioni che una persona ti dà". (Dottore, con tutto il rispetto, per lei è facile dirlo: io sono oggettivamente carino, lei è oggettivamente un dilf come pochi).
Il fatto è che non sono niente di speciale, sono altro nella media, la mia sfumatura di biondo è nella media. Vogliamo parlare del mio naso e di come dalle narici si possa probabilmente vedere il cervello? O di come spesso le mie orecchie siano rosse quanto le mie labbra?

☽☼☾

𝐕. ₉ role

" lasciate che mi
presenti, sono
l'𝖆𝖌𝖊𝖓𝖙𝖊 byron „

» agente dell'asps «

Si era messo giacca e cravatta quel giorno, si sentiva soffocare. Non capiva se fosse colpa dell'ansia o del nodo che s'era fatto troppo stretto. Probabilmente entrambe, decise.
Un colloquio di lavoro era, ma a giudicare dallo scopo e dal nome stesso del posto forse s'era vestito in un modo eccessivamente formale.
Non per niente, gli posero una sola domanda dopo aver letto il suo curriculum: "Lo giura, di credere al sovrannaturale, signor Byron?". L'uomo rispose di sì.
Era lì per un motivo, dopo un'infanzia passata a leggere leggende metropolitane sui fantasmi della underground di Londra, a sognare di visitare i castelli scozzesi abitati da presunti spettri dalle tragiche storie: era confidente del fatto che tutto ciò fosse reald. La sua fantasia aveva trovato casa nel sovrannaturale, ma dopotutto la parte razionale di lui s'era fusa con quella irrazionale: ci credeva davvero, a quegli orrori che gli avevano raccontato intorno al fuoco del campo estivo.
Ci credeva a coloro che sentivano le presenze dei defunti a loro cari, ai coniugi Warren e alle loro sedute spiritiche. Ci credeva, e ottenere un posto di lavoro all'ASPS significava provare che non aveva mai avuto torto.
« Siete giovane, laureato. Qui dice che siete dislessico » elencarono.
« Nel caso voleste delle rassicurazioni, la mia dislessia è diventata più lieve col passar del tempo. È per questo che sono riuscito a porre al termine i miei studi » disse.
« La stessa determinazione la mostrerà anche nel lavoro che perseguirà, signor Byron? » chiese uno.
« La mia intenzione è quella » esclamò.
« Allora benvenuto a bordo, agente Byron » replicò allora lo stesso uomo, afferrandogli la mano.

☽☼☾

𝐕𝐈. ₉ backstory

i suoi genitori, charlotte e clive byron, erano e sono rispettivamente una libraia e un barista. avevano trovato l'amore l'uno nell'altro, una veniva a conoscenza delle storie delle persone tenendo conto dei libri che compravano, l'altro era il confidente preferito dei clienti che avevano bevuto un bicchiere di troppo.
avevano sentito tanti racconti, incontrato tante persone, ma non avevano mai avuto l'occasione di narrare le loro di esperienze, la loro di storia. ma poi la loro fiabba ebbe inizio. visto che la madre di clive compiva gli anni, ecco che il ragazzo si recò in libreria. " grazie per i consigli, davvero. potrei sapere come la pensi tu, per favore? ". era la prima volta che qualcuno chiedeva a charlotte della sua opinione su un testo, su i suoi gusti letterari.
clive se ne andò con un libro, il preferito dell'allora giovane libraia, e dopo averlo regalato alla madre se lo fece dare in prestito. " "il signore degli anelli"? pensi davvero che possa piacere a una donna di mezz'età? " " oh, tesoro, aragorn e legolas non passano mai di moda, tua madre lo apprezzerà " .
così fu, effettivamente. fu questo il motivo per cui il loro primogenito venne chiamato john. charlotte brönte, c.s lewis e j.r.r. tolkien, erano un bel quadretto familiare.
il giorno in cui clive fece la proposta di matrimonio, avvenuto tre anni dopo il loro primo incontro, charlotte tra i singhiozzi di commozione riuscì a dire: " hai il cognome di lord byron e ti chiami come l'autore di narnia, penso tu abbia tutte le carte in regola per diventare mio marito ".

john era un bambino così dolce, uno di quelli che con le sue guance soffici ti fanno venire la celebre "baby fever", e fece suscitare in fretta nei due neogenitori il desiderio di avere un altro figlio. così cercarono di concepire un secondogenito, ci riuscirono. ce l'avevano fatta, fino a che non era vero.
un aborto spontaneo accadde, e fu il primo di altri quattro che lo seguirono. a ognuno di questi charlotte moriva dentro un po' di più, perdeva una parte di sé, e passava settimane con uno sguardo perso a toccarsi assente il grembo. suo marito non stava meglio di lei, perché clive di storie così ne aveva sentite tante, aveva assistito padri addolorati nella sua stessa situazione con qualche parola invece che birra, ma era un altro discorso vivere un'esperienza così orribile. " sono io che ho qualcosa che non va, clive? " " amore, non è colpa tua e ti assicuro che non lo sarà mai " .
un giorno, però, un test di gravidanza uscì positivo. era passato qualche anno dall'ultima volta che i coniugi avevano provato ancora a rimanere in attesa di un bambino, dopo tentativi che avevano portato solo a fallimenti. eppure questa volta charlotte sapeva che sarebbe andato tutto bene.

« Mamma, tutto bene lì? » chiese John, bussando alla porta del bagno.
« Più che bene, amore mio » disse la madre, uscendo dalla stanza con qualcosa in mano e le lacrime agli occhi.
Sorrideva e quindi non era triste, pensava il ragazzino. Poi vide meglio ciò che la donna teneva stretto, e capì.
Aveva undici anni, sapeva ormai molte cose (ma non avrebbe mai dato credito a quelle megere delle insegnanti!) e aveva ormai intuito che quello era un test di gravidanza positivo.
« Sarai un fratello maggiore, il migliore » esclamò la madre, stringendo forte il suo primogenito.
John sapeva ormai molte cose, ma la gioia nel tono della sua amata mamma non si poteva studiare sui libri, imparare in classe.
John sapeva ormai molte cose, ma gli erano ignari gli aborti spontanei e le giornate intere passate a piangere, lo sguardo sofferente di un marito che deve vedere sua moglie morire ogni volta che perde un bambino, le false speranze, i sogni infranti e le tutine nuove indossate solo da fantasmi.
John sapeva ormai molte cose, ma non che il suo fratellino era per i suoi genitori un miracolo, la più grande gioia del mondo.

oscar nacque l'otto settembre di un'estate caratterizzata da gentili brezze. sua madre lo dice sempre, " avrei voluto darti io la prima carezza, ma a battermi fu il leggero vento ".
era sano, venuto al mondo giusto quando avrebbe dovuto farlo. aveva degli occhioni azzurri e delle labbra che formavano perennemente una "o". era un angelo secondo i suoi genitori, un vero miracolo, un nuovo inizio.
era un diavoletto ( " "il ritratto di dorian gray" ci ha tenuto compagnia in questi ultimi giorni, perché non chiamarlo oscar? " ), in realtà, perché ogni suo ricciolo biondo era effettivamente un capriccio.
ogni bimbo era energico, soprattutto quando diventava in grado di camminare, ma john era stato così tranquillo che aveva illuso i suoi genitori che anche il loro secondogenito sarebbe stato così. era l'esatto contrario, ma col fratello aveva comunque in comune una dolcezza unica. adorava regalare a sua madre dei fiori, accompagnare suo padre a lavoro e far sorridere john quando stava attraversando il difficile percorso della crescita. rideva sempre, anche poco prima di addormentarsi la sera perché sua madre gli raccontava delle fiabe facendo delle vocine e vocione buffe.
a scuola veniva apprezzato per questo suo lato allegro, non c'era tanto altro d'amare visto che non era ancora uno studente brillante. non spiccava subito, si era provato dislessico e, a meno che non lo si facesse parlare, gli risultava difficile esprimersi nei compiti. non era rado vederlo uscire con delle perle, degli attimi che dimostravano che effettivamente alla lezione lui ci stesse dando importanza, e questo perché amava ascoltare e gli veniva spontaneo ricordare gli argomenti di studio, sebbene lo studio lo detestasse.
a scuola amava fare inglese, il perché? la letteratura. agatha christie era dislessica. lewis carroll era dislessico. edgar allan poe era dislessico. eppure ognuno di essi in comune, oltre a questo disturbo dell'apprendimento, una fantasia eccezionale. quando cominciava a leggere a scuola qualcosa di un autore, sua madre gli diceva " sai, aveva la dislessia " per invigliarlo ad approfondire gli scrittori a casa, per conto suo. le sue difficoltà nello studio si affievolirono e la sua fantasia crebbe sempre di più.

molto spesso i suoi genitori erano assenti, suo padre era un fantasma dal tardo pomeriggio fino alle sei di mattina, sua madre non saltava mai un turno. i due bambini stavano con i nonni, i quali li portavano in giro per canterbury a giocare e leggevano loro storie.
però rimanevano persone anziane, troppo stanche per stare appresso al piccolo oscar.
con i suoi dodici anni in più, john poteva tranquillamente passare, e poi effettivamente essere, il babysitter del suo fratellino.
avrebbe preferito andare a delle feste, forse, e magari conoscere qualche ragazza, ma tanto presto sarebbe andato al college e sapeva che lì quelle esperienze le avrebbe vissute. se i suoi genitori e oscar avevano bisogno di lui, c'era.
i due fratelli erano strettamente legati, il maggiore era per il minore un padre e un amico quanto un fratello. sapete quando i bambini guardano il padre, il loro eroe, con gli occhi colmi di amore e ammirazione? oscar guardava così john.
sicuramente ebbe una bella infanzia.

la sua adolescenza? meh, non si può proprio dire lo stesso.
il maggiore dei byron non stava bene, ma quello già da tempo. lo si poteva notare anche quando portava a cavalluccio il fratello, sorrideva e rideva anche, ma quale risata di gioia è tale se di felicità gli occhi sono privi?
la paura di essere mediocre, il terrore della monotonia, questo si lasciava dietro il fantasma di john byron. un uomo, un ragazzo, che si era abbandonato alla morte in vita.
john era stato deluso dal mondo, dalla realtà. oscar fu distrutto dalle medesime cose, ma era troppo giovane per andarsene, e pensava che spirare di vecchiaia avrebbe dato giustizia e sollievo al fratello.
il trauma però c'era, indelebile, intagliato nelle sue ossa. nessuna psicologo, alcuna terapia o parole di conforto, colmano il vuoto che una persona importante crea sparendo.
non esisteva qualcuno più importante di john, per oscar. era il sole, e lui mercurio. il fratello l'aveva fatto andare avanti (diamine gli aveva anche letteralmente insegnato a camminare!) proprio come il pianeta gira intorno alla stella.

un giorno, avrà avuto sedici anni e un lutto ancora fresco sulle spalle, voleva disegnare. non sapeva esattamente cosa, tendeva a fare a braccio le cose, ma prese un pastello e lo appoggiò sulla sua bianca scrivania, giusto il tempo di andare in bagno.
quando tornò accanto al colore c'era un foglio da stampante piegato in quattro parti. lo aprì

Mi manchi.
Ti voglio bene e sono fiero di te.
Mi dispiace, Oscar .

era stato scritto con lo stesso pastello che aveva scelto per colorare alla fine del messaggio c'era un cuore. strano, anche john li disegnava allo stesso modo.
john...
non era lì quel foglietto prima.
non c'era nessuno in casa, oltre a oscar.
non aveva sentito rumori, in quei due minuti in bagno.
non c'erano lacrime sul suo volto, ma glielo rigarono automaticamente leggendo il messaggio.
john?

fu così che oscar byron cominciò a credere nel soprannaturale. a volte sembrava più reale della realtà stessa, visto che non poteva imporre alla sua mente irrazionale ciò ch'era razionale.
nonostante questo, la sua vita fu normale, noiosa addirittura. finì gli studi, fece qualche lavoretto che gli rese possibile comprare un appartamento e cercava di vivere al massimo.
non ce la stava facendo, se si sentiva annoiato a morte piuttosto che vivo. dopotutto, era costretto a vivere coi piedi per terra invece che volare libero nel cielo.
chi se lo aspettava che questo potesse cambiare grazie a un lavoro? non lui, sicuramente, poi però scoprì l'asps.

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𝐕𝐈𝐈. ₉ personality

he is: patient, anxious, reliable, hard-working, humble, sarcastic, sharp minded, observant, empathetic, creative, peace loving, responsible
alignment: lawful good
mbti: infj-t
enneagram: 1w2

"I Sostenitori tendono a vedere l'aiuto rivolto agli altri come il proprio scopo di vita, ma sebbene le persone con questo tipo di personalità possano essere viste impegnate in operazioni di soccorso e in opere di beneficenza, la loro vera passione è di giungere al cuore del problema in modo che le persone non debbano essere salvate affatto. "

oscar è una persona particolare, non ci sono tanti altri modi per descriverlo. soprattutto, e questo è fondamentale da ricordare, si adatta. il suo carattere è variato, si è appunto adattato, e non intendo solo che è maturato col passar del tempo. in qualche modo doveva pur sopravvivere, no?
eppure ci sono sempre stati dei tratti di lui rimasti invariabili, capaci di stare al passo con il veloce scorrere dei secondi.
è creativo e fantasioso, niente potrebbe mai cambiare questo. da bambino ascoltava sua madre leggergli delle storie, fiabe fantastiche e magiche, e crescendo ha sconfitto ogni sua difficoltà per assaporare da solo quelle parole incantate. l'immaginazione altrui è la sua realtà, questa è una certezza. sognare ad occhi aperti non è un modo per distaccarsi dalla finzione che si cela dietro alla dimensione razionale in cui vive, bensì è una via per perdersi nelle verità che solo la fantasia è in grado di proferire.
forse è questo suo lato a spingerlo a guardare sempre oltre alle apparenze. è un individuo che desidera capire ciò che è incomprensibile. adora il suo lavoro anche, e soprattutto, per questo motivo. ci sono tanti perché che trovano casa nell'aria che respira, che respiriamo tutti, e oscar è dell'idea che questi la rendono tossica. quel che viene ignorato è per lui un veleno mortale. per esempio, a lui affascinano le persone, le cui menti sono il mistero più grande di cui l'universo nasconde la risposta. non per niente a oscar piace parlare, anche per ore, con coloro che reputa interessanti.
allo stesso tempo, però, la sua personalità si basa anche su una natura perfezionista, a tratti analitica. è stato educato a scopo di apparire impeccabile, in modo da nascondere i propri difetti, e lui che si adatta sempre non ha avuto problemi a rendere propria questa mentalità. se deve fare qualcosa allora la deve fare bene, in una maniera eccellente e priva di errori di qualunque genere. questo lo rende un ottimo dipendente, ovviamente, dal momento che lavora sodo e con un perenne metodo. ma dopotutto, quest'ultimo è lo stesso metodo che lo accompagna ogni giorno del suo quotidiano. onestamente, però, a lui fanno piacere i complimenti che gli vengono detti quando i suoi meriti, quel che fa, gli vengono riconosciuti.
è, inoltre, un individuo con un forte senso di giustizia. al seguito della morte del fratello, si è cominciato a chiedere cosa nel mondo abbia senso, quanto di questo sia giusto e quanto sbagliato, sviluppando un giudizio eccessivamente attento. questo lo porta a giudicare con lo sguardo e la mascella serrata un bel po' di gente, ma anche ad essere sempre onesto. lo fa sentire bene essere spontaneo e genuino, sincero, in un mondo che come pilastri ha bugie o verità scritte a tavolino.
questa sua onestà sa essere brutale, oltre che schietta. il ragazzo vive d'ironia e cinismo, sdrammatizza la realtà oppure la rende ancor più tragica, ma probabilmente questo è solo il suo umorismo rotto.
e infine, è ansioso. ha paura del domani, gli è difficile vivere l'attimo, e di certo il suo perfezionismo non migliora le cose, al contrario. non è raro per lui rischiare e avere attacchi di panico, perché per quanto calmo cerca di essere oscar è un ragazzo colmo di emozioni.

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𝐕𝐈𝐈𝐈. ₉ sexuality

" "quindi, fammi capire,
ti viene la nausea se
vedi un porno?"
"essere 𝖆𝖘𝖊𝖘𝖘𝖚𝖆𝖑𝖊 non
significa questo" „

» biromantic asexual «

Oscar aveva un ragazzo a quindici, quasi sedici, anni, la sua prima relazione e il suo primo bacio.
Questo ragazzo aveva cercato di essere anche la sua prima volta, Oscar gli aveva detto no e avevano continuato a guardare "10 Things I Hate About You".
Il giorno dopo aveva ritenuto urgente recarsi dal fratello John, che si era sistemato a casa dei genitori per passare un po' di tempo con la famiglia.
« Allora, la mia saggezza oggi ti serve per? » gli chiese, mentre giocherellava con le mani, steso sul suo letto, ormai troppo piccolo per lui.
« Lo sai che ho un ragazzo, no? » John annuì, « Bene. Io lo adoro, gli voglio bene, ma a quanto pare non abbastanza da assecondare qualche suo desiderio » .
John lo guardò un attimo, poi dall'espressione di Oscar capì. Si sedette e si sfregò le mani, che un secondo prima stava torturando. « Okay, allora, l'ho conosciuto e mi sembra un bravo ragazzo. Ti ha...violato? »
Il più giovane non sapeva se piangere o ridere, sorrise. « Non siamo più nell'Ottocento, no, non mi ha violato. Gli ho detto di no e non si è fatto problemi » gli disse. « Ho paura di parlarne con lui, non voglio lasciarlo e sicuramente non voglio che lui lasci me. Mi piace, tanto, e va tutto bene »
« Allora, allora, allora. Si può amare una persona, essere affezionata a essa, e dimostrarle questo sentimento in modi differenti. Io te lo dimostro con l'ironia, qualche scherzo che solo noi sappiamo. Mamma e papà con abbracci e baci sulla fronte. I tuoi amici regalandoti delle carte dei Pokemon » cominciò John. « Tu gli vuoi bene a questo ragazzo, se sì devi dimostrarlo in un modo che fa sentire meravigliosamente entrambi. C'è questo modo? ».
Oscar pensò alle serate cinema, ai baci e alle carezze, alle risate nate dal nulla e agli sguardi rubati durante le lezioni.
« Sì, c'è » disse Oscar.
E ci fu fino a quando non si divisero per andare al college, sempre lo stesso modo di dimostrare affetto, e successivamente amore, e rispetto.

oscar può sentirsi romanticamente coinvolto con ambedue ragazzi e ragazze, ma non si è mai sentito a suo agio con la terza e quarta base di un rapporto con nessuno.

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𝐈𝐗. ₉ fears

athazagorafobia - è la paura di dimenticare, o di essere dimenticati. oscar teme entrambe le cose, soprattutto da quando gli è diventato più difficile rammentare la voce del fratello, il colore dei suoi occhi, la sua anima ironica. per fortuna per ricordare ci sono sempre video e foto, eppure il solo fatto che rimembrare dopo anni gli sia complicato lo terrorizza. «se lui, ch'era una persona così eccentrica e pura, rischia di finire nell'oblio degli anonimi, allora io che fine farò?»

atelofobia - la paura dell'imperfezione, di sbagliare, di non essere abbastanza. è una fobia che è sempre stata tipica della persona di oscar, fin da quand'ero bambino. è cresciuto in un ambiente, e qui si parla della scuola e dei suoi coetanei, che in un modo o nell'altro, anche se innocente, lo faceva sentire sbagliato, inappropriato, fuori posto. si sente ancora così, e questo terrore lo accompagna ogni giorno.

necrofobia - è conosciuta come la paura della morte e dei cadaveri. questa è la conseguenza della sua già esistente fobia dell'ignoto, ma diventò un terrore vero e proprio quando oscar trovò il corpo senz'anima del fratello. fu lui a spargere le ceneri di john nel mar mediterraneo, nelle acque in cui il defunto fratello aveva amato nuotare durante le vacanze. d'allora lo tormenta l'immagine di quel corpo, che divenne polvere e poi cibo per le creature marine. oscar ha paura della morte e dei cadaveri, di quest'ultimi perché hanno il potere di aver avuto al loro interno uno spirito, di diventare un ricordo e poi il niente.

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𝐗. ₉ aesthetic

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𝐗𝐈. ₉ playlist

before you go ; lewis capaldi

perfect ; hedley

anti-hero ; taylor swift

the search ; nf

wonderland ; anson seabra

dancing with your ghost ; sasha sloan

dreamer ; supertramp

daydreaming ; radiohead

my mind is playing tricks on me ; geto boys

this is me trying ; taylor swift

blackbird ; the beatles

see you again ; wiz khalifa ft. charlie puth

it's only sex ; car seat headrest

the night sky ; keane

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𝐗𝐈𝐈. ₉ quotes

« a cosa sto pensando? oh, solo a un modo per insultarti senza fartelo capire »

« fai fare a me, okay? tutte le opzioni che ci hai dato ci guidano all'inferno »

« hanno fatto un errore a mettermi vicino alle finestre, mi stanno palesemente invitando a fare il volo dell'angelo »

« ah capisco, sei semplicemente idiota, non ha senso biasimarti se sei così dalla nascita »

« sì, ho detto "santo aslan". non è colpa mia se il leone è praticamente cristo »

« ora potrei stare a casa a leggere, e invece sono qui. perché sono qui, esattamente? »

« mi avete invitato fuori solo perché pensavate che sarei rimasto abbastanza sobrio da guidarvi tutti a casa? vi sbagliavate, gradirei scolarmi una bottiglia o due di birra ora »

« a volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non avessi mai visto "ghostbusters" »

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𝐗𝐈𝐈𝐈. ₉ other stuff

i. oscar ama ghostbusters,
sa a memoria i primi due
film

ii. è una di quelle persone
che ordina dei caffè
complessi e fin troppo dolci

iii. è un amante dei film
cult. ogni settimana è
d'obbligo per lui
istituire una serata
cinema nel suo soggiorno

iv. è cresciuto con le sale giochi,
le arcade, e ora è intento a
invecchiare lì dentro ogni
sabato

v. al college era un
ancient history major.
anche da bambino
la storia era una delle
sue materie preferite

vi. ha un camaleonte,
olga. lo intrigava, e preso
dal fascino e dalla curiosità,
decise di prendersi un
camaleonte.

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