Cαριƚσʅσ 54
Jisoo era distesa a pancia in giù sul letto, una guancia poggiata sulle lenzuola.
Il contatto delle mani di lui, che le percorrevano la schiena, le dava sollievo: i polpastrelli si muovevano veloci sulla sua pelle spingendo, premendo, rilasciando.
Scivolavano dalle spalle al fondo schiena, per poi tornare su e soffermarsi su qualche punto preciso.
Lei teneva gli occhi chiusi, alternando smorfie di dolore a momenti di puro piacere.
«Sei tutta contratta», disse Jimin quasi in affanno, a cavalcioni sulla schiena di Jisoo, continuando a muovere le mani sul collo di lei.
«E tu sei proprio bravo...», fece Jisoo con gli occhi chiusi.
«Lo so, sono magico. Tu però devi darti una rilassata tesoro. Jimin tra poco torna a Seoul e non avrai più le sue mani d'oro a disposizione...»
«Spiegami come, è impossibile in questo periodo»
«Di modi ne conosco tanti, ma so che non li prenderesti nemmeno in considerazione», fece lui sorridendo.
«Accetto consigli, di qualsiasi tipo»
«Una cannetta ogni tanto, una bevuta più "allegra", un rapporto senza troppe pretese...», disse Jimin vago.
«Spiega meglio», lo incitò lei.
«Una scopata ogni tanto Jisoo, con qualcuno che non voglia altro se non quello, senza implicazioni sentimentali»
Jisoo ruotò lentamente la testa verso l'amico.
Lo guardò con un sopracciglio alzato e la sua espressione diceva tutto, senza la necessità di aggiungere altro a parole.
«Come non detto...», fece lui, terminando il massaggio.
«Jimin, non sono mai stata portata per queste cose, men che meno adesso che non ho la testa libera. In più non so neppure se ritenermi ancora impegnata o no...»
«Secondo te Tae si sta facendo gli stessi problemi che ti fai tu?»
Jisoo rimase spiazzata da quella domanda così diretta e provocatoria.
Jimin stava palesemente ipotizzando che Taehyung si stesse facendo i cavoli suoi a Busan.
«Non lo so e forse preferisco non pensarci...», ammise lei.
«Jisoo non voglio insinuarti dubbi, sono sempre il vostro primo sostenitore e sarei la persona più felice del mondo se Taehyung si svegliasse e tornasse da te, il prima possibile. Voglio solo spronarti a vivere la tua vita e a non rimanere bloccata», fece Jimin con tono comprensivo, spostandosi da sopra la sua schiena.
Si sdraiò accanto a lei.
Jisoo tirò un lungo respiro e si girò verso di lui, stanca, esausta di quella situazione di stallo che continuava a non farla stare serena.
«Devi solo distrarti un po'.
A proposito! Hai impegni questo sabato?», le chiese elettrizzato.
Jisoo fece di no con la testa.
«Perfetto! Guarda!», esclamò lui, prendendo il telefono nella tasca dei pantaloni.
Cominciò a digitare qualcosa e le mise il display davanti agli occhi.
Jisoo lèsse ad alta voce:
«"Color party Daegu: un vortice di musica e colori per salutare l'estate e dare il benvenuto a una nuova stagione di rinascita e cambiamento"»
«Quello che ti ci vuole! RINASCERE!Che ne pensi? Non è una ficata?», fece Jimin con un sorriso a trentadue denti.
Jisoo non ne era del tutto convinta, non l'allettava l'idea di sporcarsi di mille colori, tuttavia, vedendo l'entusiasmo dell'amico, non poté dire altro che:
«Si può fare»
❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉
Jisoo aveva appena parcheggiato in un grande spiazzo sulla collina più alta di Daegu, dove si sarebbe tenuto l'evento.
Era una bella serata di settembre, il cielo era sereno e tirava una soffice brezza.
Controllò l'orologio e, con sua grande sorpresa, scoprì di essere riuscita ad arrivare in orario per una volta.
Dopotutto non aveva nemmeno dovuto perdere tempo a scegliere l'abbigliamento migliore, essendo consapevole di come si sarebbero ridotti i suoi vestiti di lì a breve, per questo aveva scelto di indossare una semplice t- shirt bianca e un paio di pantaloncini di jeans.
"Non sono ancora arrivati",
pensò Jisoo, non vedendo nessuna delle macchine dei suoi amici.
Sistemò il gomito sul finestrino e appoggiò la testa al braccio, godendosi il vento serale che le accarezzava il viso.
Voleva che quel soffio le portasse via anche i pensieri, quella malinconia che non l'abbandonava nonostante stesse cercando di reagire in tutti i modi.
Doveva riuscire a riempire quel vuoto che sentiva, quell'assenza che si faceva quasi presenza tanto era forte.
Continuava a pensare alle parole di Jimin, alla possibilità che Taehyung l'avesse archiviata e stesse conducendo tranquillamente la sua vita, mentre lei restava ancorata a lui.
Sperava che il tempo le avrebbe insegnato ad abituarsi alla mancanza, ma non riusciva a rinunciare al ricordo della felicità che aveva provato con lui.
Sarebbe mai riuscita a essere felice come allora anche senza Taehyung?
La razionalità la spronava a dire sì, il cuore, invece, le sussurrava di no.
Taehyung gli aveva insegnato a battere con un ritmo diverso e il suo cuore, probabilmente, non era pronto a rallentare.
Non sapeva di cosa avesse bisogno in quel preciso momento della sua vita. Non era convinta neppure che il ritorno di Taehyung fosse la vera soluzione.
D'un tratto, una macchina rossa parcheggió accanto alla sua: Hobi alla guida, Jimin accanto e Jungkook sul sedile posteriore.
Jisoo si tirò su, spostando la testa dal finestrino.
I ragazzi chiusero gli sportelli e si avvicinarono alla sua auto.
«Ehi signorina, stasera non si dorme!», le fece Jimin, avendola vista con la testa appoggiata al braccio.
«Vi stavo aspettando, sono arrivata da un pezzo!», disse Jisoo, punzecchiandoli.
«Per una volta che non siamo noi a doverla aspettare, ci fa anche pesare di essere arrivati in ritardo! È il colmo! Vieni qui, fatti stritolare!», fece Hoseok con il suo solito calore.
L'abbracciò forte, facendola dondolare da una parte all' altra e, nel frattempo, Jisoo intercettò lo sguardo di Jungkook, che le sorrideva in silenzio come sempre.
Anche lui indossava una maglietta bianca e un paio di jeans chiari strappati.
Jisoo pensò che era carino, forse più del solito con quel look casual che non era da lui.
«Hobi mi molli?», chiese Jisoo, ridendo e cercando di sfuggire dall'abbraccio dell'amico.
«Va bene, come vuoi, andrò a donare il mio affetto a qualcun altro.
Jimin lo vuoi un abbraccio?»
«Sì, grazie, in mancanza di Yoongi vai bene pure tu», fece Jimin, abbracciando Hoseok.
«Credo che queste magliette non saranno così bianche a fine serata, pessima scelta la nostra», disse Jungkook, trovando una scusa per avvicinarsi a Jisoo.
Lei stava per ribattere, quando iniziò a squillarle il cellulare: Hwasa.
«Ehi, dove siete?», chiese Jisoo, rispondendo alla chiamata.
«Abbiamo appena parcheggiato. Siamo di fronte allo stand di street food...»
«Arriviamo!», disse, staccando.
«Hwasa e Sehun sono laggiù.
Solar e Nam non sono proprio riusciti a liberarsi?», chiese Jisoo.
«No, purtroppo avevano entrambi problemi con il lavoro.
Peccato! Micha si sarebbe divertita tantissimo. Raggiungiamo quei due?», disse Jimin, staccandosi da Hoseok.
Si incamminarono nella direzione in cui si trovavano Hwasa e Sehun.
Li trovarono intenti a darsi piccoli baci a stampo sulle labbra, cosa rara, visto che solitamente passavano più tempo a litigare che a stare sereni.
Jisoo, vedendoli così affiatati, fu contenta per loro, ma al tempo stesso, sentì un senso di nostalgia, ricordando quando Taehyung la guardava dall'alto sorridendole e lei doveva sollevarsi sulle punte dei piedi per raggiungere le sue morbide labbra.
Per un attimo le parve ancora di sentire la loro consistenza, come se non fosse passato del tempo, come se si fossero baciati fino a un istante prima.
«Piccioncini buona sera!», li salutò Hoseok.
Hwasa si fiondò subito verso Jisoo, dandole un bacio sulla guancia e dicendole, senza farsi sentire dagli altri:
«Stasera ci divertiamo!
Niente musi lunghi, niente pensieri, niente di niente. Me lo prometti?»
Jisoo non era sicura di poter mantenere quella promessa, ma ci avrebbe per lo meno provato.
Fece di sì con la testa, abbozzando un sorriso.
«Ragazzi sono le 20 e 30, il lancio dei colori è previsto tra un'ora. Mangiamo e beviamo qualcosa, che ne dite?», chiese Jimin.
Si avvicinarono allo stand e Sehun si propose di ordinare per Hwasa e Jisoo che, nel frattempo, presero posto su un muretto poco lontano.
«Sembra che vada tutto alla grande tra voi due...», fece Jisoo all'amica, con sguardo complice.
«Come sempre ci azzuffiamo e poi ci riprendiamo. Il nostro rapporto è così: la tranquillità non fa per noi...», ammise Hwasa con un sorriso.
Per molto tempo Jisoo si era chiesta come facessero a portare avanti quel rapporto così turbolento.
Suho le raccontava spesso che Sehun arrivava al lavoro sfinito dalle loro continue litigate, che era sempre sul punto di mollare e rinunciare a tutto.
Poi le cose sembravano risistemarsi, ritrovavano un equilibrio, destinato però a infrangersi dopo poco, riprendendo il loro ciclo continuo di scontri e incontri.
Jisoo aveva sempre aspirato a un rapporto più sereno, a qualcuno che le semplificasse la vita, piuttosto che complicargliela ulteriormente.
Suho era perfetto per quel ruolo.
Eppure dopo Taehyung, quel presupposto appariva così assurdo. Lui aveva alterato tutto, le aveva donato la serenità che cercava, per poi rubargliela, riuscendo a non farla star bene nemmeno più con sé stessa.
Taehyung non era la pace a cui aspirava: era tumulto, era scompiglio, era caos, era passione.
Dentro di sé non sapeva neppure più cosa desiderasse: voleva ancora serenità e pace, oppure preferiva quello stato d'incertezza e d'inquietudine in qui lui l'aveva fatta sprofondare?
I suoi pensieri vennero allontanati dall'arrivo degli amici.
Jungkook le si sedette accanto, porgendole una birra e un hot dog.
«Ecco a te», le disse.
«Grazie! Che fame!», esclamò Jisoo, aprendo la busta e dando un morso al suo panino.
Lui fece lo stesso in silenzio, guardando per terra.
In sua presenza Jisoo non sapeva mai come comportarsi: notava che era sempre pronto a cercare un contatto con lei, anche semplice, come appunto sederle accanto e portarle da mangiare ma, al tempo stesso, sembravano non riuscire a entrare veramente in sintonia.
Si creavano sempre quei silenzi imbarazzanti, che nessuno dei due riusciva a superare.
Jungkook alzò lo sguardo per prendere un sorso di birra e i suoi occhi si posarono sulle labbra di Jisoo. Lo vide sorridere come era solito fare, arricciando il naso e scoprendo gli incisivi.
«Che c'è?», chiese lei allarmata.
In tutta risposta, lui afferrò un fazzoletto e glie lo avvicinò ai lati della bocca, ripulendola:
«Hai fatto un disastro con il ketchup...»
Jisoo si sentì un po' in imbarazzo.
In un attimo, le tornò in mente un episodio: lei e Taehyung a Seoul, intenti a mangiare prima di riprendere il loro tour.
Jisoo si era sporcata la bocca e Taehyung si era fiondato sulle sue labbra, succhiandole in un bacio non troppo casto, noncurante della folla davanti a loro che continuava a passare tra le strade della metropoli.
«Mmm niente male questa salsa...»,
aveva detto, staccandosi da lei soddisfatto.
Si sentì avvampare al solo ricordo e non poté fare a meno di comparare la sfrontatezza del suo ex, alla delicatezza di Jungkook.
Jisoo continuava a domandarsi come fosse possibile che non avesse ancora trovato la sua anima gemella: pensò che il suo carattere così timido e introverso non gli fosse d'aiuto con le ragazze, eppure non si capacitava del perché non riuscisse ad acquisire sicurezza.
Dopotutto era un ragazzo molto carino, intelligente, sveglio, educato e gentile.
Jisoo notava spesso, quando uscivano insieme, gli sguardi delle ragazze che lo fissavano e che cercavano di attrarre la sua attenzione, ma Jungkook sembrava non farci caso, immerso nei suoi pensieri e nei suoi sorrisi che celavano il suo essere.
Non era neppure il tipo da scappatelle o da rapporti effimeri come Taehyung.
"Rapporti effimeri... come quello con te Jisoo? ".
La voce interiore della sua razionalità continuava a stillarle dei dubbi, a provocarla, a farle del male.
"Basta! Stasera Taehyung non esiste"
Si impose Jisoo, cercando di
scacciarlo dalla sua mente.
Afferrò la bottiglia di birra e se la portò alle labbra, iniziando a bere come se ogni sorso potesse essere l'antidoto al veleno che aveva dentro.
Jungkook la guardò sorpreso e le chiese:
«Tutto bene?»
«Sì, avevo solo molta sete!
Beh, che facciamo? Andiamo?», fece Jisoo, alzandosi in piedi.
Aveva bisogno di reagire, di rinascere come le aveva suggerito Jimin.
Non poteva permettersi di rimanere in balia dei suoi ricordi e delle sue riflessioni.
Doveva fare per non pensare.
Afferrò la mano di Jungkook, che si lasciò trasportare via da lei, seguito da tutti gli altri.
Si avvicinarono al palco dove era stata allestita la postazione del Dj, con grandi casse che pompavano la musica in tutta l'area.
«Ciao! Ecco a voi. Potrete spargere la polvere quando lo speacker terminerà il countdown», disse una ragazza, porgendo loro delle bustine colorate.
A Jisoo era toccato il colore verde: speranza.
Avanzarono nello spiazzo, dove oramai si era già posizionata gran parte della folla, intenta ad ascoltare la musica e a ballare in attesa dell'ora x.
Jisoo continuava a bere dalla sua bottiglia di birra e cominciava a sentire la testa fluttuare, donandole il giusto grado di spensieratezza, tutto ciò di cui aveva bisogno.
In una attimo, Jimin le cinse le spalle con un abbraccio e cominciò a ballarle accanto insieme a Hwasa, trasportati dal ritmo della musica.
«Ragazzi ci siamo quasi! Vi voglio carichi!
Stiamo per gettarci in un vortice di colori. Niente più bianco o nero, solo arcobaleno!
Siete pronti?», disse la voce dello speacker, amplificata dalle casse.
Un sonoro "sì" si estese tra la folla, che come un'onda umana, si muoveva da una parte all'altra del piazzale.
D' un tratto, risuonarono le note di una canzone:
Live fast, die young
My teen heart got me living on the run
We are free minds
So let's go heaven knows what we will find
Everybody's looking at us now, looking at us now
I'm so high, I don't wanna come down, don't wanna come down
Jisoo percepiva di non essere totalmente consapevole delle sue azioni: si sentiva allegra, anche se non sapeva se fosse un'allegria effimera la sua.
Saltellava sul posto, girava su stessa muovendo i lunghi capelli neri da una parte all'altra, sorrideva, attendendo che quella cascata di colori la travolgesse e che la facesse rinascere.
Presa dall'alcol, dall'atmosfera, dalla musica incessante, Jisoo non si rese conto di trovarsi a ballare di fronte a Jungkook.
«Iniziamo il conto alla rovescia!
Allo scadere del tempo lanciate i vostri colori!
Pronti? Dieci...nove...»
Hey baby
I'm lost in your eyes again
And maybe
It's time that I let you win
Hey baby
I'm lost in your eyes again
Give me love, give me love, give me lovin'
Hey baby
I'm lost in your eyes again
And maybe
It's time that I let you win
Hey baby
I'm lost in your eyes again
Give me love, give me love, give me lovin'
Give me lovin'
«...tre...due...uno....GO!», urlò la voce dello speacker.
Jisoo afferrò una manciata della sua polvere e la lanciò in aria.
Un pensiero chiaro le attraversò la mente:
"Vola via da me..."
Come se quel pulviscolo potesse essere la polvere magica in grado di allontanarla da lui, come se potesse in un solo gesto dimenticarlo e staccarlo da sé.
Un turbinio di colori si mischiarono in cielo, creando una tavolozza fluttuante fatta di blu, giallo, rosso, verde, rosa, viola.
Sentì la sua pelle venire a contatto con quel soffio immateriale e, per un istante, ebbe la sensazione di essersi purificata.
Guardava in alto, con gli occhi spalancati e pieni di speranza, quella scena così caotica e inusuale: voleva perdersi in quei colori, voleva tuffarcisi dentro e uscirne diversa.
Lovin
Give me lovin
Front row
God Damn
I get wild when I see the way you dance
You're a star
Give me more
You got something that I've never seen before
Si guardò intorno e vide i suoi amici completamente ricoperti di mille sfumature: era quasi impossibile cogliere le diverse tonalità, tanto si erano fuse insieme.
Jungkook le stava davanti sorridendole e passandosi una mano sul ciuffo di capelli per liberarli dalla polvere.
Jisoo gli sorrise di rimando, forse come non faceva da tempo.
Lui le fece segno di avvicinarsi, afferrò il cellulare e si abbassò in modo da unire le loro guance.
Scattò un selfie e glie lo mostrò: erano colorati e sorridenti come due bambini.
«Postata», fece soddisfatto, rimettendo il telefono nella tasca posteriore dei jeans.
And Everybody's looking at us now, looking at us now
I'm so high, I don't wanna come down, don't wanna come down
Jisoo si guardò intorno: Jimin e Hoseok erano avvinghiati per le spalle, intenti a saltellare e a ballare come due matti. Hwasa e Sehun erano completamente persi l'uno nell'altra, fusi in un bacio che non poteva far altro che mischiare ulteriormente i loro colori.
Jisoo si ritrovò "sola" di fronte a Jungkook.
Hey baby
I'm lost in your eyes again
And maybe
It's time that I let you win
Hey baby
I'm lost in your eyes again
Give me love, give me love, give me lovin'
Continuò a ballare a ritmo di musica e, sorprendentemente, Jungkoook faceva lo stesso, per nulla goffo o intimidito.
Se prima ballavano uno di fronte all'altra, mantenendo una certa distanza, ora lo spazio tra i due si stava riducendo sempre più, tanto che Jisoo si ritrovò a toccare con il seno il suo petto.
Jungkook non le sorrideva, si era fatto serio e lei percepì che le stava fissando le labbra.
Hey baby
I'm lost in your eyes again
And maybe
It's time that I let you win
Jisoo sentiva il corpo fermo e impalato in quella posizione così "pericolosa" come in attesa di una sua mossa, come se lo stesse mettendo alla prova, volendo vedere fino a che punto si sarebbe spinto.
Jungkook le aveva messo una mano dietro la schiena e si stava abbassando verso le sue labbra.
Jisoo chiuse gli occhi.
Hey baby
I'm lost in your eyes again
Give me love, give me love, give me lovin'
Give me lovin'
Lovin'
Give me lovin'
"Portami via Jungkook... baciami e portami lontano da lui", si ritrovò a pensare, mentre il fiato di Jungkook si faceva sempre più vicino al suo.
Per un attimo pensò che quella poteva essere la soluzione, pensò che lui poteva essere la scelta giusta, così diverso da Taehyung.
Poi realizzò: doveva ritrovarsi, ricostruirsi, doveva arrivare a essere integra da sola, senza la necessità che qualcun altro la ricomponesse.
Sarebbe rinata, ma lo avrebbe dovuto solo a sé stessa.
Quel bacio poteva essere una morfina temporanea per alleviare il suo dolore, ma non sarebbe servito a nulla se non a fare del male a Jungkook.
Così fece un passo indietro, ristabilendo le distanze.
Lo guardò negli occhi, notando quanto fosse nuovamente confuso dai suoi atteggiamenti controversi:
«Scusa Kook, è meglio che vada...», gli disse, per poi abbassare lo sguardo.
Si voltò indietro e cominciò ad incamminarsi verso la sua auto, lasciando una scia di orme colorate dietro di lei.
❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉⊱•═•⊰❉
Eccoci!
Capitolo lungo lungo lungo....
Mi auguro che non vi abbia annoiati!
Ho fatto un piccolo restyling alla copertina di Another love... fatemi sapere se vi piace o se preferivate l'altra 😉
Ps: spero che abbiate sentito in sottofondo la canzone che vi ho aggiunto in copertina...
Al prossimo capitolo ❤️
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