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La sera dell'inaugurazione sono tutti emozionati, aver detto che ci sarò io a cantare ha portato una baraonda di gente al negozio, così Valentina, Edoardo e Marco sembrano entusiasti, solo Morena sembra non volermi qui.

"Va tutto bene?" Le chiedo avvicinandola.

"Fai la tua canzone e sparisci dalla mia vista e dalla mia vita, appena puoi." Sforza un sorriso a denti stretti.

"Non sembravi tanto dispiaciuta di avermi qui l'altro giorno." Continuo a punzecchiarla.

"Lauro." Mi ammonisce, ha gli occhi infuocati, così capisco che sto davvero tirando troppo la corda.

"Ok, scusa. Vado a prepararmi." Le dico arreso.

"Allora Laurè, sei pronto?" Edoardo mi raggiunge e batte le mani, sembra carico e ansioso.

"Sì, Edoà." Annuisco infilando la maglia. "Senti, ma è un problema se cambiamo 'a canzone?" Gli chiedo e lo vedo restituirmi un'espressione confusa.

"PerchΓ©?" Chiede accordando la chitarra.

"Boh, me sento ispirato co n'altra." Dico sistemando i capelli. "Tu sorella deve fa o no un figurone?"

"E certo che sì, famo come dici te." Edoardo mi asseconda.

Così usciamo fuori, c'è gente come se fossimo ad un concerto.

Ci posizioniamo, parte la musica e io parto a cantare, nessuno conosce le parole, nemmeno Edoardo. Conosce la musica ma le parole le conosco soltanto io.


Le ho scritte appena ieri.

"Uh sì, isterica.


Sei il diavolo, sei tenera.


Sei timida, sei oscena.


Sei volgare, sei poetica."

Comincio e il mio sguardo Γ¨ rivolto su Morena, tant'Γ¨ che Valentina la fissa, poi fissa di nuovo me.


Morena deglutisce, stringe la mano a Marco.

"Oh GesΓΉ, GesΓΉ.


Pessima, quanto sei pessima.


Avanti la prossima,


perchΓ© tu sei pessima."

Proseguo mancando le parole in piena faccia a Morena, così vedo anche Edoardo restituirmi un'occhiata confusa.

"E quel Marco,


che fa il sofisticato,


che manco Γ¨ laureato


che c'Γ¨ facevi in auto, eh?


Glie sparo, te giuro che glie sparo."

Stavolta lo stesso Marco mi guarda confuso, guarda poi Morena che fa spallucce.

Così Edoardo aggrotta la fronte, mi guarda come per dirmi "ma che stai dicendo?"

Finisco e ringrazio, la folla ha gradito, ma so che qualche problema arriverΓ  di sicuro.

"Oh, ma che testo Γ¨?" Chiede Edoardo appena finiamo. "E perchΓ© 'a cantavi 'a Morena?"

"Il testo me piace e ca cantavo a Morena te sei impressionato." Rispondo appena e mi fiondo a cambiarmi.

"'A Lauro, hai cantato tutto il tempo a lei. Hai detto pure Marco, ma che c'hai?"

"Oh ma che c'hai te, tu e sta sorella, ma chi 'a conosce? Chi 'a pensa, EdoΓ ? Ho cantato tanto per, il negozio Γ¨ suo e de Valentina, volevi che cantassi a Valentina?"

"Lauro te a volte proprio nun ce stai co 'sta testa, dovevi cantΓ  e basta senza fa 'sto show." Mi urla contro.

Fa per andare, poi si arresta e torna a guardarmi di nuovo.

"Laurè, ma non è che a te 'a cotta non t'è mai passata?"

"EdoΓ , ma falla finita." Lo scosto dalla porta e sono io ad andare via.

Ma i guai piΓΉ grossi arrivano in tarda serata, sono su un tacco 12, bussano frenetici alla mia porta e portano il nome di Morena.

"Qual buon vento?" Le dico aspettandomi giΓ  un sermone, infatti Γ¨ furiosa.

Mi scosta in malo modo, si libera del cappottino restando nel vestitino laminato che indossava all'inaugurazione.

"Che cazzo ti prende, eh? Che cazzo di canzone era quella?" Urla portandosi le mani ai fianchi.

"Era 'na canzone." Riempio due bicchieri di vino, gliene porgo uno che rifiuta, così lo appoggio sul tavolino ai piedi del divano e sorseggio il mio.

"Lauro, te sei scemo. C'ho messo 1 ora a convincere Marco che era tutto un caso, la canzone rivolta a me, il suo nome. Ma si puΓ² sapere che ti prende? Ma che voi da me, oh?" Urla ancora piΓΉ forte, afferra il bicchiere e lo butta giΓΉ tutto d'un fiato.

"Non ho mica detto niente de male." Mi siedo sul divano incrociando i piedi.

"Sentimi bene, stammi alla larga, o racconto tutto a Edoardo e me ne fotto della vostra collaborazione artistica e pure della vostra amicizia." Mi dice con una calma disarmante, si siede sul divano e mi punta il dito, così cerco di afferrarle una mano per tirarla a me, ma indietreggia.

"No, Lauro, no." Si alza. "Te sei squilibrato." Gira i tacchi e se ne va.

E non te lo so dì, Morè, che quel poco d'equilibrio te lo sei portato via tu.


Ora svalvolo, ammattisco, se solo ti sento nominare. E non so dare un significato a tutto questo, so solo che forse un po' me piaci, so solo che forse un po' Γ¨ amore.


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