π»π πππ’ππ, π π‘πππππππ, πππ ππ’ππππππ πππ’Μ
Siamo nel mio appartamento, nella vasca da bagno posta nel mezzo della mia camera da letto.
La schiuma ci avvolge il corpo, Morena Γ¨ sopra di me ed io mi scordo tutto il resto del mondo fuori.
Le accarezzo il corpo, le porto poi due dita sotto il mento e le cerco le labbra.
Ci baciamo e nel mentre le entro dentro.
Ci muoviamo ritmicamente, sempre più veloce, così fuoriesce l'acqua dalla vasca e va a bagnare la moquette.
Infilo la mano tra i suoi capelli, ho tutti i suoi boccoli in pugno, la sua criniera.
Stringo e le tiro indietro la testa, le bacio il collo.
Morena ansima, io mi godo lo spettacolo.
"Non posso vivere la mia vita stando lontano da tutto questo." Le confesso mentre affondo le mie labbra sul suo collo, mi nutro di lei.
Morena sembra una sirena bellissima che ti incanta.
Guardo la sua pelle ambrata accarezzata dall'acqua calda e le sue cosce sinuose aprirsi appena per ospitarmi di nuovo dentro di lei.
SarΓ per sempre la mia opera d'arte.
Mentre mi accarezza questo pensiero, Morena riprende a muoversi su di me, socchiudo gli occhi e godo.
Γ un qualcosa di psichedelico, stringermi al suo corpo mi inebria e mi ubriaca. Morena Γ¨ il mio buon vino.
E mentre sento sempre di piΓΉ che sono al culmine del piacere, che potrebbe esplodere da un momento all'altro, la porta della mia camera si apre violentemente.
Morena che è di faccia è la prima a rendersene conto, balza facendo cadere altra acqua, si scosta da me, così mi giro di scatto e vedo la figura mingherlina di Sara apparire con lo sguardo infuocato.
Morena esce dalla vasca e si infila l'accappatoio, Sara sembra puntarla, ha le labbra strette in una smorfia di ira, carica e va dritta verso di lei, così mi appresto ad uscire e a mettermi tra loro, faccio da scudo a Morena, non posso immaginare me la tocchi.
"Sei una puttana." Sara urla tutta la sua ira.
"Sara, calmati." Le dico continuando a proteggere Morena con il mio corpo.
"Levati, brutto stronzo." Sara riesce a infilarsi, mi sorpassa, tocca Morena.
La spinge una prima volta, poi una seconda fino a farla cadere.
Morena non si difende, non sappiamo se Sara stia davvero fingendo la gravidanza, così la vedo arresa ad incassare colpi.
Sara le tira un cazzotto, cerco di tenerla ferma ma mi sguscia via, si dimena, continua a colpire Morena.
Riesco finalmente ad afferrarla e a spostarla dall'altra parte della stanza.
"Non finisce qui." Dice in preda all'ira, respira a fatica, Γ¨ sudata e i capelli nero corvino le si sono attaccati sulla fronte, se li sposta con un gesto nervoso e sbatte la porta dietro le sue spalle.
Non so cosa voglia dire quel suo "non finisce qua", ma in questo momento mi importa solo di preoccuparmi di Morena che perde sangue dal naso e dal labbro.
Si porta le mani in faccia dolorante, Γ¨ sconvolta, trema e lascia andare delle lacrime.
"Mi dispiace, amore mio, mi dispiace." Le dico piangendo e la stringo a me, il suo accappatoio si colora del suo sangue, io mi sporco del suo sangue, tanto il sangue suo Γ¨ sangue mio.
"Non potevo difendermi, se fosse incinta davvero?" Dice e continua a tamponarsi il sangue.
"Se Γ¨ incinta o meno non me ne frega nulla, io le faccio una querela, adesso pensiamo a ripulire te, vieni." La aiuto ad alzarsi, sono carico di rabbia.
Prendo ovatta e disinfettante, tampono pian piano Morena che balza ad ogni tocco.
Guarda in basso, sembra quasi vergognarsi.
"Che c'Γ¨?" Le chiedo e continuo a pulirla.
"Il naso e il labbro smetteranno di fare male ma non m ripulirΓ² piΓΉ dalla vergogna che ho provato." Tira su con il naso e continua a guardare in basso.
"Hey, guardami." Cerco il suo sguardo. "Γ una colpa se ci amiamo?"
"No, Lauro, perΓ² Γ¨ una colpa non dire a lei che non la ami piΓΉ, Γ¨ una colpa farci trovare nudi a scopare nella tua vasca da bagno." Si alza ed urla. "Io non voglio piΓΉ problemi." Scuote la testa.
"Io sono un problema?" Le dico andandole dietro. "Mi stai lasciando?" Chiedo e un groppone mi si ferma alla gola.
"Lauro, c'abbiamo un'etΓ , un bambino, smettiamola de fa cazzate, te prego." Risponde con le lacrime che le lavano via il resto del sangue che non le ho ancora ripulito.
Così quella notte resto solo, con la moquette bagnata, l'ovatta impregnata del sangue di Morena e tante domande.
Non m'ha detto che non vuole stare con me ma l'ho messa di nuovo nei casini, l'ho fatta risalire di nuovo sulle montagne russe.
E ormai gira la testa pure a me.
Io e Morena ci rincorriamo come due dannati e il destino sembra mettersi a giocare a chi ce l'ha piΓΉ lungo.
Ci da un po' di pace per togliercela un attimo dopo.
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