π‘†π‘–π‘Žπ‘šπ‘œ π‘™π‘Ž π‘ π‘‘π‘’π‘ π‘ π‘Ž π‘π‘œπ‘ π‘Ž π‘π‘œπ‘šπ‘’ π‘™π‘Ž π‘‘π‘Ÿπ‘œπ‘”π‘Ž 𝑒 π‘™π‘Ž π‘π‘Žπ‘π‘’

La sveglia puntata alle 8.30 in un giorno freddo glaciale che ti invita solo a restare a letto a crogiolarti tra le coperte.

La mia testa scoppia, anche ieri ci siamo andati giΓΉ pesante, sento la gola ancora graffiata dall'alcool.

Sposto nervoso il piumone bianco dal mio corpo e mi stropiccio gli occhi, puntuale come un orologio svizzero il mio telefono squilla.

"A Laurè, te sei svegliato?" La voce di Edoardo risuona come un trapano nel timpano.

"Oh, ma te non stai male dopo ieri sera?" Gli dico e mi rigetto all'indietro sul letto.

"Non voglio sentì scuse, muoviti." Sentenzia mettendo fine alla nostra conversazione, quando Edoardo si mette in testa qualcosa è più facile togliergli la testa che quella cosa.

Così mi appresto a fare una doccia veloce e copro gli occhi ancora assonnati con dei grossi occhiali scuri.

"Te devo aspettΓ  ancora?" ticchetta con il dito sull'orologio non appena mi vede arrivare.

"E statte calmo, gli aerei tanto arrivano sempre in ritardo." Sbuffo e mi metto accanto a lui ad aspettare a braccia conserte.

"Tanto lo so che nun te sta simpatica mi sorella." Edoardo asserisce aspirando forte dalla sua sigaretta.

Guardo in terra, poi nuovamente lui.

"Era 'na regazzina e noi volevamo fare i cavoli nostri, ci stava tra i piedi."

"Dai Laurè, lo so che te stava antipatica." Continua a punzecchiarmi e spegne la cicca con un piede.

"Ao Edoà, m'e indifferente se lo voi sapè." Sbuffo nuovamente. "Volevo semplicemente rimanè a dormì, ma tu la vuoi accogliere manco fosse la regina Elisabetta."

"Un anno, Laurè, un anno che non la vedo." Si porta le mani al viso. "Lei è la mia piccola e nun ce posso crede che non la vedo da un anno." Continua a ripetere, ormai non sta più nella pelle, così taccio e smetto di smozzargli l'entusiasmo.

La voce robotica ci annuncia finalmente l'arrivo del suo volo, così Edoardo mi spintona per farmi muovere.

"Andiamo, oh." Corre quasi come se fosse in ritardo ad uno spettacolo che se ti perdi l'inizio poi perdi il filo.

Così gli sto dietro cercando di assecondarlo, se non altro me ne ritorno a dormire quanto prima.

"Eccola." Mi urla e mi lascia alle sue spalle, le corre incontro. "Morena." Urla felice nel vederla.

Eccola la, Morena.

La causa della mia sveglia alle 8.30.

La ragazzina piΓΉ pestifera del quartiere.

Quella che ci dovevamo portare dietro altrimenti ci cantava di tutte le nostre marachelle.

Quella che non ho mai sopportato.

La ragazzina con la quale ho litigato e fatto a botte.

Morena, Γ¨ donna.

A stenti la riconosco, i suoi lunghi capelli biondo platino ricci, che si appoggiano soavi alla carnagione leggermente ambrata. La bocca carnosa, il trucco marcato ed un seno prosperoso.

È fasciata da un vestitino in maglina color panna, un cappottino cammello le completa il look.

"Laurè." Edoardo richiama la mia attenzione. "Ma che te sei incantato?"

Corro verso di loro, mentre il mio sguardo continua a restare fisso su di lei.

"Lauro?" Morena sorride lasciando scoprire i denti bianchissimi. "Oddio, quanti anni so passati." Mi dice e viene a baciarmi una guancia.

"Ti trovo bene." Dico appena e mi schiarisco la voce.

"Lei è Valentina, una mia amica. Ci siamo conosciute a Londra." Spiega mentre raccogliamo le valigie, così vedo Edoardo fissarla.

Gli schiocco le dita all'altezza della faccia, così mi presta attenzione.

"Mo te sei incantato te." Gli dico prendendolo in giro, così mi spintona.

"C'avete fame?" Chiede a loro mentre io tiro fuori dal pacchetto un'altra sigaretta. "Carichiamo le valigie in macchina e vi porto a fa colazione qua vicino." Edoardo continua a parlare entusiasta, ma mi sto chiedendo se ora lo sia piΓΉ per la sorella o per l'amica.

Così ci ritroviamo seduti al bar, giocherello con la mia sigaretta ancora spenta, mentre spio Morena da dietro i miei occhiali. C'ha un'eleganza mista a forza mentre agita le mani, è imponente ma con grazia.

Sembra quasi spararti a salve, ti avvelena ma con un sapore cosi dolce da non fartene rendere conto.

Così i loro discorsi per me fanno da sfondo a tutto ciò che sto pensando.

"Lauro." Edoardo mi urla contro. "Ma che stai a dormì?"

"Ehm...scusate." Farfuglio appena.

"Sì è scolato de tutto ieri." Edoardo spiega ridendo.

"Quindi Valentina puΓ² restare con noi?" Morena chiede, portandosi compostamente la tazza di cappuccino alle labbra.

"Ma che scherzi? Quanto vuole." Edoardo risponde prontamente, ok Γ¨ cotto.

"Io e Lauretto stamo a fa belle cose, le sue canzoni cominciano a sentirsi, frequentiamo belle feste." Spiega ed io Sbuffo, così vedo Morena lasciare andare un sorriso sarcastico.

"Non ti preoccupare, non sarai costretto a portarmi dietro per forza come da bambini." Mi schiaffa un sorriso in piena faccia. "Andiamo Edo? Che siamo un po' stanche." Raccoglie la borsa e si avvia verso la macchina.

"Certo che potresti fa meno lo stronzo." Edoardo mi ammonisce e la raggiunge.

BαΊ‘n Δ‘ang đọc truyện trΓͺn: AzTruyen.Top