Cαριƚσʅσ 51
Tre giorni dopo.
«Eccomi! Scusa per il ritardo, ma Micha ha fatto i capricci e non voleva restare dai miei», disse Solar, arrivando trafelata nel bar in cui le aveva dato appuntamento Jisoo.
«Non ti preoccupare, non aspetto da tanto. Ho preso due bicchieri di aranciata, vanno bene?», fece Jisoo, alzandosi e dandole un bacio per salutarla.
«Certo! Grazie. Ma tu non avevi una riunione oggi?»
«Sì, infatti non ho molto tempo, ma avevo bisogno di vederti»
«Dimmi tutto», disse Solar, sorridendole in modo rassicurante.
"E adesso come mi spiego?", pensó Jisoo assalita dall'ansia.
«Volevo avere informazioni riguardo ad alcuni sintomi...», fece, rimanendo vaga.
«Sintomi? Non sono un medico Jisoo...», rispose Solar ridendo.
«Lo so, ma sei l'unica a cui posso chiedere»
«Non ho avuto malattie particolari...», iniziò Solar, poi si interruppe un attimo a pensare e continuò:
«...a meno che NON si tratti di una malattia. Pensi di essere incinta?», le chiese con gli occhi sbarrati.
«Non lo so, ho un ritardo. Me ne sono accorta l'altra sera, ma non vi ho detto nulla»
«Un ritardo di quanto?»
«Più di dieci giorni e solitamente sono abbastanza regolare», fece Jisoo, passandosi una mano tra i capelli nervosamente.
«Ok, ok, stai calma...c'è la possibilità? Siete stati attenti?»
«Non sempre...»
«Cazzo, Jisoo!», fece Solar.
Jisoo alzò un sopracciglio guardandola.
«Va bene, forse sono la persona meno adatta per giudicare, comunque non è così facile rimanere incinta»
«Per te lo è stato però», ribatté Jisoo.
«Sì, è capitato senza che lo volessimo, ma non è detto che sia lo stesso per voi»
Jisoo rimase in silenzio pensierosa
con lo sguardo basso.
«Devi tranquillizzarti.
Stai passando un periodo pesante, il ritardo può essere dovuto allo stress...»
«Solar, dimmi come ti sentivi», la incitò.
Solar sospirò rassegnata e disse:
«Ero molto stanca, nervosa e avevo nausea...»
Jisoo rifletté un attimo e poi disse:
«Io sono sempre stanca e nervosa...oddio...», fece, portandosi le mani tra i capelli.
«Ehi, l'unica soluzione per togliersi ogni dubbio, è fare un test di gravidanza, così, se dovesse essere negativo, puoi calmarti»
«E se fosse positivo? Ti rendi conto in che casino sono?», piagnucolò Jisoo.
«Lo hai contattato?», chiese Solar.
«Assolutamente no, non ho nemmeno la certezza di aspettare...di essere... sì va beh, hai capito. Non riesco nemmeno a dirlo!
E anche se fosse non vorrei mai legarlo a me contro la sua volontà»
«Sarebbe il padre Jisoo, avrebbe tutto il diritto di saperlo»
«Sì, ma non ora, non così. Dio siamo stati dei cretini!»
«Allora, calma! Ti capisco benissimo, perché ho vissuto la stessa situazione. Io e Nam stavamo insieme da un po', ma non ero sicura che fosse pronto per diventare padre e in realtà nemmeno io di diventare mamma...»
Jisoo pensò al passato di Taehyung.
Sapeva che lui era stato pronto ad essere padre anni prima, ma in una situazione diversa, con la donna che amava accanto.
Ora era tutto più complicato e lui le aveva esplicitamente detto di non essere più sicuro dei suoi sentimenti.
«Visto che domani sera abbiamo la cena a casa mia con gli altri, tu porti il test e lo facciamo insieme, che ne dici?», propose Solar, allungando il braccio per afferrare la mano di Jisoo e stringergliela.
«Va bene, grazie», fece Jisoo, abbozzando un sorriso poco convinto.
Controllò l'orologio al polso.
«Solar scusa, devo andare...», disse, alzandosi dal tavolo.
«Non ti preoccupare, capisco...»
«Ti prego non dire nulla agli altri...», si raccomandò Jisoo.
«Tranquilla, cerca di rilassarti, ok?», fece Solar, abbracciandola.
«Ci proverò...», disse Jisoo, ricambiando l'abbraccio.
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"Non ci posso credere.
Sempre in ritardo! ".
Jisoo stava correndo con la macchina per arrivare in tempo a casa di Solar e Namjoon.
Era stata trattenuta in ufficio più del previsto, tra mille problematiche da risolvere e si era poi fiondata al market più vicino alla ricerca di qualcosa da portare per la serata e....di un test di gravidanza.
Peccato che fosse uscita solo con una bottiglia di vino in mano.
"Cercavo un semplice test di gravidanza non il Santo Graal!",
pensava, continuando a premere il pedale sull'acceleratore.
"Devo rallentare. Se fossi incin....?
Falla finita Jisoo, non ci sarà nessun bambino!".
Tra una riflessione e l'altra arrivò a destinazione.
Parcheggiò, afferrò la borsa e la bottiglia e si incamminò nel vialetto.
Sperava che i suoi amici non le facessero nessuna domanda in merito a Taehyung, era talmente nervosa che non aveva la minima voglia di parlare di lui, nonostante continuava ad essere il suo pensiero fisso.
«Jisoo!»
La voce di Namjoon l'accolse nel giardino.
«Buonasera! Scusate il ritardo!»
«Non ti preoccupare, stavamo giusto facendo un piccolo aperitivo con le patatine», disse lui, abbracciandola.
D'un tratto, venne assalita dalla piccola Micha, che le si attaccò alle gambe.
«Ziaaa!»
Jisoo la sollevò e la prese in braccio.
Si salutarono con il loro gesto segreto, strofinando la punta del naso l'una con l'altra.
Jisoo si perse nella morbidezza della pelle di Micha e nel suo odore, che sapeva di buono e di puro.
Profumo di bambino.
«Ciao principessa del mio cuore».
La bambina scoppiò in un sorriso luminoso.
«Micha dai vieni, che dobbiamo andare a lavare le mani», fece Nam, prendendo la figlia in braccio e dandole un bacio sulla testa.
Jisoo rimase spiazzata da quell'immagine e dalla dolcezza che traspariva dagli occhi di un papà innamorato della sua piccola.
Ebbe un flash, pensando a Taehyung nella stessa situazione e sentì lo stomaco contrarsi.
Forse poteva non provare più nulla per lei, ma comunque essere un padre amorevole. Forse, se lo avesse chiamato, avrebbe lasciato tutto e sarebbe corso da lei per starle accanto....forse.
"Jisoo basta.
Non ne sei sicura e, anche se fosse, con quali occhi lo guarderesti?
Costretto a tornare da te solo perché sei incinta.
Non ci sarebbe nessun filo del destino a legarvi, ma solo catene".
«Ciao tesoro, ben arrivata», la salutò Solar, abbracciandola e riportandola con i piedi per terra.
Jisoo ricambiò l'abbraccio e le porse la bottiglia di vino.
«Vieni in casa, così lo mettiamo a freddo»
Una volta entrate in cucina, Solar si girò subito verso di lei e le disse:
«Quindi? Lo hai portato?»
«No, non l'ho trovato...», piagnucolò Jisoo.
«Cavolo! Potevi toglierti il pensiero stasera stessa!
Va beh dai, non fa niente. Cerca di goderti comunque la serata, ok?»
«Fosse facile con quest'ansia che mi divora...»
«Ehi, cosa abbiamo detto ieri? L'ansia è controproducente», disse Solar.
Jisoo sospirò forte e abbozzò un sorriso.
«Andiamo fuori, che ti stanno tutti aspettando...», fece, spingendola delicatamente verso la porta.
Arrivarono in giardino dove era stata allestita una bella tavolata, illuminata da piccole lucine gialle poste attorno all'aiuola.
I suoi amici erano tutti seduti, intenti a chiacchierare e a ridere.
Le sembrò di tornare a qualche mese prima, alla serata in cui aveva rivisto Taehyung all'ON.
Anche allora era arrivata in ritardo da sola, anche allora sperava che nessuno le chiedesse della sua situazione sentimentale, anche allora i suoi amici erano schierati attendendola.
Ma quella sera non ci sarebbe stato nessun incontro importante, nessun sorriso o sguardo che l'avrebbe rapita irrimediabilmente.
Sorrise, avvicinandosi al tavolo.
«Eccoci!», annunciò Solar.
«Jisoo, dovremmo mettere una penale: per ogni minuto di ritardo che fai, devi bere un calice di vino, che ne pensi?», disse Hobi sorridendole.
«Mmmm potrei iniziare a tardare anche io allora...», esclamò Jimin, facendo scoppiare tutti a ridere.
«Scusate ragazzi!», fece Jisoo, prendendo posto a tavola accanto a Hwasa e Jimin.
Cominciarono a mangiare.
Era una serata piacevole come tutte quelle trascorse con i suoi amici, eppure Jisoo non riusciva ad interagire.
Mangiava in silenzio, ascoltando gli altri ridere e scherzare.
Sperava che quella rimpatriata potesse distrarla dai suoi pensieri e dai suoi problemi, che invece sembravano rimanere nella sua mente continuando a importunarla.
Non riusciva a stare più bene in nessun posto: era a disagio in compagnia, come lo era da sola.
Stava male al lavoro, ma anche quando tornava a casa.
Sembrava non avere più un posto nel mondo.
Forse perché l'unico posto in cui voleva essere veramente era tra le sue braccia, soprattutto adesso che il mondo sembrava crollarle addosso.
Di tanto in tanto, Solar la guardava e le lanciava qualche sorriso di conforto.
Era piacevole sapere di avere almeno una persona che la capisse e che le stesse vicino, nonostante sentisse la solitudine divorarla.
Continuò così ad abbozzare sorrisi di circostanza, a bere bicchieri d'acqua solo per sciogliere il groppone che sentiva alla gola.
Lo sguardo tenuto basso le si poggiò, per un attimo, sulla pancia piatta, nascosta dalla maglietta.
Se la immaginò crescere e lo stomaco le si contrasse ancora di più.
Arrivati al dolce, decise di defilarsi dalla compagnia, per non essere più costretta a fingere una serenità che in realtà non esisteva.
«Scusate, vado a fare una chiamata», mentì, alzandosi da tavola.
Si andò a posizionare sui gradini davanti all'ingresso della casa, dove non era visibile dalla tavolata.
Si accovacciò con le gambe piegate verso il petto, chiuse gli occhi e rimase a godersi il silenzio e la leggera brezza di inizio settembre che le accarezzava il viso.
Si teneva le gambe come a volersi abbracciare, come per riuscire a confortarsi e sentirsi meno sola.
Forse, in realtà, non era del tutto sola, forse dentro di lei batteva una piccola vita in attesa di essere accolta e accettata.
Eppure rigettava quell'ipotesi, non riusciva ad accettarla minimamente.
Cosa avrebbe dato per un abbraccio.
Per uno in particolare.
Quanto avrebbe voluto sentirsi stringere di nuovo dalle sue braccia, con l'odore della sua pelle che riusciva a stordirla.
Prese il cellulare e scorse la rubrica.
Tae.
Per un attimo ebbe la tentazione di premere il display e chiamarlo, ma si trattenne. Gli aveva fatto una promessa e doveva rispettarla, anche se poteva significare non vederlo e non sentirlo più.
Una lacrima cominciò a rigarle una guancia.
Sentì dei passi nella ghiaia avvicinarsi verso di lei e si passò rapidamente una mano sul viso, per nascondere che stesse piangendo.
Era Jungkook, con due calici di vino bianco in mano.
«Eccoti! Già finita la telefonata?»,
disse sorridendole.
«Sì, chiamata veloce»
«Posso sedermi?», le chiese lui, indicando lo scalino.
«Vieni pure»
Jungkook si accovacciò accanto a lei e le porse un bicchiere.
Jisoo stava per afferrarlo, poi un pensiero le attraversò la mente:
"Non puoi bere nel caso in cui fossi..."
«No grazie, sono a posto», si affrettò a dire.
«Ok...»
Rimasero per un attimo in silenzio, l'uno accanto all'altra.
Jisoo era consapevole di non essere di grande compagnia. Jungkook si limitava a sorseggiare il suo vino, rispettando il silenzio di lei.
«Come stai? Sembra una domanda stupida ma è quella che mi interessa di più...», le chiese a un tratto.
«Potrei star meglio, mettiamola così...»
«Mi dispiace, non so come siano andate le cose tra voi, quindi non posso giudicare o darti consigli.
Sappi solo che se vuoi io ci sono...»,
fece, girandosi verso di lei con un sorriso timido.
Jisoo pensò che fosse un ragazzo dolcissimo, per nulla invadente, ma che le stava offrendo soltanto la sua amicizia.
Si sentì fortunata ad averlo nella sua vita, come d'altronde tutti i suoi amici.
«Grazie Kook, lo apprezzo tanto»
«Ricordati solo una cosa: non permettere a nessuno di avere il potere sulla tua vita Jisoo...»
Lei rimase impressionata dalla verità di quelle parole.
Era continuamente sopraffatta dalle scelte altrui, dalle sofferenze e dagli stati d'animo di chi la circondava.
Riusciva a stare bene solo quando tutti attorno a lei erano sereni, si spezzava ogni qualvolta qualcuno decideva di allontanarsi.
Era successo con Suho e stava succedendo di nuovo con Taehyung.
Lui stesso le aveva chiesto di cercare di essere serena in quel periodo, eppure non ci stava riuscendo, soprattutto ora che era assalita dal timore di essere incinta.
Doveva reagire e riprendere in mano la sua vita come aveva già fatto in passato, ora sapeva di avere abbastanza forza per farlo.
Avrebbe fatto il test e saputo finalmente la verità. Il solo pensiero la spaventava ma non poteva continuare a stare nel limbo.
Neppure nel limbo che aveva creato lui.
La sua vita doveva continuare a scorrere in parallelo a quella di Taehyung.
Forse, un giorno, si sarebbero di nuovo incrociate, o forse no, ma non poteva fermarsi.
Jungkook aveva ragione: lei doveva avere il potere sulle sue scelte e sulla sua esistenza, nessun altro.
«Posso?», gli chiese, indicando la sua spalla.
«Certo!»
Jisoo appoggiò la testa sulla spalla di Jungkook, godendo della sua silenziosa compagnia.
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Lo so sono bipolare...ieri vi ho scritto quel post e oggi pubblico...
Visto che non ho avuto ancora istruzioni precise ne ho approfittato perché ho voglia di continuare la mia storia...
Spero che vi piaccia❤
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