37. Sotto la superficie (pt. 2)

Lamya trattenne il respiro e con l'ansia che le divorava lo stomaco e le faceva battere il cuore, avanzò il primo passo verso la parte di bosco che ancora non aveva esplorato. Alzò lo sguardo verso il cielo, cercando di ritrovare quella figura così maestosa che era stata in grado, per un attimo, di portare la notte con l'ombra delle sue ali, e con passi decisi si avventurò fra le frasche. Scavalcò con attenzione alcune rocce sul percorso e, in lontananza, cominciava ad intravedere uno scorcio di luce fra le cime degli alberi, segno che il bosco di stava diradando. Un'altra piuma giaceva sul terreno.

Lamya si avvicinò per raccoglierla e sentì affondare la sua punta del suo piede in una zona fangosa e perse l'equilibrio, scivolando in avanti. Sporse le mani in avanti per tentare di attutire la caduta, ma si accorse troppo tardi che non c'era nessun terreno su cui appoggiarsi: il sentiero si concludeva in un dirupo.

«Oh, n- »cercò di aggrapparsi con foga alle radici nodose che costeggiavano lo strapiombo e il suo cuore mancò un battito quando si rese conto che i suoi piedi dondolavano nell'aria.

«Aiuto!» provò a gridare, con le dita tremanti che stringevano quell'unica speranza di vita. Ma come si aspettava, le sue grida di aiuto si dissolsero nel vento. Era sola e nessuno sarebbe accorso in suo aiuto. Una scarica di adrenalina attraversò il suo corpo e si accorse che poco più sotto si trovava una zona erbosa, che avrebbe potuto raggiungere sfruttando le lunghe radici dell'albero a cui era aggrappata. Con una forza che non credeva di possedere, piantò il piede nella roccia di fronte a lei e cominciò ad avanzare in direzione della sua sola possibilità di salvezza. Sentiva le mani bruciare e le dita intorpidite sotto la radice rugosa, ma non poteva fare altro che rimanere appesa.

"Forza, un altro passo..."

Sentì l'alberò scricchiolare sopra di lei e alcuni pezzi della corteccia si staccarono e le sfiorarono il viso. Allungò la mano per afferrare l'ultimo pezzo di roccia che la divideva dalla zona erbosa sottostante ma la terra sotto i suoi piedi divenne friabile e la radice si staccò nello stesso istante, condannandola a precipitare.

La caduta fu un insieme di ricordi confusi. Lamya sentiva il suo corpo essere scosso da diversi colpi. La schiena, le gambe... Si coprì il viso con le mani per ripararsi dai rami che le graffiavano ogni centimetro di pelle. Non sentiva dolore, era come se ogni fibra del suo essere fosse anestetizzata per impedire di farla impazzire. Voleva urlare, ma la testa vorticava e ogni volta che provava a prendere fiato, un altro scossone la costringeva a buttare fuori l'aria dalla bocca, in un misto di vomito e sangue.

Il rumore delle sue ossa che si frantumavano contro le rocce impediva a Lamya di pensare, era come un'eco che si propagava nell'intera foresta. La sua caduta di arrestò nella pianura che aveva visto dall'alto e si ritrovò con lo sguardo fisso nel cielo. Alcune macchie scure le coprivano la visuale e sentiva il sapore ferroso del sangue nella bocca, mentre qualcosa di caldo scivolava lungo la sua guancia. La luce solare le dava fastidio agli occhi ma le sue braccia erano paralizzate e non riusciva a portarle al volto per coprirsi.

«Hai bisogno di aiuto?»

Una figura si avvicinò a lei e Lamya si rilassò quando l'ombra coprì finalmente il fastidioso Sole che le bruciava la pelle. Aveva bisogno di aiuto? Non era in grado di dirlo, dopotutto non avvertiva dolore. Non era in grado di riflettere, quindi forse era normale che nemmeno il suo corpo riuscisse a collaborare. Avvertiva il cinguettio ovattato degli uccellini che volteggiavano liberi nel cielo azzurro e il fruscio delle foglie intorno a lei. «Mi senti?» la voce, di cui si era dimenticata, tornò a parlare, questa volta più vicina. Sentì un tocco caldo sulle sue labbra e percepì i polpastrelli di quell'essere accarezzarle la bocca. «Stai morendo.» le comunicò con voce atona, come se non gli importasse. La figura si sporse in avanti e Lamya diede finalmente un volto a quella voce. I lineamenti delicati del ragazzo erano contornati da dei lucenti capelli bianchi, che si muovevano leggeri nel flebile vento che attraversava la pianura. Il suo volto era impassibile e non sembrava essere scosso alla vista del sangue che fuoriusciva dalla bocca di Lamya. Se davvero era sull'orlo della morte, come poteva quel ragazzo osservarla morire con tanta indifferenza?

«Posso salvarti, se vuoi.» le disse, spostandole una ciocca dei capelli biondi, sporchi di terra e vomito, che le ricoprivano il viso. Era ormai pieno pomeriggio e Lamya era sicura che le Sacerdotesse si erano accorte della sua assenza. "Emellys mi starà aspettando..."

«Vuoi essere salvata?» ripetè il ragazzo, avvinando ancora di più le sue labbra a quelle di Lamya. I suoi splendidi occhi arancioni riflettevano e brillavano alla luce del Sole alto nel cielo. Sembravano quasi un...

«Tramonto...» mormorò Lamya con un filo di voce. Desiderava vederne ancora ma, se non fosse stato possibile, avrebbe accettato il compromesso di vedere quegli occhi così simili al momento in cui il Sole scompariva all'orizzonte.

«Lo prendo come un sì.» e due labbra delicate si posarono con naturalezza su quelle di Lamya. Nessuna ansia o sorpresa, era come se le loro labbra fossero destinate da sempre ad incontrarsi. In un attimo, fu il buio.

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Lamya si svegliò con dei ciuffi d'erba che le solleticavano il viso e si ritrovò immersa nelle piantine di menta che aveva trovato poco prima. Strizzò gli occhi per abituarsi all'intensa luce arancione che si ritrovò davanti. Il Sole stava tramontando e, per qualche assurdo motivo, lei era in grado di vederlo. Si alzò di scattò dal terreno, constatando come il suo corpo fosse perfettamente intatto. "E' stato un sogno, forse la menta provoca le allucinazioni..." si disse questo, mentre cercava di ignorare le voluminose macchie di sangue scuro che ricoprivano la sua tunica bianca, ormai ridotta a brandelli e sporca di terriccio. Non poteva essere stato un sogno, le sensazioni erano troppo vivide il lei. I colpi che aveva ricevuto, che le avevano fatto mancare il fiato e boccheggiare alla disperata ricerca di aria, mentre il sangue le scorreva copioso dalla bocca, non potevano essere frutto di un'allucinazione.

Lo sguardo indifferente di quel ragazzo, il modo in cui le sue labbra di erano posate sulle sue... ne sentiva ancora la pressione. Lamya si accarezzò il labbro con le dita e rimase in quella posizione per diversi istanti, fino a rendersi conto che il tramonto che tanto aveva desiderato di vedere, era ormai sparito davanti ai suoi occhi senza che se ne accorgesse.

Nonostante il buio che cominciava ad avvolgere l'intero bosco e il freddo pungente che le entrava nelle ossa, Lamya decise comunque di rimanere lì, in attesa di un qualche traccia della creatura misteriosa che l'aveva salvata. Per diverse ore, nessun segno di vita riempì il silenzio della notte, a parte il luccichio splendente delle lucciole che Lamya ammirava sempre dal giardino del Santuario.

Dopo un po', l'inarrestabile frinire delle cicale cominciò a darle sui nervi e decise che era ora di prendere in mano la situazione. Se il misterioso ragazzo con le ali piumate non fosse andato da lei, allora sarebbe stata lei a trovarlo.

Si alzò dal terreno e si pulì gli abiti dai rimasugli di erba e fango da cui erano ricoperti e, questa volta con cautela, si diresse verso lo strapiombo. Nonostante il buio, grazie alla luce lunare era comunque possibile vedere il percorso di fronte a lei e si accorse si un sentiero che portava in basso, verso la fine del dirupo. Puntò i piedi sul terreno e si aggrappò alle rocce laterali per scendere in sicurezza. La tunica si impigliò agli abiti diverse volte e i sandali si spaccarono, costringendola a toglierseli per finire il percorso scalza.

«Finalmente!» sospirò Lamya di sollievo quando raggiunse la zona erbosa che si estendeva al di sotto dello strapiombo. Posò i piedi nudi sull'erba fresca e bagnata dall'umidità della notte, mentre toglieva le piccole scaglie di roccia e legno che si erano infilate nella sua pelle.

«Perchè sei tornata?» le domandò una voce nell'oscurità.

«Sei il ragazzo che mi ha salvata?» azzardò Lamya con la voce tremante, mentre avanzava un passo in direzione di chi le aveva parlato.

Lui uscì dall'ombra e la luce della Luna si riflettè sulle sue lucenti ali bianche. Le piume che le ricoprivano brillavano come diamanti e, nonostante il buio che circondava la zona, i suoi occhi arancioni erano comunque ben visibili. La bocca era rigida, mentre le sopracciglia erano accigliate in un misto di rabbia e curiosità. «Perchè sei tornata?» sibilò il ragazzo, gonfiando il petto per mostrare l'apertura alare. Lamya si sentiva come di fronte ad un animale spaventato ed era certa che lui non la volesse nel suo territorio.

«Volevo ringraziarti...» sussurrò lei con un filo di voce, mentre tentava di fare un altro passo verso di lui. Avanzò di poco e lui non reagì in alcun modo. «Se non fosse stato per te sarei morta.»

«Tu sei morta.» le rivelò lui con uno sguardo confuso. Dal suo tono, sembrava che fosse così ovvio.

«Che intendi?»

Lamya si era irrigidita, con il cuore che le batteva forte nel petto. Indietreggiò, colpendo un ramoscello appuntito con la pianta del piede. Se era morta, perché sentiva dolore?

«Tu sei morta e io ti ho riportata in vita. Guarda tu stessa.» le indicò una pila scura dietro di lui. Lamya si avvicinò piano e di fronte a lei vide un orrendo spettacolo: decine di corpi di scoiattoli morti e altrettanti passerotti, giacevano ammucchiati e rigidi sul terreno. «Vita esige vita. Li ho sacrificati per salvarti.»

«Chi sei?» domandò Lamya, portandosi la mano alla bocca e cercando di trattenere un conato di vomito. Il suo istinto le diceva di correre, ma il suo corpo era come irrigidito e la sua mente necessitava spiegazioni.

«Cael. Sono un Dio della Morte.»

Dio della Morte? Quindi un demone, ovvero i mostri da cui le Sacerdotesse tentavano di proteggere la Creatrice del Sole. «Perchè io?» Lamya rabbrividì. Non riusciva a staccare gli occhi da quegli animali sacrificati. "Vita esige vita", aveva detto Cael. Quale prezzo avrebbe dovuto pagare per la vita che lui le aveva concesso? Voleva forse la sua anima?

«Volevi vedere il tramonto.» scrollò le spalle Cael. Quella risposta innocente era uscita dalla sua bocca in modo inaspettato e Lamya non potè fare altro che rimanere perplessa, senza sapere cosa rispondere.

«Mi sono chiesto il perché di quella richiesta così semplice, dopotutto era solo un tramonto.» si grattò poi la guancia con fare pensieroso «Ma dopo averti salvata, mi sono seduto qui e ho ammirato il cielo, e il Sole mi è sembrato un po' più luminoso.» Cael si avvicinò a Lamya, tanto da poterla sfiorare con le sue ali bianche. La guardò con una calma disarmante, mentre il puzzo del sangue che usciva dai corpi di quegli animali morti le faceva venire la nausea. Tutto di lui urlava "pericolo" e il fatto che lei fosse immobile, con gli occhi quasi ipnotizzati dai suoi, era il segno che doveva allontanarsi da lì. Doveva farlo subito. «Io- io devo andare...» sussultò Lamya, facendo un passo indietro.

«Sì, non puoi restare qui.» rispose Cael, con un tono che sembrava quasi una minaccia.

Lamya non esitò un istante e si lanciò verso il bosco. Se prima aveva impiegato ore a scendere, rallentata dalla paura di cadere, questa volta raggiunse la cima del dirupo con una rapidità tale che non pensava di poter raggiungere. Non le importava che i suoi piedi fossero ormai inondati di sangue, voleva solo tornare al Santuario il più in fretta possibile e seminare quel mostro che aveva disseminato intorno a sé una scia di carcasse.

Ripercorse all'indietro il sentiero e raccolse da terra il suo diario, rimasto lì tutto quel tempo. Poi si arrampicò sull'albero per tornare all'interno della barriera eretta dalle Sacerdotesse e si stupì quando si rese conto che, al contrario di quanto si aspettasse, non c'era nessuno ad accoglierla. Credeva che una volta scoperto che fosse sparita, le Sacerdotesse avrebbero cercato in tutta la Valle della Luce e messo qualcuno ad aspettarla nel giardino nel caso fosse tornata ma, come al solito, a quell'ora del mattino non c'era nessuno in giro.

Sgattaiolò fra i cespugli e si diresse a passo svelto nella sua camera, dove era certa che si sarebbe stata Emellys ad aspettarla.

«Lamya!» gridò preoccupata la fata quando la vide. Delle voluminose occhiaie riempivano il suo viso scavato. «Dove sei stata?!»

«Shh.» Lamya la invitò a fare silenzio e le chiuse la bocca con la mano. «Non urlare.» abbassò la mano dalle labbra delle sua amica e la lasciò parlare.

«Sei sparita per ore! Che ti è successo?» le chiese in un sussurro Emellys, squadrando i suoi vestiti logori e le macchie scure su suoi abiti. «Oh Santa Creatrice, sei ferita?»

«No, sto bene. Sono macchie di bacche.» rispose lapidaria, tentando di chiudere la discussione, mentre si lasciava cadere sul letto. Si pentì subito della sua scelta perché le doghe in legno scricchiolarono e il fastidioso rumore le ampliò il forte mal di testa che stava cominciando ad avere.

«E cosa è successo ai tuoi capelli?»

Lamya le riservò uno sguardo interrogativo e si alzò confusa dal letto per dirigersi verso lo specchio che aveva davanti alla scrivania.

«Co-cosa...»

Il magnifico biondo dorato che l'aveva sempre distinta si era trasformato in un intenso rosso cremisi. Ciocche disordinate, sporche di terra e dello stesso colore del sangue che ricopriva il suo intero corpo, sostituivano ora la sua chioma dorata.

«Cosa mi stai nascondendo...»

«Smettila, ti ho detto che è tutto apposto.» sibilò Lamya in risposta ad Emellys, che la guardò con occhi spalancati. Il suo viso era pallido e sembrava come se avesse visto un fantasma.

«Lamya, io non ho parlato...»

Il silenzio avvolse l'intera stanza e le due giovani rimasero a fissarsi negli occhi finché non fu Emellys a chiudere quel gioco di sguardi. «Credo che tu sia molto stanca, ti lascio riposare.» disse infine la fata abbassando lo sguardo. Non aspettò nemmeno la risposta e si diresse verso la porta, chiudendola alle sue spalle. Lamya tornò a guardare allo specchiò quel riflesso che non conosceva. Per un istante, le sembrò di intravedere una sfumatura ametista nei suoi occhi azzurro cielo. La voce di Emellys continuò a risuonarle nella testa, in frammenti confusi, finché la fata non si fu allontanata del tutto.

Una volta sola, nel silenzio totale e nella solitudine, si spogliò di quella tunica sporca e insanguinata che aveva addosso. Riempì una tinozza d'acqua e fece scorrere la spugna bagnata in ogni centimetro del suo corpo, per cercare i segni della caduta che era sicura fosse avvenuta. Nessuna ferita visibile, nessuna cicatrice... A parte il colore dei capelli, era come se niente di tutto ciò fosse avvenuto. Se fosse andata a dormire, avrebbe comunque avuto ricordi di ciò che aveva visto? Si alzò di scatto e afferrò il diario. Si sedette alla scrivania e prese una piuma per scrivere ogni singolo dettaglio di quello che aveva vissuto.

"Caro diario, oggi sono morta. Ma un Dio della Morte mi ha riportata in vita... Ha detto di chiamarsi Cael. Non so come ci faccia un demone nella Valle della Luce, ma sento che qualcosa è cambiato in me. Devo tornare da lui e capire cosa mi sta succedendo."

Lamya si rivestì in fretta e indossò una delle tante tuniche bianche, tutte uguali, che aveva nell'armadio e infilò i sandali ai piedi. Con il fango che aveva trovato nel bosco e che quasi aveva causato la sua morte, era sicura che non fossero le calzature più adatte, ma erano le uniche che venivano concesse per rispettare il volere delle Sacerdotesse, che perseguivano il volere della Creatrice del Sole. Strappò parte della tunica sopra il ginocchio, per essere sicura di avere almeno la possibilità di muoversi liberamente.

Ubbidire, conformarsi, non lasciarsi ingannare dai demoni...

Questi erano gli insegnamenti che le erano stati dati dalle Sacerdotesse, e lei li stava infrangendo uno dopo l'altro. 

SPAZIO AUTRICE

Beh, immagino che abbiate capito chi sia il misterioso Cael, ditemelo qui xD

Comunque mi spiace lasciarvi sempre con tante domande, ma c'è una linea temporale così intrecciata che mi sto confondendo anche io, perciò è stato necessario ritirare il capitolo per qualche giorno per alcuni errori che avevo fatto ahahah

Nel prossimo capitolo, si torna all'attuale presente con Sunshine e co. E forse un altro personaggio che state aspettando da molto EHEHEHHHHRJWRKLHESUFHGKBRJSEUFGIHBJDHIOS non vedo l'ora, mi manca

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