In Un Universo Parallelo - 4
Lucy si mise seduta su una panchina mentre, annoiata, ripeteva l'ultimo argomento di storia. Aveva deciso volontariamente di stare un po' da sola, specialmente dopo quello che era accaduto nel dormitorio.
Ma in quel momento qualcuno si sedette accanto a lei, e non era certo una ragazza. Alzò lo sguardo sapendo bene che non si trattava nemmeno di Natsu. Lui avrebbe fatto ben altro che sedersi e basta.
«Gray?» e chi se lo aspettava.
«Ti ho vista sola e...» il suo discorso venne interrotto da uno sbuffo della bionda che accavallò le gambe tornando a leggere.
«Avresti dovuto vedere meglio che stavo studiando. Non voglio essere disturbata»
«Ovviamente non credo ad una parola che esca dalla bocca di quel napoletano. Che me guarda è nconto, ma quella galanteria non era da lui. Non me faccio prende per culo tanto facilmente» si aggiustò una ciocca bionda, la ragazza.
«Credi che non sappia perché sei qui?» domandò acida sfogliando una pagina.
«Come scusa?»
«Lo fai perché punzecchiare Natsu te diverte... e anche perché me trovi figa, ovviamente» alzò le sopracciglia e chiuse il libro per guardare negli occhi il corvino.
Gray ridacchiò scuotendo il capo «m*****a, certo che te la tiri proprio»
Lei inarcò un sopracciglio «dico semplicemente la verità. Sai bene che ho ragione» si avvicinò pericolosamente al corvino bisbigliando l'ultima frase in modo sensuale sulla sua mascella, sfiorandola con le labbra.
«Giochi sporco» commentò il corvino per nulla contrario al suo gesto.
Lei alzò le spalle sorridendo «che dire, anche a me piace stuzzicare la gente» disse riferendosi a Juvia.
«Sei una grandissima...»
«Ehi» Gray venne interrotto dalla voce incazzata di Natsu che se ne stava poggiato ad un pilastro. I due si voltarono per guardarlo e Lucy si sorrise alzando il mento.
«Ti spiacerebbe seguimi? Te devo dì na cosa»
«Certo» si alzò la ragazza per poi voltarsi verso Gray mentre si aggiustava la gonna «ci vediamo dopo» egli la salutò per alzata di mento dopodiché la vide sparire dentro l'edificio insieme al rosato.
«Quei due nun 'e capisc proprj (non li capisco proprio)» commentò il corvino.
Sospirando si voltò verso un punto in cui si sentiva particolarmente osservato. Vide Juvia, quella strana ragazza che lo perseguitava. Era carina, davvero, ma lui odiava la gente che gli stava addosso. Sbuffò e si alzò dalla panchina infilandosi le mani nelle tasche.
«Come fa a essere così perfetto?» sospirò innamorata la turchina.
Lucy si ritrovò bloccata tra il muro e il corpo del rosato. Cosa che le piaceva davvero tanto. Fece un sorrisetto sicuro di sé mentre gli occhi di Natsu emanavano pura rabbia.
«Non ti conviene giocare con me» sibilò stretto tra i denti.
«A no?»
Lui scosse forte il capo «ti dirò la verità. Te mi piaci da impazzire ma non sarò così c****ne da seguirte come un cagnolino. Quindi o scegli me o me lasci perde. Non mi piace essere usato per solo divertimento, è una cosa che me fa incazzare pesante. Perciò se vuoi giocare con la gente c***i tua io-» il suo sproloquio venne interrotto dalle labbra della bionda che si posarono sulle sue, prima solamente per zittirlo e poi per divorarsi a vicenda.
Gli posò le mani sulle guance e il ginocchio del rosato si posizionò in mezzo alle gambe di Lucy. Lei si allontanò di poco, giusto per poterlo guardare negli occhi.
«Sai cosa mi piace più di giocare?» Natsu, con gli occhi pieni di Lussuria concentrati sulle sue labbra, scosse il capo.
«Te»
«Io m'ha s***o questa» sorrise il rosato alla telecamera.
Nel frattempo Levy stava dando ripetizioni di matematica a Gajeel che era letteralmente un caso perso.
«La matematica non è un opinione, tesoro» sospirò la turchina all'ennesima discussione su quale fosse il risultato esatto dell'equazione «ci sono delle regole da rispettare e delle formule da seguire, non puoi arrivare tu e fare di testa tua»
«Non mi piacciono le regole» brontolò il corvino.
«Mi dispiace per te ma non è così che va il mondo»
Gajeel poggiò il viso sul suo pugno fissando contrariato il quaderno. E pensare che era finito lì solo per poter avvicinarsi a Levy.
«Ma la matematica non poteva essere più bella? Come te per esempio»
«Modestamente sono troppo bravo. Cadrà ai miei piedi!»
Gli arrivò così una librata in testa mentre le guance della turchina andavano a fuoco «pensa a studiare, depravato!»
«Ma non ho detto nulla di male!»
«Zitto!»
E oltre alle liti, all'invidia e alla gelosia, si fa sentire anche l'amore. L'adolescenza è così piena di sfaccettature, come un quadro pieno di colori.
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