29. Preparativi
Sunshine rimase fino alle prime luci dell'alba a studiare il disegno che Damien aveva fatto. Il tratto della sua mano era pesante e c'erano alcune sbavature sul foglio. La fata si mise a ridere osservando le figure stilizzate che sembravano danzare al centro di quella che sarebbe dovuta essere la sala da ballo. "E queste dovrebbero essere persone?" si domandò la fata. Le sfuggì una risata nell'osservare la faccia decisamente sfigurata di una donna con un abito lungo. «Allora esiste qualcosa in cui non sei bravo...» borbottò a bassa voce, mentre ascoltava il respiro profondo di Damien. Raccolse il candelotto davanti a sé e si avvicinò al demone addormentato. Il suo viso era rilassato e la bocca era dischiusa. Sunshine trattenne a stento l'impulso di posare le sue labbra su quelle di Damien. Non riusciva a capire perché provasse quelle emozioni per un demone, le aveva fatto il lavaggio del cervello? Silton le aveva forse messo qualcosa nella marmellata di fragole che le aveva fatto assaggiare?
«Sono una stupida.» sbuffò, sedendosi piano sulla poltrona poco distante dal letto. Damien si girò nella sua direzione e fece una smorfia, disturbato dalla luce della candela. Sunshine soffiò sulle fiammelle e le ombre sulle pareti ondeggiarono per un attimo, prima di spegnersi del tutto. Aveva passato la notte insonne e la stanchezza cominciava a farsi sentire, ma era sicura che sdraiarsi vicino al demone non fosse l'idea giusta. Dopo quello che era successo fra loro, sapeva che il contatto fra la loro pelle avrebbe rischiato di farla impazzire. Inoltre, era chiaro che per Damien fosse solo un passatempo, un gioco divertente che era solito fare, a giudicare dalla sua esperienza. Quante donne erano già cadute ai suoi piedi? «Non dovrei fare questi pensieri!» si disse Sunshine, dandosi un pizzicotto sul braccio. Cominciava a sentirsi come un'amante gelosa.
Damien si rigirò di nuovo nel letto e le diede le spalle, mentre continuava a sonnecchiare. La fata si sistemò meglio sulla poltrona di velluto e accavallò le gambe sul bracciolo per riuscire a mettersi più comoda e riuscire a prendere sonno. Ascoltò il rumore del respiro di Damien e cercò di sincronizzare il suo a quello del demone per tentare di calmare i battiti del suo cuore. Si addormentò poco dopo, mentre la luce del Sole cominciava a filtrare fra le tende della finestra dietro di lei.
Qualche ora dopo, a causa del cinguettare di alcuni uccellini che si erano posati proprio sul cornicione della finestra accanto lei, Sunshine si risvegliò. Si accorse che le era stata posata addosso una coperta di seta nera e che il candelotto e il disegno di Damien erano stati spostati sul comò. Del demone, invece, non c'era alcuna traccia. "Forse è meglio così." riflettè la fata. Non sapeva bene come avrebbe reagito se avesse dovuto guardarlo negli occhi già di prima mattina. Il suo stomacò brontolò non appena posò i piedi sul terreno freddo. La sera prima non aveva mangiato e cominciava ad accusare la fame. Era assurdo come, nonostante tutte le preoccupazioni che attanagliavano la sua mente, il suo corpo esigesse comunque di mangiare. Non ne aveva affatto voglia, eppure afferrò con rapidità i primi vestiti che trovò sottomano, pronta per recarsi alla mensa del campo di allenamento.
Uscì dall'alloggio di Damien e si chiuse piano la porta alle spalle. Un gradevole profumo di orchidee avvolse le sue narici non appena mise il piede fuori. Inspirò a pieni polmoni l'odore dei fiori, ricordando i momenti in cui era solita affacciarsi alla finestra durante le lezioni con sua nonna. «Dopotutto, è primavera inoltrata.» rammentò la fata, mentre continuava ad avanzare in direzione della mensa. Ormai, erano quasi passati due mesi da quanto aveva intrapreso la sua missione.
«...il sortilegio durerà circa due stagioni e dovremo sperare che in quel lasso di tempo tu sia già tornata...»
"Ho ancora tempo." si disse Sunshine. Fra pochi giorni, al ballo, avrebbe potuto finalmente ricongiungersi con Ninfea e, con un po' di fortuna, sarebbe riuscita a mettere le mani sul diario della Creatrice del Sole. Un forte senso di nausea la costrinse a fermarsi. "Dopo aver trovato il diario, io e Damien saremo di nuovo nemici." Il demone le aveva fatto capire di volere il potere della Creatrice, ma il suo villaggio non gliel'avrebbe mai permesso. Sarebbe iniziato un nuovo conflitto e sarebbero stati costretti ad uccidersi a vicenda. La guerra non si sarebbe mai fermata.
«Sunshine!»
la fata si voltò piano e vide Castiel correrle incontro. «Ti stavo cercando!» la informò con un sorriso. Sembrava essere tornato l'uomo di sempre e, a parte alcune bruciature sul viso, non gli era rimasto alcun segno del loro scontro.
«Castiel, sono felice di vederti!» ammise Sunshine, con un sorriso, che scomparve poco dopo. Anche lui e Silton sarebbero tornati ad essere nemici una volta ottenuto il diario. «Perchè mi stavi cercando?»
«Voglio la rivincita.»
Sunshine strabuzzò gli occhi dalla sorpresa e rimase a bocca aperta, senza sapere cosa rispondere. «Ma... ti ho quasi ucciso.»
Castiel rise di gusto e si avvicinò alla fata. Posò il braccio sulle spalle di Sunshine e lei si sentì cadere sotto il suo peso. «Ci vuole ben altro per uccidermi! L'ultima volta ti avevo sottovalutata, ma non commetterò più questo errore.» la squadrò piano e le porse una spada di legno, come quella che avevano usato la prima volta. «Damien però vuole uno scontro senza magia, visto che non potrà essere presente nel caso tu perdessi di nuovo il controllo.»
«Damien? Dov'è?» chiese la fata, guardandosi intorno alla ricerca delle ali piumate del demone. «E' in una missione super segreta.»
«Oh, capisco.» annuì Sunshine. Forse, Damien era tornato da Hestria con un po' di anticipo. «E Silton? Come sta?»
«Si sta prendendo il suo tempo per elaborare la cosa.- rispose evasivo Castiel. Sunshine abbassò lo sguardo, tornando a sentirsi colpevole per aver ferito i sentimenti dell'elfo. «Non preoccuparti, vedrai che gli passerà. Ora andiamo.»
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Sunshine si accasciò stremata sul letto: dopo l'allenamento con Castiel, faceva fatica anche solo a pensare. Avevano passato l'intera giornata a provare affondi e sentiva i polpacci come paralizzati.
In parte ne era grata, a causa dello sforzo non aveva avuto ancora tempo di pensare a Damien. Ora, invece, nella solitudine della stanza vuota, il demone aveva di nuovo cominciato a prendere possesso della sua mente. Quando sarebbe tornato? "Perchè è partito proprio ora?" Lanciò a terra le spalline dell'armatura che Castiel le aveva fatto indossare e non si accorse della figura che era appena entrata nella stanza. «E' così che mi accogli?» le chiese, massaggiandosi la testa nel punto in cui la pesante spallina l'aveva colpito.
«Damien!» urlò la fata alzandosi di scatto dal letto. Le sue gambe traballarono leggermente ma riprese subito controllo del suo equilibrio. «Credevo fossi andato da Hestria.» sussurrò piano, per non farsi sentire.
«Non posso, in questi giorni che precedono il ballo le strade sono sorvegliate.» la informò il demone, scrollando le spalle.
«E dove sei stato? Castiel mi ha detto che eri in missione segreta.»
«Si chiama così per un motivo, Sunshine.» rise Damien. Le accarezzò i capelli e si abbassò alla sua altezza per sussurrarle ad un soffio dalle labbra. «Ti sono mancato, fatina?»
Sunshine allontanò il demone con una spinta e si limitò a sbuffare come risposta. «Pff, scherzavo.»
«Comunque...» continuò il demone. «Silton vorrebbe parlare con te.»
La fata rimase in silenzio, mentre fissava la punta sporca di terra dei suoi stivali. Sperava che Silton volesse incontrarla per dirle che l'aveva perdonata, che sapeva che lei non avrebbe mai voluto fare del male a Castiel, ma non era sicura che fosse così. «Devo proprio andare?» chiese infine, evitando lo sguardo del demone.
«Non ti obbligherò, ma dovresti. Sembrava dovesse dirti qualcosa di importante.»
Sunshine sospirò: sperava che Damien le desse un suggerimento diverso. «Insomma, ti sei scontrata con decine di soldati, quanto potrà mai essere difficile incontrare Silton?!» la canzonò lui, tirandole un lungo mantello. «Vai. Indossa questo, potrebbe piovere.» le disse, con un tono che alla fata sembrò il più dolce che avesse mai sentito. Guardò fuori dalla finestra e il cielo azzurro del pomeriggio era stato sostituito da alcune nuvole grigie.
«Hai ragione.» annuì la fata. Silton era stato il primo ad esserle amico. L'aveva consolata nel momento in cui si era sentita più vulnerabile e non poteva permettersi che il loro fraintendimento durasse ancora a lungo. «Grazie, Damien!»
Sunshine indossò il mantello e uscì di corsa, salutando il demone con un cenno della mano.
Una volta fuori si diresse subito alla baita in cui risiedevano Castiel e Silton. Arrivò davanti alla porta di ingresso e bussò con cautela alla porta di legno scuro che la divideva dall'elfo. Si era preparata il discorso nella testa ma la sua sicurezza venne meno quando si rese conto che nessuno sarebbe venuto ad aprirle. Provò a bussare ancora un paio di volte, ma non ottenne risposta. «C'è nessuno?» chiamò Sunshine, alzando la voce. Si guardò intorno e decise infine di controllare se non fossero sul retro.
Aprì il piccolo cancello che portava all'orto e scorse le orecchie a punta dell'elfo che spuntavano da un cespuglio di rose blu. «Silton!»
L'elfo sussultò e si alzò di scatto dal cespuglio con delle tronchesine in mano. Teneva fra le mani un bouquet di rose blu e la sua camicia era sporca di terra. «Sunshine, che ci fai qui?!» domandò stranito, tentando di nascondere i fiori dietro la sua schiena.
«Damien mi ha detto che mi stavi cercando...» rispose con un'espressione interrogativa sul volto. A quanto pare, non era stato l'elfo a chiamarla ma era stata tutta un'idea di Damien. «Quindi, perché sei qui?» il suo tono sembrava distaccato e anche un po' scocciato.
«Io... ecco...» Sunshine iniziò a balbettare, spiazzata dalla piega che avevano preso gli eventi. Se non era Silton a volerle parlare, allora tutto il discorso che si era fatta nella mente aveva perso il suo senso. Sarebbe stata davvero in grado di farsi perdonare da lui? "Quando torno, uccido Damien" pensò, alzando gli occhi al cielo, prima di trovare le parole giuste per iniziare a parlare.
«Volevo scusarmi anche con te. So quanto tieni a Castiel ma ho perso il controllo e...»
«Stavi per ucciderlo.» concluse Silton, corrucciando lo sguardo.
Sunshine sorrise e provò a smorzare l'atmosfera. «Beh, Castiel è di tutt'altro parere...» commentò, ricordando l'espressione offesa che le aveva rivolto il Gran Cavaliere quando si era scusata per averlo ferito. L'elfo le lanciò un'occhiataccia e sbattè il piede sul terreno, irritato.
«Scusa, quello che intendevo è che non avrei mai voluto colpire né lui né te.»
Silton sospirò e posò a terra le tronchesine e i fiori che aveva in mano. «Lo so, Damien mi ha spiegato della tua maledizione.»
«E allora perché? Se ne eri a conoscenza, perché hai continuato ad allontanarmi?»
«Ho avuto paura di te e mi sono arrabbiato per avere una scusa per tenerti a distanza.» le rivelò, volgendo lo sguardo verso il terreno. «Poi mi sono vergognato e non ho avuto il coraggio di tornare da te.» nella sua voce non era rimasta alcuna traccia di rabbia e alcune lacrime avevano cominciato a scendere dal suo viso. «Ti chiedo scusa, Sunshine.»
La fata rimase in silenzio, senza sapere come rispondere alla scuse dell'elfo. Quando provava ad aprire la bocca per rispondere, la mascella le tremava un po'. Si sentiva ferita dalla confessione di Silton ma in parte riusciva a comprenderlo. Anche lei avrebbe reagito così se avesse scoperto un lato oscuro in qualcuno di cui si fidava? E se fosse stata Ninfea ad avere paura di lei, l'avrebbe perdonata?
Sunshine sospirò e si avvicinò a Silton. Raccolse da terra le tronchesine e i fiori che l'elfo aveva posato a terra e gli rivolse un sorriso sincero. «Scuse accettate.»
Il mondo in cui viveva era costellato dalla paura e dalle incomprensioni. Sarebbe stata la prima a mettere fine alla catena d'odio che aveva portato alla guerra. Doveva comprendere la paura di Silton e dimostrargli di essere degna di fiducia. «Ora, cosa ne facciamo con queste rose?» domandò, porgendo il bouquet blu nelle mani tremanti dell'elfo.
«Vieni, ti faccio vedere!» rispose lui con un sorriso, mentre si asciugava le lacrime dal viso arrossato.
Posò le tronchesine accanto al cespuglio da cui aveva reciso le rose e si diressero insieme all'interno della baita. Sunshine raccolse alcune petali blu che erano caduti sul pavimento mentre attendeva che Silton si pulisse le mani dalla terra. «Sunshine, porta le rose qui!» la richiamò Silton dall'altra stanza.
Entrò nella sala e si ritrovò in una stanza semi vuota, in cui al centro era posizionato un tavolo da sartoria e tante stoffe e manichini attorno. I tessuti erano colorati ed erano disposti in modo ordinato nell'angolo accanto ad un manichino coperto da un lenzuolo bianco. Accanto ad esso, uno splendido completo maschile nero pece risaltava all'interno della stanza. «Damien mi ha richiesto alcuni abiti per il ballo, questo è il modello che ho creato per lui.» disse orgoglioso. La stoffa nera sembrava quasi brillare e nel colletto erano stati inseriti dei ricami dorati, molto simili al colore degli occhi del demone. «Silton, ma è stupendo!» ammise meravigliata la fata. -Grazie, devo ammettere che Lord Damien ha buon occhio, ha scelto la stoffa anche per il tuo abito!»
«Il mio abito? Era questa la missione super segreta?» domandò Sunshine confusa. Non si aspettava di certo che fosse il demone in persona ad occuparsi del suo vestito.
«Ci teneva che la sua apprendista fosse la più splendente.» le rispose Silton con un sorriso. Raccolse poi una rosa blu e prese delle forbici dal tavolo. Tranciò il gambo e posizionò la rosa blu nel taschino del completo di Damien.
«Sei curiosa di vederlo?» incalzò l'elfo, punzecchiandola con il gomito. Sunshine annuì e scosse la testa trepidante, senza riuscire a trovare le parole adatte. «Preparati!» Silton afferrò un lembo del lenzuolo bianco che ricopriva il manichino e Sunshine si trovò davanti al vestito più bello che avesse mai visto: un lungo tubino blu notte si illuminava al riflesso della luce del tramonto che filtrava dalle finestre e, dietro di esso, posizionate dove sarebbero dovute esserci le scapole, si libravano due tulle di un bianco così chiaro da sembrare quasi trasparente. L'elfo si avvicinò all'abito e, con ago e filo, aggiunse al corpetto una lunga fila di rose blu. «Ora è completo.» commentò Silton, girandosi verso la fata.
«Sunshine, tutto bene?» le domandò con tono preoccupato. Lei era in lacrime e aveva le mani davanti alla bocca per coprire i singhiozzi. «Sembrano ali.» mugugnò soltanto, mentre indicava i tulle bianchi dietro l'abito.
«E' stato Damien a chiedermi di farlo. Non ti dico quanto ci ho messo per decifrare il suo disegno.»
Sunshine rise, mentre le lacrime continuavano a rigarle il volto. Aveva vissuto per tutta la vita soffrendo per la mancanza delle sue ali e ora un demone, un membro della razza nemica, era colui che le stava dando la possibilità di sentirsi almeno in parte una fata.
«Grazie Silton, lo indosserò con gioia.» confessò, stringendo con gratitudine la mano dell'elfo. Sunshine accarezzò con il palmo il morbido tessuto blu scuro e osservò le rose blu che erano presenti in entrambi gli abiti. Non vedeva l'ora di ringraziare anche Damien.
SPAZIO AUTRICE
Scusate l'attesa, ci ho messo un po' di più perchè questo capitolo non è andato esattamente come programmato... probabilmente in una revisione successiva ci saranno alcuni cambiamenti MA
vi piace l'abito di Sunshine? Io lo adorooooooo
Poi raga hanno anche la rosa blu matchata top AHAHAHAHA
Qua sotto alcune foto di come lo immagino:
Di solito non metto immagini ma questa volta ci tenevo a farvelo vedere <3
A presto!
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