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Mi presento il giorno dopo, ho bisogno di questi abiti ma soprattutto di vedere lei.
Arrivo in anticipo, così mi fanno accomodare nell'ufficio dove eravamo ieri.
La sento arrivare poco dopo, fa rumore sui suoi tacchi, apre la porta e sospira nel vedermi.
PerchΓ© sospiri More? Ti faccio ancora effetto? Ancora un po' me pensi?
"Ciao." Sforza un saluto e si siede alla scrivania.
"Ciao, come stai?" Tento un approccio amichevole.
"Bene." Sbuffa e prende l'occorrente.
Stamattina sembra piΓΉ cupa, qualcosa le pesa addosso, si vede da quante volte sospira e butta fuori l'aria nervosamente.
Iniziamo a lavorare, io spiego e lei disegna, ma stamattina la sua mano leggera e fantasiosa sembra quasi bloccata. Morena Γ¨ qui ma sembra essere altrove.
E dove sei Morè? Te sei innamorata di un altro che te sta facendo soffrire?
Γ a lui che pensi? Mentre io ancora penso a te.
La vedo sbuffare l'ennesima volta, prende poi dell'acqua e sorseggia.
"Va tutto bene?" Chiedo e poggio la mia mano alla sua, prontamente la ritira.
"Limitiamoci ad un rapporto professionale, per favore." Mi ammonisce e sistema i fogli.
"Scusa, Γ¨ che sembri provata." Le faccio notare che Γ¨ evidentemente nervosa.
Così Morena si alza agitata e va alla finestra, guarda fuori ma sembra non vedere niente. Ha lo sguardo fisso e mi da le spalle.
"Il nuovo fidanzato ti fa penare? Dimmelo che lo pesto io." Cerco di sdrammatizzare, mi avvicino a lei, le sposto i capelli e le soffio le parole sul collo.
La sua pelle si accappona, un brivido le attraversa il collo così inarca le spalle e si volta brusca a guardarmi.
"Ma cosa pensi, che siamo tutti come te? Che amiamo e poi dimentichiamo subito? Che ci diamo ad altri così? Con uno schiocco di dita?" Sembra avvelenata, raggiunge nuovamente la sedia e si massaggia le tempie.
"Scusami, stavo scherzando." Dico appena e mi risiedo anche io. "Guarda che non mi so dato a nessuna."
Allora è così, Morè? Me pensi ancora?
Avevo davvero trovato l'anima gemella. Tu non sei come gli altri, tu non volti pagina subito. Tu mi amavi davvero.
"Senti, se vuoi continuare a farti disegnare gli abiti da me devi far finta che prima di questo momento tu non mi abbia mai vista, Γ¨ chiaro?" Alza il tono della voce e sembra trattenere una valanga di lacrime.
"Ma come faccio, Morè? Come faccio?" Urlo. "T'ho vista crescere, t'ho vista bambina e donna, la mia donna. Ti ho vista nuda, su di me, ti ho vista stropicciata la mattina. Ti ho guardata sotto la doccia, sotto di me, sotto le lenzuola. Non riesco a fare finta, sei il tarlo fisso nella mia cazzo di testa." Urlo e mi avvicino, le porto una mano al viso e glielo accarezzo, io non riesco a trattenerla la valanga di lacrime, così vengono giù a poco a poco come dei maratoneti sulle mie guance.
Morena resta zitta a braccia conserte, la afferro dalla nuca e la stringo al mio petto, ho il cuore a mille.
Aspiro con forza tutto l'odore dei suoi capelli, mi penetra nel naso e pervade il mio corpo.
Non diciamo una parola, ci leghiamo in un bacio come due disperati e come due disperati iniziamo a spogliarci.
Ci appoggiamo ad un grosso divano in pelle nero posizionato nell'ufficio, sembriamo affamati l'uno dell'altra.
Morena mi da le spalle a cavalcioni in intimo, io sono dietro di lei, le bacio il viso, scendo poi sul collo, inizio a percorrerle la schiena e mi diverto a guardare i puntini che le compaiono sulla pelle.
Mi aggrappo alle sue mutandine di pizzo, con una mano gliele reggo e con l'altra le passo il membro sulle natiche. Le entro dentro, Morena ansima e balza, inarca poi meglio la schiena, così la tengo da dietro mentre ancora viaggio dentro di lei.
Continuiamo a darci l'uno all'altra, fino a quando ci arrendiamo soddisfatti.
Sono felice, Morena Γ¨ mia, non potrΓ mai essere di nessun altro.
Ma Morena increspa la fronte, si riveste subito e lascia il divano.
"Siamo due stupidi." Socchiude gli occhi e si massaggia la fronte.
"No Morè, siamo innamorati." Le dico sorridente ma il suo atteggiamento smorza il mio sorriso a poco a poco.
"Non deve succedere mai piΓΉ." Mi dice rigida a denti stretti, mentre mi rivesto degli abiti e della mia tristezza.
"Morè, ma io ti amo." Quasi la imploro.
"No ne voglio parlare, no ne voglio piΓΉ parlare." Sbuffa e prende le sue cose.
"Se torni per gli abiti torna con la consapevolezza che siamo due estranei." Mi dice e fa per andare.
"PerchΓ©? PerchΓ© hai fatto l'amore con me?" Le sbarro il cammino.
"Ho scopato un po'." Fa spallucce e mi lascia da solo nell'ufficio pieno di dubbi e di pensieri.
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