1. 𝑪𝒉𝒊𝒂𝒓𝒆𝒛𝒛𝒂

¦Nel mondo c'è sempre stata una bilancia che manteneva in equilibrio l'amore e l'odio. E se questa si fosse spezzata, il destino avrebbe fatto di tutto per mettere le cose al proprio posto.

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𝑺𝒆𝒖𝒍, 𝒔𝒆𝒕𝒕𝒆𝒎𝒃𝒓𝒆, 2019,

Iniziava sempre con un bicchiere di troppo, quando al bar di casa propria si voleva alzare un po' il gomito, però finiva sempre allo stesso modo.

Il bar notturno veniva aperto dalle dieci di sera alle sei del mattino e si trovava al di sotto del covo, anzi neanche, difatti era una vera e propria casa, apparentemente.

Per accedere al locale, la pavimentazione, sotto il portico, era liscia e lievemente in pendenza.
Prima della porta d'ingresso si incontravano le scale che portavano all'abitazione e la porta d'ingresso, era a battenti con apertura manuale verso l'interno, non pesante.

Il bancone, alto più di un un metro e cinquanta, con sgabelli alti di fronte, aveva funzione di servizio clienti, ordinazione e consumazione.
La sala presentava un arredo piuttosto fitto e ravvicinato. La disposizione laterale permetteva comunque una buona mobilità. Effettivamente aveva bisogno di spazio per posizionare anche i cubi per la ballerina.
I tavoli, in legno, erano quadrati a piede centrale e a quattro piedi.

La solita cubista, Aerilyn, ballava nel suo cubo con gli occhi puntati tutti addosso, ovvero quello di un uomo e del barista. Il ragazzo era seduto al bancone con un bicchiere di soju nella mano sinistra e si godeva lo spettacolo della sua ragazza preferita «Sculetta di più!» urlò per poi bere.

Per colpa della musica alta non si sentirono le parole del ragazzo e così ripeté la stessa frase alzando di più il proprio tono: «Hey! Ti ho detto di sculettare!»

Lei si avvicinò al vetro del cubo, lo leccò e si voltò su stessa iniziando a sculettare, per poi girarsi e ridere.

«Brava la mia bambina.» Disse il ragazzo ridacchiando, nel frattempo posò con forza il bicchiere sul bancone, dopodiché si alzò e si pulí la bocca con l'estremità del braccio destro.

«Min Yoongi eccoti!» Strombazzò una voce che pareva di un ragazzino. L'uomo che si era appena alzato, si girò nella direzione della voce per poi alzare gli occhi verso il cielo: «Sei già qui.» Con tono infastidito Yoongi si avvicinò.

«Secondo te Jimin e il piccolo Chimmi,» affermò indicando giù con le dita il suo membro, «potrebbero mai perdersi una festicciola del genere? Non puoi goderti quella tua bambola da solo.» Sorridendo diede un leggero colpetto sul braccio dell'amico.

Yoongi prese la mano di Jimin dalla sua spalla per poi farla staccare dal morbido tessuto della felpa, «Lasciami, non ho voglia di menarti anche sta sera.» Rispose per poi allontanarsi.

Il più piccolo sbuffò. «Però Aerilyn ha voglia». Sapeva che era molto legato con la ragazza e quindi voleva provocarlo. Infatti il maggiore si fermò: «Jimin, smettila». Disse stringendo i pugni e chiudendo gli occhi. «Senti ci vediamo domani». Fece per andarsene ma si fermò.

«Va bene, » Jimin si avvicinò al ragazzo, «Va' su, mettiti sul letto e addormentati. Io resterò qui, chiamerò la tua amichetta e la porterò a letto, le farò urlare il mio nome, le tirerò i capelli lasciandole segni su tutto il corpo mentre glielo metterò dentro. Tu... Tu va' a dormire che sta sera ci divertiremo senza che tu ti intrometta».

Sulla faccia di Yoongi comparì una faccia disgustata mista a rabbia. «Jimin, la devi smettere di bere». Il suo amico non era mai stato così, ma da quando Aerilyn venne portata nella loro casa tutto era cambiato. Jimin chiamava più spesso le sue sguattere per colmare un vuoto che non capiva neanche da dove provenisse. Troppe volte si era ritrovato a piangere nella camera da solo, mentre Yoongi se ne stava con la sua "amica".

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𝑨𝒑𝒓𝒊𝒍𝒆 2015

Jimin'pov

Arrivai nel bagno quasi cadendo per terra. Mi avvicinai velocemente al lavabo posando le mani su questo. La testa mi scoppiava, i muscoli mi facevano male e avevo sensazioni di vomito e nausea. Alzai lo sguardo sullo specchio e iniziai a osservare il mio viso senza vita.

Occhiaie grandi, capelli biondi spettinati, lacrime secche sulle guance. Ero ridotto veramente male.

Un conato di vomito mi portò vicino al wc per rigettare ciò che avevo ingerito il giorno prima.

Un'altra volta mi ero ritrovato a bere e piangere nella mia stanza per quella stupida ragazza. Erano passati quattro mesi da quando era arrivata. Yoongi-hyung diceva che l'aveva incontrata per strada e che l'avrebbe tenuta solo per un po'.

Lei... Lei era bellissima. I suoi capelli erano rossi ondulati, i suoi occhi grandi e verdi. Sul naso, piccolo e sottile, aveva delle lentiggini; le sue labbra non erano molto carnose ma erano molto, ma molto belle.

Dopo un po' di tempo che vagava per casa, sempre accompagnata dal mio hyung, Namjoon li fermò e andarono in una stanza. Dopo quell'incontro fecero subito la cerimonia.

Ero davvero sorpreso quando scoprii che si chiamava Aerilyn Gray, che fosse Americana e che sarebbe stata la nostra nuova cubista in cambio di protezione dagli sbirri.

Bello, una bella ragazza che non voleva essere neanche pagata per fare la puttana. Ero in estasi.

Tuttavia il 4 febbraio i miei sentimenti nei suoi confronti cambiarono. Come potevo mai scordarmi di quando mi parlò la prima volta? Ero in camera mia a controllare le armi danneggiate, seduto per terra con le gambe incrociate, la schiena al muro, le armi sparse davanti le mie gambe e il baule alla mia destra. Sulla gamba sinistra avevo un quadernino con una penna nel quale scrivevo le informazioni da inviare a Taehyung.

Lei aprì lentamente la porta e, poiché ero molto concentrato, non mi accorsi della sua presenza.

Un'odore di vaniglia pervase le mie narici quando si avvicinò a me, poi una voce bassa e limpida mi fece saltare sul posto.

«Scusa», disse lei mettendo le mani sulle mie spalle,«non era mia intenzione spaventarti, pensavo che ti fossi accorto della mia presenza».

La sua voce era soave, almeno adesso avrei pensato così.

«Oh ecco qui, aspettavo proprio il momento in cui venissi a parlare con me».

La vidi deglutire, «Seriamente? Perché?»

Io feci un sorriso: «Non ho mai parlato con una puttana.» Dissi ridendo.

Lei velocemente mi tirò uno schiaffo.

«Menomale che Yoongi mi ha detto di restare con te perché "eri una persona squisita"». Rispose lei offesa e facendo le virgolette alla frase.

A pensarci, in quel momento, ero stato proprio uno stronzo.

La sera andammo a cenare e lei si sedette al mio fianco. La cena fu molto tranquilla, tuttavia, quando finimmo, la presi per il polso e mi misi in un angolo. «Mica dirai qualcosa a Yoongi-hyung?»

Sì all'ora ero molto spaventato da Yoongi-hyung poiché era tanto stressato e una sola cosa che dicevi di sbagliato ti attaccava senza pensarci due volte. Pensa se avesse scoperto che l'avevo chiamata "puttana". Anche se per me lo era.

Lei rise: «Cosa ci guadagno.»

Spalancai gli occhi. Cosa ci avrebbe guadagnato? Il fatto che non la trattavavo da sguattera.

«Beh che non ti tratto più per ciò che sei». Mi avvicinai al suo viso e la vidi spostarsi: «Probabilmente non conosci la storia, quindi sta zitto prima che ti faccia pentire di esser nato. Intesi?» Disse lei.

Non me lo sarei mai aspettato, una ragazza che mi tiene testa?

«Comunque non penso possa bastare ciò». Continuò.

Mi passai le mani per la faccia. Brutta mossa dirle di starsi zitta.

«Senti Aerilyn Gray. Non mi piaci, intesa? Posso tranquillamente farti cacciare di casa se continui così-»
Non continuai la frase perché la vidi avvicinarsi. Yoongi-hyung non c'era perché doveva andare a fare un servizio. Che stava facendo?

Mi mise una mano sul petto e una dietro al collo. Non ebbe bisogno di mettersi sulle punte poiché eravamo alti uguali.
Si avvicinò sempre di più, accarezzando da sopra la maglietta il mio petto.

Iniziai ad avampare.

Non mi era mai successo in vita mia, dopotutto ero il peccato della Lussuria ed ero io che facevo avampare le altre ragazze. Portò la bocca a pochi centimetri dalla mia, tanto che i nostri respiri si mischiarono. La vidi osservare le mie labbra per poi continuare il contatto visivo. Con la mano dietro al collo si allungò verso i capelli iniziando ad accarezzarli. Poi li strinse. Portai la testa indietro poiché li tirò e lanciai un piccolo urlo dalla sorpresa. «Non dirò niente a Yoongi solo perché mi piaci, ritieniti fortunato». Disse lei passando la mano sotto il mento e allontanandosi.

Presi la testa con la mano e massaggiai il punto tirato da Aerilyn. Stavo per risponderle ma se ne andò.

Il mio cuore batteva forte nonostante lei non avesse intenzione di farmi del bene. Il punto dove lei aveva poggiato la mano bruciava, mi girava la testa e stavo avampando.

Fu così che iniziai ad innamorarmi di lei.

Non avevo mai conosciuto una ragazza che mi tenesse testa, non le avrei detto scusa ma da quel giorno le cose cambiarono. Anche se lei sorvolò quell'avvenimento e mi disse più volte che mi aveva perdonato, io non me la tiravo giù.

Inoltre quando sentivo che Yoongi-hyung si divertiva con lei, ridevano, scherzavano o quando semplicemente andavano a farsi una passeggiata insieme, sentivo una fitta allo stomaco; la rabbia iniziava a salire e mi veniva voglia di prenderlo a pugni.

La sera invece crollavo, mi rendevo conto che Aerilyn non sarebbe mai stata mia. Apparteneva a Yoongi e non potevo far nulla per impedirlo. Anche se tante volte sfogavo la mia rabbia chiamando delle ragazze, pensavo sempre a lei. Quella ragazza era penetrata nei miei pensieri e non aveva voglia di andarsene.

Un giorno Jungkook mi portò al bar di casa nostra e mi urbiacai, non solo rischiai di dire tutto ciò che provavo per lei davanti a tutto il gruppo, ma litigai anche con Yoongi-hyung perché affermava che "fossi troppo attaccato a lei".

Da quella sera iniziai ad ubriacarmi nella mia camera e cadevo sempre in un pianto disperato.

Quella mattina non ero altro che in una bella è grande sbronza, con le lacrime agli occhi per lei e una voglia di incontrarla pazzesca.

Ma come ogni mattina, feci finta di nulla, mi lavai e mi vestii sentendo le risate di Aerilyn rimbombare per la casa.

Se lei era felice con Yoongi-hyung, dovevo esserlo anche io per lei.

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«Non sono ubriaco», disse lui «sono solo voglioso. Voglioso di lei». Disse Jimin. Anche se lo negava era ubriaco e si vedeva.

Yoongi si passò una mano tra i capelli: capiva che l'amico avesse dei sentimenti nei confronti della sua "amica" ma comunque gli dava fastidio; e non poco.

Jimin fischiò e fece girare la ragazza: «Che ne dici di farci una bella scopata?»

In quel momento il maggiore perse il controllo. Si avventò sull'amico sferrandogli un pugno dritto in faccia.

«Aspettavo solo questo» disse Jimin mantenendosi la mascella. Si alzò lentamente e vide la figura di Yoongi infuriato. «Possibile che sei sempre così? Io sono la Lussuria», continuò aprendo le braccia. «Sono il migliore qui in mezzo. E i migliori meritano le donne migliori» finì puntando il dito verso la cubista.

«Jimin finiscila» ringhiò Yoongi «Non vuoi mica che ti strappi le budella?!»

Lui sorrise, «Tanto non hai le palle» continuò ridendo a squarciagola «Sei solo un buono a nulla, non per di meno sei Accidia».

Yoongi non resistette. Si buttò addosso al minore mettendosi a cavalcioni e colpendolo con continui ganci alternandoli tra il braccio destro e il sinistro.

«Ti basta? Ah no? Ne vuoi un altro? Eccolo!» ripetè il maggiore «Ora chi è lo sfaticato qui in mezzo?»

Ad un certo punto le posizioni si ribaltarono e con un calcio Jimin riuscì a togliersi da dosso il ragazzo. Con la manica destra si tolse il sangue dal naso: «È solo questo quel che sai fare? E lo fai per una lurida puttanella da quattro soldi? In cosa ti sei ridotto? Una volta uscivi con tre ragazze alla volta e le condividevi anche con me!» Esclamò con voce affannata.

A quel punto Yoongi lanciò uno sguardo freddo al compagno. L'alcool della bevanda bevuta s'iniziò a sentire, i giramenti di testa diventavano sempre più forti fino a quando non scoppiò a ridere.

«Cos'hai da ridere?» chiese Jimin sputando un po' di sangue. Lui non gli diede ascolto. «Che cosa ti ridi!» Urlò gettandosi addosso a lui, lo prese per il colletto della felpa e si avvicinò alla sua faccia.

In quel momento tutto si fermò: «Fai ancora più schifo da vicino» sputò acido il maggiore. A quel punto Jimin lo lasciò facendolo cadere su uno dei tanti tavoli. Nel frattempo il barista assisteva alla scena sconvolto e la cubista, la causa del litigio tra i due, uscì dal cubo cercando di nascondersi il più possibile tra le sedie.

Durante la rissa il maggiore se l'era cavato meglio di tutti, difatti riusciva a schivare la maggior parte dei colpi. Ma, Jimin, poteva pur sembrare debole, però non era stupido e così più volte lo immobilizzò.

Quando il minore non ebbe più forze, si stese per terra. Grazie alla fortuna che lo accompagnava sempre, anche Yoongi era stanco e così con le poche forze che gli rimasero si alzò dirigendosi verso la ragazza:«Aerilyn andiamo, dobbiamo parlare». Disse andandosene verso l'uscita del loro bar.

Malgrado ciò, prima di posare il piede fuori dal l'uscio della porta, si girò verso il lussurioso: «E io e te non abbiamo finito», finì per poi andarsene con la ragazza.

Jimin si alzò lentamente e si avviò verso il bancone, «Che hai da guardare?» Sbraitò verso il barista.

«N-niente» rispose correndo dietro alla sua postazione di lavoro.

A quel punto il lussurioso si sedette su uno degli sgabelli, si guardò intorno e poi si riporse nuovamente al suo dipendente: «Fa una cosa, preparami un bicchierino di yakju. Muoviti!» Impose battendo una mano sul bancone. L'impiegato fece un leggero balzo per poi correre a preparare il liquore.

«Cazzo...» sussurrò Jimin mettendosi le mani nei capelli «Come si fa a restistere con quel piccolo top viola, troppo piccolo per il suo seno, sicuramente è stato fatto apposta. E poi quel piccolo pantaloncino che lascia alla mente tutta l'immaginazione possibile... Ha un corpo perfetto e quei capelli lunghi sciolti farebbero impazzire chiunque». Finì ponendo il mento sul palmo della propria mano.

Il barista posò il bicchiere pieno del liquore al ragazzo per poi asciugarsi le mani su uno straccio. «Desidera altro?» Chiese titubante al capo. Lui non rispose.

A quel punto prese lui parola: «Anche io se fossi in lei sarei impazzito. È un bel pezzo di femmina». Ridacchiò.

Jimin lo guardò negli occhi: «Se non vuoi che ti ammazzi sparisci». Ringhiò per poi cacciar via l'uomo; cosí dal ragazzo sparì il sorriso creatosi e scappò a gambe levate.

Era in una postura ricurva, il gomito sinistro appoggiato al bancone del bar per reggere la testa con la mano, l'altra era occupata da un liquore di ultima scelta. Il tutto era condito da incomprensibili farfuglii simili alle lagne di qualche volatile morente,
«Bene e come sempre ti sei ridotto cosí, bravo Jimin. Bravo». Il ragazzo applaudí a se stesso e poi lasciò scappare un piccolo urlo di rabbia.

Si alzò lasciando cadere il bicchiere sul pavimento, in resina nero, e colpì a vuoto l'aria circostante con diversi pugni «Vaffanculo. Vaffanculo!» Gridò. Si lasciò cadere per terra per l'ennesima volta e sbraitò verso l'amico andatosene con la causa della sua pazzia, ovvero la ragazza.

Nel frattempo si vide camminare nell'ombra della stanza un altro ragazzo, molto più alto di Jimin. Quest'ultimo senza fiatare vide tutta la scena da quando se ne andò Yoongi e aveva un sorriso da paura sul volto.

«Sapevo che eri pazzo... Ma non fino a questo punto». Ghignò l'uomo.

Jimin si girò di scatto verso la voce conosciuta e lasciò un piccolo respiro di sollievo: «Taehyung... pensavo fossi Yoongi». Ribattè facendo una faccia disgustata al pensiero dell'amico.

Taehyung fece una piccola risata: «Tranquillo non sono quel merdoso; o almeno per te lo è. Quante volte ti ho detto che è super protettivo nei confronti della sua "amica"? Abbiamo tutto il patrimonio del mondo per permetterci delle ragazze e fare una nottata di festa. Ne vuoi una? Due? Cinque? Basta chiedere e te le procuro». Si fermò per prendere una bottiglia di Soju dal mobile del bar.
L'aprì con molta calma e versò il liquido trasparente in un bicchierino come se fosse la cosa più preziosa al mondo; dopodiché lo bevve.

«Stavo dicendo», disse pulendosi le labbra sottili, «Non puoi metterti contro di lui, devi accettarlo. Può essere anche Accidia ma è molto più possente di te, dopo tutto l'ho addestrato io».

Jimin si alzò da terra e fronteggiò il compagno: «E che dovrei fare? Devo andare da lui e dirgli scusa?! Se pensi questo non mi conosci affatto bene Kim Taehyung». Rispose puntandogli un dito contro, «Sì sei la Supérbia, e allora? Non puoi rivolgerti in questo modo contro di me». Continuò posando una mano sul bancone, «Questo posto è mio come è anche tuo, ho il diritto di scoparmi chiunque voglia. Capito!?»

Taehyung si allontanò con un sorriso beffardo, appoggiò la schiena al muro e piegò la gamba in modo da far posare la pianta del piede alla parete: «Ancora non capisci Jimin?» Proferì parola. «Se non ti ammutolisci dovrò rispedirti da dove sei venuto, stronzo. E lo sai che mi ci vuole uno schiocco di dita.» Disse sogghignando.

Il ragazzo di fronte a lui si zittì.

«Vedo che hai capito fin troppo bene». disse lui per poi prendere il suo cellulare e digitare diversi messaggi: «Con questo vattene via dal bar e sali sopra, lì ti sta aspettando So-Yon».

Sul volto di Jimin comparì un sorriso semi-compiaciuto. Voleva stare con Aerilyn e allo stasso temp ripulire tutto il macello che aveva fatto, ma l'alcool nel corpo glielo impediva: quest'ultimo lo cambiava, facendolo diventare l'opposto di quel che era.

«Sappi che domani verrai a pulire tutto questo casino che hai fatto». Finì Taehyung.

Jimin rimase da solo nella stanza, circondato da vetri rotti. Ma lui rimase a fissare un punto immaginario nella stanza. Immaginava Aerilyn accanto a lui.


𝐀𝐧𝐠𝐨𝐥𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞

ECCOCI QUA!!! Il primo capitolo è finalmente USCITO!!! L'ho riletto così tante volte che oramai mi sembra tutto confusionario!! Spero non lo sia anche per voi 😭.

Se avete domande scrivete! E se vi è piaciuto lasciate un commento e una stellina non vi ruba tempo😋. Ci vediamo Lunedì prosimo! 💙💙

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