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Sono passati mesi e Morena non mi ha mai piΓΉ rivolto la parola, ne lo hanno fatto Edoardo e Valentina.

Mi odiano tutti e mi odio anche io per essere andato a quell'evento da solo, per non aver insistito affinchΓ© venisse con me.

Non ho fatto nulla ma ho fatto abbastanza per perdere o forse per non guadagnarmi mai la fiducia di Morena.
L'ho cercata, invocata, tartassata, implorata. Nulla, l'ho persa e ho perso il senso di me.

Mi trascino nei giorni, senza Edoardo Γ¨ ancora piΓΉ difficile. Ha interrotto la nostra collaborazione dunque arranco da solo in un mare di sogni che ormai sembrano soffocarmi.
Devo portare avanti i miei progetti, la mia musica, ormai mi Γ¨ rimasto solo questo.

Arrivo alla nuova casa di moda questa mattina, devo lavorare agli abiti del mio nuovo tour, anche se vorrei restare a letto aspettando la fine dell'ennesimo giorno.

"Oh, Achille Lauro." Una donna di mezza etΓ  elegantissima mi accoglie. Ha i capelli grigi laccati su un lato, dei grossi occhiali bianchi poggiati sul naso. Un rossetto rosso sgargiante ed Γ¨ avvolta in un tailleur grigio scuro.
Mi porge la mano sicura. "Ti stavamo aspettando." Sorride e fa portare un piccolo aperitivo. "Prego, accomodati." Mi fa segno e si siede sulla poltrona di fronte a me.

"La ringrazio." Sorrido amichevole.

"Bene, nella mail mi spiegavi che hai bisogno di una quindicina d'abiti." Afferra un calice e sorseggia del vino bianco.

Annuisco. "Quindici, sì. Ho già tutte le idee in mente e spero di trovare chi riesca a svilupparle."

"Ho chi fa al caso tuo." Sorride convinta. "L'ho giΓ  fatta chiamare, sta arrivando."

Ed eccola che arriva.
I suoi boccoli inconfondibili, le sue labbra carnose, il suo buon profumo. La sua persona inonda la stanza, la invade, la colora.

"Mary, eccomi." Sorride, Γ¨ avvolta da un tailleur bianco con giacca e gonna, elegantissima.
Il suo sorriso scema poco a poco non appena mi vede.

"Morena, accomodati." La donna la invita a sedersi con noi. "Ti presento Achille Lauro, ha bisogno di una quindicina d'abiti per il suo nuovo tour e si Γ¨ affidato a noi, credo che tu sia la piΓΉ adatta per questo progetto." Spiega entusiasta, nel frattempo io non riesco a staccare gli occhi da Morena che sembra voler scappare via.

"Mary, io ho da finire gli abiti per le spose." Tenta una via di fuga.

"Amore, a fare gli abiti da sposa son capaci tutti, lascia stare, se li sbriga Lorenzo. Qui parliamo di arte, di estro, per me nessuno qua dentro potrebbe soddisfarlo oltre te." Mary continua convinta, si rivolge poi a me. "Morena Γ¨ con noi da poco ma ha un talento unico, Γ¨ piena di fantasia."

"Sono sicuro che saprΓ  accontentarmi." Dico appena, ritorno poi a guardare Morena.

"Bene, vi lascio lavorare allora. Per qualsiasi cosa, sono in ufficio." Si liquida sparendo dietro la porta.

C'Γ¨ del silenzio, Morena dondola nervosamente le gambe.

"Non sapevo lavorassi qui." Tento di discolparmi.

"Bene, ora lo sai. Dille pure che non ti ho soddisfatto e vai." Si alza e fa per andare.

"È un po' difficile, mi hai sempre soddisfatto." Scherzo e mi passo la lingua sulle labbra, Morena mi ammonisce con un'occhiataccia.

"Come stai?" Le chiedo avvicinandomi.

"Sto bene, meglio se vai via."

"Morena." Chiamo il suo nome come un disperato, così mi presta attenzione per un attimo. "Ho bisogno di questi abiti." Dico, ma avrei voluto dirle che ho bisogno di lei, dei suoi baci e delle sue carezze, delle sue mani su di me. Di svegliarmi con lei e dormire con lei, di vivere con lei.

Ma Morena mi odia, le si legge in faccia, così getto la spugna.

"Ok." Sbuffa e si siede alla scrivania, prende fogli e matita, si raccoglie i capelli dietro scoprendo tutto il suo bel viso.

Si toglie la giacca restando con il top bianco, il suo seno prosperoso viene messo in risalto, così le fisso la scollatura.
Mi piazza due dita sotto al mento e mi costringe a guardarla in faccia.

"Scusami." Farfuglio appena, Morena scuote la testa e accavalla le gambe, così deglutisco voglioso di lei.

"Spiegami cosa hai in testa." Mi esorta e presta attenzione al foglio.

Io parlo e lei disegna.
Sembra capire a volo cosa c'è nella mia mente, come se mi spiasse i pensieri, così pian piano prendono forma gli abiti che c'erano nella mia testa.

Passiamo un'ora in quella stanza ed io vorrei che il tempo si fermasse, che non esistesse nulla altro al mondo che questa stanza con noi due dentro a respirare la stessa aria.

"Si Γ¨ fatto tardi, devo andare." Dice improvvisamente guardando l'orologio, si scioglie i capelli e agita la testa per sistemarseli.

"Non abbiamo finito." Sentenzio autorevole.

No Morè, devi restare con me, a farmi respirare un altro po. Perché da quando non ci sei, io sto in apnea.

"Finiremo domani." Dice e si sistema la giacca.

"Ma io ti pago e devi completare il lavoro." Mi alzo anche io e alzo la voce.

"No, l'azienda mi paga, tu paghi l'azienda, puoi sempre lamentarti di me e farti affidare un'altra stilista." Mi fa un occhiolino e si sistema la borsa.

"Morè." Dico rassegnato stringendo i pugni, come un bambino al quale hanno sottratto il gioco preferito. "Ma 'ndo vai co tutta 'sta fretta?" Stringo i denti e lascio che la gelosia parli per me.

"Me pare che so mesi che io e te non ce dobbiamo mezza spiegazione, no?" Arriva alla porta e si aggrappa alla maniglia. "Se vuoi continuare il lavoro ci vediamo domani, altrimenti stammi bene." Morena sparisce dietro la porta e con se porta il buon profumo e la magia che c'erano in questa stanza.

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