Cαριƚσʅσ 38
Jisoo cominciò a stiracchiarsi sul sedile dell'auto.
Non sapeva da quanto stesse dormendo, aveva perso i sensi poco dopo la loro partenza da Daegu,
diretti verso la meta sconosciuta decisa da Taehyung.
Avevano aspettato che Jennie e Kai si cambiassero e partissero a loro volta per il viaggio di nozze, poi, ancora vestiti con gli abiti della cerimonia, erano montati in macchina ed erano partiti.
Jisoo avrebbe voluto tenere gli occhi aperti per tutto il viaggio, per cercare di capire dove fossero diretti, tuttavia, la stanchezza di una giornata così ricca di emozioni ed eventi, l'aveva sopraffatta.
Aprì gli occhi e notò che il sole stava calando, donando al cielo sfumature che andavano dal rosa all'arancione.
Guardò accanto a sé e vide Taehyung, impegnato a guidare con lo sguardo fisso verso la strada.
Si era tolto la giacca e la cravatta e guidava in camicia con le maniche rigirate fino all'avambraccio.
I movimenti di Jisoo colsero la sua attenzione, tanto che le fece:
«Bentornata dal mondo dei sogni...»
«Quanto ho dormito?», chiese lei con la voce impastata.
«Circa due ore, ma abbiamo ancora un po' di strada da fare»
Jisoo si tirò sù sul sedile e cominciò a guardare fuori, cercando di cogliere qualche segnale stradale che le facesse capire la direzione che avevano preso.
«Non hai ancora intenzione di dirmi dove stiamo andando, vero?», gli chiese.
«Ancora no...», fece lui con un sorrisetto.
«È proprio un rapimento quindi...»
«Ci puoi giurare Kim», disse, poggiandole una mano sulla coscia.
Jisoo tirò giù lo specchietto dal lato del passeggiero e controllò in quali condizioni fosse: aveva l'acconciatura scompigliata e il trucco quasi del tutto scomparso.
«Dio...», fece, osservandosi un attimo, per poi richiudere subito il vano con lo specchio.
«Faccia distrutta? Non sei male comunque...», le disse lui, continuando a guardare dritto di fronte a sé.
«Sì, come no. Sei stanco?
Vuoi un cambio per guidare?», gli chiese lei.
«Non sai nemmeno dove siamo diretti, andresti alla cieca. Non sono stanco, guidare mi rilassa»
Sembrava veramente tranquillo e disteso, a differenza di Jisoo che, nonostante il riposino, si sentiva ancora distrutta.
«Comunque ci stiamo dirigendo verso nord...», disse Jisoo con gli occhi a fessura, leggendo il primo cartello stradale che aveva notato.
«Perché non ti godi semplicemente il viaggio, Kim? È una delle sensazioni più belle quando si va da qualche parte...», fece Taehyung.
«È bello quando si conosce la meta e la si può immaginare, non così a scatola chiusa...», disse Jisoo imbronciata come una bambina.
«Tu e le tue manie di controllo. Lasciati trasportare dagli eventi. Ti fidi di me?», le chiese lui, lanciandogli un'occhiata di sfuggita prima di tornare a guardare la strada.
«Sarò matta, ma sì, mi fido del mio rapitore. Forse soffro della sindrome di Stoccolma...», disse lei, sospirando.
«Te lo avevo detto che meditavo il sequestro di persona...», ammise lui con un piccolo ghigno.
Jisoo a quelle parole cominciò a fare mille viaggi mentali: loro due, una camera, nessun impegno e tutto il tempo da trascorrere insieme.
Tutto ciò che desiderava in pratica e il suo stomaco si mise a vorticare.
Il telefono di Taehyung iniziò a squillare.
«Deve essere nella tasca della giacca. Me lo prendi per favore?», le chiese, indicandole con la testa i sedili posteriori.
Jisoo allungò il braccio e afferrò il cellulare.
"Jimin. Perché lo chiama a quest'ora?", pensò Jisoo confusa.
Passò il telefono a Taehyung che, vedendo il nome sullo schermo, fece una piccola smorfia e rispose:
«Ehi Jimin! Tutto bene...sì, sì... », disse, tenendo il telefono all'orecchio con la mano destra e continuando a guidare.
Notò che era nervoso e che ogni tanto le lanciava delle occhiate, per poi distogliere subito lo sguardo.
«...dovremmo arrivare tra meno di un' ora...»
Jisoo strabuzzò gli occhi, continuando ad ascoltare la conversazione.
«Ok, ok...ciao...», terminò la chiamata Taehyung.
Poggiò il telefono sul cruscotto della macchina e non disse nulla.
«Stiamo andando a Seoul, vero?», domandò Jisoo, avvicinandosi a lui, alzando e abbassando le sopracciglia.
Taehyung alzò gli occhi al cielo, consapevole che il suo piano era ormai andato a monte.
«Complimenti Sherlock! Sei felice adesso?»
«Sì, molto! Non torno a Seoul da una vita!», disse lei, allungandosi verso di lui per dargli un bacio sulla guancia.
«Ringrazia il tempismo di Jimin...»
«Grazie comunque. Non sembra, ma io amo le sorprese...»
«E io mi diverto a farle. Vedi che c'è compatibilità?», disse Taehyung ridendo.
Jisoo tornò a guardare la strada, potendo finalmente fantasticare sulla meta del loro primo viaggio insieme.
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Raggiunsero Seoul e Jisoo cominciò a notare l'intensificarsi del traffico della metropoli, mano a mano che si avvicinavano dalla periferia al centro della città.
Attraversarono il Mapo bridge sul fiume Han e la luce dei grattacieli in lontananza si rispecchiava sulla superficie dell'acqua, creando giochi di luce che andavano dal giallo, all'arancione, al blu.
Teneva la testa quasi aderente al vetro del finestrino per osservare tutto ciò che la circondava e non perdersi nemmeno un dettaglio.
Ogni cosa sembrava essere più grande e più luminosa, ogni singolo particolare appariva diverso da come era abituata a Daegu: dalle vetrine dei negozi, gigantesche e ricche di design, ai cartelloni pubblicitari che rivestivano intere facciate dei palazzi, alla frenesia dei passanti che attraversavano strade immense e viali senza fine.
Taehyung guidava concentrato, seguendo il navigatore che aveva impostato pochi minuti prima, muovendosi con disinvoltura tra le strade caotiche di Seoul.
«Dovremmo esserci...», le annunciò, svoltando in una strada enorme popolata da grattacieli.
Parcheggiò la macchina per poi aprire il bagagliaio e afferrare i due trolley.
Si incamminarono verso l'entrata dell'hotel, abbellita da un tappeto di moquette beige, che conduceva fino all'ingresso.
Jisoo alzò lo sguardo e lesse il nome scritto sull'elegante targa dorata che faceva da insegna:
"Sunset Hotel Seoul"
Si avvicinarono al bancone dell'hall in marmo, illuminato da tante piccole lampade che rimandavano una luce calda e soffusa.
Il fatto che fossero entrambi ancora vestiti con gli abiti da cerimonia e che si trovassero in un posto tanto elegante, spinse Jisoo a immaginare di trovarsi nel bel mezzo di un drama romantico e, il solo pensiero, la fece sorridere e fantasticare, mentre osservava il suo ragazzo in camicia bianca che teneva la giacca del completo sulla spalla.
La receptionist controllò la prenotazione a nome Kim e poi, porgendo la chiave a Taehyung, disse:
«Benvenuti al Sunset Hotel, buon pernottamento»
Entrarono nell'ascensore a vetri e salirono fino al ventesimo piano del palazzo.
«Stanza undici...», disse lui, controllando i numeri appesi sulle porte bianche in fila nell 'ampio corridoio.
Individuarono la loro stanza ed entrarono.
Le luci erano soffuse e provenivano solo dalle abat jour poste ai lati del letto al centro della camera.
Due grandi finestroni si affacciavano su Seoul, tempestata da mille luci che luccicavano come piccoli diamanti.
Jisoo si sfilò subito i tacchi e, scalza, si avvicinò a una delle vetrate per ammirare il panorama.
Rimase a bocca aperta.
Sentì Taehyung raggiungerla alle spalle e cingerle la vita.
«Ti piace?», le sussurrò, piegando un po' la testa, in modo tale da appoggiare la sua guancia a quella di Jisoo.
«È tutto perfetto», disse lei, continuando a guardare la città e il fiume Han che si stendevano sotto i loro occhi.
Sentì l'irrefrenabile necessità di ringraziarlo, di fargli capire quanto apprezzasse tutto ciò che aveva fatto per lei... per loro.
️🔞⚠️
Si girò verso di lui, gli allacciò le braccia al collo e cominciò a baciarlo dolcemente.
Taehyung ricambiò il bacio e la strinse forte a sé, tenendola per la vita.
Le loro labbra si stavano assaporando e accarezzando senza fretta, lentamente, mentre erano in piedi al centro della stanza, nella penombra.
Taehyung cominciò a succhiarle il labbro inferiore, cosa che Jisoo trovava irresistibile, per poi iniziare a esplorarle la bocca con la lingua.
Le aveva messo una mano dietro la nuca e sentiva che le stava accarezzando dolcemente i lunghi capelli mossi.
Non sapeva perché, ma le pareva che ogni movimento di Taehyung fosse più controllato, più delicato e dolce, rispetto al suo solito impeto.
Lei cominciò a spostarsi sul collo di lui, lasciando piccoli e teneri baci vicino al colletto della camicia.
Nonostante il viaggio sapeva ancora intensamente di dopobarba, il suo profumo, quello che oramai era abituata a respirare tra le lenzuola di casa.
Cominciò a sbottonargli i bottoni della camicia bianca, uno dopo l'altro, mentre lui la lasciava fare.
Arrivata all'ultimo, gliela sfilò, lasciandolo a petto nudo.
Continuò a baciarlo, attaccandosi alla sua pelle calda e alle sue braccia che l'abbracciavano e la tenevano stretta.
Sentì che le stava cercando la zip del vestito dietro la schiena.
Jisoo era intenta a baciarlo, ma non poté frenare una risata, quando si rese conto che era in seria difficoltà a slacciarle la chiusura, tanto che lo sentì sospirare e dire:
«Te lo hanno cucito addosso, a quanto pare»
Jisoo sorridendo si staccò da lui, si fermò e rivolse la schiena verso il suo viso, in modo tale che lui potesse concentrarsi nel liberarla dall'abito.
Dopo qualche imprecazione, Taehyung finalmente le tirò giù la zip del vestito, che cadde morbido ai suoi piedi, lasciandola in intimo.
Aveva comprato proprio per l'occasione un completino in pizzo rosa carne con reggiseno a fascia e mutandine a culotte.
Se fino a quel momento Taehyung sembrava essere stato più controllato e meno veemente, la vista di Jisoo in intimo davanti a sé, risvegliò i suoi istinti.
In un attimo, la prese in braccio e la buttò sul letto, per poi mettersi a cavalcioni sopra di lei.
Si levò le scarpe e Jisoo lo aiutò a slacciarsi la cintura e a far scivolare via i pantaloni del completo.
Rimase in boxer sopra di lei, guardandola.
I loro occhi erano incollati gli uni agli altri e Jisoo non capiva cosa stesse aspettando o a cosa stesse pensando.
Lo vide allontanarsi dal letto e dirigersi verso una poltroncina in cui era poggiata la sua giacca.
Jisoo rimase a guardarlo incuriosita per capire cosa stesse facendo.
Lo vide tornare verso il letto, con in mano la sua cravatta blu.
«Lasciati sorprendere anche stavolta, che ne dici?», le chiese, prima di adagiarle la cravatta sul viso come una benda e annodargliela dietro la testa.
Jisoo non riuscì neppure a rispondere, si limitò ad abituarsi al buio che le era calato sugli occhi e ad aspettare, fremendo.
Lo sentì afferrarle le mani e portarsele al petto, lasciandosi accarezzare da lei.
Al tempo stesso, lui cominciò a poggiare i palmi delle mani prima sulle sue spalle, poi sul suo ventre.
Era una sensazione per Jisoo mai provata: non aveva il controllo della situazione, attorno a lei solo buio.
Si trovava bendata, in una camera d'hotel che a malapena aveva visto, in un' altra città, in balia di lui che le stava insegnando ad accendere i sensi e a lasciarsi trasportare lontano.
Mentre lei massaggiava il suo petto caldo, cominciò a scendere più giù, soffermandosi sulle onde che dei suoi addominali e a percorrerli con le dita uno a uno.
Taehyung, dal canto suo, l'aveva sollevata leggermente dal letto per slacciarle il reggiseno.
Jisoo cominciò a sentire le sue mani sul suo seno: lo palpava lentamente, facendo piccoli movimenti rotatori.
Con i pollici cominciò a stimolarle i capezzoli, che in un attimo le diventarono turgidi.
Era così eccitante per lei sviluppare unicamente il senso del tatto, attendere la sua prossima mossa, perdersi totalmente nel tocco delle sue mani a contatto con la sua pelle.
Taehyung stava continuando quel massaggio sensuale che Jisoo scoprì darle estremo piacere, tanto che cominciò a sentire di essersi già bagnata.
Si mordeva le labbra per trattenere i gemiti che sentiva prevenirle da dentro.
Percepì Taehyung muoversi un attimo, ma non capì quale movimento avesse compiuto, sentì solo nuovamente la mano di lui che trasportava una delle sue dagli addominali a più in basso.
Jisoo capì che le aveva poggiato la mano sull'asta del suo pene.
Lei cominciò ad accarezziarglielo, compiaciuta del fatto che fosse già quasi del tutto eretto.
Taehyung sembrò leggerle nella mente e disse con la sua voce profonda:
«Mi ecciti subito Kim...»
Jisoo sorrise e portò le dita sulla sua cappella.
Cominciò lentamente a fare su e giù.
Sentì Taehyung sfilarle le mutandine e iniziare a massaggiarle lentamente il pube.
Una mano le scivolò tra le cosce e, in un attimo, sentì la sua carezza proibita.
Quella sensazione di piacere totalizzante la spinse ad aumentare il ritmo della sua mano sull'intimità di Taehyung.
Era tutto nero, era tutto solo godimento ed estasi.
Più sentiva il suo corpo contorcersi e arrivare quasi al culmine, più desiderava fare lo stesso con quello di lui.
Cominciò a gemere di piacere e Taehyung sembrava fare lo stesso.
Jisoo era ormai abituata a sentirsi gridare, ma quando percepiva i gemiti di lui, si sentiva ancora più sicura, più sensuale, quasi più esperta, perché erano la prova che anche il suo corpo stava godendo e ricevendo piacere tanto quanto il suo.
Un dito di Taehyung si fece spazio dentro di lei come per volerla preparare.
Poco dopo lo tolse e sentì il suo corpo poggiarlesi sopra.
Un istante dopo era dentro di lei, intento a muoversi.
Jisoo allargò le gambe il più possibile mentre Taehyung era tornato ad avventarsi sulle sue labbra e le teneva le braccia sopra la testa.
Spingeva dentro di lei, portandola all'estasi dopo ogni colpo.
Jisoo era totalmente sopraffatta.
Voleva fare qualcosa, ma lui le aveva tolto la vista e i movimenti.
Era solo sua, poteva solo lasciarsi trasportare da lui e da quello che desiderava.
Ciò non la disturbava, anzi, le faceva perdere i freni e il controllo che spesso non l'aiutavano a vivere veramente.
Sentì una serie di scosse invaderla dalla testa ai piedi e venne, urlando intensamente:
«Tae!»
Era esplosa, era irrefrenabile e libera e dalla sua bocca era uscito il nome dell'unica persona che la faceva rinascere ogni giorno di più.
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